Le riviste sostenitrici
Studi medievali e umanistici | 2010-2011 | N. 8-9
Anno 2010-2011 – Annata: VIII-IX – N. 8-9
A cura di Alessandra Tramontana
Titolo articolo: Payne & Foss, Sir Thomas Phillipps and the Manuscripts of San Marco
Oggetto del saggio di Binnebeke è la lista di quindici manoscritti, descritti a grandi linee, provenienti dalla biblioteca del convento domenicano di San Marco a Firenze, inviata nel 1833 dai librai londinesi Payne e Foss a Thomas Phillipps; tale lista fa parte adesso della collezione di Martin Schøyen.Si tratta di codici tuttora rintracciabili presso biblioteche pubbliche e private europee e nordamericane, per la cui identificazione Binnebeke offre un notevole contributo. Tale catalogo viene in questa sede pubblicato dallo studioso e per ciascun item si dà la segnatura attuale del manoscritto, con opportuni rinvii bibliografici. Di ognuno di essi vengono poi esaminati in maniera capillare gli elementi codicologici e paleografici, ma pure vengono riscostruite le coordinate storiche, anche in relazione agli ambienti culturali e ai lettori che vennero in possesso di tali libri. L’articolo, che getta nuova luce sul patrimonio librario della biblioteca di San Marco, è corredato di tavole che riproducono la lista e diverse carte relative ad alcuni di questi codici.
Lingua: InglesePag. 9-38
Etichette: Ottocento, Manoscritto, Biblioteca, Medioevo, Umanesimo, Firenze,
Titolo articolo: “Sine nomine” extravaganti
Nella prospettiva di una nuova edizione critica del “Liber sine nomine” petrarchesco, Cascio ha ampliato la base testimoniale (ancora ‘in progress’) rispetto alla ‘recensio’ dell’editore Paul Piur. Offre il prospetto dei cdd. fin qui rintracciati, diviso in mss. con testo integrale, testo parziale, in traduzione e codici dispersi e indaga sulla tradizione extravagante di singole epistole rispetto al resto della silloge, al fine di chiarire per quali lettere si possa parlare di uno stato redazionale anteriore. Delle sei missive di cui viene appurata circolazione autonoma, quattro parrebbero attestare una redazione precanonica. Cascio si sofferma in particolare sulla “Sine nomine” 1, alla luce del ms. 45.6 Aug. fol. (b n° 27) della Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel(sconosciuto a Piur), che la tramanda e che per la prima volta offre elementi utili per la datazione e per l’identificazione del destinatario, Philippe De Cabassole, vescovo di Cavaillon. Probabilmente il 23 maggio 1342 Petrarca inviò all’amico Cabassole la lettera, elaborata tuttavia in una fase precedente. In appendice si legge l’edizione della lettera con traduzione, apparato critico e di fonti implicite.
Lingua: ItalianoPag. 39-81
Etichette: Petrarca Francesco, Liber sine nomine, Epistolario, Trecento, Manoscritto, Biblioteca, Medioevo, Italia,
Titolo articolo: Per la storia della silloge epigrafica attribuita a Poggio Bracciolini
Dagli studi ottocenteschi di Giovan Battista de Rossi in poi si è ritenuto che il materiale superstite della silloge epigrafica di Poggio Bracciolini fosse depositato in due mss., considerati copie tarde e parziali: il cd. Vat. lat. 9152 e il ms. lat. 430 (D.4.18) della Bibl. Angelica di Roma. Si offrono qui i risultati di una rinnovata indagine su tali testimoni, tassello importante nella storia delle raccolte epigrafiche del ‘400. Del primo la studiosa identifica il copista, lo scozzese Georgius Kynninmonth, e riconduce la fattura alla Roma della metà del ‘400. Anche l’altro ms., in cui si deposita materiale più complesso ed eterogeneo, pare prodotto riconducibile a una stagione più alta rispetto alle più scaltrite sillogi tardoquattrocentesche. Le singole sezioni di tale cd. riconducono all’ambiente padovano che orbita intorno a Pietro Donato e Ciriaco d’Ancona, delle cui epigrafi tale testimone spesso “costituisce il testimone unico, o quasi, oppure offre lezioni eccellenti”. Più difficile in questo caso l’identificazione del copista. In calce al saggio, corredato di tavole, si trova un’appendice.
