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Studi desanctisiani | 2015 | N. 3
Anno 2015 – N. 3
A cura di Giovanna Panzini
Titolo articolo: De Sanctis e la questione del dialetto, fra politica e letteratura
Si pone la questione delle riflessioni che possono rintracciarsi entro la mole degli scritti desanctisiani, intorno al rapporto lingua/dialetto. Si mette in evidenza l’azione politica del Ministro De Sanctis nell’attuazione della legge Casati prima e della legge Coppino poi, con particolare riferimento alla lotta contro l’analfabetismo e, quindi, per l’allargamento dell’obbligo scolastico. Si tocca il saggio sulla poesia di Giovanni Meli come luogo in cui il dialetto entra nella poesia e si fa poesia.
Lingua: ItalianoPag. 11-18
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Titolo articolo: La libertà del prigioniero. Francesco De Sanctis e il Gesù di David Friedrich Strauss
Il poema “La prigione”, composto nel 1850 nel carcere di Castel dell’Ovo, è uno degli scritti meno indagati della produzione desanctisiana. Si analizza qui il testo nei suoi riflessi letterari e nelle sue implicazioni filosofiche e politiche, ipotizzando l’influenza della “Vita di Gesù” di David Friedrich Strauss (1835), uno dei libri più famosi dell’Ottocento, oggi pressocché dimenticato. Gli influssi leggibili nel testo – Hegel, Mazzini, Strauss – offrono chiari indizi della posizione ideologica di De Sanctis dopo il ’48, in particolare nei confronti dell’hegelismo, e dei suoi orientamenti nel lungo periodo.
Lingua: ItalianoPag. 19-42
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Titolo articolo: «La tragedia delle tragedie»: l’Alfieri di De Sanctis «un ideale altissimo di tragica perfezione»
È noto l’interesse di De Sanctis per Alfieri, in particolare per la sua produzione tragica. Il ritratto alfieriano offertoci dal critico irpino è quello di un letterato costantemente alla ricerca di se stesso, determinato a creare la «tragedia delle tragedie». Alfieri si propone, attraverso un percorso complesso che De Sanctis riesce a tracciare con rara finezza interpretativa, un «ideale altissimo di tragica perfezione», che da un lato porti a compimento quanto in ambito tragico era stato fatto da chi lo aveva preceduto, dall’altro gli consenta di dar voce al suo tempo come al suo animo «tutto passione». Leggendo Alfieri, De Sanctis prende posizione nei confronti di interpreti meno attrezzati e sensibili di lui e ci regala pagine sorprendentemente felici, che rivelano la grande sintonia fra tragediografo e critico e si mostrano disseminate di intuizioni che saranno poi riprese da lettori che, in tempi più recenti, guarderanno proprio a De Sanctis.
Lingua: ItalianoPag. 43-64
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Titolo articolo: «Non orma di sentimento di famiglia»: interni e inferni familiari nelle tragedie di Giovambattista Niccolini
Il contributo prende le mosse dalla celebre stroncatura desanctisiana dell’opera di Giovan Battista Niccolini e, sviluppando un’osservazione dello stesso De Sanctis, si propone di indagare l’aspetto complesso e talvolta profondamente oscuro della poetica niccoliniana, verificando come l’ambiente familiare messo in scena da Niccolini sia improntato a una sistematica alterazione dei ruoli. Basta addentrarsi un poco nell’universo niccoliniano per trovare rapporti inesistenti o impraticabili fra padri e figli maschi, protezione fino all’accudimento esercitata dalle donne su figli, fratelli, mariti e amanti(tanto che i coniugi sembrano coppie filiali e i fratelli coppie coniugali), ambigui contrasti fra padre e figlia, spesso inspiegabili perché sotterraneamente governati da pulsioni che non possono essere confessate. È noto l’interesse di De Sanctis per Alfieri, in particolare per la sua produzione tragica. Il ritratto alfieriano offertoci dal critico irpino è quello di un letterato costantemente alla ricerca di se stesso, determinato a creare la «tragedia delle tragedie». Alfieri si propone, attraverso un percorso complesso che De Sanctis riesce a tracciare con rara finezza interpretativa, un «ideale altissimo di tragica perfezione», che da un lato porti a compimento quanto in ambito tragico era stato fatto da chi lo aveva preceduto, dall’altro gli consenta di dar voce al suo tempo come al suo animo «tutto passione». Leggendo Alfieri, De Sanctis prende posizione nei confronti di interpreti meno attrezzati e sensibili di lui e ci regala pagine sorprendentemente felici, che rivelano la grande sintonia fra tragediografo e critico e si mostrano disseminate di intuizioni che saranno poi riprese da lettori che, in tempi più recenti, guarderanno proprio a De Sanctis.
Lingua: ItalianoPag. 65-80
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Titolo articolo: L’eroe stendhaliano in politica. Massimo d’Azeglio nei ricordi e nelle lezioni di Francesco De Sanctis
Scopo dell’articolo è gettare luce sulla relazione di De Sanctis con d’Azeglio, un protagonista del Risorgimento troppo a lungo letto sulla base di giudizi superficiali e stereotipati. Attraverso le numerose pagine che il critico dedica a d’Azeglio artista e patriota, emerge la centralità dello statista piemontese nella costruzione del discorso politico risorgimentale e del progetto della nuova Italia. Elemento di transizione tra moderatismo e scuola democratica, d’Azeglio condivide con De Sanctis la visione laica, l’attenzione alla forza dell’opinione pubblica , la critica a settarismi e personalismi, l’atteggiamento disinteressato, tanto che anche in virtù dei suoi tratti ‘stendhaliani’ il nobile cadetto, poi grande statista, si rivela un modello per la classe politica dell’Italia nuova.
