Le riviste sostenitrici
Studi secenteschi | 2013 | N. 54
Anno 2013 – Annata: LIV – N. 54
A cura di Carmela Reale
Titolo articolo: Martino Capucci e “Studi Secenteschi”
Davide Conrieri ricorda la figura di studioso di Martino Capucci ripercorrendo la sua presenza costante – in qualità di autore di saggi prima (fin dal secondo numero della Rivista, nel 1961), quindi di condirettore (con Uberto Limentani, dal 1981), di direttore e di nuovo e per sua volontà condirettore, essendosi affiancato nel lavoro Davide Conrieri. Non a caso si ricordano poi con il dovuto rilievo gli straordinari indici che hanno caratterizzato “Studi secenteschi” – peraltro del tutto inusuali in una rivista -, che Capucci aveva voluto e che curava personalmente, strumento prezioso di consultazione dei singoli numeri, ma insieme vero repertorio di cultura barocca. Ugualmente si ricorda di Capucci la serenità di giudizio, il suo “anticonformismo tranquillo ma fermissimo” (p. IX), rispetto a qualsiasi sovrastruttura ‘accademica’; concludendo – Conrieri identifica nel “nesso ‘qualità intellettuali e umane'” ciò che definisce sinteticamente la figura di Capucci, direttore della Rivista “con spirito aperto e riflessivo, con modi schietti e cordiali” (p. X).
Lingua: ItalianoPag. V-X
Etichette: Capucci Martino, Commemorazione, Critica letteraria, Cultura, Rivista, Seicento, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Relazioni italo-iberiche nella napoletana Accademia degli Oziosi
Il saggio esamina le numerose e notevoli relazioni fra letterati italiani e spagnoli nell’Accademia degli Oziosi, fondata a Napoli nel 1611 da Giovan Battista Manso. Alcuni di tali Spagnoli erano giunti a Napoli al seguito del conte di Lemos e costituivano di fatto ‘un presidio dell’autorità vicereale tra i ranghi dell’Accademia’ (p. 7), mentre dal punto di vista letterario importarono dalla Spagna un gusto moderato. Anche attraverso esempi si evidenzia la connessione fra pratica letteraria e omaggio politico-cortigiano. Il conservatorismo degli accademici nel secondo decennio del ‘600 fu però intaccato da una, seppur minoritaria, propensione verso le poetiche di Marino e di Gongora. La comune formazione di ideologie poetiche italo-spagnole fu veramente attiva fra gli Oziosi all’inizio della vita dell’Accademia; in seguito le scelte di poetica si differenziarono. Leone porta ad esempio, proprio per la sua precedente esperienza da ‘Ozioso’, Scipione Errico con il suo “Le guerre di Parnaso”.
Lingua: ItalianoPag. 3-23
Etichette: Errico Scipione, Fernandez de Castro Pedro (conte di Lemos), Accademia degli Oziosi, Classicismo, Marinismo, Cultura, Poetica, Poesia, Seicento,
Titolo articolo: “Lasciva e penitente”. Nuovi sondaggi sul tema della Maddalena nella poesia religiosa del Seicento
L’autore, dopo aver richiamato la fortuna del tema della Maddalena nella letteratura e nella pittura cinque-secentesche esamina alcuni componimenti lirici del tempo nell’intento di dimostrare come la sua figura possa essere interpretata in relazione alla cultura religiosa ‘barocca’. Il primo autore menzionato è Marino, che affronta la figura della penitente in quattordici ottave presenti nella “Lira” e, successivamente, nella “Galeria” e, ancora, in una canzone della “Lira” nell’edizione del 1614. Si analizzano quindi un sonetto di Cesare Rinaldi e, dopo averne citato uno di Giovanni Capponi e un madrigale di Guido Casoni, un sonetto di Marino e uno di Galeazzo Gualenghi. Il richiamo ad altri testi secenteschi è premessa per l’attraversamento di un madrigale di Giambattista Basile e di uno di Marino. La figura della Maddalena penitente in tutti questi testi è rappresentata con le medesime peculiarità antecedenti la conversione, riutilizzate in funzione dimostrativa del ‘nuovo’ sentimento ispiratole dall’incontro con Cristo.
