Le riviste sostenitrici
Studi desanctisiani | 2016 | N. 4
Anno 2016 – N. 4
A cura di Giovanna Panzini
Titolo articolo: I confetti di De Sanctis
Editoriale per le celebrazioni del secondo centenario della nascita di Francesco De Sanctis (1817-2017).
Lingua: ItalianoPag. 9-12
Etichette: Letteratura italiana, Storia della critica, XIX secolo, XX secolo, Francesco De Sanctis,
Titolo articolo: De Sanctis e padre Bresciani
Il saggio ragiona sulla recensione polemica che De Sanctis scrisse (per la rivista «Il Cimento» nel 1855) a proposito di un feuilleton anti-risorgimentale di grande successo, L’ebreo di Verona del padre gesuita Antonio Bresciani. Questo episodio viene contestualizzato, sia dal versante della biografia desanctisiana sia anche dal versante cattolico, e gesuitico in particolare.
Il romanzo di padre Bresciani era stato infatti pubblicato nel 1850-51 sui primi numeri della rivista dei Gesuiti «La Civiltà Cattolica», e non erano mancati a quella rivista (e al suo fondatore padre Curci) serie difficoltà e polemiche provenienti anche dal re Borbone e dalla gerarchia vaticana. Alcune varianti significative fra le citazioni del romanzo che De Sanctis fa nel suo saggio e ciò che nel romanzo effettivamente si legge forniscono lo spunto per approfondire questi problemi. Il cuore della posizione di De Sanctis e la motivazione etico-politica fondamentale della sua recensione vengono rintracciati nella coeva «crisi Calabiana», cioè nel contrasto durissimo che si verificò – negli stessi mesi del saggio di De Sanctis – fra il Governo Cavour-Rattazzi e la destra
clericale del Regno di Sardegna appoggiata dallo stesso re sabaudo. Questo contesto politico spiega anche lo sforzo intelligente (e non privo di successo) compiuto da De Sanctis di aprire alle posizioni cattolico-liberali (rappresentate dal Manzoni) nello stesso
momento in cui si scagliava aspramente contro le posizioni dei Gesuiti.
Pag. 13-26
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Titolo articolo: Il Padre Bresciani di Francesco De Sanctis
Il lavoro esamina la recensione-saggio al romanzo di Bresciani, L’ebreo di Verona, che De Sanctis scrive nel 1855. Il contenuto di quell’opera consiste nel racconto dei primi moti di lotta per l’Indipendenza nazionale del ‘48-’49, visti dalla parte di chi resisteva alla richiesta di cambiamento dell’assetto politico della Penisola. De Sanctis ci insegna a confutare un’opera ideologicamente
avversa, con gli strumenti della critica letteraria meglio capaci di indagare i modi di organizzazione del discorso. Così ci trasmette un’idea “alta” della letteratura, come impegno etico e civile, esaltando, nello stesso tempo, i valori formali della scrittura e della narrazione. Da tale modello di critica prende le mosse Gramsci, per usare l’ipocrisia di padre Bresciani come archetipo degli
scrittori del Novecento.
Pag. 27-38
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Titolo articolo: La vita e la storia. Incroci desanctisiani sulla scena europea del secondo Ottocento
L’articolo mira a ricostruire alcuni tasselli del complesso reticolo di relazioni intorno a De Sanctis, evidenziando i rapporti molto stretti con figure come Burckhardt, il pronto accoglimento delle dinamiche culturali coeve più avanzate, e l’alta originalità del suo pensiero. In particolare si analizza la recezione dell’opera di Schopenhauer nel periodo dell’esilio a Zurigo, le motivazioni alla base del Dialogo di Schopenhauer e Leopardi e i suoi effetti. Si esplora poi la fase cruciale dei primi anni Settanta, con particolare attenzione al discorso La Scienza e la Vita, caratterizzato dalla rielaborazione di argomenti darwiniani. Emerge la questione del rapporto fra De Sanctis e Nietzsche: al di là delle possibili influenze, che vengono vagliate, i due intellettuali assumono entrambi un ruolo fortemente critico nei confronti dei rispettivi processi di nation building e del servile allineamento dell’intellighentsia alle nuove retoriche del potere.
