Le riviste sostenitrici
Studi secenteschi | 2007 | N. 48
Anno 2007 – Annata: XLVIII – N. 48
A cura di Carmela Reale
Titolo articolo: “Vestire la persona de gl’altri”. Le orazioni immaginarie di Virgilio Malvezzi, fra Tito Livio, Guicciardini e Mascardi
Le pagine iniziali si occupano delle opinioni espresse da Agostino Mascardi intorno al tema della rappresentazione degli affetti nei giudizi degli autori o nelle orazioni che si immaginavano pronunziate dai personaggi nelle opere letterarie. Queste riflessioni introducono il tema delle scelte diverse fatte nel merito dall’avversario Malvezzi: lo “sconfinamento dal genere narrativo a quello riflessivo” (p. 9) nelle vite romanzate di personaggi pseudostorici avviene difatti più volte attraverso discorsi inventati con le caratteristiche di “un impianto dilemmatico” (p. 10), come si riscontra nel “Romulo” e nel “Tarquinio superbo”. In quest’ultimo emerge per contrapposizione anche la figura di Lucrezia – in cui è possibile cogliere una visione della donna conservatrice e misogina -, avvicinata a personaggi femminili di altri autori e paragonata alla madre di Coriolano, che, invece, non “parla”, incarnando in tal modo meglio il profilo di donna preferibile secondo lo scrittore.
Lingua: ItalianoPag. 3-37
Etichette: Livio Tito, Guicciardini Francesco, Mascardi Agostino, Malvezzi Virgilio, Romanzo, Storiografia, Prosa, Secolo I a.C., Secolo I d.C., Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: “Adone”: il tragico e la tragedia
Corradini attribuisce all’intreccio dell'”Adone” una potenzialità tragica, che è possibile cogliere come intento dell’autore già nel verso della decima ottava del I canto “Smoderato piacer termina in doglia”, verso che viene sezionato nei singoli termini, dando rilievo all’aggettivo ‘smoderato’, il cui significato è infine ricondotto all’incostanza del desiderio di Adone, che oscilla fra il piacere sessuale e il piacere della caccia e quindi fra la fedeltà a Venere e l’attrazione per l’arte di Diana, né mancano nell’opera altri segnali della sua volubilità. D’altronde l’incostanza è legge di natura piuttosto che colpa del solo Adone, come si può rilevare anche nella frase ovidiana “Res inmoderata cupido est”. Solo la ragione può contrastare il desiderio smoderato e ad essa, attraverso moralità, è lasciato spazio soprattutto nelle prime sei ottave di ogni canto eccetto il primo. Corradini rintraccia poi nell’incesto di Mirra un altro possibile significato da attribuire a ‘smoderato’, cogliendo nella figura di Venere la funzione di ‘madre’, anche nei confronti di Adone, e rintracciando nel testo gli “indizi edipici”; quindi lo studioso si chiede se il tema edipico possa essere considerato autobiografico. L’ultima ottava del poema chiude il cerchio tragico e gli amori di Venere e Adone connotano emblematicamente con il loro esito infelice una condizione umana. Anche stilisticamente, come aveva messo in luce Giovanni Pozzi, gli episodi si inscrivono nel tempo aristotelico della tragedia. In base a queste considerazioni particolare attenzione va posta a come viene narrato lo spettacolo teatrale del V canto. Il senso del tragico che pervade il poema non attinge la catarsi, poiché la tragedia come genere letterario è estranea a Marino e il tragico stesso, quindi, si risolve in elegia.
