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Studi novecenteschi | 2011 | N. 2
Anno 2011 – Annata: XXXVIII – N. 2 Mese: luglio-dicembre
A cura di Matteo Munaretto
Titolo articolo: Storia di una parentesi. Pascoli poeta per musica
Il desiderio pascoliano di cimentarsi nel dramma musicale ʻvero genere poetico, tragedia greca modernizzataʼ è seguito nei diversi passi epistolari, specie attraverso gli scambi con Alfredo Caselli, stimato mecenate che media fra il Pascoli e musicisti come Puccini e Luporini. Le prove del poeta sono poco note: tra esse “Il sogno di Rosetta”, debuttato nel 1901 con musica di Mussinelli e musicato una seconda volta da Zandonai, che fa lo stesso per il poemetto epico-lirico “Il Ritorno” – con parallelo tra Odisseo e il poeta che torna a S. Mauro. Molto c’è di incompiuto, del resto scarsa teatralità dell’azione, incapacità di accettare la funzione ancillare del testo rispetto alla musica e una cultura musicale più professorale che posseduta in proprio paiono essere i motivi della mancata riuscita del Pascoli in questi territori.
Lingua: ItalianoPag. 255-316
Etichette: Pascoli Giovanni, poesia, musica, Novecento,
Titolo articolo: Ungaretti e la morte di Dio. Una lettura di “Solitudine”
Analisi, su un testo dell’ “Allegria”, della vocazione religiosa della poesia ungarettiana, quasi tutt’uno con la dimensione di ricerca tanto tipica di Ungaretti. Si tratta di una tensione non pacificata, fino ai tratti drammatici della poesia “Solitudine” presa in esame, nella quale si nota un efficace ribaltamento figurale: i fulmini, carattere della divinità, sono ora dell’uomo, associati con straordinaria sinestesia alle urla lanciate verso il cielo. Lo spazio bianco e la paura che seguono sono spiegate a partire dal titolo: il Dio invocato con veemenza non risponde. La lettura prosegue con rimandi ad altri testi ungarettiani seguendo la traccia della invocazione del poeta, che, all’altezza de “Il dolore” prorompe finalmente in preghiera di lode nel riconoscimento del Cristo, Dio che condivide la sofferenza umana.
Lingua: ItalianoPag. 317-328
Etichette: Ungaretti Giuseppe, poesia, Novecento, Allegria,
Titolo articolo: ʻAvere una tradizione è meno che nulla, è solo cercandola che si può viverlaʼ: Pavese e la scoperta dei dialetti italiani attraverso la traduzione degli americani
Lo studio vuol evidenziare come la traduzione degli amati scrittori americani da parte di Pavese, nonché la sua costante riflessione sopra questa attività, abbia avuto una decisiva importanza nella formazione dello stile pavesiano. Pavese tradusse gli americani proprio nella convinzione che di lì solo avrebbe potuto ricavare i caratteri che ambiva imprimere alla propria scrittura, in modo cioè che il dialetto, da colore locale, assumesse il ruolo dello slang americano: linguaggio comprensibile da tutti, popolare, dell’uomo vivo. Il saggio mostra il percorso pavesiano di conquista di tale qualità, dagli inserti lessicali di piemontese in “Ciau Masino” alla lingua di “Lavorare stanca” in cui il dialetto è assimilato nella strutturazione delle frasi, si fa sintassi, coi tratti tipici di un registro vicino al parlato.
Lingua: ItalianoPag. 329-338
Etichette: Pavese Cesare, Narrativa, Traduzione, Novecento, Letteratura americana,
Titolo articolo: Preghiera alla poesia. Vittorio Sereni lettore di Antonia Pozzi
Lo studio approfondisce il rapporto tra Sereni e la Pozzi, a partire da un confronto tra “Preghiera alla poesia”, già nella prima edizione di “Parole” (1939), e un testo del ’44 recuperato tra le carte sereniane (pubblicato sul numero 81 di “Studi novecenteschi”) con lo stesso titolo di quello della Pozzi, poi incluso, molto mutato, in “Diario d’Algeria”. I contatti retorico-lessicali – il vocativo alla poesia come voce intima dell’io e la relazione che essa ha con l’anima o il cuore – sono il punto di partenza per una ricostruzione del clima in cui si formarono i due amici: la giovinezza come condizione esistenziale e categoria estetica, la disposizione diaristica della poesia, fino al cortocircuito tra poesia e vita. Quest’ultimo però è il limite che li separa: all’effusione trepida e alla storia di un’anima, forza ma anche ʻrischioʼ della Pozzi, Sereni preferirà un’altra strada.