Lingua: ItalianoPag. 83-128
Etichette: Bracciolini Poggio, Epigrafe, Quattrocento, Manoscritto, Biblioteca, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Tra Seneca e Mussato: fortuna, potere e morte in una tragedia latina del Quattrocento
Oggetto del contributo dello studioso è la tragedia “De captivitate ducis Jacobi tragoedia” di Laudivio Zacchia da Vezzano, umanista la cui biografia presenta ancora lacune e zone d’ombra. Pare certo, tuttavia, anche alla luce del testo della tragedia, che abbia frequentato la corte estense ai tempi di Borso d’Este e abbia per questo avuto contezza dei rapporti di familiarità che legarono il Marchese al condottiero Jacopo Piccinino, le cui tristi vicende (fu vittima di un brutale assassinio orchestrato da Francesco Sforza e Ferrante d’Aragona) sono al centro della tragedia. Dall’indagine di Onorato, che mette in luce i debiti che l’opera di Laudivio ha nei confronti della tradizione senecana e dell’ “Ecerinis” del Mussato, soprattutto in relazione al tema della Fortuna, emerge tuttavia certa originalità del “De captivitate ducis Jacobi tragoedia”, di cui, nella prospettiva di una nuova edizione critica, vengono in questa sede pubblicati ampi stralci. In particolare risalta soprattutto la figura di Borso d’Este, dal cui profilo, pur esemplato sul modello senecano, emerge la capacità da parte del Marchese di far prevalere sul ‘furor’ tragico la sua ‘bona mens’, cioè la virtù.
Lingua: ItalianoPag. 129-148
Etichette: Zacchia Laudivio da Vezzano, De captivitate ducis Jacobi tragoedia, Tragedia, Quattrocento, Fortuna, Tradizione, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: ‘Graeca’ e ‘latina’ stravaganti dalla praefatio alle “Notte attiche” nella princeps e nella vulgata
L’ ‘editio princeps’ delle “Notti Attiche” di Gellio, curata da Giovanni Andrea Bussi e andata a stampa a Roma nel 1469 per Konrad Sweynheym e Arnold Pannartz, presenta nella prefazione, collocata qui al pari che nel resto della tradizione recenziore alla fine del ventesimo libro, delle parti estranee alle lezioni dei codici medievali e umanistici. In particolare si tratta di inserzioni greche e latine che gli studiosi riconducono al Bussi. Di ognuna di esse, infatti, viene in questa sede ricostruita la probabile genesi, di volta in volta riconducibile a testi di S. Girolamo, Plinio il Vecchio, Diogene Laerzio, forse Cicerone, che il vescovo di Aleria Bussi ben conosceva. In calce al saggio si leggono due appendici: la prima offre alcune testimonianze umanistiche relative alla ‘preafatio’ gelliana; la seconda presenta ad opera di Holford-Strevens una nuova edizione critica del luogo gelliano in oggetto (“Notti Attiche”, 20, 6-9).
