Le riviste sostenitrici
Studi medievali e umanistici | 2012 | N. 10
Anno 2012 – Annata: x – N. 10
A cura di Alessandra Tramontana
Titolo articolo: Petrarca e la poetica dell’ ‘incultum’
Il corposo contributo, diviso in tre sezioni, indaga una peculiare sfera della poetica del Petrarca, ravvisabile nei “Salmi”, quella dell’ ‘incultum’. Fera affronta innanzitutto il problema del titolo del fortunato opuscolo petrarchesco, tradizionalmente conosciuto come “Psalmi penitentiales”, e lo risolve alla luce di un gruppo di mss. che tramandano il testo e della “Senile” X 1, 132-33: è “Psalmi mei VII” il titolo originale, con evidente rinvio al ‘genere’ davidico, e in perfetta sintonia con il “Secretum meum” e il “Bucolicum carmen meum”, realizzati negli stessi anni. Dopo aver sottolineato come nell’opera di Petrarca operino diverse categorie dell’ ‘incultum’, lo studioso delinea gli specifici connotati di tale poetica all’interno dei “Salmi”. Allo scopo di definire un modello che riproponga la ‘facies’ scarna ma densa di suggestioni della Scrittura, e dunque rinunziando tra l’altro alla sua consueta tecnica di ‘imitatio’ (il modello va in questo caso riproposto ‘ in toto’, trattandosi del ‘verbum’ di Dio), Petrarca costruisce un innovativo codice stilistico, depurato nelle intenzioni dal classicismo e proiettato verso le ‘sacrae litterae’.
Lingua: ItalianoPag. 9-87
Etichette: Petrarca Francesco, Psalmi mei VII, Prosa, Trecento, Titolo, Poetica, Medioevo, Italia,
Titolo articolo: Forme greche e latine nella terminologia retorica di Rutilio e Aquila
Attraverso un’indagine sui testimoni, per lo più umanistici, che tramandano i trattati di Aquila Romano e Rutilio Lupo, e di cui viene fornito un elenco, Rollo analizza i lemmi retorici delle due operette, sempre traslitterati in latino, ma senza adattamenti fonetici o morfologici. Costituisce un’importante eccezione il ms. Casanat. 1086, l’unico di epoca medievale, che presenta quasi tutti i lemmi dell’estratto di Aquila in lettere greche. In origine, pertanto, tali forme dovevano essere in greco, mentre l’attuale ‘facies’ latina dei mss. umanistici è frutto di modifiche sempre più massicce, che determinarono alla fine una trasposizione alfabetica pressoché integrale e spesso densa, com’è ovvio, di fraintendimenti ed errori di traslitterazione. L’analisi minuta dei testimoni consente a Rollo di fotografare pure tentativi di restauro di parole greche nei cdd. umanistici latini di Rutilio e Aquila. In particolare lo studioso rintraccia nel Laur. Strozzi 42, utilizzato da Giorgio Antonio Vespucci, la mano di Costantino Lascari, cui probabilmente si deve un’accurata revisione testuale dei due opuscoli, a ulteriore comprova del suo soggiorno fiorentino e dei rapporti con l’umanista.
Lingua: ItalianoPag. 89- 129
Etichette: Romano Aquila, Lupo Rutilio, De figuris, Trattato, Trecento, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: The Latin Translation of Prodicus’s Tale of Hercules from Xenophon’s “Memorabilia” by Sassolo da Prato
Il saggio è dedicato alla traduzione latina di Sassolo da Prato della “Fabula Prodici” su Eracle, tramandata da Senofonte (“Mem.” 2.1. 21-33). L’edizione critica di essa e della lettera di dedica ad Alessandro Gonzaga è preceduta da una sezione nella quale viene ricostruito il contesto storico-culturale che ha fatto da sfondo all’operazione (quello della corte umanistica dei Gonzaga), la data di composizione (il 1441), il probabile ms. greco utilizzato dall’umanista per la sua versione. L’analisi dettagliata dei testimoni che hanno tramandato la fortunata traduzione di Sassolo, consente poi di individuare nuovi rapporti, soprattutto in relazione al Reg. lat. 1388 e al ms. B.P.1099 della Bibl. Civica di Padova. Della circolazione dell’opuscolo e del rapporto tra i testimoni si dà conto nello ‘stemma codicum’. Segue un’indagine comparativa tra la traduzione della “Fabula Prodici” di Sassolo e quella di Bessarione, edita in Appendice. Attraverso opportuni esempi sono soprattutto le differenze di stile a risaltare: alla patina classicheggiante del latino di Sassolo si contrappone una prosa affaticata e povera, che denuncia la scarsa dimestichezza con il latino da parte del bizantino.
