Le riviste sostenitrici
The Italianist | 2008 | N. 2
Anno 2008 – Annata: XXVIII – N. 2
A cura di Claudia Bussolino
Zygmunt Baranski si congeda dalla direzione della rivista, che viene affidata dal prossimo numero a Claire Honess. Nella struttura redazionale, ai dipartimenti di Studi Italiani di Cambridge e Reading si aggiungerà quello dell’Università di Leeds. Dal 2009, inoltre, si passerà da due a tre numeri l’anno, il secondo sei quali sarà interamente dedicato al cinema italiano.
Lingua: InglesePag. 177
Etichette: Periodico,
Titolo articolo: ‘Naked’ truth: Clothing, patronage, and genius in Aretino’s letters
Viene qui riportato un breve passaggio di una lettera di Baldassarre Castiglione alla madre, riguardante l’attenzione alla realizzazione del proprio equipaggiamento: mentre egli specifica la precisa volontà di non includere un emblema nel proprio abito, molto spesso gli scrittori della fine del XVI secolo, da Paolo Giovo a Torquato Tasso dedicano interi dialoghi alla discussione e alla progettazione dell’emblema personale.
Il dettaglio e il senso con cui Castiglione discute di abiti è ancora frequentemente trascurato dagli studiosi di letteratura, nonostante la consapevolezza che le apparenze siano di fondamentale importanza per l’elite di corte della prima Età Moderna. Alla luce di recenti studi che evidenziano il significato del vestiario nel Rinascimento, l’intento di questo saggio è esaminare l’enfasi che gli autori pongono sul vestiario nel forgiare la propria identità di scrittori. In questo saggio l’autrice indaga sulle relazioni tra costruzione dell’identità di uno scrittore all’inizio del XVI secolo, mecenatismo, e il fascino, tipico della fine del XVI secolo, per l’impresa, un emblema personale, progettato per uno specifico individuo. Le lettera di Aretino offre una chiara esposizione di questi problemi e da alcuni suggerimenti agli interrogativi relativi all’importanza, nella sua epoca, di un emblema nel vestiario.
Pag. 179-202
Etichette: Aretino Pietro, Castiglione Baldassarre, Prosa, Epistolario, Cinquecento, Moda, Rinascimento,
Titolo articolo: ‘…tradotte da dotta penna’: New evidence for a reappraisal of the 1788 Zatta edition of “Le memorie” di Carlo Goldoni
La prima edizione dei “Mémoires” di Carlo Goldoni, quella francese del 1787, pubblicata a Parigi e dedicata al Re Luigi XVI, è, secondo gli studiosi del commediografo, da considerarsi la sua più autorevole autobiografia. La prima traduzione italiana dei “Mémoires” di Goldoni viene pubblicata a Firenze da Olmi, nel 1787, poco dopo l’edizione francese. Il testo italiano venne stampato in dieci volumi, in contrasto ai tre originariamente prodotti da Goldoni. Nel 1788 viene pubblicata la seconda edizione italiana, realizzata in tre volumi da Antonio Zatta, ‘libraio stampatore’ di Venezia. In questo saggio l’attenzione è rivolta proprio all’edizione di Zatta, che in questo saggio viene rivalutata, dopo essere stata per lungo tempo dimenticata e trascurata. Inoltre viene posto in evidenza il carattere di edizione italiana genuina delle “Memorie”, degna di interesse e ulteriori approfondimenti, soprattutto per lo stile della lingua.
Lingua: InglesePag. 203-216
Etichette: Goldoni Carlo, Autobiografia, Prosa, Narrativa, Settecento, Traduzione,
Titolo articolo: Of men and machines: Pannaggi, Paladini, and the ‘Manifesto of Mechanical Art’
L’articolo propone una riflessione sul movimento futurista e sul suo legame con la cultura della macchina dopo la Prima Guerra Mondiale. L’autrice si sofferma in particolare su due figure di artisti futuristi, Vinicio Paladini e Ivo Pannaggi, che nel giugno del 1922 pubblicarono il ‘Manifesto dell’Arte Meccanica’.
Il tema portante del ‘Manifesto’ era non solo il riconoscimento dello sviluppo e della crescente importanza dell’industria, ma anche il significato politico e sociale della macchina. L’intento di questo saggio è evidenziare l’efficacia e l’influenza del ‘Manifesto dell’Arte Meccanica’ nel contesto politico, sociale e artistico dell’epoca: Panneggi e Paladini, tra i futuristi della loro generazione, svilupparono un approccio lucido e pragmatico alle macchine, che insieme rifiutava e riformulava le dissertazioni generiche e letterarie di Marinetti.