Lingua: ItalianoPag. 25-48
Etichette: Marino Giambattista, Maria Maddalena, Poesia lirica, Pittura, Letteratura barocca, Retorica, Controriforma, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: Le “Egloghe boscherecce” di Isabella Andreini nelle opere di Giovan Battista Marino
Marino ammirava Isabella Andreini come attrice, ma anche come scrittrice; le sue rime potrebbero quindi averlo influenzato nella composizione della “Lira” e di altri suoi versi, soprattutto sul versante ritmico e fonico, come dimostrano gli esempi tratti dalle “Egloghe boscherecce” che Santosuosso riporta.
Lingua: ItalianoPag. 49-57
Etichette: Marino Giambattista, Andreini Isabella, Rime, Egloghe boscherecce, Lira, Sampogna, Adone,Poesia, Seicento,
Titolo articolo: “Desidero presta libertà”. L’epistolarità di Ferrante Pallavicino fra la “Lettera dalla Prigionia” (1641) e il “Corriero svaligiato” (1644)
Le lettere hanno grande importanza nella biografia e nella produzione letteraria di Ferrante Pallavicino. Il 1641 con l’esperienza del carcere fu un anno cruciale per lo scrittore: il suo arresto fu causato dalla circolazione iniziale (e parziale, ufficialmente anonima, di “Il corriero svaligiato”, raccolta di 49 lettere che si fingono anonime, tranne la quarantatreesima a sua firma, inserite in una cornice dialogica che ne fa un romanzo e dove emerge una satira violenta contro la Spagna, i Principi e la Corte. Il saggio indaga l’opera, in cui – come nelle altre dello scrittore – è presente la polemica antipapale e antigesuitica e l’attacco al nepotismo imperante. Si coglie nelle lettere anche il tema misogino, che investe fra l’altro da un lato le monache, dall’altro meretrici e ruffiane, mentre si nega la nozione del disonore per l’uomo legato all’adulterio femminile e si dà spazio a sodomia e pederastia. Diversamente da queste lettere fittizie si pone la lunga “Lettera dalla prigionia”, di valore biografico e letterario, dove Pallavicino paragona il proprio ‘martirio’ a quello di Cristo e la propria condizione in carcere a quella infernale, mentre bene supremo è la libertà.
Lingua: ItalianoPag. 59-82
Etichette: Pallavicino Ferrante, Lettera dalla prigionia, Il corriero svaligiato, Lettera, Romanzo, Seicento,
Titolo articolo: L’occhio, la mano, il capo. Un panegirico secentesco per Giovenale Ancina
Giachino, dopo qualche cenno biografico su Giovenale Ancina, vescovo di Saluzzo, medico, musicista, poeta, discepolo di San Filippo Neri, oggetto di varie biografie secentesche, prende in esame l’orazione pronunziata nell’anniversario della morte (31 agosto 1664) dal confratello Francesco Amedeo Ormea. Il panegirico, dal titolo “Il pastore” , ha come obiettivo promuovere la canonizzazione dell’Ancina; quest’ultimo vi appare come vescovo perfetto, ponendo in luce tre aspetti della dignità episcopale. Esemplificati dall’occhio, che veglia anche dopo la morte; dalla mano, che anche morta si alza, ad indicare l’attività nelle opere (peraltro esercitata soprattutto contro gli eretici); dal capo, che anche dopo la morte ugualmente si muove, indicando così la carità e lo zelo verso le anime.
Lingua: ItalianoPag. 83-96
Etichette: Ancina Giovenale, Ormea Francesco Amedeo, Il pastore, Panegirico, Prosa, Religione, Cinquecento, Seicento, Settecento, Ottocento,
Titolo articolo: Vecchia e nuova erudizione: Muratori e Magliabechi
Viola pone in rilievo il diverso concetto di erudizione che traspare dall’esame delle personalità di Magliabechi e di Muratori e la loro diversa concezione dell’essere bibliotecari. Le considerazioni dello studioso si fondano soprattutto sull’esame del carteggio, che consta complessivamente di 194 lettere. Quelle di Muratori appaiono fondate su un rapporto utilitario e di autopromozione delle proprie opere; vi vengono avanzate richieste bibliografiche e sono sollecitate le competenze magliabechiane nel campo tipografico e del mercato editoriale. Attraverso il carteggio si colgono notizie sull’evolversi di opere di Muratori o di suoi progetti anche non realizzati. Dal canto suo Magliabechi propaganda nelle lettere le lodi che da molti gli venivano tributate. Quando nelle missive doveva essere trasmessa qualche informazione di carattere privato, l’erudito fiorentino la scriveva in un foglio a parte rispetto alla lettera per così dire ‘pubblica’. Non si deve comunque pensare che Magliabechi abbia esercitato una sorta di magistero su Muratori, che anzi allora e in seguito mostra di nutrire qualche perplessità sulla concezione magliabechiana di bibliotecario.
