Studi medievali e moderni | 2001 | N. 1

Si fa riferimento alle Rime dell’Ariosto strutturata in forme metriche (5 canzoni, 41 sonetti, 12 madrigali, 27 capitoli, 2 egloghe) dove al capitolo con il numero XXVII si legge: ‘Arsi nel mio bel foco un tempo quieto’. Questa citazione contenuta nell’Opera venuta nuovamente alla luce nel 1546, era stata già stampata nel 1542 ed era stata erroneamente attribuita ad Alfonso d’Avsalos marchese del Vasto. L’opuscolo dove è contenuta la citazione riportata trovasi ora nella Biblioteca Marciana di Venezia.

Il saggio affronta l’interpretazione del mondo di Dante secondo la teoria degli studi compiuti dal dantista Gianvincenzo Gravina (1664-1718), che vede intimamente legate sin dalle origini poesia, filosofia e teologia. Gli studi danteschi del Gravina sono riconducibili alla “Ragion poetica”, opera del Gravina in cui nei primi tredici capitoli vengono esposti in maniera sistematica i capisaldi della metodologia critica dantesca, in cui sono passati in rassegna gli autori coevi dell’autore della “Commedia”. L’autrice espone uno studio critico filologico sui testi danteschi commentati dallo studioso, vissuto nel Seicento, che ne ha fatto una vera e propria ‘summa’ della concezione del mondo delle origini.

Si parla di un ‘falso storico’ attribuito allo scrittore scapigliato Arrigo Boito sulla base di uno scritto apparso sulla rivista “Critica” nel 1904 del filosofo partenopeo Benedetto Croce, il quale fa riferimento ad una rivisitazione romantica dell’opera di Boito. Croce, infatti, collocherebbe Boito non nella Scapigliatura ma parla di un ‘terzo romanticismo’. L’autrice, oltre a delineare un quadro composito del periodo tardo ottocentesco in cui si colloca la produzione letteraria di Arrigo Boito, espone i giudizi della critica con le sue valenze interpretative sui testi espresse dalla critica.

Lo scritto è incentrato su un episodio di riverberi del dannunzianesimo che si verificò nel 1909 con l’impresa che assunse il nome di “Alla scoperta dell’Abruzzo” che richiama il concetto dei luoghi barbari e semiselvaggi, dove la fiera-uomo, appostata tra le selve native aspettasse di squartare italiani e briganti. Si tratta di un viaggio immaginario di marca dannunziano-micchettiana, organizzato e ideato da un abruzzese, un certo Agostinoni, rappresentato come un cliché estetizzante dell’era arcaica. Di questo viaggio immaginario vengono riportati ampi stralci nelle cronache delle cronache dei giornali dell’epoca.

Il saggio si concentra sull’apparato variantistico delle opere dannunziane da “L’Invincibile” al “Trionfo della morte”. “L’invincibile” fu scritto nel 1889 e iniziato a stampare nel 1890 fu improvvisamente interrotto, reduce dal successo de “Il Piacere”. Il romanzo “L’Invincibile”, stando ai ritrovamenti dei taccuini dannunziani utilizzati per la preparazione del lavoro, presentava un nutrito apparato di note. Quattro anni dopo la stesura de “L’Invincibile” D’Annunzio pone mano alla stesura del “Trionfo della morte”. LLombardinilo, in questo studio, appronta un quadro esaustivo del variegato apparato variantistico confutando le due opere del vate pescarese.

Studio socio, storico, antropologico e letterario sulla festa di San Pantaleone a Miglianico, una festa che ha da sempre stimolato la fantasia di scrittori e pittori: tra questi l’uno è il vate pescarese Gabriele d’Annunzio che ne aveva parlato in una novella “San Pantaleone” pubblicata sulla Cronaca letteraria il 22 novembre 1885. D’Annunzio nei suoi scritti giornalistici parla dei riti antichi legati alla festa di San Pantaleone. Oltre alla novella dannunziana, Pannunzio riferisce anche di alcuni dipinti collegati alla festa di Miglianico riprodotti da Francesco Paolo Michetti, illustratore e amico del poeta abruzzese.

Si analizza la figura e l’opera del poeta toscano Mario Luzi, attraverso un’analisi critico-letteraria delle sue opere.

Trattasi di un saggio di semiotica del testo che espone le caratteristiche metodologiche e strutturalistiche. L’autore esamina gli aspetti narrativi del racconto mettendo in evidenza le principale correnti e teorie di analisi strutturalista di un racconto letterario, riportando opinioni e giudizi degli strutturalisti che si occupano dell’analisi semiologica di un brano.

Carteggio inedito composto di lettere, brevi biglietti e missive, che lo scrittore Antonio Fogazzaro, autore della trilogia “Piccolo Mondo Antico”, “Piccolo Mondo Moderno” e “Il Santo”, indirizzò allo storiografo abruzzese Giovanni DE Caesaris nel periodo che va dal 1895 al 1911.

Lo studio si incentra sul progetto condiviso di Gabriele d’Annunzio e Adolfo De Bosis sulla necessità di dare vita ad una letteratura militante antipositivistica che suffragasse motivazione estetiche e ideologiche della cultura europea. Queste idee erano maturate nella mente dei due scrittori al momento dell’uscita del mensile Il Convito” stampato a Roma nel gennaio 1895. Moretti, nella seconda parte del saggio, riporta il carteggio inedito intercorso tra d’Annunzio e De Bosis.

Si riportano quattro lettere inedite che Giovanni Pascoli indirizzò all’operatore teatrale ravennate, Luigi Rasi (1852-1918) nel periodo che va dal 1897 al 1899.

Si parla del ruolo che la Societè Natrionale de Sciences Naturelles et Matematiques de Cherbourg ha svolto nei rapporti bilaterali tra Inghilterra e Francia nei secoli XVIII e XIX e conseguentemente i riflessi avuti sulla cultura italiana.

Si analizza il pensiero e l’opera di Giordano Bruno calandolo nel contesto della cultura europea del Cinquecento.

Lo scritto focalizza il senso del mistero, del rapporto con un ente superiore e indecifrabile inteso come problema di credenza nell’opera di Luigi Pirandello. Salsano affronta il discorso dell’opera pirandelliana alla luce del rapporto tra il relativismo etico, la metafisica e la religiosità prendendo in esame alcuni testi chiave della prosa dello scrittore agrigentino tra cui “Cosi è se vi pare” e “Serafino Gubbio operatore”.

Breve contributo che analizza il percorso letterario dello scrittore Giuseppe Berto.