Lingua: ItalianoPag. 339-356
Etichette: Sereni Vittorio, Pozzi Antonia, poesia, Novecento,
Titolo articolo: “Appunti partigiani”: origini e metamorfosi del paesaggio fenogliano
Si mettono in rapporto gli “Appunti Partigiani” (tre taccuini del 1946 scoperti solo nel 1994 e pubblicati da Isella nel 2001) con le opere maggiori di Fenoglio, rintracciando in essi la genesi di quel ruolo che l’autore affida al paesaggio nei propri testi, e del modo peculiare di raccontarlo. Già negli “Appunti” infatti la Langa è un paesaggio assimilato per la via fisica dei passi e dei sensi dei partigiani che vi combattono e la sua ostilità è un invito alla lotta. L’articolazione spaziale dei fatti è fra i principali gangli della metodologia narrativa, della strutturazione del racconto. Qui però i luoghi mantengono spessore onomastico mentre poi assumono il valore ideale di una nuova patria che vale il sacrificio della resistenza, e la scrittura si allarga a echi dai testi sacri ai poemi omerici alla letteratura anglo-americana.
Lingua: ItalianoPag. 357-374
Etichette: Fenoglio Beppe, Appunti partigiani, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: Capre, anatre, ragni: come ti disturbo il lettore. Calvino e l’umorismo ʻlibrarioʼ nel “Visconte dimezzato” e nel “Barone rampante”
In entrambi i romanzi di Calvino compaiono episodi in cui talune creature animali impediscono la lettura di testi letterari da parte del personaggio. L’autore inscena, tra parodia e umorismo, un gioco di rovesciamenti con le fonti: nel “Visconte” la Pamela è controfigura perfetta dell’omonima protagonista dell’omonima opera di Richardson, e infine rigetto del romanzo moralistico inglese tout court per esigenza di leggerezza e più autentica moralità. Nel “Barone” la lettura onnivora dell’ex brigante è stigmatizzazione di una passione grottesca inutile vuota che produce unicamente un allontanamento dalla vita. Gli animali, oltre ad essere autoironico riferimento a molte delle proprie pubblicazioni, sono nelle mani di Calvino lo strumento narrativo per il disvelamento dell’ipocrisia, per la ʻdecomposizioneʼ delle vicende e pertanto per il realizzarsi del vero umorismo.
Lingua: ItalianoPag. 375-392
Etichette: Calvino Italo, Narrativa, Novecento, Il barone rampante, Il visconte dimezzato,
Titolo articolo: La geometria delle passioni. Rappresentazione e racconto nel “Cuore borghese” di Francesca Sanvitale
Definite le due modalità di racconto nel “Cuore Borghese” (1972) della Sanvitale, lo studio ne mostra la presenza fondante e attiva a ogni livello, dalle coordinate spazio-temporali alla caratterizzazione dei personaggi. Le due tendenze sono raffigurate da Apollo e Dioniso, nell’excursus mitologico iniziale: Apollo rappresenta la distanza, l’ottica oggettiva e analitica, la separatezza (insieme rifugio e prigione) da ogni rapporto con il mondo. È il polo della geometria, del cerchio protetto, degli spazi interni e di un tempo anch’esso chiuso, che arretra nel ricordo, ma senza contatto significante con il reale. Dioniso è invece figura della compromissione vitale con l’umano, l’esterno, lo slancio verso una possibile avventura, una gioia, come nel capitolo della visita a san Pietro. Ma lo slancio è illusorio, l’unica prospettiva resta una visione di irrelati oggetti e irrelate vite.
Lingua: ItalianoPag. 393-436
Etichette: Sanvitale Francesca, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: Il narratore inattendibile. I romanzi ?disastrati? di J.R. Wilcock
Dell’italianizzato scrittore argentino si sottolinea la costante stilistico-narratologica: un decostruzionismo verbale – rottura del nesso semantico lemma-referente comunicativo, automatismi, spezzoni di parlato, equivoci sistematici, lapsus, straniamento lessicale, registro basso – si accompagna a trame esilissime e personaggi privi di approfondimento psicologico quando non a puzzle narrativi dai contenuti irrelati o contraddittori, in sinergia con l’utilizzo del mostruoso e del fantastico. Considerando i romanzi maggiori – “Il Caos” (1960), “Il tempio etrusco” (1973), “L’ingegnere” (1975), “Frau Teleprocu” (1976) – si sostiene comunque che lo sperimentalismo di Wilcock resti temperato rispetto alle coeve esperienze letterarie (Gruppo ’63) e sia funzionale alla trascrizione nichilista della moderna società italiana del dopoguerra, cioè della sua totale decadenza morale e culturale.
Lingua: ItalianoPag. 437-474
Etichette: Wilcock, Narrativa, Novecento, Decostruzionismo,
Titolo articolo: La giostra senza ordine del tempo. Memoria, struttura e tematiche in “Piccoli equivoci senza importanza” di Antonio Tabucchi
Passando in rassegna i racconti di “Piccoli equivoci senza importanza”, il saggio intende stabilire alcune ricorrenze tematico-strutturali che attraversando il libro gli conferiscono un’unità coincidente, in sostanza, con la prospettiva con cui Tabucchi guarda all’esistenza: una trama di cui non si riesce a comprendere il disegno, un intersecarsi di fatti anche minimi – i piccoli equivoci del titolo – circostanze che sembrano affacciarsi su un grande enigma irresoluto. Di questo mistero fa parte un vago quanto radicale senso di colpa avvertito dai personaggi: esso fonde insieme l’incapacità di comprensione dei casi della vita e l’impossibilità di cambiare ciò che è avvenuto. Di qui l’onnipresenza della memoria nei diversi racconti, filo che li cuce tutti. L’affiorare del passato è continuo ed è una sorta di rebus per la ragione, alla quale non resta che cedere talvolta al sogno.
