Le riviste sostenitrici
Studi medievali e umanistici | 2015 | N. 13
Anno 2015 – Annata: XIII – N. 13
A cura di Alessandra Tramontana
Titolo articolo: L’ultimo tempo della ‘meditatio historiae’. Per la vicenda redazionale del terzo ‘Triumphus Fame’ del Petrarca
La complessa vicenda redazionale del “Triumphus Fame” di Petrarca è rimessa in discussione alla luce della scoperta di Weiss nel 1950 di un abbozzo non autografo del terzo capitolo (British Library, ms. Harley 3264), diverso rispetto alla vulgata e da lui ricondotto a una fase più tarda. Gli studi successivi, di cui qui si dà conto, non sono univoci nel collocare cronologicamente l’abbozzo harleiano. Partendo dalla situazione redazionale testimoniata dagli apografi, la Malta, attraverso l’indagine del composito materiale petrarchesco relativo ai “Triumphi”, analizza filologicamente i rapporti tra vulgata (“Tr. Fame” III) e testo harleiano (“Tr. Fame” IIa) e documenta la stesura seriore di quest’ultimo. Anche elementi storico-culturali confermano tale ricostruzione. Soprattutto nell’ambito della cornice trionfale degli storici è possibile rintracciare nell’inedito Weiss lezioni innovative in linea con la riflessione storiografica degli ultimi anni petrarcheschi. Durante i quali, superata la tesi della centralità del mondo romano, andava definendosi una prospettiva cristiana, confermata in “Tr. Fame” IIa pure dall’introduzione tra i poeti della figura di David, cantore senza corona.
Lingua: ItalianoPag. 9-113
Etichette: Petrarca Francesco, Triumphi, Poesia, Trecento, British Library, Filologia, Umanesinmo, Italia,
Titolo articolo: Epigrafia antica e ideologia politica nell’Italia del Quattrocento
Già durante il Trecento accanto alla riscoperta degli ‘auctores’, anche lo studio delle epigrafi classiche diventa strumento di legittimazione municipale e identificazione culturale. Nel secolo successivo il fenomeno assume proporzioni più ampie e la più consapevole interpretazione dei documenti epigrafici diventa spesso supporto del potere politico. A questo scopo vengono organizzate pubbliche raccolte di epigrafi da parte dei signori finalizzate ad autocelebrazioni e anche gli storiografi non esitano a servirsi di tali documenti, non di rado per esigenze di propaganda, piegandoli a fraintendimenti, anche volontari. In particolare attraverso i ‘tituli’ si tenta di risalire all’antico nome romano dei luoghi, come emerge, ad esempio, dall’ “Itinerarium” di Ciriaco d’Ancona e ai fondatori delle città, come farà Pierio Valeriano per Belluno. Anche la rivendicazione di illustri cittadini di età romana alle città è supportata dalle epigrafi, come attestano le controversie umanistiche relative a Plinio, Livio, Persio, Vitruvio. Infine l’uso, spesso improprio, del nome di Cesare nelle epigrafi diventa strumento di attestazione da parte delle città di una consolidata ‘romanitas’.
Lingua: ItalianoPag. 115-156
Etichette: Trecento, Quattrocento, Ideologia, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Nella biblioteca di Angelo Colocci: libri già noti e nuove identificazioni
La ricca e preziosa raccolta libraria di Angelo Colocci confluisce tra il 1549 e il 1602 nella Biblioteca Apostolica Vaticana; sia i manoscritti che gli stampati sono collocati in fondi diversi e gli inventari oggi a nostra disposizione per l’identificazione dei libri, per quanto di grande utilità, non forniscono un quadro unitario sulla reale consistenza del patrimonio librario colocciano. Dopo un rapido ‘excursus’ sullo stato attuale degli studi, la studiosa dà conto dei risultati della sua ricerca che le ha consentito di rintracciare nuovi pezzi riconducibili alla biblioteca dell’umanista. In particolare elenca quarantaquattro libri manoscritti (cui vanno aggiunte due stampe), conservati nei fondi Reginense latino e Vaticano latino della Vaticana; di essi trentuno erano fin qui ignoti. Di ciascuno si dà il contenuto e una descrizione codicologica cui segue la bibliografia; vengono pure segnalati i fogli con passi autografi del Colocci ed eventuale corrispondenza con gli ‘item’ degli inventari conosciuti. Ne deriva il quadro di una biblioteca che rispecchia interessi variegati, riconducibili ad autori antichi, tardo antichi, medievali e moderni e abbraccia diverse discipline.