Lingua: ItalianoPag. 149-165
Etichette: Gellio, Notti Attiche, Trattato, Quattrocento, Prima edizione, Edizione critica, Umanesimo, Roma,
Titolo articolo: Un Galeno studiato da Angelo Poliziano
Dell’attuale ms. Laur. Plut. 74,3, contenente una preziosa raccolta di trattati di Galeno, si sa che fu probabilmente vergato a Costantinopoli da più copisti, tra XII e XIII sec., e che nella seconda metà del ‘400 arrivò in Italia meridionale. Nel salentino lo scorse Giano Lascari e lo portò con sé a Firenze. Viene adesso per la prima volta individuata da Daneloni la mano tardoquattrocentesca che nell’ultimo foglio di guardia ha compilato un indice in greco dei trattati contenuti nel cd. È quella di Angelo Poliziano, che a sinistra del foglio ripropone la ‘intitulatio’ che precede le singole opere nel corpo del libro. Redatto con scrupolo, vi si registra la sola omissione del titolo del secondo trattato, al posto del quale è presente uno spazio bianco. Dopo la registrazione del primo titolo, durante un primo approccio al ms., non rintracciando agevolmente la ‘intitulatio’ del secondo, Poliziano avrà preferito completare il lavoro, riservandosi di tornare sull’indice in un secondo momento. Gli impegni accademici, le ricerche ancora in corso, infine la morte prematura (settembre 1494) non consentirono all’Ambrogini di attuare quanto ripromessosi. Il saggio è corredato di tavole.
Lingua: ItalianoPag. 167-180
Etichette: Galeno, Poliziano Angelo, Trattato, Quattrocento, Manoscritto, Indice, Umanesimo, Firenze,
Titolo articolo: Un’idea per le “Stanze”
Il contributo verte sulla lacuna che nel secondo libro delle “Stanze” di Poliziano (12, 4-8 e 14, 2-8) presenta l’intera tradizione manoscritta e che viene sanata solo dalla ‘princeps’ curata dal Sarti (Bologna 1494). Oggetto di tanti interventi critici, si deve a Rossella Bessi la risoluzione del problema: in tali versi si allude a una giostra di poco successiva a quella del 29 gennaio 1475, che aveva visto vincitore Giuliano dei Medici, cui Poliziano dedicava le “Stanze”. Alcuni documenti, tra cui una lettera di Rodolfo Gonzaga alla madre Barbara, certificano, infatti, che il 6 febbraio doveva svolgersi un torneo con la partecipazione di due schiere di combattenti, i difensori di Amore, con Lorenzo tra le sue fila, e gli oppositori, con Giuliano o un suo sostituto. Nella non casuale simmetria tra siffatto schema e il contenuto delle “Stanze”, in cui Iulio appare ostile ad Amore e Lorenzo ne è invece il campione, la Rizzo scorge un ulteriore tassello che lega Poliziano alla celebrazione della casata dei Medici e alla organizzazione, anche simbolica, dei ‘ludi’ del 1475, avviati per sancire la lega tra Venezia, Milano e Firenze, siglata il 2 novembre del 1474.
Lingua: ItalianoPag. 185-196
Etichette: Poliziano Angelo, Stanze, Poesia, Quattrocento, Firenze,
Titolo articolo: Su testo e lingua delle “Stanze”
L’articolato saggio della Iocca affronta il delicato problema della tradizione delle “Stanze” di Poliziano. Dopo una definizione dello ‘status quaestionis’ relativo alla storia editoriale del testo, vengono descritti tutti i testimoni superstiti del poemetto, di cui si segnalano le precipue caratteristiche, fino alla ‘princeps’ bolognese del 1494 curata da Alessandro Sarti (=B). Ed è proprio partendo da una rinnovata valutazione del ruolo di B che la studiosa propone un nuovo ‘stemma codicum’, da lei ampiamente argomentato anche in funzione del conseguente testo critico che ne scaturirebbe. La seconda parte del saggio è dedicata alla lingua delle “Stanze”, indagata in rapporto alla ‘facies’ della ‘princeps’, sempre rispettosa del suo modello fiorentino, mentre la sezione conclusiva offre uno ‘specimen’ di edizione del poemetto (I, 23-28).