Lingua: ItalianoPag. 475-492
Etichette: Tabucchi Antonio, Piccoli equivoci senza importanza, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: “Se il tempo è matto” di Luigi Ballerini
Descrizione, specialmente linguistica, della raccolta di Luigi Ballerini “Se il tempo è matto” (Mondadori, 2010), da assegnare alla serie di voci contemporanee che puntano sulla – peraltro ormai di vecchia data – perdita di ogni centro da cui guardare il mondo e sparizione del soggetto, qui sostituito da un vero e proprio formicolìo disorganico, con evidenti intenti parodico-dissacranti, di tessere o pezze linguistiche della più svariata provenienza, dalla letteratura (con citazioni da Dante, Cavalcanti, Manzoni, Foscolo, Pascoli, Montale), agli slogan pubblicitari, ai riecheggiamenti spesso stravolti di detti popolari e più in genere giochi di linguaggio che sfiorano il non-senso. Senza fili che tengano poi l’insieme di questa alla fine desolata lingua, se ne trae lo sconcerto della nota nevrosi postmoderna.
Lingua: ItalianoPag. 493-502
Etichette: Ballerini Luigi, Poesia, Novecento,
Titolo articolo: Una pioggia di primi versi. Su alcune morfologie balleriniane
L’articolo fa seguito a quello di Elisabetta Graziosi dedicato, su questo stesso numero di “Studi novecenteschi”, alla raccolta di Ballerini, “Se il tempo è matto”. Colangelo riconduce il formicolare linguistico là descritto ad un atteggiamento di residua e ultima difesa, forse, nei confronti dell’abnorme invasione del già detto che copre e inibisce ogni comunicazione. Di questo stato la frammentaria registrazione balleriniana sarebbe insieme una mimesi e un tentativo di mantenere comunque in vita le cose fatte a brandelli dal linguaggio mediatico ipertrofico e desolante. Ciò è evidente anche nella versificazione, sugli esempi di Pagliarani, in parte Sanguineti e la Rosselli: si tratta di blocchi ritmici che se pure tendono alla dismisura, al non-verso, d’altro lato inglobano impulsi di agglutinazione e continuità che appunto non distruggono i principi elementari del ritmo.
Lingua: ItalianoPag. 503-512
Etichette: Ballerini Luigi, Se il tempo è matto, Poesia, Metrica, Novecento,
Titolo articolo: Al di là del romanzo / dentro il romanzo. “Signore delle lacrime” di Antonio Franchini
Nel romanzo di Franchini la mescolanza di registri, il comico di fatti quotidiani e banali e il tragico-sublime del tema della morte, si riflette in quella dei generi: “Signore delle lacrime” (Marsilio, 2010) è incrocio di narrazione e meditazione, resoconto autobiografico di un viaggio in India e distillato delle grandi questioni dell’esistenza, come lascito ai propri figli. Così per un’altra caratteristica forma e sostanza si riflettono a vicenda, ed è un connubio di limpidità e profondità, sul modello dei classici. Consapevole delle iperletterarie disgregazioni postmoderne Franchini sa superarle ritrovando tra di esse l’uomo, vero oggetto della letteratura e del suo fine testimoniale, proclamato e perseguito con vigore; sa parlare della fragilità umana con una pietas autentica, basso continuo su cui si eleva la nota, alta e decisiva, della possibilità reale della felicità.
Lingua: ItalianoPag. 513-524
Etichette: Franchini Antonio, Signore delle lacrime, Narrativa, Duemila,
Titolo libro/articolo recensito: L’Italia rinunzia? (1944: il Meridione e il Paese di fronte alla grande catastrofe
A cura di: Mario Isneghi
Edizioni: Donzelli, Roma – 2011
Lingua: Italiano
Pag. 527-529
Recensore/i: Armando Balduino
Etichette: Italia, Guerra, Novecento,
Titolo libro/articolo recensito: Giochi di Dioniso. Sette composizioni musicali su testi di Andrea Zanzotto
Edizioni: Canova, Treviso – 2010
Lingua: Italiano
Pag. 529-532
Recensore/i: Armando Balduino
Etichette: ZAnzotto Andrea, Poesia, Novecento, Musica,
Titolo libro/articolo recensito: Le poète sans visage – Sur les traces du symboliste A.J. Sinadino (1876-1956)
Edizioni: PUPS, Paris – 2008
Lingua: Italiano
Pag. 532-535
Recensore/i: Francesco Targhetta
Etichette: Poesia, Novecento,