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Studi desanctisiani | 2022 | N. 10
Anno 2022 – N. 10
A cura di Giovanna Panzini
Titolo articolo: «… irradiare l’Italia con una scienza nuova». Scuola, Educazione e Patria in Francesco De Sanctis
Francesco De Sanctis sin dagli anni di Vico Bisi pose al centro della sua militanza intellettuale il tema della Patria e quello della Scuola come luogo di formazione ed educazione civile. Dal Discorso a’ giovani del 1848, alla mirabile Prolusione zurighese del 16 ottobre 1856 e alla presentazione del suo programma ministeriale nel governo Cavour, 13 aprile 1861, il Professore seppe concretamente coniugare finalità educative e proposta politica. Da ministro della Pubblica istruzione riorganizzò la scuola in particolare nel Mezzogiorno e a Napoli, precorrendo le istanze del meridionalismo classico, fece il possibile per migliorare la qualità delle elementari. Le sue battaglie furono innumerevoli e tutto il ventennio 1860-1880 si caratterizza per la partecipazione
attiva di De Sanctis alla vita culturale, scientifica e politica della nuova Italia. Nel suo impegno pubblico diede un contributo significativo alla ricerca del carattere della nazione di fronte alla crisi della Destra cavouriana e della Sinistra storica guidata da Depretis e Nicotera e alla crescente comparsa di gruppi di potere regionali, sovente diretti da capitani di ventura con la vocazione al trasformismo. Per De Sanctis la vita politica di un parlamentare doveva esprimere il carattere di una visione realistica e patriottica. La Scuola in questo sistema dinamico di pensiero svolgeva un ruolo decisivo sul piano della conoscenza e della educazione alla moderna concezione del cittadino.
Pag. 11-32
Etichette: Educazione, Patria, Politica, Scuola, XIX secolo, Francesco De Sanctis,
Titolo articolo: «Piccoli indizi con vaste ombre». Il concetto di storia nella Letteratura italiana del De Sanctis
Il saggio intende indagare il rapporto tra De Sanctis ed Hegel alla luce del significato che la commedia assume all’interno del sistema hegeliano. In particolare, si intende rivalutare l’importanza che l’influsso di autori come Vico e Leopardi hanno avuto quasi come contrappeso rispetto alla sistematicità e alla teleologia del pensiero di Hegel. La Storia della letteratura italiana, al di là delle rigide schematizzazioni legate al binomio poeta e artista, tra uomo e letterato, dovrebbe essere letta, invece, come un vero e proprio romanzo, che intende mostrare la progressiva formazione dell’identità italiana. A questo livello si è cercato di rivalutare le ultime, problematiche pagine della Storia proprio come manifesto di un pensiero antisistematico, dove compaiono piccoli indizi insieme a vaste ombre.
Lingua: ItalianoPag. 33-45
Etichette: Letteratura italiana, Scienza, Vita, XIX secolo, Francesco De Sanctis, Georg Wilhelm Friedrich Hegel,
Titolo articolo: L’analogon nel Paradiso dantesco e la transumptio nell’analisi desanctisiana
Solo attraverso un’analisi non generica, ma articolata, delle pagine esegetiche dedicate dal De Sanctis alla terza Cantica, è possibile coglierne affinità e divergenze dai moderni studi su Dante. Nel primo caso, il critico irpino intuisce le «novità» del Paradiso, le difficoltà di ordine strutturale genialmente risolte dal poeta, la poetica del “correlativo oggettivo” (poi ripresa da
Eliot e Montale), la componente satirico-profetica della Comedìa e l’importanza teologica della “via negativa”, ma connota, nell’altro, in maniera riduttiva le transumptiones, perché capovolge il rapporto figurale tra il divino e il terreno, non tiene conto della loro funzione diegetica e del sostrato analogico, che ne costituisce il fondamento filosofico. Dall’analisi risulta che la maggiore e vera distanza della critica desanctisiana dagli studi attuali sul Paradiso si misura proprio su questa errata comprensione
Pag. 47-62
Etichette: Critica letteraria, Letteratura italiana, XIV secolo, XIX secolo, Dante Alighieri, Francesco De Sanctis,
Titolo articolo: Una «poesia sbucciata fra le foreste e i monti». De Sanctis e il romanticismo calabrese
L’alterità del romanticismo calabrese in rapporto a quello napoletano è un’acquisizione storiografica che è interamente di matrice desanctisiana. Talvolta contraddetta infelicemente da alcuni studiosi (ad esempio Mario Sansone, che l’ha definita «un abbaglio»), mostra a distanza di un secolo e mezzo dalla formulazione tutta la sua pregnanza valoriale. Questo saggio ripercorre l’analisi desanctisiana della scuola calabrese, non omettendo di metterne a fuoco gli aspetti caduchi. E, sulla scorta delle vitali indicazioni che da essa promanano, focalizza aspetti e snodi e periodizzazione del romanticismo calabrese, rimarcandone la sua indubbia diversità – anche sotto il profilo politico – rispetto agli altri che si sono sviluppati nel policentrismo culturale di una nazione allora disunita.