Lingua: ItalianoPag. 197-247
Etichette: Poliziano Angelo, Stanze, Poesia, Quattrocento, Manoscritto, Prima edizione, Edizione critica, Umanesimo, Toscana,
Titolo articolo: “Misc.” II 10. “Aetia”
Nel decimo capitolo della “Seconda Centuria” dei “Miscellanea” Poliziano, partendo da due versi di Marziale e in polemica con Domizio Calderini, restituisce con l’ausilio di fonti di non facile reperimento il titolo e un certo numero di frammenti di una perduta opera di Callimaco: gli “Aetia”. La studiosa ripercorre l’itinerario di ricerca dell’umanista, che consultò codici, stampe e commenti di dotti contemporanei, elaborando appunti e postillando testi. In particolare fa luce su manoscritti greci che alla fine del ‘400 arrivarono a Firenze soprattutto grazie a Giano Lascari, identificandoli, ove possibile, con attuali codici superstiti. Alla circolazione nel Cinquecento del materiale contenuto in tale capitolo dei “Miscellanea” è invece dedicata la seconda sezione del contributo.
Lingua: ItalianoPag. 249-272
Etichette: Poliziano Angelo, Miscellanea, Trattato, Quattrocento, Filologia, Manoscritto, Umanesimo, Firenze,
Titolo articolo: “Misc.” II 47. “Cresphontes”
Sulla base di un luogo di un ‘vetustior’ codice ciceroniano delle “Tusculanae”, in cui viene tradotto in versi latini un passo della perduta tragedia euripidea “Ctesiphontes”, in “Misc.” II, 47 Poliziano può correggere il titolo dell’opera del tragico greco in “Cresphontes”. Assai attento verso la letteratura in frammenti, grazie alla tradizione indiretta e con l’ausilio del luogo ciceroniano, l’Ambrogini riesce poi a restituire i versi greci originali del passo euripideo in questione. Nella seconda parte del saggio lo studioso ricostruisce la stratificazione di un groviglio di correzioni di Poliziano su manoscritto autografo relative alla paternità della “Rhetorica ad Herennium”: vi si registra il passaggio dall’attribuzione dell’opera a Cicerone a una posizione contraria, per cui, sparito il nome dello scrittore latino, l’umanista preferisce considerare il testo anonimo.
Lingua: ItalianoPag. 273-280
Etichette: Poliziano Angelo, Miscellanea, Trattato, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo, Firenze,
Titolo articolo: “Misc.” II 53. “Universale”
Il saggio della Saltetto sul capitolo “Misc.” II, 53 del Poliziano affronta la complessa questione interpretativa dell’ ‘universale’ nel contesto della gnoseologia e della logica di Aristotele. A questo scopo si indaga in prima istanza la tecnica di traduzione che l’Ambrogini attua sul testo aristotelico. I risultati sono esplicitati anche attraverso una tabella che compara la resa latina degli specifici termini filosofici in Poliziano, nelle traduzioni medievali e in Giovanni Argiropulo: tale disamina evidenzia una flessibile ma sostanziale fedeltà al lessico tradizionale da parte dell’Ambrogini. La parte successiva del saggio è dedicata all’analisi della tematica filosofica trattata. L’apparente aporia presente in due diversi brani aristotelici viene sanata da Poliziano grazie all’ausilio di ampie letture (tra cui commentatori greci tardi e bizantini, fino alle soglie del ‘500 di fatto sconosciuti). Anche le teorie sull’ ‘universale’ dei maestri Argiropulo e Francesco di Tommaso hanno contribuito a definire la posizione in merito alla questione di Poliziano, la cui formazione filosofica si pone dunque tra averroismo e tomismo. Il lavoro è corredato di tavole.
