Strumenti critici | 2009 | N. 1

Il rapporto tra modello narrativo e forma-orchestrazione dell’intreccio nell'”Orlando furioso”, con particolare rilievo al tema della morte (e della fine dell’opera), alla complessità della concezione del tempo e all’ampia estensione polifonica del poema.

Vengono indagate le analogie tra le “Scorciatoie” ed alcuni testi ebraici, in particolare per quanto riguarda la punteggiatura, insistita, con la sua duplice qualità di presenza fisica e qualità espressiva, e il valore ‘archetipico’ della parola, che può facilmente aprirsi al senso simbolico.

La produzione saggistica e letteraria Italo Calvino assume il valore di critica della cultura, come l’unica possibilità per l’io di prendere coscienza delle condizioni fondamentali della propria esistenza. In particolare, la dimensione del fantastico, la messa in scena di un universo semiotico atomizzato non sono mai fine a se stesse, ma attraverso la decodificazione razionale denunciano i caratteri della società di massa come ‘labirinto’.

La valenza comica del mutamento onomastico in Ariosto e Boccaccio, ottenuto a volte latinizzando, grecizzando, sopprimendo o sfigurando il nome di battesimo, altre volte attraverso soprannomi, che vengono deformati da suffissi diminutivi, vezzeggiativi o dispregiativi. L’instabilità onomastica esibisce un’apparenza che differisce ed è scollata dalla verità profonda del proprio essere.

Le influenze di Petrarca nella poetica degli Accademici Eterei, e in particolare di Torquato Tasso, attraverso la fortuna editoriale delle due edizioni delle “Rime de gli Academici Eterei” pubblicate nel 1567 e 1588.

A partire dai tre volumi pubblicati da Spitzer in America (“Essays in Historical Semantics”, 1948; “Linguistics and Literary History: Essays in Stylistics”, 1948; “A Method of Interpreting Literature”, 1949), viene individuata e analizzata la strategia di pubblicazione delle sue opere, evidenziando la relativa impermeabilità tra il canone letterario europeo e quello americano. Spitzer sembra infatti voler mantenere gli studi rivolti agli Stati Uniti separati da quelli per l’Europa, attraverso un traduzione non solo linguistica, ma caratterizzata dallo sforzo di volgarizzazione e adeguamento alle conoscenze di interlocutori non europei.

Le trame intertestuali che attraversano la “Beltà” (1968), a partire dall’ambivalenza del lemma, che innesca scarti e oscillazioni di senso, in riferimento ai testi di Charles Baudelaire, Giacomo Leopardi e Michel Leiris.