Le riviste sostenitrici
Transalpina | 2006 | N. 9
Anno 2006 – N. 9
A cura di Renzo Iacobucci
Titolo articolo: Quelques aspects du caractère dialogique de la traduction littéraire
Le riflessioni critiche sull’opportunità delle traduzioni e la posizione che esse occupino nei confronti delle rispettive fonti sono state, nel corso del XX secolo, oggetto di varie formulazioni teoriche.
Fra l’idea di intraducibilità dell’opera e quella di eccellenza della traduzione, rispetto all’originale, si situano due registri poetici (dell’autore e del traduttore) tra i quali si innesta un rapporto dialogico che ne marca la distanza ed inscrive il grado di filiazione fino a permettere l’identificazione delle caratteristiche specifiche del testo tradotto e dell”alterità’ della fonte stessa.
Pag. 19-35
Etichette: Critica letteraria, Traduzione, Novecento,
Titolo articolo: La traduction d’après Umberto Eco: ‘dire quasi la stessa cosa’
La traduzione italiana degli ‘Exercices de style’ di Queneau e il saggio ‘Dire quasi la stessa cosa’ costituiscono i due termini temporali nei quali si colloca il contributo di Umberto Eco sulla metodologia della traduzione: un discorso critico che si situa tra l’azione pratica e la riflessione teorica.
L’articolo passa, dunque, in rassegna l’atteggiamento del semiologo nei confronti dell’approccio sistematico ‘T-T Oriented’, rivolto ad una sociologia della ricezione, in favore della ricezione dell”intentio operis’, dell’autonomia del testo, orientandosi verso il testo-fonte o verso il pubblico cui il testo è destinato. In tutti e due casi, si tratta di dover ben comprendere la fonte, per cui l’azione traduttrice non può essere decisa ‘a priori’.
Pag. 37-54
Etichette: Eco Umberto, Critica del testo, Traduzione, Novecento, Francia, Italia,
Titolo articolo: Le ‘salto mortale’ de traduire: éléments culturels et psycho-linguistiques de théorie de la traduction
Attraverso la specificazione delle principali dicotomie di natura teorica espresse dalla storia dei metodi di traduzione, Jean-René Ladmiral manifesta la propria opinione sull’approccio e sulla pratica interpretativa che esercitata dal traduttore. In particolare è posta attenzione al ‘texte-cible’, da considerare sotto la prospettiva della ‘parole’ piuttosto che del significante, la cui realizzazione consiste nel mettere in movimento tutti i mezzi che la lingua del traduttore mette a disposizione per rendere leggibile il testo, l’opera intera a fruitori stranieri. Tra la fonte e il testo tradotto, si pone un processo di ‘deverbalizzazione’, un vero e proprio ‘salto mortale’ che è di natura psico-linguistica. Su questo aspetto dell’opera di traduzione l’autore auspica la convergenza delle ricerche proprie della traduttologia e delle scienze cognitive.
Lingua: FrancesePag. 55-73
Etichette: Psicolinguistica, Traduzione, Francia, Novecento,
Titolo articolo: Le texte traduit comme jeu ou le “‘critique-lectant-jouant'”
Il lavoro prende spunto dall’analisi della prima parte dello studio di Antoine Berman, ‘Pour une critique des traductions: John Donne’, in cui si tenta di delineare un progetto ermeneutico di metodo per la valutazione delle traduzioni che si svolge in più tempi: la lettura e la rilettura della traduzione, le letture dell’originale, la riflessione vòlta alla ricerca del traduttore. Seguono ulteriori tempi forti: la posizione ‘traductive’, l’orizzonte del traduttore.
Tale metodo è applicato, nel contributo, alla traduzione di ‘Bubu de Montparnasse’ di Charles-Louis Philippe effettuata da Vasco Pratolini, la cui lettura dimostra che, in questa prospettiva, si deve tener conto di quello che Vincent Jouve definì ‘regime di lettura’. In questa posizione, un critico che sia ‘lectant’ e ‘jouant’, ovvero un lettore che consideri il testo sempre come una costituzione e che abbia come fine il cercare di indovinare la strategia narrativa del romanziere, potrà riuscire a comprendere, almeno in parte, il progetto implicito di traduzione.
Pag. 75-86
Etichette: Berman Antoine, Jouve Vincent, Philippe Charle-Louis, Pratolini Vasco, Bubu de Montparnasse, Critica letteraria, Traduzione, Novecento, Francia, Italia,
Titolo articolo: Mises en scène du traduire: quand la fiction ‘pense’ la traduction
Oggetto di questo studio sono i rapporti epistemologici (di natura poetica, estetica, generica, ideologica e formale) che intercorrono tra le forme funzionali dell’argomentazione teorica e la strategia di ‘mise en fiction’ del sapere traduttologico nei confronti dei testi letterari.
In alcuni esempi tratti dalla letteratura francofona (‘Amour bilingue’ di Khatibi, ‘Le Désert mauve’ di Brossard e ‘Di seconda mano’ di Laura Bocci) e dall’opera di Jorge Luis Borges, si assiste, principalmente, ad una ‘translatio in fabula’ che ha come implicazione una natura metalinguistica, fondamento non solo del processo di traduzione ma di tutta l’operazione della scrittura.