Lingua: ItalianoPag. 39-56
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Titolo articolo: De Sanctis recensore
L’attività giornalistica di Francesco De Sanctis come critico letterario è di grande importanza. In questo critico militante esemplare, gli articoli preparano spesso saggi di vasto spessore, come nel caso degli scritti su Zola. Nel rapporto tra le varie forme di critica (articoli, saggi, storiografia) e nel confronto con filosofia, storia e morale, il pensiero critico di De Sanctis si mette continuamente in discussione: suo interesse sono i problemi vivi piuttosto che il sistema teorico compiuto. Anche per questo la sua opera mostra fino ad oggi segni di indiscutibile presenza.
Lingua: ItalianoPag. 57-64
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Titolo articolo: Francesco De Sanctis e Camillo Benso di Cavour
L’articolo ricostruisce il complesso rapporto di De Sanctis con Cavour, figura centrale nel percorso politico del Professore fra riflessione e azione, individuando tre grandi fasi: gli anni dell’esilio a Torino e Zurigo, e della polemica sul ‘murattismo’; il breve e intenso periodo dell’unificazione; la costruzione della ‘nuova Italia’ negli anni Sessanta e Settanta. Si getta luce sull’orientamento
di De Sanctis esule fra idealità mazziniana e indiscussa adesione di fondo al progetto piemontese. La nomina a primo ministro dell’Istruzione dell’Italia unita è segno della alta stima del Conte nei confronti di De Sanctis, che negli anni Sessanta e Settanta si richiamerà costantemente al modello politico di Cavour, esaltandone il progetto di un grande partito liberale nazionale capace di coinvolgere organicamente le élites. Una forza politica viva, che non vuole cancellare la centralità del cattolicesimo nell’identità nazionale, ma nella prospettiva ampia della libertà di espressione di tutte le dinamiche culturali e dei movimenti sociali. Nella matura visione di De Sanctis Cavour e Garibaldi sono i padri fondatori della nazione, nel segno di una politica progressista, dell’azione coraggiosa e coerente, della difesa e dello sviluppo della libertà.
Pag. 65-86
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Titolo articolo: Un viaggio elettorale. L’autobiografia come romanzo storico
In Un viaggio elettorale Francesco De Sanctis fa il resoconto di un’aspra lotta politica condotta nel fantastico e invernale paesaggio dell’Alta Irpinia nel gennaio del 1875. Tanti sono i modelli che ne influenzano la stesura: Dante, Sterne, Manzoni, d’Azeglio e soprattutto Heine, il cui poemetto Germania, costituisce il riferimento letterario principale. Un testo di apparente semplicità cronachistica, che, mentre costituisce un capolavoro di analisi antropologica e politica e il primo manifesto del meridionalismo, rivela una insospettabile complessità, mescolando al diario il genere romanzesco. De Sanctis si sdoppia quindi in autore realistico d’un reportage e in eroe di una epica avventura sul modello dei romanzi storici e d’avventura del suo tempo.
Lingua: ItalianoPag. 87-108
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Titolo articolo: «Il gran peccato […] di aver profanata la storia»: De Sanctis e il feuilleton della tragedia politica
Analizzando le opinioni di De Sanctis in merito agli autori che hanno, con modalità diverse, declinato il tentativo di fondere tragedia politica e tragedia storica, il contributo si propone di indagare quale sia l’opinione del critico in merito a questa possibilità. Di articolo in articolo e di rivista in rivista, viene così a ricomporsi la convinzione che non esiste una soluzione che permetta di coniugare le due tipologie tragiche.
Lingua: ItalianoPag. 109-116
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Titolo articolo: Personaggi, tipi, caratteri, individui. Don Abbondio, chi era costui?
Il saggio prende spunto dalle molte pagine che De Sanctis ha dedicato al ruolo di don Abbondio nella letteratura italiana ed europea e si propone di dimostrare la modernità del pensiero desanctisiano, ponendolo in un ideale colloquio con i primi critici dei Promessi Sposi e i più recenti interpreti manzoniani.
