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Studi sul Settecento e l’Ottocento | 2015 | N. 10
Anno 2015 – Annata: X – N. 10
A cura di Clara Cardolini Rizzo
Titolo articolo: La storia polacca del “Temistocle” metastasiano
Al centro del contributo la fortuna dei melodrammi metastasiani tra la metà e la fine del Settecento in Polonia, dalla prima apparizione del Metastasio-librettista alla corte varsaviana di re Augusto III con “Il Parnasso” (1750) alla stampa della traduzione di “Zenobia” (1783). In particolar modo, il saggio si concentra sul “Temistocle”, dramma eroico di cui analizza cinque versioni, rispettivamente di Portalupi, Józef Andrzej, Franciszek Borowski, Kunegunda Komorowska e Franciszek Dionizy Kniaźnin. La disamina del testo teatrale metastasiano induce l’A. a riflettere su altri aspetti connessi alla fortuna dei melodrammi del ‘poeta cesareo’ nel Paese europeo: le traduzioni circolavano soprattutto in ambito scolastico poiché ‘a partire dalla fine del XVI secolo le scuole sono in Polonia l’unico luogo che – oltre alla corte reale – ospitano attività teatrale con una certa regolarità (2-3 spettacoli all’anno)’; i traduttori si mostrano particolarmente attenti alle esigenze e alle aspettative dell’ambiente di accoglienza; nella maggior parte delle traduzioni si realizza un cambiamento di genere: dal melodramma alla tragedia.
Lingua: ItalianoPag. 11-28
Etichette: Metastasio Pietro, Settecento, Temistocle, Illuminismo, Lingua polacca, Melodramma, Traduzione, Tragedia,
Titolo articolo: I mesi dell’esilio svizzero nell'”Epistolario” di Ugo Foscolo
Il saggio propone una disamina sull'”Epistolario” di Ugo Foscolo relativamente alla corrispondenza riconducibile al periodo dell’esilio in Svizzera, dal 1° aprile 1815 al 7 settembre 1816. Si esaminano i volumi dal VI al X dell’Edizione Nazionale delle Opere di Ugo Foscolo in cui emerge un aspetto: ‘l’esilio segnò uno iato nell’esistenza di Foscolo che ebbe ripercussioni evidenti non solo sulla sua produzione letteraria, ma anche sulla sua natura di epistolografo appassionato e instancabile’. Pertanto, secondo l’A., le lettere, nell’insieme compatte, costituiscono un valido supporto nell’indagine sul profilo biografico dello scrittore di origini greche e sugli aspetti storico-critici della sua produzione.
Lingua: ItalianoPag. 29-49
Etichette: Foscolo Ugo, Epistolario, Ottocento, Amore, Biografia, Ermeneutica, Esilio,
Titolo articolo: ‘In questo formidabile deserto del mondo’: solitudini leopardiane
L’A. si sofferma sulla valenza semantica del lemma ‘deserto’ nella produzione leopardiana in versi e in prosa, dalla dissertazione “Dell’amore della solitudine” (1810) alla “Ginestra” (1836). A Suo avviso, la parola in esame subisce, nel tempo, sul fronte del senso, un’evoluzione, rappresentando ‘molteplici modulazioni del pensiero’ del poeta ottocentesco e connotando luoghi geografici ed esistenziali di volta in volta diversi. Precisamente: inizialmente il ‘deserto’ descrive ‘scenari desolati e inospitali’; in seguito, diviene ‘spazio privilegiato di riflessione filosofica, metafora dell’esistenza priva delle illusioni, rappresentazione del nulla’.
Lingua: ItalianoPag. 51-62
Etichette: Leopardi Giacomo, Ottocento, Deserto, Lessico, Lingua, Poesia, Polisemia, Prosa, Semantica,
Titolo articolo: “Il dialogo sulle donne” di Ferdinando Galiani
Il contributo propone una lettura de “Il dialogo sulle donne” – scritto in lingua francese nel 1772 ed edito la prima volta nel “Journal des gens du monde” nel 1784 – del napoletano Ferdinando Galiani. Attraverso l’analisi dell’universo femminile, lo scrittore settecentesco rivela, secondo l’A. – che si riallaccia agli studi di Gabriele Muresu (1986), Paolo Amodio (1997), Alberto Beniscelli (2011) e Marco Cerruti (2012) -, l’inclinazione scettica e libertina del suo Illuminismo: ‘Galiani guarda con occhi disincantati e scettici la realtà prefigurando semmai una forma di edonismo istintuale che prescinde da ogni postulato religioso e da ogni richiamo morale’. Accanto al tema centrale delle donne, nel “Dialogo”, affiorano altri motivi: il ‘concetto empirico del divino’, l”irrisione delle false religioni’, la ‘messa in discussione del concetto di natura’ e l”inefficacia di ogni processo educativo’.