Pag. 87-101
Etichette: Bocci Laura, Borges Jorge Luis, Brossard Nicole, Khatibi Abdelkebir, Amour bilingue, Di seconda mano, Le Désert mauve, Traduzione, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: La “fonction palimpseste” du texte traduit
Un testo può essere letto, nella sua traduzione, come elemento autonomo rispetto all’originale o ad altre traduzioni effettuate in altre lingue. Questa posizione autoriale che obbliga ad una ‘lettura in prospettiva’ è denominata da Risterucci-Roudnicki “funzione palinsesto”. Essa può essere ‘esterna’ (in quanto costituita da strategie autoriali, poste ai margini del testo, che guidano il lettore del testo tradotto) o ‘interna’ (leggibile sul piano della lingua, dell’enunciazione, dell’interstesto o del testo). Nella prima prospettiva, l’autore prolunga il suo lavoro di scrittura, nella seconda, la traduzione è letta come un contrappunto dell’opera originale generatore di cornci metaforiche e di percorsi interpretativi originali.
Tradurre è, dunque, un atto volontario che “doppia” la scrittura e che contempla quelle migrazioni che da una cultura all’altra sembrano stravolgere il testo di partenza: un atto che non si identifica solo nel riscrivere un’altra opera ma anche nel rivelare un altro ‘io’ nello spazio delle lingue e delle culture.
Pag. 103-114
Etichette: Critica del testo, Traduzione, Novecento,
Titolo articolo: Les désarrois du lecteur d’oeuvres traduites
L’autrice di questo intervento, nel considerare la lettura di una traduzione come la lettura di un’opera autonoma, intende esaminare sistematicamente alcuni punti di resistenza, legati precisamente a fatti di tradizione culturale, che pongono problemi considerevoli nell’atto di trasferire un’opera da una lingua (da una cultura) all’altra.
La tipologia stabilita, supportata da adeguati esempi di letteratura contemporanea, mette in evidenza le difficoltà di traduzione dei “signifiants”, dei nomi propri, dei nomi di luogo, dei ‘realia’, nonché degli idiomatismi e dell’idioletto del personaggio.
Ogni traduzione necessita, in conclusione, di un’attenta vigilanza da parte del lettore che dovrà tenere conto delle scelte di orientamento fornite dal traduttore stesso.
Pag. 115-127
Etichette: Critica del testo, Traduzione, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: “Collezione di sabbia” d’Italo Calvino en français: deux médiateurs, deux écritures narratives
Nel contributo si analizzano le traduzioni di “Collezione di sabbia” di Italo Calvino operate da Jean Thibaudeau e da Jean-Paul Manganaro, rispettivamente, scrittore ed italianista di chiara fama.
I problemi che queste sollevano riguardano punti essenziali della tecnica letteraria dell’autore italiano, specificamente, l’uso della sintassi, dell’aggettivo, di un ritmo che consente di esporre tanto suoni quanto silenzi, nonché l’atteggiamento nella scelta della metrica e di una fonetica al fine di orientare il lettore all’interno della frase. Di fronte a tali aspetti, i due mediatori partono e giungono a soluzioni differenti: Thibaudeau predilige mettere in rilievo, nella traduzione, anche la propria sensibilità, Manganaro, al contrario, sceglie di aderire in maniera organica alla fonte.
Pag. 129-148
Etichette: Calvino Italo, Collezione di sabbia, Traduzione, Novecento, Francia, Italia,
Titolo articolo: Comment Pinocchio a parlé français
Oggetto di questo studio è la traduzione delle “Avventure di Pinocchio” effettuata dalla Comtesse de Gencé e pubblicata in Francia nel 1912.
L’analisi linguistica e stilistica della fonte presenta difficoltà afferenti all’uso dell’italiano regionale (di stampo fiorentino-toscano) e a forme propriamente vernacolari che, spesso, sottendono un fine comico o la rivelazione di un nonsenso, (trasposto, invece, in francese secondo un’intendimento standardizzante).
È possibile, dunque, misurare l’enorme distanza tra l’originale e la traduzione e notare quanto quest’ultima abbia impoverito ed accantonato l’opera di Collodi nel dominio di una letteratura non solo ‘enfantine’ ma anche ‘infantile’.
Pag. 149-168
Etichette: Collodi Carlo, de Gencé Comtesse, Le avventure di Pinocchio, Traduzione, Ottocento, Novecento, Francia, Italia,
Titolo articolo: L”Ystoire de li Normant’: un casse-tête linguistique
L”Ystoire de li Normant’, volgarizzamento antico francese dell’originale latino perduto scritto da Amato di Montecassino, testimonia un’originalità linguistica degna d’interesse tanto quanto il valore storico-cronachistico che ne esprime il contenuto vero e proprio.
L’analisi linguistica evidenzia il riscontro di latinismi e di numerosi italianismi; per questa seconda occorrenza, sono costanti le variazioni fonetiche e l’uso, sul piano della morfologia, della sintassi, e del lessico, di elementi estranei all’antico francese. Spicca, inoltre, l’ulteriore presenza di tratti provenienti da altre lingue, ancora parzialmente vive nel medioevo italo-meridionale come il greco, l’arabo, ma soprattutto alcuni esiti riconducibili alla lingua parlata dal volgarizzatore (verosimilmente proveniente dall’Italia mediana).
Il testo, raro caso di espressione di un’interlingua, sebbene reso complicato da tale eterogeneità, resta straordinariamente comprensibile in quasi tutti i passi che lo costituiscono.
Pag. 169-185
Etichette: Ystoire de li Normant, Critica del testo, Volgarizzamento, Trecento,