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Studi rinascimentali | 2019 | N. 17
Anno 2019 – N. 17
A cura di Paolo Perilli
Titolo articolo: Il campanile napoletano di San Lorenzo Maggiore: un’ipotesi di lettura fra Leon Battista Alberti, Giuliano da Maiano e Giovanni Donadio
Sulla possibile venuta di Leon Battista Alberti a Napoli si è molto dibattuto; tema affrontato anche in un non recente Convegno i cui Atti, purtroppo, non sono stati pubblicati. Questo saggio non ha certo la pretesa di dimostrare nessuna delle due tesi, considerando che gli elementi in nostra conoscenza sono ancora esigui. Infatti, a prescindere da questo dato, ossia la presenza o meno dell’architetto nella Napoli rinascimentale, il saggio prende in esame un altro aspetto non meno importante: ossia la conoscenza delle IDEE albertiane e la loro diffusione nell’ambiente artistico della città. Una simile ipotesi parte dalla considerazione delle figure intellettuali napoletane di quegli anni e sui possibili contatti che questi personaggi potrebbero aver avuto con il nostro. È evidente che il riflesso delle sue considerazioni, in particolare per quanto riguarda l’architettura, richiede, allora, la lettura di quelle opere nelle quali siano riconoscibili i MODI albertiani. In tal senso il campanile preso in esame costituisce il primo esempio di struttura che lasciato, definitivamente, il modello gotico afferma quella nuova stagione artistica della quale Alberti è un indiscusso protagonista. La filiera ipotizzata, fino a giungere al manufatto napoletano ed al suo possibile artefice – l’architetto Giovanni Donadio – avrebbe richiesto l’intervento di una figura terza, cioè un personaggio che possa aver traghettato il modo albertiano nella realtà napoletana. E Giuliano, in tal senso, costituisce certo il personaggio più autorevole colui il quale, attraverso le sue realizzazioni, contribuirà alla definitiva affermazione della stagione rinascimentale a Napoli.
Lingua: ItalianoPag. 27-39
Etichette: Architettura, Rinascimento, Rinascimento meridionale, XV secolo, Leon Battista Alberti, Campanile, le teorie architettoniche, rinascimento napoletano, Napoli
Titolo articolo: «Tucto è niente»: l’Alberti ‘buddista’ di Eugenio Garin
Conosciamo il famoso elogio del mendicante tessuto da Alberti nel Momus e l’importanza che Garin attribuiva a questo episodio. In questo breve saggio, ci chiediamo se Garin non abbia visto il vagabondo albertiano come una sorta di ‘hippy’ ante litteram. Partendo da questa ipotesi, ci rendiamo conto che Garin propose una lettura di Alberti che utilizzava vari elementi di filosofia orientale – rendendo il suo Alberti meno distruttivo di quanto si pensi abitualmente. E apprezziamo anche a che punto la lettura di Garin sia legata alle idee di origine orientale che circolavano nel mondo occidentale tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta del Novecento.
Lingua: ItalianoPag. 41-47
Etichette: Eugenio Garin, Leon Battista Alberti, Buddismo, Momus, Oriente, costruzione, edificazione, hippy, lutto, pessimismo, vagabondo, India
Titolo articolo: La «danza» di Luciano di Samosata alla corte aragonese di Napoli
Atanasio Calceopulo, vescovo di Oppido e Gerace nel 1472, tradusse in latino il De saltatione di Luciano su specifica richiesta di Antonello Petrucci, segretario di Ferrante I d’Aragona. Secondo una consuetudine invalsa in età Umanistica, la traduzione, contenuta nel ms. bilingue siglato Par. gr. 3013, venne preceduta da un’epistola di dedica nella quale il traduttore costruì un’argomentazione retorica tesa, in primis, alla difesa di Petrucci, in secondo luogo alla difesa dell’operetta lucianea e, più nello specifico, alla difesa della pantomima in generale, una particolare tipologia di danza comunemente ritenuta lasciva, di cui Luciano trattò nel suo De saltatione. Attraverso l’analisi contenutistica e strutturale dell’epistola di dedica alla traduzione, si potrà contestualizzare il ms. nella temperie della politica culturale alla corte Aragonese, provando a rintracciare le eventuali motivazioni che spinsero il Petrucci a commissionare proprio la traduzione del De saltatione.
Lingua: ItalianoPag. 49-57
Etichette: Danza, Manoscritto, Antonello Petrucci, Atanasio Calceopulo, Luciano di Samosata, cultura Aragonese, epistola dedicatoria, manoscritto bilingue, pantomima,
Titolo articolo: Giovanni Pontano sulla pittura e sulla scultura
Il saggio si concentra sulla critica d’arte dell’umanista Giovanni Pontano, portando alla luce le sue osservazioni raramente investigate sulla pittura e sulla scultura, nonché le sue personali predilezioni per le opere di alcuni illustri pittori e scultori. Nonostante i suoi interessi principali in architettura (vengono in mente la Cappella Pontano e il suo trattato De magnificentia), gli scritti di Pontano offrono un considerevole pensiero e giudizio estetico sulle arti figurative del suo tempo e interpretazioni di aneddoti sugli artisti. Pontano si è anche proposto di definire i singoli generi artistici. In questo senso si affrontano sia il suo rapporto con la teoria dell’arte sia i contatti con Leon Battista Alberti e Luca Pacioli.