Lingua: ItalianoPag. 63-75
Etichette: Novella, Poesia, XIX secolo, Domenico Mauro, Francesco De Sanctis, Vincenzo Padula,
Titolo articolo: Note su un giudizio di De Sanctis sull’Arcadia
Il contributo ripercorre alcuni dei momenti della riflessione da parte della storiografia letteraria sul fenomeno culturale rappresentato dall’Accademia dell’Arcadia, a partire dalla “rivolta” antiarcadica di Saverio Bettinelli e di Giuseppe Baretti, per passare poi alle opinioni a riguardo di Giuseppe Parini, Giacomo Leopardi, Giosue Carducci, Benedetto Croce e molti altri.
Il tutto al fine di collocare nel suo contesto la riflessione svolta sul tema da Francesco De Sanctis e di evidenziare come gran parte delle sue intuizioni stiano rivelando la propria validità grazie alle più recenti ricerche sull’accademia fondata da Giovan Mario Crescimbeni.
Pag. 79-97
Etichette: Arcadia, XIX secolo, XVII secolo, XVIII secolo, Benedetto Croce, Carlo Denina, Carlo Maria Tallarigo, Cesare Cantù, Cesare Fenini, Francesco De Sanctis, Francesco Torti, Giacomo Leopardi, Giambattista Corniani, Giosuè Carducci, Girolamo Tiraboschi, Giuseppe Baretti, Giuseppe Finzi, Giuseppe Parini, Luigi Settembrini, Piero Sanfilippo, Saverio Bettinelli,
Titolo articolo: Francesco De Sanctis legge Giovan Battista Marino, «il gran maestro della parola»
La critica letteraria contemporanea è riuscita a recuperare pienamente il valore dell’esperienza di Giovan Battista Marino, nelle ampie e accoglienti categorie della sperimentazione, della contaminazione, dell’ibridismo. Francesco De Sanctis invece, pur raccogliendone e catalogandone le innovazioni, sembrava averne liquidato il peso perché poco incisiva, obbediente alle leggi dell’artificio più che a quelle definitive ed imprescindibili della realtà. Con questa inclinazione, inoltre, aveva definito e consegnato un modello interpretativo, adoperato poi da Benedetto Croce, ovvero quello di uno storicismo immanentista, costantemente condizionato dalla coscienza dei bisogni del suo tempo e del futuro
Lingua: ItalianoPag. 99-107
Etichette: XIX secolo, XVI secolo, XX secolo, Benedetto Croce, Francesco De Sanctis, Giovan Battista Marino,
Titolo articolo: L’«uomo nuovo in veste classica»: Francesco De Sanctis e Vittorio Alfieri
Il contributo indaga il complesso giudizio desanctisiano su Vittorio Alfieri, un autore che oscilla tra tradizione e innovazione, tra classicismo e modernità. L’esegesi della tragedia alfieriana da parte di Francesco De Sanctis si muove lungo un duplice piano, quello politico e quello poetico, che ci restituisce un ritratto controverso. Se sul versante politico-civile Alfieri rappresenta un passaggio chiave per la formazione della coscienza nazionale ed è indicato quale degno erede della lezione dantesca, su quello letterario il critico irpino evidenzia i limiti di una scrittura che resta imbrigliata in strutture e categorie classicheggianti. Di conseguenza Alfieri, pur essendo un grande autore, non riesce a varcare la soglia della cosiddetta nuova letteratura.