Lingua: ItalianoPag. 81-100
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Titolo articolo: «L’onorevole Ministro, che tanto protegge e intende di svolgere il movimento scientifico in Italia». De Sanctis e l’Osservatorio di Brera
Nel contributo si ricostruisce la vicenda dell’acquisto di un telescopio all’avanguardia per l’Osservatorio astronomico di Brera nel 1878. Attraverso una originale rilettura degli Atti parlamentari si dimostra che l’artefice di questo importante atto di politica culturale fu Francesco De Sanctis, ministro della Pubblica Istruzione nel governo Cairoli; e non Quintino Sella come si era ritenuto attribuendo la paternità dell’iniziativa alla Destra storica. Si evidenzia così il ruolo centrale che De Sanctis assegna alla cultura scientifica nella costruzione della nuova Italia.
Lingua: ItalianoPag. 101-114
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Titolo articolo: «Che tutto ritorni nello stato legale e sotto il governo civile». Francesco De Sanctis, il Mezzogiorno e la gestione della transizione
L’articolo ricostruisce l’esperienza di Francesco De Sanctis governatore del Principato Citra dal 12 settembre al 20 ottobre 1860 attraverso una approfondita analisi delle fonti archivistiche ed epistolari. Nominato da Garibaldi, De Sanctis si contraddistinse per l’impegno nel fronteggiare i moti reazionari esplosi nella provincia irpina senza però voler adoperare leggi eccezionali e tribunali speciali. Il governatorato si conclude con le votazioni del Plebiscito, che sancirono l’annessione della provincia allo Stato sabaudo.
Lingua: ItalianoPag. 115-134
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Titolo articolo: Il progetto dell’Italia Unita ne La Giovinezza di Francesco De Sanctis
«A che giovano le memorie? Di noi muore la miglior parte, e non ci è memoria che possa risuscitarla». Con questa riflessione Francesco De Sanctis sembra vanificare, ad un certo punto del suo progetto memorialistico, il senso di La giovinezza, opera che inizia a dettare, ormai anziano e impossibilitato a scrivere, alla nipote Agnese. L’autobiografismo, invece, è stato il tratto dominante della sua prosa, articolata tra le pagine ironiche e romanzate dei ricordi giovanili, i testi delle lezioni, i numerosi saggi di critica e il monumento teoretico, ma non solo, della sua Storia della Letteratura Italiana, concluso a Firenze, tra il 1865 e il 1870,
ad Unità d’Italia già formalmente avvenuta. Proprio per questa straordinaria confluenza di dati personali, corollari metodologici, riflessioni ideologiche, indagini filosofiche e militanza politica, la vasta produzione di De Sanctis appare solida ed esemplare come può esserlo una Bildung ottocentesca, in cui tutto è funzionale, collegato, propedeutico, consequenziale.
Pag. 135-144
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Titolo articolo: La storia della letteratura tra Settembrini e De Sanctis: «studio della vita» e «lavoro di arte»
Il saggio pone in evidenza i principi che sono alla base di due opere importanti per la moderna storiografia letteraria, le Lezioni di Letteratura Italiana di Luigi Settembrini e la Storia della Letteratura Italiana di Francesco De Sanctis, ossia lo «studio della vita» e il «lavoro di arte». Accomunati da un’idea della Letteratura intesa come esplorazione del vivente in forma fantastica, i due capolavori presuppongono un studio rigoroso mosso dalla passione e dal sentimento dell’ideale. Studio atto a indagare l’uomo e le sue opere nel loro movimento, nella loro vitalità, nella loro storia, il tutto razionalizzato e narrato per mezzo di una nuova invenzione.
Lingua: ItalianoPag. 145-156
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Titolo articolo: «Restaurare con la fantasia»: Settembrini e Palazzo Como con una nota su De Sanctis e Morelli
Il saggio punta l’attenzione sugli interessi artistici di Luigi Settembrini e Francesco De Sanctis. In particolare si analizza un articolo di Settembrini, apparso per la prima volta nel 1863 e inserito nella raccolta postuma Scritti vari (voll. 2, 1879-1880), il quale è interamente dedicato al napoletano Palazzo Como. L’analisi dello scritto permette di verificare come la ricostruzione di Settembrini da storico-erudita finisca per divenire sempre più ‘militante’. I lavori, che coinvolsero via Duomo all’altezza degli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, misero infatti a rischio la sopravvivenza del Palazzo. A tal proposito si accese, nella città
partenopea, un denso dibattito, al quale parteciparono numerosi uomini di cultura del tempo (la vicenda è ricostruita da Bartolommeo Capasso nel 1888). In conclusione si riporta una lettera manoscritta, conservata alla Biblioteca Nazionale di
Napoli ‘Vittorio Emanuele’ (sez. Manoscritti e rari, ‘Carte Morelli’), che Francesco De Sanctis inviò al pittore napoletano, al fine di congratularsi per la sua commemorazione della vita di Tito Angelini (1879). Tale commemorazione rappresenta l’occasione per verificare i debiti scrittori di Domenico Morelli nei confronti del ‘professore’ Francesco De Sanctis.
Pag. 157-170
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