Lingua: ItalianoPag. 39-87
Etichette: Marino Giovan Battista, Adone, Poema, Poesia, Tragedia, Mito, Seicento,
Titolo articolo: “Opera di Stato e d’Amore”. Il “Prencipe Nigello” di Guidubaldo Benamati
Giachino rilegge “Il prencipe Nigello” definendolo un romanzo a chiave inquadrabile nel genere eroico-cavalleresco in cui la storia principale non è sommersa da ‘rivoli’ centrigughi, sebbene digressioni, considerazioni morali e politiche, riferimenti storici, disquisizioni siano tutti ben presenti. L’ambito storico di riferimento è la Francia di Enrico IV e di Luigi XIII (al quale il romanzo è dedicato), ma anche la successione per il ducato di Mantova e del Monferrato fra due rami dei Gonzaga. Romanzo pronto fin dal 1631, non viene pubblicato che nel 1640, ma nel settembre di quell’anno finisce all’Indice “donec corrigatur”. Il tema dei fratelli rivali è inserito nel contesto esotico delle Indie e il protagonista resta a lungo incognito; tuttavia anche dopo aver rivelato la propria identità deve tribolare ancora lungamente prima dell’elevazione al trono e del matrimonio con l’amatissima Lulla. La pacificazione col fratello usurpatore del regno e il matrimonio di quest’ultimo con Artimira, nonché la concessione a lui del regno ‘oltre il Gange’, sanciscono con il lieto fine la conclusione della vicenda narrata.
Lingua: ItalianoPag. 89-124
Etichette: Benamati Guidubaldo, Il prencipe Nigello, Romanzo, Prosa, Seicento,
Titolo articolo: I romanzi secenteschi italiani nell’antica Polonia: traduzioni, rifacimenti, fortuna
Solo a metà Settecento il termine ‘romanzo’ viene realmente utilizzato in Polonia per individuare un genere di narrativa e diviene consueto per i “fruitori di letteratura” soltanto a fine secolo; assente nei due secoli precedenti il dibattito teorico sulla ‘forma romanzo’, si riflette su di essa solo nell’ambito delle traduzioni e con riferimento ad opere di autori non polacchi. Molto diffusa invece la pratica della traduzione, che è anche opera ‘nuova’ che trae spunto da una precedente, mentre, anche in Italia e in Francia, è scarsa l’attenzione per il livello teorico sulle modalità e il significato del tradurre, sul problema della fedeltà all’originale. Per i traduttori polacchi non è importante restare fedeli al testo di partenza nella scelta fra prosa e versi, né si può trascurare il fatto che le traduzioni partono più volte da precedenti traduzioni in tedesco. E’ anche da rilevare che per lo più si dedicano alle traduzioni autori dilettanti che non scrivono in previsione di stampare. Lungo tutto il Seicento in Polonia prevalgono le opere in versi; quelle in prosa restano in gran parte manoscritte. I due maggiori traduttori polacchi di romanzi italiani nel Seicento, Krzysztof Piekarski e Pawel Zaluski, scelgono entrambi la prosa, ma in modo assai diverso: le stampe del primo dimostrano l’intrusione nel romanzo religioso di un intento parenetico con valenze controriformistiche assenti negli originali (“l’Adamo” di Giovan Francesco Loredano e “Il Saulo convertito” di Federico Malipiero); il manoscritto del secondo è invece fedele a “La Dianea” dello stesso Loredano. Più frequenti le traduzioni in versi, come quella manoscritta anonima di fine Seicento di “Il Cretideo” di Giovan Battista Manzini e ancora di tre di “La Dianea” risalenti al Settecento. Un’ulteriore traduzione di “La Dianea”, questa volta in prosa, si deve negli anni trenta del Settecento a Barbara Radziwillowa, appartenente a una delle più potenti famiglie polacche e non scrittrice di professione. Si tratta di una traduzione abbastanza fedele (molto, a parere della Miszalska), rimasta anch’essa manoscritta. Il romanzo più noto in Polonia fu però “Il Calloandro fedele” di Giovanni Ambrogio Marini, che in traduzione (anonima, ma forse di Jozef Epifani Minasowicz) ebbe due (forse tre) edizioni a stampa e di cui si conservano sette copie manoscritte; la stesura più ampia della traduzione è comunque pari a solo due terzi del romanzo originale.