Lingua: ItalianoPag. 117-130
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Titolo articolo: “Forma e contenuto”: la lettura dantesca di De Sanctis
Il contributo esamina l’articolato processo formativo e applicativo della teoria della ‘forma e del contenuto’ specificatamente nella Divina Commedia da parte del critico di Morra. Elaborando un metodo di ermeneutica militante (attenzione per bisogni dell’individuo e della società) che supera la corrispondenza tra ‘reale’ e ‘vero’. E va oltre l’acquisizione dei principi dell’estetica
hegeliana, da cui prende l’avvio. Un metodo-teoria, quello desanctisiano, che implica la relazione tra l’arte e la vita, e coinvolge al proprio interno, sull’esempio della peregrinatio dantesca, la visione concreta di libertà e Patria, detta, secondo il critico irpino, dalla genialità (‘alta fantasia’) del Pellegrino. Strettamente legata ad un afflato compositivo i cui risvolti si leggono nella distinzione che De Sanctis instaura tra ‘poeta’ ed ‘artista’: Dante è poeta che canta il mondo terreno unitamente all’indagine dei recessi più intimi dell’anima e della mente. Nel suo verso, per De Sanctis, è racchiuso (non ‘squadernato’), il ‘genoma’ della poesia moderna.
Pag. 131-148
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Titolo articolo: Dallo storicismo hegeliano di De Sanctis al materialismo storico di La Penna
Attraverso la ricerca sono state enucleate almeno tre categorie, che sembrano caratterizzare l’influsso del De Sanctis sul sistema critico del La Penna. Si tratta di orientamenti che il latinista ha reso compatibili con i principi del «marxismo critico» da lui egualmente seguiti. La prima consiste nel rifiuto dell’erudizione fine a se stessa; la seconda nell’esame dei valori etico-politici su cui si fonda la produzione letteraria; la terza nell’analisi delle connessioni intercorrenti tra l’organizzazione formale dei testi e la funzione civile che essi svolgono.
Lingua: ItalianoPag. 149-164
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Titolo articolo: La mano guidata dalle idee: coscienza e conoscenza nell’arte e nella vita del desanctisiano Andrea Cefaly
Il saggio pone in evidenza le idee e gli ideali che Francesco De Sanctis promosse e applicò attraverso la sua attività di insegnamento, capace di foggiare una generazione di uomini in grado di costruire e realizzare il Risorgimento e quindi un orizzonte culturale e civile rinnovato, per il quale risultava fondamentale tanto lo studio quanto l’azione. Si pone qui in rilievo un allievo della «prima scuola napoletana», Andrea Cefaly, pittore, scultore, critico e teorico d’arte, poeta, patriota e uomo politico, indubbiamente tra le personalità di maggior rilievo dell’Ottocento e in modo particolare della cultura e della società calabrese. Un artefice del Risorgimento, dunque, appassionato interprete di Dante, politico coraggioso e valido Maestro, ideatore e direttore di
una Scuola dall’impostazione originale e volta a generare un nuovo rinascimento, degno e alto riflesso della scuola desanctisiana.
Pag. 165-172
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Titolo articolo: Francesco De Sanctis nella «città delle svolte»
Sulla scorta degli atti di un recente convegno, il contributo ripercorre le esperienze, letterarie e politiche, maturate da Francesco De Sanctis nel capoluogo piemontese, città che davvero è stata per lui la «città delle svolte». Torino rappresenta per ben tre volte una tappa cruciale nella vita e nella fortuna critica di De Sanctis: giunto una prima volta da esule nella capitale sabauda
preunitaria, De Sanctis non si inserisce nell’ambiente accademico ma, collaborando con i periodici locali e lavorando come insegnante privato, sviluppa il suo pensiero letterario. La seconda esperienza piemontese è connotata dal suo impegno politico in qualità di deputato e ministro del Regno d’Italia; infine il terzo ritorno di De Sanctis a Torino avviene all’inizio del xx secolo
attraverso le innovative lezioni universitarie di Umberto Cosmo.
Pag. 173-184
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