Lingua: ItalianoPag. 157-96
Etichette: Colocci Angelo, Quattrocento, Biblioteca, Manoscritto, Biblioteca Apostolica Vaticana, Umanesimo, Roma,
Titolo articolo: Pietro Corsi e l’ecloga “Erasmus”
Della produzione dell’umanista Pietro Corsi, letterato romano ben inserito nei circoli culturali e curiali dell’Urbe, poco fin qui si è studiato. Desta curiosità, in particolare, un opuscolo dal titolo “P. Cursii Ecloga que Erasmus inscribitur”, stampato nel 1513, che parrebbe naturale legare alla contesa con Erasmo da Rotterdam di cui tra 1534 e 1535 Corsi fu protagonista. Preceduta da una lettera a Bernardo Dovizi da Bibbiena, qui pubblicata con altri documenti, e accompagnata da carmi di diversi autori in lode di Corsi, l’egloga verte sulla morte di ‘Erasmus’, sullo sfondo della guerra intrapresa da papa Giulio II contro i francesi. Non il famoso umanista olandese, dunque, allora vivo e residente in Inghilterra, è l’ ‘Erasmus’ dei versi, bensì, come si deduce dalla lettera al Bibbiena, il segretario personale di Giulio II, mecenate prematuramente scomparso. Un’analitica lettura critica dell’ecloga, assieme a quella di altre due precedenti operette di Corsi, consente alla studiosa d’individuare dietro il nome fittizio ‘Erasmus’ Sigismondo de’Conti, segretario politico di Giulio II, il cui profilo (oltre alla data della sua morte) coincide appieno con quello delineato nell’ecloga.
Lingua: ItalianoPag. 197-237
Etichette: Corsi Pietro, P. Cursii Ecloga que Erasmus inscribitur, Poesia, Quattrocento, Stampa, Mecenatismo, Umanesimo, Roma,
Titolo articolo: Agostino Sottili e Petrarca
Viene in questa sede riproposto il testo della presentazione del volume di Agostino Sottili (“Scritti petrarcheschi”, a cura di F. Della Schiava, A. De Patto, C.M. Monti, Roma-Padova 2015), che ha avuto luogo nel dicembre 2015 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si ripercorre la linea degli studi di Sottili su Petrarca, avviati sotto il magistero di Giuseppe Billanovich, che hanno fortemente improntato l’intera produzione scientifica dello studioso. Il lavoro di catalogazione dei manoscritti petrarcheschi conservati in Germania, avviato dopo la laurea, ha infatti aperto innovative prospettive di ricerca soprattutto sul versante dei rapporti tra gli ambienti culturali tedeschi e l’umanesimo italiano. I testi del Petrarca conservati in Germania diventano così strumenti per una lettura ad ampio raggio dei contatti tra i due paesi tra il Trecento e il Quattrocento e disegnano la “parabola ascendente e discendente della fortuna di Petrarca in Germania”. In tale prospettiva va letto pure lo studio (e la pubblicazione) di inediti umanistici: l’obiettivo era sempre la rifunzionalizzazione del documento sul piano storiografico e culturale ‘lato sensu’.
Lingua: ItalianoPag. 241-52
Etichette: Sottili Agostino, Scritti petrarcheschi, Prosa, Trecento, Quattrocento, Duemila, Biblioteca, Manoscritto, Umanesimo, Germania, Italia,
Titolo articolo: In ricordo di Simona Mercuri
Il saggio è un omaggio alla studiosa Simona Mercuri, prematuramente scomparsa. Ne viene ripercorsa la densa attività scientifica che l’ha vista operativa soprattutto sul versante dello studio della Firenze laurenziana. A Poliziano, infatti, ha dedicato l’indagine sui “Latini” (venti componimenti in redazione latina e volgare), che ha pubblicato in ed. critica, al pari di tre lettere, anch’esse in duplice versione linguistica, contenute nello stesso manoscritto fiorentino Magl. VIII 1397, che attestano l’esercizio del ‘componere epistolas’. Originali pure gli esiti delle ricerche su Bartolomeo Fonzio, di cui ha curato criticamente tre prolusioni, corredate di ampio commento. Di Fonzio la studiosa ha pure recuperato un postillato, ha definito le coordinate della biblioteca ideale e reale, ha studiato la produzione poetica e il materiale relativo agli studi su Persio: tutti filoni di ricerca confluiti in saggi critici innovativi. Altri percorsi di studio riguardano la produzione poetica di Giovanni Pico della Mirandola, piuttosto complessa sul piano testuale, che la Mercuri progettava di pubblicare, e Machiavelli, su cui non ha esitato a ridiscutere risultati che parevano acquisiti.
Lingua: ItalianoPag. 253-65
Etichette: Mercuri Simona, Studi critici, Quattrocento, Duemila, Poliziano Angelo, Fonzio Bartolomeo, Pico della Mirandola Giovanni, Machiavelli Niccolò, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Escerti galenici nella biblioteca di Teodoro Gaza
Oggetto del saggio è il manoscritto di Parigi, Bibl. nat. de France, gr. 2283, contenente ‘excerpta’ di testi galenici. Lo studioso vi riconosce la mano del bizantino Teodoro Gaza (attraverso l’osservazione di forme e legature peculiari della sua mano corsiva, già altrove attestate) e dunque riconduce la stesura del codice, da Omont datato al secolo XVI, al Quattrocento. In particolare si sofferma sull’esame delle numerose annotazioni marginali, e riscontra sia nel testo, sia nei ‘notabilia’ un frequente uso del latino, finalizzato a evidenziare peculiari nessi e vocaboli galenici e a esplicitare sottintesi. Il codice fu probabilmente vergato a Roma, quando Gaza poteva avere a disposizione volumi di materiale medico, circolanti nell’ambiente del cardinale Bessarione.