Lingua: ItalianoPag. 281-322
Etichette: Poliziano Angelo, Miscellanea, Trattato, Quattrocento, Filosofia, Umanesimo, Toscana,
Titolo articolo: Le due redazioni dell’epistola di Michele Acciari al Poliziano
Nella prospettiva di una edizione critica dell’epistolario di Michele Acciari, discepolo del Poliziano presso lo Studio fiorentino, tramandato in un manoscritto della Biblioteca Nazionale di Firenze, Filza Rinuccini 17 inserto 7, la Refe si sofferma in questa sede sulla lettera dall’umanista scritta al Poliziano e su una missiva inviata ad Alessandro Sarti, ivi contenute entrambe. A costui, curatore dell’edizione aldina degli “Omnia opera” di Poliziano del 1498, Acciari scrive per caldeggiare l’inserimento nel ‘corpus’ dell’aldina in allestimento della propria epistola all’Ambrogini, che a questo scopo si premura di allegare. I risultati della collazione tra la redazione del manoscritto Rinuccini e quella consegnata dall’aldina, di cui si dà conto nel contributo, rivelano un consistente numero di varianti, di natura soprattutto stilistica, per la studiosa riconducibili all’Acciari stesso. Tale indagine comparativa ha consentito al contempo di sanare le numerose corruzioni del manoscritto fiorentino.
Lingua: ItalianoPag. 323-342
Etichette: Acciari Michele, Epistolario, Epistolografia, Quattrocento, Manoscritto, Edizione critica, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: I codici di dedica del volgarizzamento pliniano di Cristoforo Landino: una revisione autografa
Oggetto del contributo è lo studio dei due manoscritti di dedica a Ferrante d’Aragona del volgarizzamento della “Naturalis historia” di Plinio ad opera di Cristoforo Landino, conservati presso la Biblioteca del Monastero di San Lorenzo de El Escorial (h.I.2-3). Vergati a Firenze nella prima metà degli anni ’70 del Quattrocento, essi presentano una consistente mole di annotazioni marginali e interlineari riconducibili a più mani. L’analisi al contempo paleografica e filologica degli interventi della prima mano (correzioni e integrazioni, anche su rasura) attesta un lavoro di lima su più livelli che lo studioso, attraverso il confronto con materiale autografo del Landino, è in grado di ricondurre direttamente all’autore. Il saggio è corredato di tavole.
Lingua: ItalianoPag. 343-365
Etichette: Plinio, Landino Cristoforo, Naturalis historia, Trattato, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo, Firenze,
Titolo articolo: Un’interpunzione erronea in Petrarca, “Fam.” XII 6,2
Alla luce dell’ ‘usus scribendi’ di Petrarca, lo studioso propone una correzione della punteggiatura in un passo della “Fam.” XII 6,2, inviata da Avignone a Philippe de Cabassole, vescovo di Cavaillon. L’abitudine (di cui Cascio fornisce congrua documentazione) di riferirsi a Valchiusa nelle conversazioni con il vescovo con la formula variamente declinata ‘ruris tui’ rende opportuna, infatti, l’eliminazione della virgola tra ‘ruris’ e ‘tui’, inserita dall’editore Vittorio Rossi, sul cui testo critico gli studiosi si sono fin qui basati.
Lingua: ItalianoPag. 367-370
Etichette: Petrarca Francesco, Epistole familiari, Epistolografia, Trecento, Medioevo, Italia,
Titolo articolo: Chrysolorina I-II
Il contributo offre i risultati di uno spoglio su tre codici parigini (Par. gr. 2598; Par. gr. 2596; Par. gr. 425), nei quali Rollo individua nuclei testuali più o meno rimaneggiati che sono germinati dagli “Erotemata” crisolorini. La seconda parte del saggio dà conto, invece, di alcune riflessioni sul testo critico degli “Erotemata”, pubblicato nel 2012 dallo studioso, che propone in questa sede due soluzioni nuove.
Lingua: ItalianoPag. 370-390
Etichette: Manuele Crisolora, Erotemata, Trattato, Quattrocento, Manoscritto, Edizione critica, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Un lessico a torto attribuito alla biblioteca di Filelfo
Si è sempre ritenuto che il manoscritto Laur. Conv. soppr. 181, un denso lessico greco-latino, facesse parte della biblioteca di Francesco Filelfo, perché sul verso del foglio di guardia II si trova una sua lettera in greco, preceduta da una tavola dell’alfabeto greco, il cui destinatario è stato identificato in Andrea Alamanni. In realtà tra la lettera e il codice sembra esserci un mero rapporto casuale, ed è probabile che sia stato il destinatario a inserirla per affinità tematica in un codice di argomento grammaticale della propria biblioteca.