Lingua: ItalianoPag. 125-160
Etichette: Loredano Giovan Francesco, Malipiero Federico, Manzini Giovan Battista, Marini Giovanni Ambrogio, Romanzo, Traduzione, Rifacimento, Cinquecento, Seicento, Settecento,
Titolo articolo: Accademia dei Lincei e “Res publica litteraria”: Justus Ryckius, Erycius Puteanus e Federico Borromeo
Il lavoro è dedicato fondamentalmente ad indagare la figura intellettuale di Justus Ryckius e a ripercorrerne le tappe della presenza in Italia e dei contatti, fra cui, importanti, quelli con Federico Borromeo e l’Accademia dei Lincei. Sono anche considerati l’amicizia con Erycius Puteanus (anch’egli in rapporti con il Borromeo e ammiratore della sua attenzione per la Biblioteca Ambrosiana) e il comune apprendimento sotto il magistero di Giusto Lipsio. E’ altresì mesa in luce la concezione innovativa del concetto di biblioteca del Borromeo e la sua realizzazione nell’Ambrosiana. In appendice (pp. 203-210) vengono ripubblicati e annotati i 143 esametri di Ryckius “Bibliotheca Ambrosiana Federici Cardinalis Borromaei, Archiepiscopi Mediolanensis”, compresi nell'”Heroicorum carminum liber singularis” stampato nel 1624 e dedicato al cardinale stesso.
Lingua: ItalianoPag. 163-210
Etichette: Ryckius Justus, Borromeo Federico, Puteanus Erycius, Lipsio Giusto, Accademia dei Lincei, Biblioteca Ambrosiana, Seicento,
Titolo articolo: Il Michelangelo di Daniello Bartoli
Floriana Conte, nel ricordare l’ammirazione di Bartoli per Michelangelo, più volte menzionato nelle sue opere, attraversa la biografia dell’artista confrontando notizie e giudizi presenti nella Giuntina del Vasari con quelli bartoliani, che tendono ad indicare in lui il perfetto ‘artifex christianus’. E’ poi analizzata la posizione di apprezzamento del “Giudizio universale” da parte di Bartoli, in contrapposizione con Bellori e con la coeva critica d’arte e invece in consonanza con Alessandro Tassoni e con la letteratura non artistica del XVII secolo.
Lingua: ItalianoPag. 211-242
Etichette: Bartoli Daniello, Vasari Giorgio, Bellori Gian Pietro, Buonarroti Michelangelo, Pittura, Scultura, Critica d’arte, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: “Con pennello di luce”: neapolitan verses in praise of Artemisia Gentileschi
Sette sonetti di Girolamo Fontanella, due di Francesco Antonio Cappone e uno di Giovanni Canale dedicati ad Artemisia Gentileschi e pubblicati in appendice al saggio sono l’oggetto dello studio di Jesse Locker. Tali versi, composti all’incirca tra 1632 e 1643, sono poco noti fra i critici d’arte, ma illuminano le conoscenze sulla ricezione contemporanea a Napoli dell’artista, che soggiornò due volte nella città partenopea, nella quale riscosse successo. I versi riediti qui ne sono una dimostrazione diretta; rivelano, pur nelle consuete forme tracciate dalla “Galeria” di Marino, apprezzamento per la pittrice, ammirata soprattutto per le sue doti coloristiche. Le pitture menzionate sono perdute o finora non identificate. Il saggio è seguito da un “Sommario” (pp. 261-262) di Martino Capucci che semplifica la comprensione del testo per chi non ha dimestichezza con l’inglese.
Lingua: InglesePag. 243-260
Etichette: Gentileschi Artemisia, Fontanella Girolamo, Cappone Francesco Antonio, Canale Giovanni, Poesia, Pittura, Seicento,
Titolo articolo: “Perché l’impotenza non degeneri in dimenticanza”. “Le Pompe Sanesi” di Isidoro Ugurgieri Azzolini
A metà Seicento le “Pompe Sanesi” costituiscono un esempio di raccolta di biobibliografie encomiastiche di personalità senesi di tutti i tempi. In due volumi l’autore, di cui qui si traccia un profilo biografico, voleva soprattutto tessere l’elogio della città, anche nei confronti di Firenze, e in questa funzione vanno considerate le notizie riportate: sommarie e di seconda mano, ma numerosissime, secondo un diffuso intento enciclopedico. Non manca nell’opera una parte dedicata alle “donne sanesi illustri e degne di memoria”. Fra le fonti di Ugurgieri Azzolini non possono essere dimenticate il patrimonio librario del convento domenicano in cui risiedeva e le possibilità che aveva come consultore del Sant’Uffizio. Categorie e professioni vengono tutte passate in rassegna e si coglie un’inclinazione ad indulgere a spunti novellistici e la passione per le antichità. Spazio notevole nel saggio è riservato agli artisti citati dall’autore domenicano, confrontando, ove possibile, le notizie fornite da lui con la fonte vasariana.