Lingua: ItalianoPag. 97-115
Etichette: Magliabechi Antonio, Muratori Lodovico Antonio, Carteggio, Erudizione, Biblioteca, Seicento, Settecento,
Titolo articolo: The Apollo and Hyacinth Tennis Theme in Baroque Poetry
Il saggio è centrato sull’episodio del gioco fra Apollo e Giacinto di derivazione ovidiana che nella traduzione delle “Metamorfosi” di Giovanni Andrea dell’Anguillara (1561) diventa gioco del tennis o pallacorda. Tale episodio, con la conseguente morte di Giacinto procurata da Apollo, invincibilmente attratto da lui, diviene tema ricorrente della poesia barocca, come fra l’altro si rileva nell'”Adone”, nelle discussioni sull’opera nella romana Accademia degli Umoristi e nello “Scherno degli dei” di Francesco Bracciolini. Il gioco peraltro compare in componimenti della “Lira” di Marino e nella pittura di Caravaggio, come si legge anche nei versi di Marzio Milesi dedicatigli; per questa via e con riferimento al conflitto fra il pittore e Ranuccio Tomassoni ci si sofferma su “Filide civettina”(la cortigiana Fillide Melandroni) di Bracciolini.
Lingua: InglesePag. 119-146
Etichette: Ovidio, Dell’Anguillara Giovanni Andrea, Marino Giovanbattista, Barberini Maffeo, Bracciolini Francesco, Milesi Marzio, Ferro Giovanni, Caravaggio,Tomassoni Ranuccio, Metamorfosi, Adone, Lira, Lo scherno degli dei, Filide civettina, Accademia degli Umori,
Titolo articolo: “Freddo cener ne l’urna, e fiamme al core”: Pietro Della Valle e l’orazione funebre
Si descrive l’itinerario fisico e psicologico compiuto da Pietro Della Valle nel suo viaggio di ritorno verso Roma trasportando dai paesi arabi il corpo della giovane moglie morta per seppellirlo nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli. Di tale viaggio Della Valle dà conto nell’orazione pronunziata da lui durante il funerale nel 1627, allestito con i criteri della pompa funebre tipica dei funerali barocchi, dove emergevano i valori della scena e della rappresentazione. Tuttavia il viaggio si configura realmente come un ‘pellegrinaggio’ e l’orazione tende a porre in rilievo non solo il rimpianto del rapporto perduto, ma anche e ancor più le doti eccezionali della donna, come peraltro appare anche nei “Viaggi”. Della Valle si autodefinisce nel titolo del componimento ‘pellegrino’ e la sua vicenda si iscrive in un percorso religioso di ortodossia cattolica. In appendice (pp. 172-185) è ripubblicata l’orazione.
Lingua: ItalianoPag. 147-185
Etichette: Della Valle Pietro, Sitti Maani Gioerida, I viaggi, Orazione, Pompa funebre, Retorica, Seicento,
Titolo articolo: Una polemica attorno al “Pastor fido in lingua napolitana” di Domenico Basile
Lazzarini si occupa di due sonettesse, unica traccia polemica riferita al “Pastor fido in lingua napolitana” di Domenico Basile, conservate in un manoscritto dell’Archivio del Monte Manso di Scala individuato per la prima volta da Giorgio Fulco. La polemica dà modo allo studioso di rilevare il successo che aveva invece avuto “Il pastor fido” di Guarini in ambiente napoletano e di riattraversare i rapporti fra Giambattista Basile e Giulio Cesare Cortese e il loro uso del dialetto, non assimilabile a quello di Domenico Basile. Nel saggio sono pubblicate le due sonettesse.