Lingua: ItalianoPag. 267-73
Etichette: Gaza Teodoro, Prosa, Quattrocento, Galeno, Manoscritto, Biblioteca, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: ‘Nuove’ carte Michelozzi
Il corposo materiale relativo alle epistole dei segretari fiorentini Francesco Gaddi e Niccolò Michelozzi e dei loro ‘familiares’, rimasto coeso fino alla fine del Settecento, andò poi disperso, fino ad essere acquisito in buona parte e in diversi momenti dalla Biblioteca Nazionale di Firenze, costituendo il fondo Ginori Conti. Emerge adesso dal Fondo Autografi e documenti Patetta della Biblioteca Apostolica Vaticana un’altra sezione di quel ricco archivio. In particolare in una cartellina intitolata a Bernardo Michelozzi, conservata in un faldone non ancora recensito, si trovano brevi testi in formato di bozza che potrebbero far luce sul personaggio e l’ambiente fiorentino e romano della seconda metà del Quattrocento con cui egli ebbe contatti. In particolare brogliacci di lettere da Michelozzi inviate a Napoli a Francesco Pucci, presenti all’interno di questo ‘corpus’, aprono prospettive di ricerca che la studiosa intende perseguire.
Lingua: ItalianoPag. 273-78
Etichette: Michelozzi Bernardo, Pucci Francesco, Epistolario, Quattrocento, Manoscritto, Biblioteca Apostolica Vaticana, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: La soluzione di un ‘enigma cretese’. Marco Musuro e il Par. gr. 2649
Lo studioso prende le mosse da tre unità codicologiche [Bibl. Apost. Vaticana. gr. 1336, ff. 199-206; San Lorenzo de El Escorial, Real Biblioteca del Monasterio, X.IV.18 (413); Modena, Bibl. Estense Universitaria, alpha.U.9.11 (63)] che, probabilmente trascritte a Creta, sembrano costituire la più antica attestazione dell’attività di copista di Marco Musuro. Tra gli indizi, dallo studioso analiticamente passati al vaglio, che spingono a ricondurre le tre unità alla formazione cretese del bizantino, pure la sottoscrizione di uno scriba che nel secondo e terzo codice si firma ‘Markos- Markos M.’. A sciogliere le riserve sull’identificazione di tale mano con quella del giovane Musuro viene ora in soccorso il ms. Par. gr. 2649, appartenuto a Giano Lascari e vergato da quattro mani, tutte identificabili tranne una: il cosiddetto ‘Anonymus Vindobonensis’, Aristobulo Apostolio e lo stesso Musuro, che trascrisse la seconda unità a Firenze tra estate 1492 e 1494/95. La scrittura maiuscola di alcuni titoli con varianti antiquarie qui riscontrabile riconduce infatti a quella dei codici cretesi, confermando così l’identità del copista.
Lingua: ItalianoPag. 278-294
Etichette: Musuro Marco, Quattrocento, Manoscritto, Copista, Scrittura, Umanesimo, Creta, Firenze,
Titolo articolo: Problemi di metodo a proposito di una recente edizione polizianea
Si affrontano problemi di metodo emersi dall’analisi dell’edizione di cinque prolusioni accademiche di Poliziano, cui manca un’utile traduzione (A. Poliziano, “Praelectiones.2”, a cura di G. Zollino, Firenze 2016). Dell’edizione moderna di due di queste prolusioni la curatrice si serve senza mai citarle, di contro non tiene conto di contributi recenti, inficiando in partenza la prospettiva storico-culturale, cui resta estraneo il più recente dibattito critico. Attraverso un’argomentata serie di rilievi su varie questioni la Megna sottolinea, poi, come la Zollino abbia “oltre a scarsa dimestichezza con gli autori bizantini, poca conoscenza degli strumenti e del metodo di lavoro dello stesso Poliziano”. Discutibili appaiono pure i criteri editoriali adottati: alla già denunziata assenza del ricorso dichiarato alle edizioni moderne (da cui però si attingono con disinvoltura emendazioni e apparato di fonti) si contrappone un uso ipertrofico, a partire dall’aldina (1498), delle stampe antiche, le cui lezioni erronee ingolfano l’apparato critico, ove sono relegate pure lezioni corrette. Il giudizio della Megna sul volume è condiviso da J. De Keyser (“Medioevo greco”, 17, 2017,pp.431-33).
Lingua: ItalianoPag. 297-312
Etichette: Zollino Giorgia, Poliziano Angelo, Prosa, Quattrocento, Stampa, Edizione critica, Umanesimo, Italia,