Lingua: ItalianoPag. 59-71
Etichette: Arte, Critica d’arte, Pittura, Scultura, Apelles, Donatello, Giovanni Pontano, Leon Battista Alberti, Luca Pacioli, Mantegna, Orazio, teoria d’arte, ut pictura poesis,
Titolo articolo: Appunti per l’edizione critica del De matrimonio di Narciso de Verdun
Il saggio anticipa i risultati di una ricerca che confluirà nell’edizione critica di un manoscritto latino, conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli e attribuito a Narciso de Verduno, cortigiano alla corte aragonese e vescovo di Mileto in Calabria. Il testo tratta la questione se sia possibile il divorzio tra la celebrazione del matrimonium de futuro e quello de praesenti. La risposta, riccamente argomentata con fonti civili e canoniche, è positiva. L’interesse del testo consiste nel precorrere le decisioni del Concilio di Trento che abolisce il matrimonium de futuro.
Lingua: ItalianoPag. 73-82
Etichette: Edizione critica, Filologia, Manoscritto, Narciso de Verduno, Concilio di Trento, De matrimonio,
Titolo articolo: Imitazione ed ecfrasi nelle Vite (1550) dell’artista scrittore Giorgio Vasari
Il saggio si sofferma sulla prima edizione della raccolta biografica edita da Giorgio Vasari all’altezza del 1550 (Firenze, Torrentino). Si analizzano – secondo la tripartizione ipotizzata dall’artista aretino – le tre stagioni dell’arte, puntando in particolar modo l’attenzione sui pittori Giotto, Masaccio, Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio. L’esposizione vasariana per la sua forza espressiva tenta di volta in volta di uguagliare l’opera originale dello scalpello o del pennello, utilizzando tutte le risorse della figura retorica dell’ecfrasi (ekphrasis). In tal modo l’immagine verbale dell’artista scrittore entra in competizione con l’immagine dipinta o scolpita, puntando sull’ambizioso obiettivo di tradurla per mezzo della scrittura.
Pag. 83-96Etichette: Ecfrasi, XVI secolo, Giorgio Vasari, Giotto, Leonardo da Vinci, Masaccio, Raffaello Sanzio, vite di artisti,
Titolo articolo: Il dialogo Sileno di Girolamo Vida (1590)
Il presente saggio si propone di lumeggiare le matrici culturali di fondo della personalità e dell’opera di Girolamo Vida, rappresentante poco noto ma significativo del panorama letterario del tardo Rinascimento, con particolare riferimento al suo dialogo Sileno, pubblicato nel 1590. Del testo sono analizzati, oltre ai contenuti, i legami col genere della trattatistica d’amore, particolarmente fiorente lungo tutto il Cinquecento, e i riferimenti, celati o palesi, alle correnti neoplatoniche, ermetiche e petrarchiste, che Vida è in grado di coniugare armoniosamente, offrendo un’opera pregevole per erudizione e inventiva.
Lingua: ItalianoPag. 97-108
Etichette: Rinascimento, XVI secolo, Girolamo Vida, Sileno, dialogo d’amore, letteratura silenica,
Titolo articolo: L’architettura del mondo. Campanella, Cartesio, Vico
Il saggio analizza la metafora dell’‘architetto del mondo’ in tre autori esemplari per il pensiero filosofico e politico fra Seicento e Settecento: Campanella, Cartesio e Vico. Questa metafora è utilizzata spesso per indagare nuove forme del mondo e, in particolare, della politica. Si cercano soluzioni alla profonda crisi dei saperi medievali, causata dall’umanesimo rinascimentale, e si avverte la necessità di elaborare una diversa idea della realtà, che consenta una inedita prassi politica.
Lingua: ItalianoPag. 109-117
Etichette: Architettura, XVII secolo, XVIII secolo, Cartesio, Giambattista Vico, Tommaso Campanella, architetto del mondo,
Titolo articolo: Vladimiro Zabughin studioso del Fortleben virgiliano e del Rinascimento cristiano in Italia
Il saggio analizza la produzione dello studioso russo Vladimiro Zabughin, puntando l’attenzione soprattutto su due scritti rinascimentali: Virgilio nel Rinascimento italiano da Dante a Torquato Tasso (1921-1923) e Storia del Rinascimento cristiano in Italia (1924). In queste opere, che hanno avuto una scarsa fortuna nella cultura italiana e in quella sovietica (Zabunghin fu autore di un violento pamphlet sulla rivoluzione d’Ottobre), assistiamo alla rivisitazione in chiave cristiana dell’Umanesimo e del Rinascimento attraverso un’operazione critica degna della massima considerazione sotto il profilo sia dell’originalità sia dell’indipendenza di giudizio.
Lingua: ItalianoPag. 121-160
Etichette: Rinascimento, Virgilio, Vladimiro Zabughin,