Lingua: ItalianoPag. 263-307
Etichette: Ugurgieri Azzolini Isidoro, Cittadini Celso, Mancini Giulio, Vasari Giorgio, Erudizione, Biografia, Pittura, Seicento,
Titolo articolo: Lettere di Raffaele Fabretti ad Antonio Magliabechi
Vengono pubblicate da Elena Vaiani venti lettere di Raffaele Fabretti ad Antonio Magliabechi scritte fra il 1681 e il 1700 conservate nel ms. Magl. VIII, 741 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e, in appendice, due lettere di Magliabechi a Fabretti facenti parte del ms. 428 della Biblioteca Oliveriana di Pesaro. La prima parte delle lettere è caratterizzata da “lunghe dissertazioni storico-erudite” in cui è ‘presente’ Enrico Noris, con il quale Fabretti avrà un carteggio molto più ampio fino al 1692; la seconda parte registra invece “le richieste di aiuto o di patrocinio, lo scambio di libri, l’aggiornamento letterario”. La Vaiani tratta nelle pagine introduttive gli argomenti maggiormente presenti nella letteratura e nell’antiquaria di fine secolo dopo aver ricordato le ricerche di Fabretti per il “De columna Traiani syntagma”, con la necessità di approfondire la cronologia delle guerre daciche. Fu per questo che, attraverso Magliabechi, lo studioso entrò in contatto con il Noris, ricevendone ulteriori stimoli per le proprie ricerche. Nella seconda parte delle lettere indirizzate a Magliabechi sono citati frequentemente personaggi di prestigio: antiquari ed eruditi, ma anche, fra gli altri, i cardinali Gaspare Carpegna (protettore di Fabretti) e Girolamo Casanate e l’erudito olandese Gisberto Cuper.
Lingua: ItalianoPag. 311-354
Etichette: Magliabechi Antonio, Noris Enrico, Fabretti Raffaele, Carteggio, Antiquaria, Erudizione, Seicento,
Titolo articolo: Geografie secentesche. Appunti per le carte di Virgilio Malvezzi
Clizia Carminati richiama la ricchezza derivante all’interpretazione di autori e rapporti culturali dall’esame di epistolari e carteggi, citando alcuni noti esempi e iniziando un discorso (che ha poi séguito nella pubblicazione dei documenti in “Schede umanistiche”) su ventitré lettere di Virgilio Malvezzi a Giovan Vincenzo Imperiale. Vengono invece pubblicate qui due lettere di Luca Assarino a Malvezzi, verso cui si era fatto tramite lo stesso Imperiale insieme con Giovan Michel Zoagli. Sono inoltre segnalate nove lettere di Giovan Francesco Biondi ed altre, più numerose, di Fulvio Testi con destinatario il medesimo Malvezzi. Molte altre sono le lettere citate – come le precedenti appartenenti al fondo Malvezzi-Lupari dell’Archivio di Stato di Bologna e in piccola parte al fondo Aldobrandino Malvezzi-Lascito testamentario -; tutte documentano una fitta trama di relazioni intellettuali e di rilevanti rapporti politici. I rilievi della Carminati, che chiude il saggio con la pubblicazione di un testo inedito incompiuto su Machiavelli di Malvezzi stesso, dimostrano la citazione da Ippolito Nievo da lei posta in esergo alle sue pagine: “Volendo passare un’ora beata nulla c’è di meglio, che il serrarsi in camera con davanti un bel mucchio di lettere vecchie”.