Pag. 217-226
Etichette: Paladini Vinicio, Ivo Pannaggi, Manifesto dell’arte meccanica, Novecento, Futurismo,
Titolo articolo: Spazio cittadino, spazio materno e ideologia poetica: una lettura del primo Moretti
L’attività poetica di Marino Moretti, si sviluppa in un periodo di tempo di quasi settant’anni e dà origine ad una sterminata produzione di varia ispirazione ed esiti diseguali. In questo saggio l’autore prende in esame la fase iniziale della poesia di Moretti, legata al gruppo dei poeti crepuscolari: nelle diverse raccolte, pubblicate fino alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, viene analizzata la complessa rete di implicazioni che lega la rappresentazione della città a quella della madre. Nel saggio si evidenzia la natura contrastiva della relazione tra i termini ‘madre’ e ‘città’: il primo di marca femminile e materna, comprende lo spazio domestico, la sicurezza e l’infanzia, il secondo, invece, è definito da una mascolinità negativa, dalla presenza di pericoli, violenza e incapacità comunicativa. Inoltre l’autore, esaminando la prima stagione della poesia di Moretti, cerca di rilevare gli elementi di continuità e discontinuità dei temi, in rapporto con l’ideologia e la poetica del gruppo crepuscolare.
Lingua: ItalianoPag. 227-245
Etichette: Moretti Marino, Poesia, Novecento, Maternità, Città, Crepuscolarismo,
Titolo articolo: Ancient Rome in Italian cinema under Mussolini: The case of “Scipione l’Africano”
L’antica Roma occupa nell’ideologia dell’Italia fascista di Mussolini un ruolo centrale. Il fascismo italiano, mancando di una fondata ideologia, considerava sé stesso come la naturale continuazione dell’antica Roma, ricercando in essa la propria genealogia e si presentava come ideologia alternativa ai princìpi, considerati inappropriati per l’Italia, del liberalismo e della democrazia. Questo aspetto viene comunemente definito romanità. Diversi studiosi, tra cui Emilio Gentile, Romke Visser, Maria Wyke si sono dedicati allo studio del culto della romanità da parte dell’ideologia fascista, indagandone le origini, i miti e i rituali. L’antica Roma non era solo un’idea astratta, ma era onnipresente nell’archeologia e i resti del passato facevano da sfondo simbolico alle aspirazioni nazionali, già nell’epoca pre-fascista. Durante il Ventennio però, il mondo dell’antica Roma era quasi del tutto assente dai mezzi d’intrattenimento popolari e dal cinema. L’unica eccezione è rappresentata dal film Scipione l’Africano, del 1937. Questo saggio esamina il ruolo dell’antica Roma nel cinema italiano, nel periodo pre-fascista e fascista e cerca di capire i motivi per cui questa tematica, così fondamentale in quel periodo, sia stata ignorata proprio dal cinema.
Lingua: InglesePag. 246-267
Etichette: Fascismo, Cinema, Novecento, Roma,
Titolo articolo: Beyond dialogue: Speech-silence, the monologue, and power in the films of Ermanno Olmi
Fino agli anni ’80, le colonne sonore dei film erano state ignorate dai teorici del cinema, che invece concentravano la propria attenzione sulle immagini. Negli anni ’80 e ’90, in contrapposizione a questo approccio focalizzato sull’immagine, l’attenzione critica si sposta verso le colonne sonore e allo studio dei dialoghi nei film, e alle relazioni tra monologhi, dialoghi e silenzi. In Italia sono pochi gli studi di questo genere, e sono soprattutto di natura linguistica. La produzione cinematografica di Ermanno Olmi non ha quasi ricevuto attenzione, tranne pochissime eccezioni, da questi studi. In questo saggio l’autore vuole soffermarsi proprio sui dialoghi del cinema di Olmi, sottolineando l’importanza del silenzio del discorso (la maggior parte dei personaggi dei suoi film parla poco, alcuni sono quasi completamente silenziosi) e sulle relazioni tra dialoghi e potere. L’autore passa in rassegna numerosi film di Olmi ed evidenzia come essi presentino un approccio al dialogo e al monologo che rimane costante nel corso degli anni.
Lingua: ItalianoPag. 268-280
Etichette: Olmi Ermanno, Cinema, Novecento, Silenzio,
Titolo articolo: Sulla storia dei verbi copulari dei dialetti dell’alto Meridione: il caso del napoletano
I dialetti dell’alto Meridione sono caratterizzati da un ricco sistema di opposizioni copulari, ossia AVERE/TENERE ‘avere’ da un lato e ÈSSERE/STARE ‘essere’ dall’altro. La letteratura specialistica in merito finora si era limitata, alla luce degli evidenti paralleli con le varietà iberoromanze, ad intravedere in tali forme un influsso di impronta iberica, originato prima durante l’età aragonese (1442-1503), poi nel lungo periodo di dominazione spagnola (1503-1713). In questo saggio viene intrapreso il tentativo di tracciare genesi, valore e distribuzione delle copule merdionali prendendo in considerazione un unico dialetto, il napoletano, caratterizzato da una lunga e ricca tradizione letteraria. Attraverso l’analisi della distribuzione di AVERE/TENERE e ESSERE/STARE in molti testi napoletani presecenteschi, preottocenteschi e otto-novecenteschi, si vuole dimostrare che l’espansione dell’impiego dei verbi TENERE e STARE ai danni di avere e essere è avvenuta a partire dal Trecento ben prima della dominazione iberica. L’autore ritiene più plausibile che la copularizzazione di TENERE e STARE si sia sviluppata all’interno dei dialetti meridionali e poi successivamente sia stata rafforzata e accelerata dal contatto con i dialetti iberoromanzi.
