Le riviste sostenitrici
Studi medievali e umanistici | 2007-2008 | N. 5-6
Anno 2007-2008 – Annata: V-VI – N. 5-6
A cura di Alessandra Tramontana
Titolo articolo: The dates of Leonardo Bruni’s later works (1437-1443)
Il saggio di Hankins si propone di definire i tempi di composizione (e di pubblicazione) delle opere di Leonardo Bruni degli anni 1437-1443, cioè di quella ‘florida aetas’ relativa all’ultimo periodo in cui egli ricoprì il ruolo di Cancelliere della Repubblica fiorentina. Ad una prima parte dedicata soprattutto agli “Historiarum Florentini populi libri XII”, di cui lo studioso indaga struttura, fonti e cronologia, segue una dettagliata disamina della tarda produzione letteraria, preceduta da uno schema che divide in tre periodi (1400-1415; 1415-1427; dicembre 1427-ottobre 1437) le epoche di stesura degli scritti. L’indagine effettuata da Hankins, le cui tesi sono costantemente supportate da documenti soprattutto epistolari e da continui confronti tra le diverse opere che aiutano a ricostruire i singoli momenti di elaborazione dei testi, si conclude con una tabella riepilogativa dei risultati dello studio, in cui viene riportata in dettaglio la successione diacronica relativa ai tempi di composizione, revisione e pubblicazione della tarda produzione del Bruni. In conclusione un’appendice nella quale viene pubblicato un documento del 1442, che autorizza il pagamento per una traduzione delle sue “Historiae”.
Lingua: InglesePag. 11-50
Etichette: Bruni Leonardo, Trattatistica, Quattrocento, Umanesimo, Firenze,
Titolo articolo: Bartolomeo Aragazzi, Poggio e i “Paradoxa” di Cicerone
Il contributo offre un esempio di restauro di segmenti greci nel primo Umanesimo, epoca in cui al desiderio di restituzione dell’integrità testuale non corrisponde ancora un adeguato metodo di lavoro e una agguerrita strumentazione. Lo studio affronta i ‘graeca’, seguiti da traduzione latina, che introducono le diverse sezioni dei “Paradoxa” di Cicerone. Nell’ambito della loro problematica tradizione manoscritta, Rollo illustra un codice di Wrocław (Akc. 1949 Kn. 60) in cui può leggersi l’elenco latino-greco dei sei “Paradoxa”, vergato da Bartolomeo Aragazzi: spie lessicali e morfo-sintattiche attestano che si è qui in presenza di una retroversione, approntata da Aragazzi con difficoltà ed esiti discutibili. Nel Vat. gr. 877 si trova lo stesso testo di mano di Poggio: una retroversione anche qui, condotta però con maggiore consapevolezza linguistica e fedele all’ordine originario (greco-latino). Anche due laurenziani di mano di Poggio contengono i “Paradoxa”; di essi il Laur. 50,31 presenta una chiara convergenza con il testo del Vaticano. Ulteriori elementi sul rapporto tra Poggio e la tradizione dei “Paradoxa” sembrano emergere da un altro codice, il Laur. S. Marco 257, rinvenuto all’inizio del Quattrocento a Strasburgo. L’articolo è corredato di 12 tavole.
Lingua: ItalianoPag. 51-68
Etichette: Aragazzi Bartolomeo, Bracciolini Poggio, Cicerone, Paradoxa, Filosofia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: Per Ov. “Fast.” 4,133-162. Da Arnolfo d’Orléans ad Antonio Costanzi da Fano
Il saggio della Casciano prende in esame un passo piuttosto complesso del IV libro dei “Fasti” di Ovidio (vv. 133-62), relativo ai riti celebrati il primo giorno di aprile. Certe incongruenze, denunziate già da tempo, sono state finora giustificate grazie al supporto di fonti parallele. L’indagine sulla tradizione dei “Fasti” nel Medioevo e nell’Umanesimo, condotta dalla studiosa, ha messo in luce tuttavia la presenza, già in un ramo alto della tradizione, di una lezione testuale utile a prospettare nuove soluzioni interpretative. In particolare l’analisi è stata condotta sul primo commento all’opera, quello di Arnolfo d’Orléans (fine XII sec.) e sulla folta tradizione manoscritta umanistica, legata soprattutto all’ambiente romano di Pomponio Leto; sono evidenziati due casi con significativi interventi di Antonio Costanzi, umanista fanese che a lungo si dedicò a un commento ai “Fasti”. Il saggio è corredato di tavole e si chiude con un’appendice in cui è edita in duplice redazione l’esegesi del Costanzi al luogo ovidiano in oggetto.
Lingua: ItalianoPag. 69-104
Etichette: Ovidio, Fasti, Poesia, Trecento, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: Un inedito epigramma di Giovanni Marrasio per Girolamo Forti
Il ms. miscellaneo Par. lat. 8413 della Bibl. nat. de France consegna ai ff. 8v-10v un ‘corpus’ di tre componimenti poetici; di essi quello centrale è un epigramma di Giovanni Marrasio non inventariato dall’editore del suo canzoniere, Gianvito Resta. E’ indirizzato all’umanista teramano Girolamo Forti, rispettivamente autore e destinatario del primo e del terzo componimento del ‘corpus’. I primi due carmi, che vengono qui pubblicati e tradotti, presentano tra di loro un palese legame. Nel primo, costruito attraverso costanti innesti di modelli classici, il Forti affronta il ‘topos’ dei ‘miseri vates’ e confida all’amico Gaspare (probabilmente Lelli da Teramo) di avere sognato come il coro delle Pieridi e Apollo lo inducano a rianimarsi e ad attendere di nuovo alla poesia. Gli risponde Marrasio, i cui distici, costruiti sul tema della ‘laudatio’, ma al contempo densi di ammonimenti, intendono risvegliare le virtù poetiche dell’abruzzese. Non vi sono altri documenti che attestino un’amicizia tra i due umanisti, ma, per quanto non sia possibile datare l’epigramma marrasiano, la studiosa in base alla tessitura dei versi crede di poter ricondurre il carme a una stagione alta dell’attività del poeta, probabilmente gli anni senesi o ferraresi. Il lavoro è corredato di immagini del manoscritto parigino.
Lingua: ItalianoPag. 105-123
Etichette: Forti Girolamo, Marrasio Giovanni, Poesia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: Livio e la biblioteca di Girolamo Bologni. Libri e umanesimo a Treviso nei secoli XV e XVI
Partendo da un foglietto staccato presente nel ms. Cicogna 2663 della Biblioteca del Museo civico Correr di Venezia, Pellegrini ricostruisce la biblioteca dell’umanista e notaio trevigiano Girolamo Bologni. Il foglio, infatti, contiene tra l’altro un elenco autografo di libri, pur parziale e piuttosto avaro di informazioni, all’inizio del quale compaiono la I e la III decade di Livio, identificate con due manoscritti della Bodleian Library di Oxford. Grazie a una attenta lettura degli scritti del Bologni, lo studioso effettua poi una serie di ulteriori recuperi, arricchendo notevolmente il numero di volumi da lui certamente posseduti. Viene così pubblicato un elenco dei libri organizzato in 66 schede (non necessariamente corrispondenti ad altrettanti volumi, essendo alcuni rilegati assieme), ciascuna delle quali corredata di una serie di informazioni. Ove possibile il singolo volume di Bologni viene identificato con un manoscritto o una stampa attualmente esistente; seguono poi indicazioni relative alle edizioni a stampa di riferimento, privilegiando quelle di area veneta, l’indicazione dell”editio princeps’ italiana e, assai spesso, rimandi bibliografici. L’articolo è corredato di tavole.
Lingua: ItalianoPag. 125-162
Etichette: Bologni Girolamo, Quattrocento, Biblioteca, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: Per un nuovo inventario della biblioteca di Giovanni Pontano
Lo studioso presenta una sia pur parziale ricostruzione della biblioteca di Giovanni Pontano, partendo dall’elenco di 51 libri che nel 1505 la figlia dell’umanista Eugenia donava alla biblioteca del Convento di S. Domenico Maggiore a Napoli. Il documento, la cui versione originale è andata perduta durante la seconda guerra mondiale, fu pubblicato la prima volta alla fine del XIX secolo e poi di nuovo altre due volte. Viene qui riproposto in edizione critica con un corredo di note in cui sono descritti i 16 manoscritti finora identificati, vengono fornite dettagliate informazioni di carattere codicologico ed è segnalata l’eventuale presenza di postille pontaniane. Conferisce ulteriore spessore al lavoro, ricco di dati codicologici e bibliografici, la segnalazione di manoscritti con ‘ex libris’ o sottoscrizioni autografe di Pontano e di codici attribuiti all’umanista attraverso l’analisi paleografica. Il saggio è corredato di tavole.
Lingua: ItalianoPag. 163-197
Etichette: Pontano Giovanni, Quattrocento, Cinquecento, Biblioteca, Manoscritto, Stampa, Umanesimo,
Titolo articolo: Storia umanistica di un frammento di Eupoli
Il contributo di Daneloni offre nuovi elementi per la ricostruzione di un frammento di Eupoli sull’eloquenza di Pericle, la cui scoperta in Occidente, come egli dimostra, si deve al Poliziano. Il fr. 1 eupolideo, infatti, viene visibilmente restaurato dall’umanista grazie a due diverse fonti: gli scoli a Elio Aristide in cui si leggono, ben contestualizzati, i primi cinque versi del frammento con singolari varianti (di cui una utile a individuare il ms. utilizzato dall’umanista) e le lettere di Plinio il Giovane, dove a 1,20 si leggono i vv. 4b-7 del passo di Eupoli in oggetto. E’ dunque l’interazione delle due ‘auctoritates’ a consentire il restauro attestato in “Misc.” I, 91. Nella ‘princeps’ degli “Opera omnia” di Poliziano, allestita nel 1498 da Aldo Manuzio, il passo eupolideo in questione, in buona parte ripreso dalla edizione fiorentina del 1489, presenta tuttavia una variante (v. 4) che lo studioso attribuisce all’erudito bizantino Marco Musuro. La medesima lezione, infatti, si ritrova pure nell’ambito dell’ampio materiale esegetico che si accompagna alle commedie di Aristofane, la cui ‘princeps’, nello stesso periodo, il dotto bizantino curava presso Aldo. E’ naturale, pertanto, che nell’allestimento delle due edizioni ci fossero delle interazioni e che Musuro, modificato il v. 4, potesse servirsi nel suo Aristofane del restauro polizianeo del frammento di Eupoli.
Lingua: ItalianoPag. 199-215
Etichette: Eupoli, Poliziano Angelo, Demi, Commedia, Quattrocento, Filologia, Stampa, Umanesimo,
Titolo articolo: Per la storia della princeps di Omero. Demetrio Calcondila e il “De Homero” dello pseudo Plutarco
L’obiettivo del saggio della Megna, nato dallo studio degli ‘excerpta’ dal “De Homero” di Poliziano, trascritti in greco e in traduzione latina in uno degli zibaldoni dell’umanista, è la ricostruzione della vicenda editoriale dell’operetta anonima, non databile con certezza e articolata in due sezioni. In particolare un luogo piuttosto problematico, in cui viene citato un passo dell’orazione di Demostene “Sulla corona”, induce la Megna a ripercorrere lo studio della tradizione manoscritta del “De Homero” pseudo plutarcheo che in questo punto presenta una lacuna. Solo il Par. gr. 1671, due codici laurenziani (Laur. 32,4 e 56,25) e la ‘princeps’ del 1488 curata dal Calcondila offrono la lezione corretta. Appurata la presenza della mano del bizantino sui tre manoscritti citati, la studiosa si propone di delineare la storia della ‘princeps’ proprio in rapporto a tali esemplari, certamente utilizzati dal Calcondila. L’indagine, piuttosto complessa a causa del carattere ibrido e fortemente contaminato della stampa, pur evidenziando l’indiscutibile utilizzo del codice parigino e la parentela della stampa con i due codici fiorentini, documenta come nessuno dei tre si rifletta ‘tout court’ nella ‘princeps’, frutto di un lungo lavoro filologico sul testo del “De Homero”, certamente non limitato agli interventi operati sui tre esemplari manoscritti. In chiusura la studiosa sottolinea come Poliziano, di fronte al passo demostenico corrotto, operi una sorprendente congettura, effettuata ‘currenti calamo’ o piuttosto qui depositata a conclusione di una precedente e approfondita lettura del testo greco. Il saggio è corredato di tavole.
Lingua: ItalianoPag. 217-278
Etichette: Calcondila Demetrio, Poliziano Angelo, De Homero, Trattato, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: L’ “Affrica” di Pierre Laurens
Il contributo di Fera è una impietosa radiografia dell’edizione del I volume dell’ “Africa” petrarchesca, pubblicata presso ‘Les Belles Lettres’ (2006), con introduzione, traduzione in alessandrini liberi e commento di Pierre Laurens. Presentata non come edizione critica, ma come una sorta di edizione diplomatica, finisce secondo Fera col diventare ‘un’edizione semidiplomatica mescidata’. Ogni singolo aspetto del lavoro di Laurens è sottoposto ad accorta disamina da parte di Fera che, documentando con dovizia le sue osservazioni, evidenzia con acribia la fragilità delle scelte critiche operate dallo studioso francese. Il proposito di basare la sua edizione sul ms. Acquisti e Doni 441 della Biblioteca Medicea Laurenziana, già discutibile sotto il profilo metodologico, viene comunque con costanza disatteso, dando origine a un testo costruito con eccessiva disinvoltura, che denunzia, tra l’altro, una lettura scarsamente critica dell’esemplare. Anche l’organizzazione dell’apparato, in cui si affastellano postille petrarchesche e note di antichi lettori (prelevate integralmente dal lavoro di Fera), si rivela infelice. Solo la traduzione appare piena di grazia e artisticamente riuscita, anche se certamente elaborata prima della definizione del testo qui edito ed esemplata piuttosto sulla edizione di Festa del 1926, di cui -fa notare lo studioso- conserva ancora specifiche lezioni. Nulla di nuovo, infine, nelle note di commento, anch’esse in gran parte tratte di peso con sconcertante disinvoltura dal lavoro di Fera.
Lingua: ItalianoPag. 279-322
Etichette: Laurens Pierre, Petrarca Francesco, Africa, Poesia, Edizione,
Titolo articolo: Girolamo Baruffaldi e il Petrarca di Ludovico Antonio Muratori
Il saggio offre un profilo del letterato settecentesco Girolamo Baruffaldi e del suo rapporto di cordiale amicizia con Ludovico Antonio Muratori, in relazione soprattutto al giudizio sul “Canzoniere” petrarchesco. Presso la Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara si conserva, infatti, un opuscolo autografo e incompleto del Baruffaldi, datato 1712 e qui pubblicato in Appendice, elaborato in risposta alle critiche mosse alla poesia petrarchesca dal Muratori nelle sue “Osservazioni” e quindi in difesa del poeta medievale. L’adozione di uno pseudonimo e lo stato di abbozzo in cui il testo fu lasciato dipendono forse da una particolare situazione contingente legata agli esiti della questione di Comacchio che vide implicato lo stesso Baruffaldi. Ciò non compromette l’interessante valore documentario delle puntualizzazioni mosse dall’erudito alle “Osservazioni” muratoriane ai primi quattro sonetti del “Canzoniere”. La Bianchi individua poi, attraverso la lettura della successiva produzione letteraria del Baruffaldi, uno sviluppo della sua riflessione critica su Petrarca, di cui i “Cenotaffi” e soprattutto la commedia “Il poeta” del 1734 costituiscono due importanti tappe. Si assiste infatti a un progressivo ripensamento da parte dell’erudito sull’importanza e il ruolo del Petrarca nella storia letteraria italiana, che forse anticipa il processo di decadenza cui, assieme a Dante, anche il poeta di Laura fu soggetto nel corso dell’Ottocento.
Lingua: ItalianoPag. 323-358
Etichette: Baruffaldi Girolamo, Muratori Ludovico Antonio, Petrarca Francesco, Canzoniere, Poesia, Trecento, Settecento, Critica letteraria, Erudizione, Arcadia,
Titolo articolo: La storia medievale nella Facoltà di Lettere a Messina nel secondo dopoguerra
Il saggio di Pispisa è un appassionato ‘excursus’ sulle vicende e i protagonisti che segnarono la storia degli studi sul medioevo a Messina nel secolo scorso. Lo studioso, infatti, prende le mosse dai primi decenni del Novecento per sottolineare come, a differenza di Palermo, nel campo degli studi storici e della storia medievale in particolare, nella città dello Stretto dominasse un certo provincialismo che mai consentì un produttivo incontro tra l’Università, dove pure transitarono docenti di alto calibro, e gli eruditi locali, cioè la cultura cittadina. Ben diverso appare il panorama a partire dal secondo dopoguerra, quando la Facoltà di Lettere e Filosofia diventa il centro di rinascita degli studi storici. Il primo protagonista della stagione è il medievista Eugenio Dupré che malgrado la breve permanenza a Messina conferisce nuovo impulso allo studio della disciplina e avvia una scuola all’interno della quale, tra gli altri, emerge Francesco Natale, destinato a tenere la cattedra di Storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia per circa un quarantennio. Di lui Pispisa disegna un fervido e affettuoso profilo, sottolineandone le qualità intellettuali, l’innovativa metodologia di ricerca e le singolari doti umane.
Lingua: ItalianoPag. 361-385
Etichette: Storia medievale, Messina,
Titolo articolo: Ricordo di Giovanni Orlandi
Il saggio di Avesani è un omaggio allo studioso Giovanni Orlandi, recentemente scomparso. Di lui viene tracciato un denso e acuto profilo, teso a sottolinearne innanzitutto le straordinarie doti di studioso di età mediolatina. Avesani precisa poi come gli interessi del ricercatore, attestati dalla sua corposa produzione scientifica, abbracciassero un arco temporale assai ampio, che dalla tarda antichità si spinge fino all’umanesimo, investendo ambiti tematici assai eterogenei. Al profilo dello studioso si accompagna quello dell’uomo, schietto e ironico, costantemente portato a offrire un contributo personale nei dibattiti ‘per naturale inclinazione alla ricerca’. Un ruolo perspicuo nella sua produzione occupano gli scritti su illustri colleghi: Francesco Novati, Ezio Franceschini, Scevola Mariotti, indirettamente lo stesso Augusto Campana, contributi nei quali si coglie la consapevolezza dell’eredità acquisita da tali maestri.
Lingua: ItalianoPag. 387-415
Etichette: Orlandi Giovanni, Novecento,
Titolo articolo: Il problema del paratesto nel libro antico. Intorno a un recente convegno
Traendo spunto dalla nota polemica sul ruolo delle prefazioni alle stampe degli ‘auctores’ che in epoca umanistica vide protagonisti Giovanni Andrea Bussi e Niccolò Perotti, la de Capua fa il punto sugli studi relativi al paratesto, cioè a tutto quello che in una stampa, antica e moderna, non è strettamente ‘testo’. In particolare si sofferma sui risultati scaturiti dal convegno internazionale svoltosi nel 2004 tra Roma e Bologna, dal titolo “I dintorni del testo. Approcci alle periferie del libro”, analizzando pure i contributi del primo numero della rivista “Paratesto”, nata in quell’occasione. Il quadro che ne deriva attesta una nuova consapevolezza dell’importante ruolo che tutti i materiali contenuti in un libro rivestono, rendendo così operativa la lezione di Gérard Genette, il quale per primo mostrò una nuova sensibilità a riguardo. Ciò fa ben sperare nella definizione di una strumentazione bibliografica più adeguata e in una più approfondita sistematicità d’indagine.
Lingua: ItalianoPag. 417-428
Etichette: Paratesto, Convegno.,
Titolo articolo: Due nuovi testimoni dell’epistola “Ad Posteritatem” di Francesco Petrarca
Nell’ambito di uno studio mirato all’edizione critica dell’epistola petrarchesca “Ad Posteritatem”, in corso di stampa presso il Centro interdipartimentale di studi umanistici dell’Università di Messina, la Refe dà conto di due nuovi testimoni. Il primo è un ms. della Biblioteca Comunale di San Gimignano che, per quanto rivelatosi piuttosto scorretto, presenta interessanti annotazioni pubblicate dalla studiosa, che attestano la precoce fortuna delle opere petrarchesche. L’altro esemplare è invece una stampa di Lovanio, ricondotta al 1485 e curiosamente mai presa in considerazione nelle precedenti edizioni critiche dell’epistola. La Refe, che ha recuperato un esemplare di tale incunabolo presso una biblioteca di Trieste, può ora attestare che delle sei stampe contenenti l’ “Ad Posteritatem” quella di Lovanio, oltre a essere la più antica, è pure la più corretta.
Lingua: ItalianoPag. 429-441
Etichette: Petrarca Francesco, Ad Posteritatem, Epistolario, Trecento, Edizione critica, Medioevo,
Titolo articolo: Un lettore di Erodoto. Lapo da Castiglionchio il Giovane e il Laur. Conv. soppr. 207
Lo studioso parte dai risultati di una ricerca di recente pubblicata da Antonio Rollo, relativa all’individuazione della mano di Lapo da Castiglionchio il Giovane nei ‘marginalia’ di un codice tucidideo della Biblioteca Laurenziana (Conv. soppr. 179), appartenuto ad Antonio Corbinelli. E riconosce a sua volta analoghe annotazioni in un altro codice laurenziano, appartenuto al medesimo umanista e contenente Erodoto. La stesura delle note su tali manoscritti, avviata negli operosi anni fiorentini di apprendistato presso il Filelfo (1429-35), nasceva dalla ricerca di frammenti di eloquenza antica negli storiografi, operazione che il libero accesso alla collezione libraria di Corbinelli potè consentirgli.
Lingua: ItalianoPag. 441-446
Etichette: Lapo da Castiglionchio il Giovane, Storiografia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: Lorenzo Valla’s autograph notabilia to Cicero and Boethius in Florence, BML, Conv. soppr. 475
Nel contributo di Nauta vengono pubblicati i ‘notabilia’ di mano di Lorenzo Valla a Cicerone, “Topica” e a Boezio, “In Ciceronis Topica”, contenuti nel ms. Conv. soppr. 475 della Biblioteca Medicea Laurenziana, che dunque si aggiunge al gruppo di codici, elencati dallo studioso, in cui si è già individuata la mano del Valla. Si tratta di annotazioni piuttosto semplici, che rimarcano molti dei termini menzionati o discussi nella sua “Repastinatio” e nelle annotazioni a Quintiliano. Ciò induce a credere a un uso strumentale del codice, avvenuto probabilmente in fasi diverse (come attesta la presenza di vari inchiostri), ma probabilmente già a cominciare dall’inizio degli anni ’30, in concomitanza, appunto, con la composizione delle prime redazioni della “Repastinatio”.
Lingua: InglesePag. 446-459
Etichette: Valla Lorenzo, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: Monete di Cesare tra Firenze, Pesaro e Lodi e una lettera di Giovanni Matteo Bottigella
Il saggio della Gionta indaga gli interessi antiquari di un umanista di area lombarda, Giovanni Matteo Bottigella, attestati dal manipolo di manoscritti della sua biblioteca, tra i quali uno Svetonio con pregiato corredo iconografico, contenente le “Vitae Caesarum”. In particolare la studiosa pubblica un’epistola autografa finora trascurata dell’umanista, scritta da Lodi a Piero de’ Medici, nella quale si sollecita l’invio di una moneta, evidentemente da tempo promessagli, con l’immagine di Giulio Cesare. Alla richiesta, che attesta al contempo gli interessi storico-antiquari di Bottigella, i buoni rapporti dell’umanista con i Medici e la fama che la raccolta numismatica di Piero già riscuoteva, non sappiamo se seguirono fatti concreti, ma certo più tardi una moneta con Giulio Cesare di proprietà medicea sarebbe stata regalata da Lorenzo a Giovanni Sforza di Pesaro.
Lingua: ItalianoPag. 459-467
Etichette: Bottigella Giovanni Matteo, Quattrocento, Epistola, Umanesimo,
Titolo articolo: Una raccomandazione di Pomponio Leto al Poliziano
Attraverso lettere conservate presso l’Archivio Mediceo la Gionta chiarisce dettagli finora enigmatici contenuti in uno scambio epistolare, edito negli “Omnia opera” aldini, tra Pomponio Leto e Poliziano. Ricostruendo le diverse tappe di una vicenda che si snoda tra la Romagna, Firenze e Roma e che vede protagonista anche Lorenzo de’ Medici, emerge che l’oggetto di una raccomandazione di Pomponio a Lorenzo attraverso il tramite di Poliziano fu il segretario del signore di Faenza Galeotto Manfredi, Fabrizio de Statis, al momento impegnato in una missione in Curia. La lettura delle epistole pubblicate dalla studiosa, sullo sfondo degli equilibri politici dell’Italia centrosettentrionale a fine ‘400, conferma, tra l’altro, gli stretti rapporti tra i due umanisti e tra il Poliziano e il suo signore.
Lingua: ItalianoPag. 468-473
Etichette: Leto Pomponio, Medici (de’) Lorenzo, Poliziano Angelo, Stati Fabrizio, Epistolografia, Quattrocento, Umanesimo,
Titolo articolo: Otro códice oriental en la biblioteca de Lianoro Lianori
Il saggio della Manzano verte sul ms. gr. 233 della Biblioteca Universitaria di Salamanca, nella ‘facies’ attuale posseduto dall’umanista bolognese Lianoro Lianori. La parte più antica, contenente due tragedie di Eschilo, un frammento di altra tragedia e l’opera di Arato, è copiata da mano greca; la sezione successiva è autografa di Lianori, mentre quella finale è una miscellanea di testi grammaticali, retorici e letterari vergata da un copista vicino al circolo di Bessarione. A questo nucleo originario in un secondo momento l’umanista bolognese aggiunge un fascicolo di sicura origine orientale, contenente un ‘corpus’ di scritti grammaticali, finora sconosciuti (ff. 185-192), che la studiosa è indotta ad attribuire a Gregorio di Corinto, la cui attività, vista la dedica qui presente a Leone VI di Bisanzio, andrebbe dunque ricondotta alla prima metà del X secolo.
Lingua: SpagnoloPag. 474-479
Etichette: Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: Codici greci di Niccolò Leonico Tomeo all’Escorial e a Cambridge
Nell’ambito delle ricerche relative alla biblioteca di Niccolò Leonico Tomeo, umanista dagli interessi prevalentemente scientifici, ma anche letterato versatile, si inserisce pure il contributo di Bandini. Buona parte dei ventuno volumi oggi riconducibili alla sua biblioteca (che doveva certo essere ben più ricca) è confluita in quella di Pietro Bembo, suo intimo sodale. Ma Bandini dimostra come anche nella biblioteca dell’Escorial siano giunti codici di Tomeo grazie a Diego Hurtado de Mendoza. Un ‘marginale’ tipico di Tomeo reca infatti la famosa “Ciropedia” dell’Escorial (T.III.14), che finora si credeva acquistata dal Mendoza in Grecia e non in Italia. Ma lo studioso richiama l’attenzione pure su un codice miscellaneo, oggi a Cambridge, con ‘marginalia’ finora non segnalati del Tomeo.
Lingua: ItalianoPag. 479-485
Etichette: Tomeo Niccolò Leonico, Quattrocento, Biblioteca, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: La mano del Pontano nel Seneca Casanatense, ms. 188
Oggetto del saggio è il ms. 188 della Biblioteca Casanatense di Roma, contenente le “Epistulae” di Seneca a Lucilio, di cui Sanzotta offre ampia descrizione codicologica. Appartenuto a Giovanni Pontano, fa parte del ‘corpus’ di libri donati dalla figlia Eugenia al convento di S. Domenico Maggiore di Napoli, da cui poi fu trafugato per essere acquistato nel XVIII secolo dalla Casanatense. Rinaldi pubblica in questa sede un primo ‘specimen’ degli interventi del Pontano sul codice, interessanti sotto il profilo critico- testuale, ma utili anche ai fini di eventuali rimandi alla produzione dell’umanista.
Lingua: ItalianoPag. 486-495
Etichette: Pontano Giovanni, Seneca, Epistulae, Epistolografia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,
Titolo articolo: Un’edizione quattrocentina poco nota di Eucario Silber, un capolavoro del Maestro dell’Esopo di Napoli e un problema aperto
Il contributo dello studioso, corredato di illustrazioni tratte da incunaboli, si propone di fornire una paternità alla silografia che campeggia a f. a1v dell’edizione romana dei “Canones grammatices” e “Canones metrices” di Giovan Battista Cantalicio, stampata nel 1498 da Eucario Silber. Secondo Tura essa, che raffigura un maestro di fronte a un gruppo di giovani scolari, va attribuita al celebre Maestro dell’Esopo di Napoli, mentre una copia è da rinvenire nella silografia che appare in alcune edizioni di J. Besicken. A ispirare la composizione dell’edizione di Silber è stata quella presente nell’edizione napoletana delle “Institutiones grammaticae” di Panfilio Verulano (1491). Va pure valutata l’affinità tra la citata silografia del Maestro dell’Esopo e una fortunata illustrazione tedesca con soggetto simile, problema che tuttavia, pur avanzando delle ipotesi, lo studioso considera ancora aperto.
Lingua: ItalianoPag. 495-504
Etichette: Cantalicio Giovan Battista, Grammatica, Quattrocento, Stampa, Umanesimo,
Titolo libro/articolo recensito: Scritti di storia della letteratura italiana, I, 1935-1962
A cura di: Tania Basile, Vincenzo Fera, Susanna Villari
Edizioni: Edizioni di Storia e Letteratura, Roma – 2008
Lingua: Italiano
Pag. 505-517
Recensore/i: Giuseppe Frasso
Etichette: Critica letteraria, Origini/Novecento,