Lingua: ItalianoPag. 65-76
Etichette: Galiani Ferdinando, Settecento, Dialogo, Donna, Educazione, Illuminismo, Libertinismo, Religione, Lingua francese,
Titolo articolo: Vicende di un libercolo
Il contributo ripercorre le vicende editoriali dell’opuscolo accogliente gli articoli antialfieriani apparsi anonimi nel 1783 sul “Corriere europeo” di Firenze e nello stesso anno assemblati e ristampati, sempre privi d’autore, con il titolo “Compendio delle osservazioni pubblicate dal Corriere europeo intorno le quattro tragedie del sig. Conte Alfieri”. Nel 1827, Vincenzo Salvagnoli ‘dissotterò da molti antichi libercoli il “Compendio”‘ e pubblicò sull'”Antologia” del Vieusseux l’articolo “Frammento di lettera dell’avvocato Salvagnoli al cavaliere Antinori” con cui ne dava notizia. Nel 1828 l’opuscolo fu ristampato. Gli articoli che lo costituiscono sono nove e dedicati alla produzione tragica del poeta piemontese. Su un manoscritto conservato ad Asti Vittorio Alfieri fece fare delle trascrizioni delle prime critiche ricevute e sullo stesso una mano settecentesca aggiunse ‘Cattani’. “Il Corriere europeo” era compilato da Francesco Saverio Catani. Soltanto pochi anni fa quest’ultimo è stato riconosciuto autore degli articoli.
Lingua: ItalianoPag. 77-80
Etichette: Alfieri Vittorio, Ottocento, Critica teatrale, Editoria, Filologia, Giornalismo, Tragedia,
Titolo articolo: Silvia, lo sguardo sottratto
Il saggio, partendo da un passo dello “Zibaldone” datato 15 novembre 1821 e soffermandosi su altri contributi del poeta ottocentesco (“Il sogno”, “Vita solitaria”, “All’Italia”, “Sera del dì di festa”, “A Silvia” e “Le Ricordanze”), descrive l’occhio umano come ‘parte più espressiva del volto e della persona’, sebbene ‘delegato attraverso il pianto ad esprimere il dolore’. L’A. riflette sul gesto del chiudere gli occhi ai morti. Da quel momento la luminosità dell’occhio, in quanto organo espressione di vita, è assorbita dalla memoria, che serba il ricordo dei cari perduti.
Lingua: ItalianoPag. 81-88
Etichette: Leopardi Giacomo, Ottocento, Corpo, Morte, Occhio, Vita,
Titolo articolo: Un restauro dapontiano: le “Preghiere” viennesi (1783)
Il saggio descrive le vicende editoriali delle “Preghiere” di Lorenzo Da Ponte, redatte quando quest’ultimo, dopo alcuni anni trascorsi a Gorizia e il soggiorno a Dresda, si trasferì a Vienna. I componimenti, riportati in appendice, sono ‘la versione o l’invenzione in versi cantabili di inni latini recitati durante la S. Messa, nell’esatta successione delle fasi liturgiche’. In sostanza, come precisa l’A., ‘l’intervento di Da Ponte si divarica in una duplice direzione: da un lato, rispetta con una certa fedeltà il testo di riferimento liturgico, quando esistente, mirando a conservarne i contenuti dottrinali e teologici; dall’altro, dispone con libertà di immagini e parole, parafrasando o addirittura innovando rispetto all’originale. Nei casi invece di assenza di un vero e proprio inno latino, egli dà libero sfogo alla sua capacità d’invenzione”. Le “Preghiere” – nove in tutto(“All’introito”, “Al Gloria”, “All’Evangelio”, “Al Credo”, “All’Offertorio”, “Al Sanctus”, “All’Elevazione”, “All’Agnus Dei”, “Alla Benedizione del Sacerdote”) – furono stampate nella città austriaca nel 1783. L’A. ne realizza il commento con riferimenti teologici e letterari.