Lingua: ItalianoPag. 281-303
Etichette: Letteratura dialettale, Linguistica, Grammatica, Napoli,
Titolo articolo: Nuova narrativa italiana: 2007-2008
Le proposte narrative del 2007-2008 affrontano argomenti e generi diversi. Per iniziare viene presentata una serie di romanzi di argomento storico, che oggi appaiono come una vera e propria moda editoriale: si possono citare “Hitler” di Giuseppe Genna, “L’ottava vibrazione” di Carlo Lucarelli, “Controinsurrezioni” di Valerio Evangelisti e Antonio Moresco, “I sentieri del cielo” di Luigi Guarnieri, “L’inattesa piega degli eventi” di Enrico Brizzi. Alcuni libri invece coniugano l’argomento storico con il thriller, come “Io ho ucciso Masaccio” di Gianfranco Micali, altri affrontano la storia più recente del Novecento, come “L’illusione del bene” di Cristina Comencini, “Rossovermiglio” di Benedetta Cibrario, “Il solco della memoria” di Emanuela Zanotti, “Verderame” di Michele Mari, “Ali di sabbia” di Valerio Aiolli. Una modalità particolarmente originale è quella di Roberto Grassi, autore del romanzo “La voce delle streghe”, storia vera di un’accusa di stregoneria, ambientata in Valtellina, ricostruita sugli atti processuali. Molti romanzi hanno come argomento la storia recente, il Sessantotto, il boom economico degli anni Settanta, gli anni di piombo: è questo il caso di “Il lupo mercante” di Clara Sereni, “Più lontana della luna” di Paola Mastrocola, “Voglio una vita come la mia” di Marco Santagata, “Com’è grande la città” di Bruno Pischedda, “Prima esecuzione” di Domenico Starnone, “Adesso viene la notte” di Ferruccio Parazzoli. Non mancano i temi della famiglia e della società: una famiglia italiana come tante è il contesto in cui è ambientato “La palla contro il muro” di Guido Conti, mentre una ricca e vivace storia familiare è quella raccontata da Ivan Cotroneo nel suo ultimo romanzo “La kryptonite nella borsa”. Tematiche sociali come povertà, immigrazione, e degrado sono affrontate nei libri di Carlo Nesti, “Viaggio di ritorno”, Marco Vichi e Leonardo Gori in “Bloody Mary”, “Il buio del mare” di Ron Kubati, “Pit bull. Cani che combattono” di Giuseppe Casa e “Cocaparty” di Federica Angeli e Emilio Radice. Altri due argomenti fondamentali per la narrativa italiana di oggi sono la scuola e i giovani: ne parlano nei loro libri Giacomo Cardaci con “Alligatori al Parini”, Paolo Mazzocchini con “L’anello che non tiene”, Francesca Martini con “Le anime semplici”, Eraldo Affinati con “La città dei ragazzi”, Virginia Galante Garrone con “Dopo il fiore” e Vincenzo Latronico con “Ginnastica e rivoluzione”. Riflessioni sulla vita e sul destino sono contenute nei romanzi “Coincidenze” di Andrea Kerbaker e “Lo sconosciuto” di Nicola Gardini. Riferimenti religiosi, ai dieci comandamenti e alla fede si possono trovare nei racconti di Andrej Longo, Edoardo Nesi, Marco Lodoli e Adriana Zarri. E ancora le città e i ricordi narrati da Elena Stancanelli, Fernando Acitelli, Dante Maffia, Walter Siti; la Sardegna nei romanzi di Milena Agus e Salvatore Niffoi; le storie vere raccontate da Antonio Seccareccia, Rosaria Tenore, Edoardo Albinati, Giovanni Cenacchi; il genere comico e surreale affrontato da Gaetano Cappelli, Umberto Fiori, Giancarlo Liviano D’Arcangelo, Marco Santagata, Maurizio Dilani, Emiliano Gucci e Antonio Moresco; i gialli di Maurizio Matrone, Claudio Paglieri, Maurizio de Giovanni e Piero Soria. In conclusione, vengono presentati due casi letterari, quello di Valeria Parrella e di Giuseppe Favati e l’edizione trilingue (italiana, inglese e francese) di quella che può essere considerata la prima importante prova narrativa in lingua italiana negli Stati Uniti, la novella “Peppino il lustrascarpe” di Luigi Donato Ventura.
Lingua: ItalianoPag. 304-340
Etichette: Narrativa, Romanzo, Racconto, Romanzo storico, Duemila,