Lingua: InglesePag. 131-210
Etichette: Senofonte, Fabula Prodici, Trattato, Quattrocento, Traduzione, Edizione critica, Umanesimo, Mantova,
Titolo articolo: Manuscripts of Catullus, Tibullus and Propertius in the Library of the Aragonese Kings in Naples
La biblioteca degli Aragonesi a Napoli fu fondata da Alfonso I e via via soggetta ad ampliamento fino al 1501, anno in cui il patrimonio librario fu disperso. Molto di tale materiale è conservato alla Bibl. nat. de France, ma parecchi sono pure gli esemplari presenti in altre biblioteche europee. Attraverso indizi interni di alcuni cdd. presi in esame (stemmi o altri emblemi del casato, annotazioni riconducibili alla biblioteca reale), e soprattutto grazie a inventari e documenti dell’epoca, Kiss riesce a identificare un gruppo di mss. superstiti. La sua ricerca riguarda i cdd. di Catullo, Tibullo e Properzio, la cui tradizione testuale nell’umanesimo fu soggetta a contaminazioni in centri di produzione culturale come la corte aragonese. In particolare lo studioso trae utili elementi da una lettera del 31 maggio 1453, scritta per conto di Alfonso I a un emissario della corte a Venezia; dall’inventario del 19 gennaio 1481 relativo a libri e gioielli impegnati da Ferrante I; dalla copia di un elenco di libri della bibl. aragonese redatto per Lorenzo de’ Medici; infine da un parziale inventario dei libri lasciati dal duca di Calabria al Monastero di San Miguel de los Reyes a Valencia.
Lingua: InglesePag. 211-231
Etichette: Catullo, Tibullo, Properzio, Poesia, Quattrocento, Biblioteca, Manoscritto, Umanesimo, Napoli,
Titolo articolo: Gli excerpta polizianei da Galeno negli appunti di viaggio del 1491
Quando Poliziano nell’estate del 1491 si trovava a Bologna, impegnato a rintracciare nuovi volumi per la biblioteca di Lorenzo de’ Medici, si imbattè in un ms. greco di Galeno, appartenuto al bizantino Lianoro Lianori, di cui oggi non resta più traccia. Il contenuto e la ‘facies’ di tale cd. può tuttavia ricostruirsi grazie a una densa serie di ‘excerpta’ che Poliziano trasse dal ms. di Lianoro (oggi essi costituiscono i ff. 72r-75v del ms. CLM 807 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco) e che resta l’unica attestazione superstite di esso. Il Poliziano in questa occasione poteva accedere per la prima volta al “Protreptico” e al trattato “Quod animi mores corporis temperamenta sequantur”, ma in assenza del titolo del secondo opuscolo nel ms. da cui leggeva, ipotizzava di trovarsi di fronte al solo “Protreptico”, scambiando il “Quod animi mores” per il ‘secundus liber’ del primo trattato. A un analitico prospetto dei temi degli opuscoli del medico greco selezionati da Poliziano, Daneloni fa seguire l’edizione integrale degli ‘excerpta’ dell’umanista, nella quale sviste, varianti e vocaboli greci con anomale accentazioni vengono mantenuti nel rispetto della ‘lectio’ polizianea.
Lingua: ItalianoPag. 233-252
Etichette: Poliziano Angelo, Galeno, Protreptico, Quod animi mores corporis temperamenta sequantur, Trattato, Quattrocento, Manoscritto, Edizione critica, Umanesimo, Bologna,
A cura di: Leopoldo Gamberale, Mario De Nonno, Carlo Di Giovine, Marina Passalacqua
Edizioni: Edizioni di Storia e Letteratura, Roma – 2012
Lingua: Italiano
Pag. 255-277
Recensore/i: Michele Feo
Etichette: Mariotti Scevola, Studia humanitatis, Novecento, Filologia, Italia,
Titolo articolo: Leonzio Pilato copista e ‘filologo’: a proposito di un esametro dell’ “Odissea” marciana
Non è ancora possibile dare concretezza alla questione della provenienza del testo greco tramandato da due codici marciani (Marc. gr. IX 2 e Marc. gr. IX 29), autografi di Leonzio Pilato e rispettivamente contenenti l’ “Iliade” e l’ “Odissea”. Tuttavia certe peculiarità testuali soprattutto del secondo codice (=V) consentono di avanzare delle ipotesi su un singolare approccio all’opera omerica da parte di Leonzio, il quale, al di là del consueto ruolo di copista, traduttore e commentatore, appare qua e là pure nelle vesti di ‘filologo creativo’. Viene a questo proposito illustrato il caso in cui, di fronte a un’omissione di quattro versi presente in V, il bizantino elabora un esametro. Di esso la Mangraviti, analizzando i singoli elementi, dimostra la laboriosa e imperfetta composizione, che rivela l’imperizia di Leonzio come versificatore.
Lingua: ItalianoPag. 279-289
Etichette: Pilato Leonzio, Odissea, Poesia, Trecento, Manoscritto, Traduzione, Filologia, Italia,
Titolo articolo: Un nuevo manuscrito del taller de Vespasiano da Bisticci
Una nota presente nel ms. 64 della Biblioteca Universitaria di Salamanca, contenente opere di umanisti (Giannozzo Manetti, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Francesco Filelfo, Leonardo Giustiniani e Andrea Giuliano), consente alla Manzano di attestarne la provenienza. Su un foglio pergamenaceo incollato si legge infatti: “Vespasianus librarius florentinus fecit fieri”. Dunque il codice fu allestito a metà del secolo XV nell’officina di Vespasiano da Bisticci e, pur in assenza di elementi documentari, anche di carattere paleografico, potrebbe aver fatto parte della biblioteca di Joan Margarit i Pau, diplomatico formatosi nei centri umanistici italiani, al quale si sa di certo che appartenne pure il ms. Salm. 2586.
Lingua: SpagnoloPag. 289-291
Etichette: Quattrocento, Manoscritto, Biblioteca, Umanesimo, Firenze, Spagna,
Titolo articolo: Patria e nomi di Pontico Virunio
L’analisi di documenti notarili assieme a quella di numerose attestazioni autografe dell’umanista Pontico Virunio, permettono di documentare da una parte la sua origine milanese (la si ricava da due rogiti entrambi datati 19 gennaio 1508), dall’altra l’elezione della città di Belluno come patria adottiva. In particolare dalla lettura dell’autografo B 3476 della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna e di alcune stampe da lui allestite è possibile ricavare come a partire dal 1501 l’umanista aggiunga al proprio nome ‘Ponticus’ l’attestazione toponimica ‘Virunius’. Tale ‘habitus’ si riscontrerà con costanza in tutti i successivi documenti a lui relativi, frutto di una precisa strategia i cui contorni non sono ancora del tutto chiari.
Lingua: ItalianoPag. 292-296
Etichette: Virunio Pontico, Quattrocento, Manoscritto, Stampa, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Due fossili di elegie del Sannazaro
Nel ms. Vindob. 9477 (=W), silloge di variegato materiale umanistico, nonché zibaldone di lavoro di Iacopo Sannazaro, la Di Stefano individua due carmi elegiaci, destinati a non confluire nell’aldina postuma del 1535. Ai ff. 114v-115r si leggono, infatti, quaranta versi anepigrafi sul tema dell’amore perduto, con protagonista un tale Albino, probabilmente da identificarsi con l’umanista Giovanni Albino. Del testo, qui edito con corredo di traduzione, la studiosa evidenzia gli echi classici che, assieme alla grafia giovanile, inducono a pensare a un prococe esercizio letterario. Sei di questi versi, tuttavia, costituiranno con poche differenze i vv. 21-26 di “El.” I 5. Un similare procedimento di recupero Sannazaro attua su quattordici versi presenti a f. 123v di W (anch’essi pubblicati in questa sede con traduzione): dedicati a Lorenzo de’ Medici probabilmente in occasione di un suo viaggio a Napoli, pur perdendo in seguito la loro autonomia, verranno riutilizzati, con opportuni ritocchi, in “El.” II 1, componimento dedicato a Alfonso II d’Aragona.
Lingua: ItalianoPag. 296-303
Etichette: Sannazaro Iacopo, Elegie, Poesia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo, Napoli,