Lingua: ItalianoPag. 109-121
Etichette: Classicismo, Letteratura, Modernità, Politica, XIX secolo, XVIII secolo, Francesco De Sanctis, Vittorio Alfieri,
Titolo articolo: ‘La grande abbreviazione del pensiero umano’ : declinazioni verghiane della teoria critica dell’ultimo De Sanctis
Il saggio torna su una questione varie volte toccata dalla critica, ma mai risolta in maniera convincente, quella del rapporto tra Verga e De Sanctis. Nei suoi interventi sul realismo e il Naturalismo, il critico irpino delinea alcuni principi metodologici per la creazione di un’arte modernamente realista, che deve basarsi sul rifiuto di una letteratura asservita a teorie scientifiche (come l’ereditarietà o il determinismo biologico e ambientale) e soprattutto sulla necessità di ‘far parlare le cose’ dando vita ad uno stile impersonale ed oggettivo. Tali principi sono senza dubbio raccolti ed applicati da Verga nella sua produzione narrativa; eppure De Sanctis evita di esprimersi su di essa. Per quali motivi? Si ipotizza che la ragione fondamentale di questo silenzio sia da vedere in una mancata convergenza sul piano ideologico tra il critico e lo scrittore.
Lingua: ItalianoPag. 123-131
Etichette: Realismo, XIX secolo, Francesco De Sanctis, Giovanni Verga,
Titolo articolo: Del senso e dei limiti del ‘tornare’ a De Sanctis in Giovanni Gentile
Il presente contributo, prendendo spunto da un recente volume uscito per le cure di Toni Iermano e di Sebastiano Gentile (Il ‘tornare’ di Giovanni Gentile al De Sanctis. Ragioni di una riflessione critica, Pisa-Roma, Serra, 2022), contiene alcune riflessioni di ordine generale sul senso del ‘tornare’ a De Sanctis di Giovanni Gentile.
Lingua: ItalianoPag. 135-142
Etichette: Letteratura, Politica, XIX secolo, XX secolo, Antonio Gramsci, Francesco De Sanctis, Giovanni Gentile,
Titolo articolo: «De Sanctis sa di politica quanto gli uscieri della Camera». Petruccelli della Gattina e gli antichi allievi contro il Professore politico
Si ricostruiscono brevemente alcune delle più esasperate e paradossali critiche al De Sanctis ministro e uomo politico. Il primo fu Ferdinando Petruccelli della Gattina nel suo pamphlet I moribondi di Palazzo Carignano ma non mancarono giudizi altrettanto ingenerosi ed errati di alcuni dei suoi più cari allievi della Prima Scuola. Tra questi si distinse l’ultra-conservatore Angelo Camillo De Meis, umanamente assai legato al Professore ma su posizioni politiche inconciliabili e distanti da quelle desanctisiane. Le sue critiche, ingenerose e talvolta persino velenose, trovarono un approdo nella corrispondenza con Diomede Marvasi, già allievo di De Sanctis, nell’Italia sabauda importante magistrato e senatore del Regno. Il pensiero democratico di De Sanctis, la lucida capacità di cogliere i mutamenti della società, la forte denuncia della crisi del sistema partitico-parlamentare italiano dopo la scomparsa di Cavour, il rapporto tra paese e avvento della modernità costituirono elementi caratterizzanti la sua filosofia politica ma non sempre furono colti dai suoi contemporanei
Lingua: ItalianoPag. 143-149
Etichette: Letteratura italiana, Politica, Storia, XIX secolo, Angelo Camillo De Meis, Diomede Marvasi, Ferdinando Petruccelli della Gattina, Francesco De Sanctis,