Lingua: ItalianoPag. 391-396
Etichette: Filelfo Francesco, Epistola, Trattato, Quattrocento, Grammatica greca, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Un’inedita praelectio di Niccolò Volpe alle “Bucoliche” di Virgilio
Nel contributo di Onorato viene data l’edizione critica, accompagnata da apparato di fonti e commento, della giovanile ‘praelectio’ alle “Egloghe” di Virgilio tenuta da Niccolò Volpe, all’epoca ancora ‘adulescens’; essa è tramandata dal manoscritto Clm 5369 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco. Pur non essendo possibile risalire con esattezza ad anno e luogo in cui l’umanista pronunziò tale ‘praelectio’, è tuttavia probabile che essa sia stata pronunciata ‘ante’ 1432 in una scuola padovana o veneziana. Rispetto a consimili testi umanistici l’ ‘oratio’ del Volpe appare breve e priva dei topici riferimenti alla patria e al luogo di morte del poeta, mentre assenti sono pure le tradizionali correlazioni con ‘auctores’ greci (Omero o Teocrito).
Lingua: ItalianoPag. 394-406
Etichette: Volpe Niccolò, Praelectio, Commento, Quattrocento, Manoscritto, Edizione critica, Umanesimo, Veneto,
Titolo articolo: Nuovi manoscritti copiati da Giorgio Trivizia
Ai circa cento manoscritti fin qui riconducibili alla mano del copista cretese Giorgio Trivizia, lo studioso aggiunge altre sei unità. Di ciascuno di tali codici illustra il ruolo nella trasmissione dei testi greci e bizantini in essi contenuti. Si tratta del ms. Ambr. G 72 sup., contenente Tucidide, del ms. Laur. 59,24, contenente Isocrate e Demetrio Cidone, dei manoscritti Ambr.C 87 sup. e Laur. 59,25, contenenti Demostene, dell’Ambr. T 122 sup., contenente Filostrato, e del ms. Ambr. A 162 sup., contenente Nicandro. Nel saggio si dà pure conto del restauro cui è stato sottoposto nel XV secolo il ms. Ambr. Q 43 sup., copiato da più mani, che contiene Demostene, un frammento platonico e note di commento a un testo di Elio Aristide, ma pure -di mano di Trivizia- un brano estrapolato dal proemio delle “Imagines” di Filostrato.
Lingua: ItalianoPag. 406-436
Etichette: Trivizia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Un nuovo libro della biblioteca di Bartolomeo Fonzio
Lo studioso dimostra come l’attuale manoscritto G.XI 89 della Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, contenente la versione latina di Giovanni Argiropulo del “De caelo” di Aristotele, dedicata dal dotto bizantino al prelato ungherese János Vitéz, sia appartenuto alla biblioteca di Bartolomeo Fonzio. Il volume presenta infatti di pugno dell’umanista la nota di possesso e la segnatura relativa alla biblioteca del Della Fonte. Le numerose annotazioni autografe, marginali e interlineari, rientrano per lo più nella tipologia dei ‘marginalia’. Non mancano tuttavia sporadici emendamenti testuali e una nota filologica che riconduce a un’edizione di Marziano Capella del 1500, il che consente di poter datare tale postilla, ma pure le altre annotazioni, frutto evidente di una lettura organica, ad una fase successiva.