Lingua: ItalianoPag. 355-379
Etichette: Malvezzi Virgilio, Imperiale Giovan Vincenzo, Assarino Luca, Biondi Giovan Francesco, Testi Fulvio, Fondo Malvezzi-Lupari, Fondo Aldobrandino Malvezzi-Lascito testamentario, Carteggio, Seicento,
Titolo articolo: Michelangelo Torcigliani e l’Incognito autore delle “Nozze di Enea con Lavinia”
L’Accademia degli Incogniti diede ampio impulso al rinnovamento del teatro per musica. Il relativo dibattito teorico è presente nelle prefazioni ai libretti d’opera; fra queste uno dei testi più noti è la lettera prefatoria anonima a “Argomento e scenario” delle “Nozze di Enea con Lavinia”, che è in gran parte dedicata al rapporto fra epica e tragedia. Il referente dell’epistola sembra da identificare nell’Incognito Giacomo Badoaro, unico drammaturgo citato. La lettera prefatoria polemizza con il “Ritorno d’Ulisse” del Badoaro, che a sua volta risponde con “Ulisse errante” e difende le sue scelte di poetica antiaristoteliche in una lettera prefatoria indirizzata all’Incognito Michelangelo Torcigliani. A parere di Michelassi, quest’ultimo è l’autore anonimo della prefazione all’argomento e scenario delle “Nozze di Enea con Lavinia”.
Lingua: ItalianoPag. 381-386
Etichette: Torcigliani Michelangelo, Badoaro Giacomo, Nozze di Enea con Lavinia, Ritorno d’Ulisse, Ulisse errante, Accademia degli Incogniti, Melodramma, Teatro, Seicento,
Titolo articolo: Tre filze di documenti magalottiani presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale
Come indica il titolo, Villani scrive di tre filze di documenti provenienti dall’archivio della famiglia Venturi-Ginori-Lisci in cui era confluito quello di Magalotti. I tre pezzi, venduti da Sotheby a Londra nel 1966, sono ora i manoscritti Osborn fb 85 (“Inghilterra, Olanda, Danimarca, Pollonia”), fb 66 (“Poesie Inglesi”) e b 129 (“Ricette Varie”) della James Marshall and Marie-Louise Osborn Collection della Yale University. Nel terzo pezzo le ricette riguardano la sfera alimentare e la profumeria e alcune sono di mano di Magalotti.
Lingua: ItalianoPag. 386-390
Etichette: Magalotti Lorenzo, Manoscritto Osborn fb 85, Manoscritto Osborn fb 66, Manoscritto Osborn b 129, Prosa, Poesia, Seicento,
Titolo articolo: Biondi, Casoni e il Dio sconosciuto
Il “Dio sconosciuto” è presente nei versi di Guido Casoni, noti a Giovan Francesco Biondi, che li utilizza nel II libro del romanzo “Eromena” nel descrivere un’impresa posta sopra l’altare nel luogo del funerale del principe Perosfilo. Bondi analizza i versi di Casoni e la valenza presso di lui e presso Biondi del concetto di ‘incomprensibilità’ di Dio, secondo la visione teologica dello Pseudo Dionigi l’Areopagita.
Lingua: ItalianoPag. 390-399
Etichette: Biondi Giovan Francesco, Casoni Guido, Eromena, Romanzo, Poesia, Teologia, Seicento,
Titolo articolo: Il Dottori di Franco Croce
Viene edita qui la riflessione dedicata dalla Doglio alla visione critica di Carlo de’ Dottori lasciataci da Franco Croce, riflessione tenuta a Genova il 15 dicembre 2005 commemorando il critico scomparso. Sono messe in rilievo la tendenza a storicizzare e la passione per storia e politica, presenti già nel “Carlo de’ Dottori” pubblicato da lui nel 1957; l’attenzione dello studioso per questo autore è poi ripercorsa negli scritti successivi.
Lingua: ItalianoPag. 399-403
Etichette: Croce Franco, De’ Dottori Carlo, Critica letteraria, Seicento, Novecento,
L’indice è qui strumento che permette di districarsi fra i moltissimi nomi e riferimenti presenti nei saggi, poiché registra anche indicazioni indirette e allusive, nomi mitologici, tipografi fino al 1800 e quant’altro serva a rimandare a potenziali motivi di interesse.
Pag. 405-427Etichette: