Studi medievali e umanistici | 2006 | N. 4

Anno 2006 – Annata: IV – N. 4
A cura di Alessandra Tramontana

Autore/i articolo: STEFANO PAGLIAROLI
Titolo articolo: Una proposta per il giovane Valla: “Quintiliani Tulliique examen”

L’articolato saggio di Pagliaroli prende le mosse dall’analisi dei ff. 207r-220v del cod. composito a IV 25 della Real Biblioteca del Monasterio de San Lorenzo de El Escorial. Vi è contenuta un’ampia epistola prefatoria, adespota ed anepigrafa, ad una “comparatio” tra Quintiliano e Cicerone. Indirizzata ad un amico dell’autore, Antonio, ha lo scopo di dimostrare la superiorità delle declamazioni di Quintiliano sulle orazioni di Cicerone, attraverso uno specifico confronto tra il “Gladiator” del primo e la “Pro Ligario” del secondo. L’epistola si oppone al ciceronianismo imperante in alcuni ambienti dell’Italia quattrocentesca, facendo oggetto di alte lodi Quintiliano, e pertanto costituisce un importante documento ascrivile, grazie ad un indizio interno, agli anni intorno al 1430. Una minuziosa indagine consente allo studioso di riconoscere nel testo un’epistola di Lorenzo Valla ad Antonio Panormita: una sorta di esercizio preparatorio alla “Comparatio Ciceronis et Quintiliani” perduta o forse mai scritta. I documenti portati a comprova di tale tesi sono numerosi e capillare appare il riscontro tra gli stilemi formali del “preludium” e le altre opere del Valla. ‘E annunziata a breve un’edizione del testo escorialense tradotto e commentato.

Lingua: Italiano
Pag. 9-67
Etichette: Valla Lorenzo, Comparatio Ciceronis et Quintiliani, Trattato, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,

Autore/i articolo: MONICA BERTÈ
Titolo articolo: La tradizione dell’ultima invettiva di Francesco Petrarca

L’articolo della Bertè esamina la tradizione manoscritta e a stampa dell’invettiva “Contra eum qui maledixit Italie” del Petrarca, da lei curata per l’Edizione Nazionale delle Opere di Francesco Petrarca e pubblicata con la traduzione. Si tratta di un’opera che affronta la polemica della sede papale, come già la “Senile” IX 1 ad Urbano V e l’invettiva di Jean de Hesdin, alle quali è spesso legata negli esemplari, soprattutto nel ramo della tradizione francese. Lo studio dei rapporti tra i testimoni, infatti, accerta la presenza di due rami rispettivamente generati dalla missiva di Petrarca giunta ad Avignone (=x) e dalla copia rimasta presso lo scrittore (=y); una particolare fisionomia presenta poi un codice vaticano (Ottob. lat. 1554= A), confezionato nell’Italia settentrionale. La trattazione della Bertè dà come esito la costituzione di uno ‘stemma codicum’, del quale tuttavia dichiara i limiti, riconoscendo ad esso una mera funzione di sintesi pratica, soprattutto alla luce degli intricati rapporti tra i codici, spesso caratterizzati da tracce di contaminazione.

Lingua: Italiano
Pag. 69-136
Etichette: Petrarca Francesco, Contra eum qui maledixit Italie, Invettiva, Trecento, Manoscritto, Edizione critica, Medioevo,

Autore/i articolo: LAURA REFE
Titolo articolo: Un nuovo manoscritto copiato da Bartolomeo Sachella

Tra i manoscritti che tramandano la “Ad posteritatem” di Francesco Petrarca e che la studiosa ha collazionato per la nuova edizione critica dell’epistola da lei curata, compare un codice cartaceo mutilo, conservato presso la Biblioteca Nazionale Cantrale di Firenze (Nuovi Acquisti 270 =N). L’esame codicologico accerta che il suo allestimento deriva dallo smembramento di due codici, attestato pure dall’ordine delle opere ivi contenute (una tabella a p. 141 aiuta a capire la struttura del codice che contiene, tra l’altro, anche il “Privilegium laureationis” di Petrarca e le sei “Satire” di Persio). Il confronto della grafia del codice fiorentino con uno zibaldone milanese (Bibl. Nazionale Braidense, AD XVI 20 =B), la cui autografia è certa, consente di attribuire alla stessa mano anche N: si tratta di Bartolomeo Sachella, frottolista, maestro di scuola, copista e collaboratore di Guiniforte Barzizza, vissuto nella prima metà del ‘400. Assieme ad altre opere sono presenti anche qui i tre testi del cod. N, il che aiuta a delineare i gusti del Sachella, orientati verso la professione di maestro, ma anche rivolti alla ricostruzione della biografia del Petrarca. La collazione dei testi presenti in entrambi i codici consente di attestare per la “Ad posteritatem” una dipendenza diretta di N da B; non così netto appare invece il rapporto per le altre due opere, di cui comunque la studiosa ha evidenziato elementi peculiari ed analogie testuali.

Lingua: Italiano
Pag. 137-160
Etichette: Petrarca Francesco, Sachella Bartolomeo, Ad posteritatem, Epistolario, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,

Autore/i articolo: MICHELE RINALDI
Titolo articolo: Un codice della “Naturalis Historia” annotato da Giovanni Pontano

Oggetto del lavoro è il ms. Barb. lat. 143 della Bibl. Apost. Vaticana (XV sec.), contenente i libri I-VI,122 e IX,51-XI,284 della “Naturalis Historia” di Plinio, e, in particolare, i numerosi ‘marginalia’ umanistici ai libri II e IX. Rinaldi, a differenza di chi lo ha preceduto nell’esame del codice, riconosce nell’annotazione erasa di f. 1r la formula di donazione con la quale la figlia di Pontano, Eugenia, siglò i libri del padre al momento della donazione alla Biblioteca del Convento di san Domenico Maggiore a Napoli. Le postille, in gran parte di mano del Pontano, presentano diverse connotazioni. Quelle alla sezione cosmologica del II libro sono semplici ‘notabilia’ o emendazioni filologiche (di origine congetturale, ma a volte frutto di collazione con altri esemplari); per alcune annotazioni, poi, relative alle meteore e alle stelle comete, è possibile scorgere un legame con le “Commentationes in Ptolomaeum” del Pontano, che evidentemente attinse al codice barberiniano per la stesura della sua opera. Ad un momento successivo risalgono invece le postille al libro IX dell’opera di Plinio, in cui l’impegno filologico, relativo all’onomastica latina di pesci e animali marini, è maggiore. Entra in campo in questa fase anche la tradizione a stampa della “Naturalis Historia”, utilizzata in più casi dal Pontano, ma soprattutto è evidente il rapporto tra le sue glosse e le “Castigationes plinianae” di Ermolao Barbaro: Rinaldi offre a proposito una dettagliata campionatura di prelievi del Pontano da tale opera. Il saggio si chiude con la suggestiva ipotesi che l’interesse dell’umanista per la terminologia ittiologica latina e greca sia stato anche frutto della recente scoperta da parte del Sannazaro degli “Halieutica” attribuiti ad Ovidio, che almeno in parte Pontano avrebbe avuto il tempo di esaminare, confrontando il poemetto con le relative sezioni pliniane.

Lingua: Italiano
Pag. 161-202
Etichette: Plinio, Pontano Giovanni, Naturalis historia, Enciclopedia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,

Autore/i articolo: FRANCESCO TATEO
Titolo articolo: L’epistola di Antonio Galateo a Marco antonio Tolomei

Lo studioso pubblica in questa sede l’epistola XIV della raccolta autografa di Antonio Galateo, dal titolo “De distinctione humani generis et de nobilitate”, probabilmente elaborata entro il 1498. Il trattatello si inserisce nell’ambito della polemica sui fondamenti della nobiltà, che l’autore affronta con lo scopo di attestare la superiorità dei valori morali e spirituali su quelli politici e materiali. Alla tipologia di uomo visto nelle sue connotazioni ferine, il Galateo oppone un modello che è invece frutto di un’educazione costruita attraverso lo studio delle lettere e della filosofia. Deriva al discorso un tono decisamente oratorio che va progressivamente articolandosi secondo le tradizionali forme dialettiche della confutazione. Della lettera è conservato l’autografo (Vat. lat. 7584 =V), che è stato oggetto di revisione (V1), su cui Tateto impianta la sua edizione; il “De distinctione” è però tramandato da altri sei manoscritti, dall’autore collazionati assieme ad alcune stampe ottocentesche. Per quanto in tutti i testimoni manoscritti sia possibile ravvisare gli esiti della revisione sull’autografo, non si esclude, in base ad un gruppo di varianti, l’esistenza di un testo migliorativo di V o V1.

Lingua: Italiano
Pag. 203-232
Etichette: Galateo Antonio, De distinctione humani generis et de nobilitate, Epistolografia, Quattrocento, Filosofia, Nobiltà, Umanesimo,

Autore/i articolo: TERESA MARTÍNEZ MANZANO
Titolo articolo: Un códice de Niccolò Niccoli en Salamanca

In questo contributo la studiosa ricostruisce la storia di un codice greco della Biblioteca Universitaria di Salamanca (Salmanticensis 2748), costituito da tre sezioni: i discorsi dell’imperatore Giuliano, dei trattati musicali (tra cui il “De musica” di Aristide Quintiliano) e la “Vita di Omero” dello pseudo Erodoto. Confezionato nel primo Quattrocento in ambiente vicino alla scuola di Vittorino da Feltre a Mantova (la studiosa attesta con certezza la data di copia del codice: 1433), era destinato non alla biblioteca della scuola, ma a quella dell’umanista fiorentino Niccolò Niccoli (un ruolo fondamentale giocò a proposito Ambrogio Traversari). Alla sua morte il Salm. 2748 passò alla biblioteca fiorentina di S. Marco e di lì alla Laurenziana. Nel 1563 si trova ancora in Italia, nella città di Trento, ove serve da antigrafo, tra gli altri, al Salm. 2717, copiato, come attesta la sottoscrizione, da Andrea Darmario appunto in quell’anno. Acquistato infine da Francesco de Mendoza, fu da lui donato al Collegio Mayor di San Bartolomé a Salamanca, prima della sua morte (1566).

Lingua: Spagnolo
Pag. 233-251
Etichette: Discorsi, Trattato, Biografia, Quattrocento, Manoscritto, Biblioteca, Umanesimo,

Autore/i articolo: MAURO DE NICHILO
Titolo articolo: L’ Actius del Pontano e una lettera di Bernardo Rucellai

L’ampio articolo di de Nichilo offre uno spaccato sulla speculazione ‘de historia conscribenda’ nel Quattrocento, in rapporto alla prima ed unica elaborazione teorica sull’argomento: l’ “Actius” di Giovanni Pontano. Scritto tra il 1495 e il 1499, esso propone una sistemazione delle posizioni classiche ed umanistiche sull’argomento, secondo una prospettiva retorico-formale, che lascerà l’impronta nella successiva storiografia cinquecentesca, soprattutto fiorentina. Ne è un esempio la “Storia d’Italia” di Guicciardini, in cui si coglie l’acquisizione delle posizioni pontaniane, ma anche in Bernardo Rucellai, allora dedito alla stesura del “De bello italico commentarius”, è evidente l’interesse nei confronti dell’ “Actius”. Portata a termine, come attesta lo studioso, nel settembre del 1511, l’opera del Rucellai, presto circolante ed ampiamente letta, applica fedelmente i canoni pontaniani, già acquisiti, per altro, all’altezza della primavera del 1495, quando il Rucellai, in missione a Napoli, partecipa ad una diatriba su tali tematiche. Ne resta traccia in una lettera a Roberto Acciaiuoli, oggi consultabile in una stampa del 1727 e pubblicata in appendice da de Nichilo. L’interesse di essa e specificamente del ‘sermo’pontaniano allegato, sta nel documentare, nell’ambito della diatriba umanistica sui modelli storiografici, la fase della riflessione pontaniana precedente l’ “Actius”: fermo restando la necessità di utilizzo di una pluralità di testimonianze autorevoli, nel passaggio dal ‘sermo’ all’ “Actius” la nozione di imitazione diventa infatti più selettiva e privilegia in maniera più esplicita l’esemplarità di Livio e Sallustio.

Lingua: Italiano
Pag. 253-309
Etichette: Pontano Giovanni, Rucellai Bernardo, Actius, Epistolografia, Quattrocento, Storiografia, Umanesimo,

Autore/i articolo: MAURIZIO FIORILLA
Titolo articolo: Il ‘libellus’ in una nota petrarchesca dell’Orazio Morgan

L’intervento dello studioso sottopone a nuova analisi una famosa postilla petrarchesca al carme 2,9 di Orazio, che si legge a f. 16r del ms. M. 404 della Pierpont Morgan Library di New York. Segnalata e trascritta la prima volta da Giuseppe Billanovich, viene ora riproposta da Fiorilla con alcune varianti: la definitiva lettura esclude che vi sia un’allusione al progetto del “Canzoniere”, come sosteneva Billanovich. Essa nasce intorno a tre testi classici (Hor. Carm. 2,9 e 2,11 e Ov. “Pont.”1,4), che non risultano collegati tra loro altrove nella produzione petrarchesca, pur affrontando tematiche assai care al poeta: l’ ‘intermissio amoris’ e la ‘vita gravis’. Non essendo pertanto possibile identificare tale ‘libellus’, lo studioso non esclude che la postilla possa attestare uno dei progetti incompiuti di Petrarca.

Lingua: Italiano
Pag. 319-329
Etichette: Petrarca Francesco, Trecento, Manoscritto, Medioevo,

Autore/i articolo: PAOLA DE CAPUA
Titolo articolo: Petrarca, “De viris illustribus” XIV,9

La studiosa mette in luce e corregge una erronea interpunzione di un passo del profilo di Fabrizio Licinio contenuto nel “De viris illustribus” petrarchesco. L’errore, accerta la de Capua attraverso una ricognizione della tradizione manoscritta dell’opera, va attribuito al discepolo di Petrarca Lombardo della Seta: solo il ms. dell’opera da lui vergato, come anche il codice del “Compendium” di sua mano, presentano quel punto interrogativo che, accettato pure da Martellotti, determina una contraddizione di senso, ora sanata dalla studiosa.

Lingua: Italiano
Pag. 329-332
Etichette: Petrarca Francesco, De viris illustribus, Trattato, Trecento, Biografia, Manoscritto, Medioevo,

Autore/i articolo: LISA CICCONE
Titolo articolo: Un’accezione di ‘sedo’ in un poeta trecentesco

Nell’ambito dei carmi di Giovanni Quatrario, poeta sulmonese del Trecento, la Ciccone ha riscontrato un uso singolare del verbo ‘sedo’. Nei cinque luoghi che propone (due tratti dal “Carmen venationis”, tre estrapolati da altrettante elegie rispettivamente indirizzate a Meo di Aristotile, Antonio da Penne e Francesco da Fiano) il verbo latino ha infatti l’anomalo significato di ‘separare’, non attestato nei lessici medievali e moderni, né nella “Patrologia”, e non emerso dalla consultazione degli strumenti informatici delle fonti classiche, cristiane e medievali.

Lingua: Italiano
Pag. 332-336
Etichette: Quatrario Giovanni, Poesia latina, Trecento, Medioevo,

Autore/i articolo: STEFANO MARTINELLI TEMPESTA
Titolo articolo: Un nuovo codice con titolo bilingue crisolorino (Ambr. A 175 sup.)

Il contributo di Martinelli Tempesta illustra i primi risultati di un lavoro di prosssima pubblicazione. Ai trenta manoscritti con titoli bilingui legati alla famiglia dei Crisolora, si aggiunge adesso l’Ambr. A 175 sup., contenente le orazioni di Elio Aristide, vergate da uno scriba che vi ha pure trascritto i “Prolegomena”: si tratta di uno dei pochi testimoni in cui sopravvivono tutti i titoli bilingui. A differenza dell’altro esemplare dell’opera di Aristide posseduto da Manuele Crisolora (Urb. gr. 123), è qui riconoscibile la mano del dotto bizantino, impegnata nella registrazione di scoli e glosse, ma pure di ‘variae lectiones’ e congetture.

Lingua: Italiano
Pag. 336-342
Etichette: Crisolora Manuele, Elio Aristide, Orazioni, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,

Autore/i articolo: SIMONE SIGNAROLI
Titolo articolo: Istituzioni comunali e libri nel Quattrocento: Brescia

Sulla scia degli studi dedicati alle biblioteche umanistiche, lo studioso ha avviato un’indagine sulla consistenza dei fondi librari appartenuti alle istituzioni civili di Brescia nel XV secolo, esaminando pure le procedure attraverso cui si producevano i libri. Documenta dunque in questa sede alcuni casi specifici, relativi sia a libri manoscritti che a stampa, attività avviata nella città lombarda, orbitante nell’ambito della Serenissima, nel 1471.

Lingua: Italiano
Pag. 342-351
Etichette: Quattrocento, Biblioteca, Umanesimo,

Autore/i articolo: ALESSANDRO DANELONI
Titolo articolo: Un secondo elenco delle opere di Bartolomeo Fonzio

Nel suo contributo Daneloni pubblica un elenco di opere di Bartolomeo Fonzio, che si legge alla fine del ms. Rossi 56 (44 F 28)della Bibl. Corsiniana di Roma (=Co), vergato da Francesco Baroncini, che, amico del Fonzio, ebbe alla sua morte libero accesso alle carte dell’umanista, da cui trasse varie copie. Già edita è invece una lista similare, di mano dello stesso copista e sicuramente copia di un autografo del letterato fiorentino, che si trova nel manoscritto Palatino V. Capponi 77 della Bibl. Nazionale di Firenze (=F). Il confronto tra i due documenti, caratterizzati da una sostanziale coincidenza testuale (tranne che per un distico latino presente solo in Co), induce lo studioso a cogliere in F e Co gli apografi di una copia perduta. Il saggio si conclude con un bilancio delle attuali conoscenze dell’opera del Fonzio, proprio in rapporto ai titoli presenti nei suddetti elenchi, alcuni dei quali non trovano precisa corrispondenza con i materiali a noi giunti, mentre di contro possediamo opere di cui la lista non fa menzione.

Lingua: Italiano
Pag. 351-362
Etichette: Fonzio Bartolomeo, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,

Autore/i articolo: RENATA FABBRI
Titolo articolo: Contributo minimo al carteggio del Poliziano

La studiosa pubblica in questa sede quattro epistole (contenute tre nel Barb. lat. 2517, una nel Vat. Capp. 235), relative all’ultima fase della vita di Angelo Poliziano, da inserire nell’ambito del carteggio con Raffaele Maffei. In base ad indizi interni, poi, conferisce ad esse un ordine cronologico di stesura, a partire dall’epistola che Raffaele Maffei scrive al Poliziano dopo il viaggio che questi compie con il Pico in Emilia e Veneto tra giugno e luglio del 1491.

Lingua: Italiano
Pag. 362-367
Etichette: Maffei Raffaele, Poliziano Angelo, Epistolario, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,

Autore/i articolo: ANTONIO ROLLO
Titolo articolo: Interventi di Andronico Callisto in codici latini

Il contributo di Rollo nasce dall’identificazione della mano di Andronico Callisto in diversi codici. Le interlinee, gli spazi vuoti, soprattutto i margini del Vat. lat. 1532, contenente le “Noctes Atticae” di Gellio, copiate da Giovanni Itri, e appartenuto al vescovo di Modrussa, Niccolò di Cattaro, vengono infatti impegnati dal bizantino per la trascrizione dei ‘graeca’ gelliani, nel testo riportati dall’Itri in latino. Si tratta di una versione greca vulgata, frutto del lavoro di restauro portato a termine nel 1434 da Guarino, che Callisto trascriveva certamente su commissione del vescovo Modrussiense. Ad attestare una collaborazione tra i due, che probabilmente fu avviata a Roma tra il 1466 e il 1470, intervengono altri due codici (Vat. gr. 249 e Vat. gr. 257) con opere di Aristotele, copiati dal bizantino e confluiti nella biblioteca del vescovo. Inoltre anche il Vat. gr. 13, che tramanda la grammatica del Gaza, presenta, assieme a quella di altri copisti, la mano di Callisto e del Modrussiense. Al bizantino medesimo è poi da ricondurre la mano che avvia senza concluderla la trascrizione dei passi greci del testo delle “Vite” di Svetonio, contenute nel cod. Chis. H V 159, senz’altro allestito su commissione di qualche personaggio di alto rango. La singolarità sta nel fatto, tuttavia, che tali lezioni appaiono isolate nell’ambito della tradizione testuale e discordi pure dalla redazione canonica, realizzata da Manuele Crisolora negli anni fiorentini.

Lingua: Italiano
Pag. 367-380
Etichette: Callisto Andronico, Quattrocento, Manoscritto, Copista, Umanesimo,

Autore/i articolo: DANIELA GIONTA
Titolo articolo: Autografi filelfiani nell’Archivio Mediceo avanti il Principato: un dittico per la “Sforziade” di Piero

La studiosa rintraccia e pubblica gli autografi di due epistole di Francesco Filelfo a Piero de’ Medici, relative alla vicenda compositiva della “Sphortias”, il poema epico dedicato dall’umanista a Francesco Sforza. La prima, datata 17 maggio 1455 e pubblicata per la prima volta da Carlo de’ Rosmini, che però spesso si valse di imprecise trascrizioni, viene ora dalla Gionta, che ne recupera pure l’esatta collocazione, riproposta con opportune rivisitazioni testuali. Dal documento emerge il profilo di un umanista che, insoddisfatto dell’ambiente milanese, guarda di nuovo a Firenze e a Piero de’ Medici. Al 28 gennaio 1455 risale la seconda epistola, della quale la studiosa propone la lettura tratta dall’originale e che consente di anticipare a quella data l’arrivo presso Piero della versione corretta dei primi quattro libri della “Sphortias”.

Lingua: Italiano
Pag. 380-386
Etichette: Filelfo Francesco, Sphortias, Poema, Quattrocento, Epistolario, Umanesimo,

Autore/i articolo: DANIELA GIONTA
Titolo articolo: Ritrovamenti pomponiani

Nel suo contributo la studiosa dà conto di recenti e significativi ritrovamenti di codici legati all’ambiente di Pomponio Leto e agli anni in cui egli andava elaborando il progetto di un compendio di biografie imperiali (III-VII sec.). Il ms. 288 della Bibl. del Seminario Vescovile di Padova, contenente un’omogenea silloge di testi di storia antica, è riconducibile a Marco Lucio Fazini, membro dell’Accademia pomponiana, e nella sezione relativa presenta sostanziali coincidenze con i -finora unici- fogli autografi del Leto dell’ “Historia Augusta”, presenti nel Vat. lat 3311. Il ms. O III 18 della Biblioteca di El Escorial che conserva i “Cesari” pomponiani, nel suo complesso presenta, accanto alla mano del copista, una mano che interviene sia sotto il profilo della confezione materiale, sia a livello testuale. A sottoporre il manoscritto, probabilmente copia di dedica, a tale attenta revisione è lo stesso Pomponio. Infine anche il ms. Hunter 344 della University Library di Glasgow è da ricondurre all’ambiente del Leto. Contiene il “Breviarium” di Festo Rufo e la ‘versio brevis’ dei “Cesari” di Pomponio, con caratteri peculiari, però, rispetto al Monac. lat. 528, contenente le medesime opere, soprattutto in virtù di una lettera di dedica a Francesco Borgia (diversa da quella tramandata dalla tradizione manoscritta e a stampa che accompagna la versione ampia dei “Cesari”), che tra l’altro attesta l’intento da parte dell’umanista di proseguire idealmente con il suo compendio il “Breviarium” di Festo Rufo.

Lingua: Italiano
Pag. 386-399
Etichette: Leto Pomponio, Cesari, Biografia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,

Autore/i libro/articolo recensito: LEONARDO BRUNI
Titolo libro/articolo recensito: History of the Florentine People
A cura di: James Hankins
Traduttore: James Hankins
Edizioni: Harvard University Press, Londra – 2001
Lingua: Italiano
Pag. 401-407
Recensore/i: Armando Nuzzo
Etichette: Bruni Leonardo, Historiae Florentini populi, Storia, Quattrocento, Manoscritto, Umanesimo,

Autore/i libro/articolo recensito: GIUSEPPE GERMANO
Titolo libro/articolo recensito: Il “De aspiratione” di Giovanni Pontano e la cultura del suo tempo
Edizioni: Loffredo Editore, Napoli – 2005
Lingua: Italiano
Pag. 407-429
Recensore/i: Michele Rinaldi
Etichette: Pontano Giovanni, De aspiratione, Trattato, Quattrocento, Filologia, Umanesimo,