Lingua: ItalianoPag. 436- 447
Etichette: Aristotele, Fonzio Bartolomeo, De caelo, Trattato, Quattrocento, Cinquecento, Manoscritto, Biblioteca, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Per Cristoforo Landino
Nella prima parte del saggio si dà conto di un nuovo manoscritto riconducibile alla mano del copista fiorentico Niccolò Riccio detto Spinoso (seconda metà del XV secolo). Si tratta dell’Urb. lat. 1370 della Biblioteca Apostolica Vaticana, codice di dedica a Ercole I d’Este del “De anima” di Cristoforo Landino. Esso va così ad aggiungersi agli altri due codici di dedica landiniani, già attribuiti a tale copista: il volgarizzamento della “Naturalis historia” di Plinio (Escorial h.I.2-3), vergato per Ferrante d’Aragona e le parti in prosa del commento a Orazio destinato a Guidubaldo di Montefeltro (Urb. lat. 357). Nella seconda parte, invece, viene identificata per la prima volta la scrittura greca del Landino: a partire da ‘excerpta’di Diodoro Siculo, presenti nel Ricc. 138, Antonazzo individua la mano greca dell’umanista pure in altri manoscritti (Ricc. 501; Ricc. 619; Urb. lat. 357; Urb. lat. 1370), su alcuni dei quali egli interviene, evidentemente in un secondo tempo, integrando finestre in origine lasciate in bianco.
Lingua: ItalianoPag. 447-459
Etichette: Landino Cristoforo, Riccio Niccolò, Trattato, Manoscritto, Umanesimo, Italia,
Titolo articolo: Il punto su Pier Matteo Uberti
Dal contributo della Mussini emergono nuove acquisizioni relative al ruolo che Pier Matteo Uberti, prima discepolo, poi collaboratore del Poliziano dagli anni ’90 del Quattrocento, rivestì nell’ambito dell’attività filologica dell’Ambrogini. In particolare si fa luce su una collaborazione tra i due in relazione allo studio della “Naturalis historia”, grazie alla presenza in un esemplare monacense dell’edizione pliniana del 1481 di ‘notabilia’ e postille di natura testuale. Ma pure nell’ambito degli studi medici e giuridici Poliziano potè servirsi della proficua collaborazione dell’Uberti. Nella fattispecie in relazione allo studio del Digesto essa è attestata dalla presenza di elenchi di ‘inscriptiones’ di sua mano nell’attuale manoscritto monacense Clm 755.
Lingua: ItalianoPag. 459-471
Etichette: Uberti Pier Matteo, Poliziano Angelo, Trattati, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo, Firenze,
Titolo articolo: Il Demostene aldino di Christophe de Longueil
Prendendo le mosse dalla descrizione del frontespizio di un esemplare dell’edizione aldina di Demostene del 1504, presente nel catalogo ‘online’ della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (segnatura “68 8 E 23”), Pagliaroli ricostruisce la storia del volume fino al XIX secolo, epoca in cui il libro probabilmente approdò a Roma. Anche le prime fasi della parabola del volume sono esplicitate dal frontespizio, grazie a una nota manoscritta in greco, che accerta l’acquisto del volume da parte dell’umanista Christophe de Longueil, il quale corredò le pagine demosteniche di ‘marginalia’.
Lingua: ItalianoPag. 471-483
Etichette: Demostene, De Longueil Christophe, Cinquecento, Edizione, Umanesimo, Francia, Italia,
Titolo articolo: Un ignoto postillato di Scipione Carteromaco
Presso la Biblioteca Casanatense di Roma, con segnatura “P III 42 1-2”, Pagliaroli individua un libro appartenuto alla biblioteca di Fulvio Orsini e finora non identificato. Si tratta di un volume composito in cui sono legati assieme testi greci manoscritti (tra cui l’epistola di Petosiride a Nechepso) e l’edizione aldina del 1502 dell’ “Onomasticon” di Polluce e del “De urbibus” di Stefano di Bisanzio. Tale operazione di ‘aggregazione’ di testi, finalizzata ad ottenere un ampio strumento lessicografico di consultazione, va ricondotta a Scipione Carteromaco, che annotò ampiamente il volume.
Lingua: ItalianoPag. 483-488
Etichette: Orsini Fulvio, Carteromaco Scipione, Lessicografia, Quattrocento, Edizione, Manoscritto, Umanesimo, Italia,