Lingua: ItalianoPag. 187-203
Etichette: Basile Domenico, Guarini Giovan Battista, Basile Giambattista, Cortese Giulio Cesare, Fulco Giorgio,,Il pastor fido, Il Pastor fido in lingua napolitana, Dramma pastorale, Polemica, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: La genesi del teatro barocco ‘americano’ nel Seicento: lo stato, i subalterni e l’apparato privato di egemonia
Oggetto dello studio sono il contesto coloniale cinquecentesco, la globalizzazione e il capitalismo embrionale presenti nei rapporti fra Spagna e colonie americane nel Cinquecento e nel Seicento. Il teatro ne risente fortemente e si caratterizza da un lato come modo di produzione feudale, dall’altro come modo di produzione mercantile, legati rispettivamente alla società politica e a quella civile. Attori e spettatori americani sono all’interno della logica mercantile. Brunello, dopo aver delineato il problema, si occupa di una delle prime compagnie professionistiche giunta in America dalla Spagna e di un documento relativo che sembra essere il più antico contratto tra attori stipulato nel Nuovo Mondo. Infine si riflette sul teatro barocco americano.
Lingua: ItalianoPag. 205-217
Etichette: Teatro, Colonialismo, Egemonia, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: Lettere inedite di Giulio Guastavini
Precedute da un profilo di Giulio Guastavini che occupa le pp. 221-227 e pone in luce i molteplici rapporti del medico e letterato genovese vissuto tra Cinque e Seicento, autore dei “Discorsi ed annotazioni sopra la Gierusalemme liberata”, amico del bibliofilo ed erudito Gian Vincenzo Pinelli, sono pubblicate e commentate 32 lettere manoscritte che coprono un arco di tempo che va dal 1586 al 1620 e sono indirizzate una da Bernardo Castelletto a Guastavini, le altre trentuno da Guastavini al Pinelli (1), a Camillo Pellegrino (1), a Roberto Titi (26), a Cristina di Lorena (2) e a Cosimo II granduca di Toscana (1). Le lettere sono conservate nell’Archivio di Stato di Firenze, nella Biblioteca Ambrosiana, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e nella Biblioteca Universitaria di Pisa.
Lingua: ItalianoPag. 221-260
Etichette: Guastavini Giulio, Tasso Torquato, Castelletto Bernardo, Pinelli Gian Vincenzo, Pellegrino Camillo, Titi Roberto, Carteggio, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: Pietro Paolo Bosca: lettere ad Antonio Magliabechi
Mirto pubblica e annota cinquantadue lettere di Pietro Paolo Bosca, bibliotecario dell’Ambrosiana dal 1667, ad Antonio Magliabechi. Le lettere, conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze,vanno dal 1672 al 1698; sono precedute dalla ricostruzione dell’attività di Bosca nella Biblioteca.
Lingua: ItalianoPag. 261-333
Etichette: Bosca Pietro Paolo, Magliabechi Antonio, Carteggio, Seicento,
Titolo articolo: Sul nome del Padre (non Pietro) Sforza Pallavicino
Si discutono le diverse forme del nome con cui viene individuato e indicizzato Sforza Pallavicino negli studi, nelle storie della letteratura italiana, negli OPAC italiani e internazionali e si dimostra perché debba essere scelta la forma Pallavicino, Sforza, dove Sforza è nome, rispetto a quelle sbagliate Pallavicino, Pietro Sforza e Sforza Pallavicino, Pietro.
Lingua: ItalianoPag. 335-341
Etichette: Pallavicino Sforza, Critica letteraria, Seicento, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Altre edizioni sconosciute dei romanzi di Giovanni Ambrosio Marini
Girotto prosegue nella sua ricognizione di edizioni di opere di Giovanni Ambrogio Marini, cui aveva dedicato un saggio in “Studi secenteschi” del 2008. In questo attuale contributo riporta alla luce edizioni di “Le gare de’ disperati” e di “Nuovi scherzi di fortuna”, fornendone anche una descrizione bibliologica.
Lingua: ItalianoPag. 341-348
Etichette: Marini Giovanni Ambrogio, Le gare de’ disperati, Nuovi scherzi di fortuna, Romanzo, Seicento,
L’indice, curato in questo numero da Davide Conrieri e Andrea Lazzarini, registra – quando sia stato ritenuto utile –, anche nomi derivanti da forme aggettivali o antonomastiche, nomi storici, mitologici, letterari, nonché titoli di opere anonime e i nomi dei tipografi fino all’anno 1800.
Lingua: ItalianoPag. 349-368
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