Lingua: ItalianoPag. 91-107
Etichette: Da Ponte Lorenzo, Settecento, Bibbia, Chiesa, Cristianesimo, Dottrina religiosa, Edizione, Letteratura religiosa, Lingua latina, Poesia religiosa, Religione, Sacro,
Titolo articolo: ‘A Carlo Scapin mercante di libri’. Autografi italiani dalla Kungliga Biblioteket di Stoccolma
L’A. analizza le nove lettere, datate 1765-1808 e di cui otto indirizzate al libraio padovano Carlo Scapin (1724-1801), provenienti da un fondo manoscritto della biblioteca Kungliga di Stoccolma. Le epistole rappresentano un’importante testimonianza dell’editoria settecentesca sul fronte produttivo, materiale, umano e storico poiché ‘le vie della cultura libresca della Serenissima passavano in buona parte proprio attraverso la corrispondenza di Scapin’. Il contributo è corredato dalla pubblicazione delle stesse lettere – la prima di Matteo Luigi Canonici e l’ultima di Melchiorre Cesarotti – che, dopo la morte del libraio veneto, andarono disperse tra i collezionisti di autografi settecenteschi.
Lingua: ItalianoPag. 109-124
Etichette: Scapin Carlo, Settecento, Commercio librario, Epistolario, Epistolografia, Stampa, Filologia,
Titolo articolo: Dante, Foscolo, Lombardi e Nidobeato. Il ruolo della Nidobeatina e della Lombardina nella revisione foscoliana del testo dell'”Inferno”
Il contributo esamina tre edizioni della “Commedia” trecentesca e i rapporti vigenti tra le stesse: la Nidobeatina (1477-1478, Milano), la Lombardina (1791-1792, Roma) e la Foscoliana (1842, Londra). Baldassarre Lombardi riscoprì la Nidobeatina sul finire del Settecento e la utilizzò, oltre che per redigere la propria edizione del poema dantesco, anche per correggere l’edizione dello stesso approntata dagli accademici della Crusca, a Firenze, nel 1595, che ebbe come testo base quello allestito da Pietro Bembo per l’edizione aldina del 1502. Nella prima parte del saggio, l’A. descrive il passaggio dall’Aldina alla Lombardina; nella seconda, dalla Nidobeatina alla Lombardina. L’autore dei “Sepolcri” utilizzò indirettamente l’incunabolo milanese. Nella terza parte del saggio, si evidenzia quindi tale aspetto rilevando i rapporti vigenti tra l’edizione foscoliana e la Nidobeatina.
Lingua: ItalianoPag. 125-162
Etichette: Alighieri Dante, Divina Commedia, Bembo Pietro, Lombardi Baldassarre, Foscolo Ugo, Accademia della Crusca, Edizione, Cinquecento, Filologia, Ottocento, Quattrocento, Settecento, Stampa,
Titolo articolo: Prima le parole o prima la musica? Un ‘excursus’ critico su Giovan Battista Casti
Il saggio passa in rassegna gli studiosi del periodo viennese di Giovan Battista Casti. Luigi Pistorelli, critico positivista, è considerato il primo autore moderno ad aver analizzato la produzione castiana. Seguono Ferruccio Bernini (1925), Giulio Sindona (1925), Benedetto Croce (1964), Herman van den Bergh (1951), Edward Elmgren Swenson (1970), Gabriele Muresu (1982), Antonino Fallico (1984), Ettore Bonora (1998) e Mary K. Hunter (1999). L’A. si sofferma sulla ‘querelle’ Da Ponte-Casti per l’attribuzione del primato letterario nell’ambito del teatro musicale settecentesco. Proprio Lorenzo Da Ponte, nelle sue “Memorie”, fu il primo autore ad occuparsi della poetica del Casti, nei confronti del quale ‘inaspettatamente attesta stima, persino apprezzamento’, ma talvolta con ‘espressione sarcastica’, talaltra ‘reverenziale’.
Lingua: ItalianoPag. 165-187
Etichette: Casti Giovan Battista, Da Ponte Lorenzo, Settecento, Dramma, Critica teatrale,