Soglie | 2006 | N. 2

La Pelemis cura tre poesie di Jovan Ducic, uno dei maggiori poeti serbi del Novecento, poesie scritte durante il periodo di passaggio tra il Modernismo e l’Avanguardia. Lo stesso poeta risente nella sua opera di chiare influenze simboliste e parnassiane e contribuisce ad arricchire la fase di massimo apogeo della moderna poesia jugoslava. Questi i titoli delle liriche edite con corrispettivo testo a fronte: “Vicino all’acqua”, “Canzone”, “Sulla riva del fiume Neretva”.

Dopo una breve autobiografia, vengono pubblicate sei poesie dell’autrice uruguayana, le prime quattro, tratte dalla raccolta Per abissi d amore di prossima apparizione sono: “Chiocciola”, “Come una pianta”, “L’amore dei marinai”, “La cacciata” mentre le ultime due si intitolano: “L’ultimo volto di Venere”, “Le ragioni della vita”.

Cinque poesie dal titolo: “Ancora a Capo Feto, a Ma zara”; “Terzine”; “Sul pavimento della nostra camera”; “Canzone della gelosia”; “L’armadio che il tuo babbo”.

Questo saggio approfondisce, partendo da un quadro di Giorgio De Chirico, “Le Reve de Tobie”, quanto siano importanti e intersecate tra loro le attività artistiche di personaggi come: Carlo Carrà, Massimo Bontempelli, Giorgio De Chirico, Corrado Govoni, Alberto Savinio e Filippo De Pisis. Queste personalità collaborando alla rivista “Valori Plastici”,diretta da Mario Broglio, non solo cooperarono alla nascita ed alla crescita della corrente Metafisica, ma apportarono anche grosse innovazioni poetico-pittoriche nel panorama italiano tra il 1915 ed il 1920. Grazie a questi esponenti, la Metafisica compirà i passi necessari verso l’arte Surrealista, lasciandosi alle spalle il tramontato Futurismo. In essa la poesia, la pittura e la filosofia trovano nuovi temi, nuovi campi d’indagine e si combinano a vicenda, sublimando nel dipinto “Le Reve de Tobie”, manifesto accidentale di questa complessa corrente culturale. L’articolo si prefigge quindi il compito di spiegare il punto di connessione e fusione tra queste tre diverse discipline e nel lavoro poetico dei personaggi sopradetti.

Tale articolo è una intervista parallela ad Alberto Casadei ed Elena Salibra e prende vita dopo il convegno del 11 e 12 maggio del 2006, tenutosi a Pisa ed intitolato Interpretare la poesia moderna. In questo convegno sono stati affrontati temi quali: l’evoluzione storica della lirica moderna italiana e straniera e la sua situazione attuale. Nelle pagine del saggio, i due intervistati espongono le loro opinioni sulla poesia contemporanea ritenuta eccessivamente oscura, sul lavoro svolto dalla critica negli ultimi decenni, sul presunto valore poetico della canzone “alta” e sul rilancio del genere antologico.

Il testo è la rielaborazione dell’intervento di Carla Benedetti durante il convegno “Interpretare la poesia moderna”. L’autrice sottolinea come negli ultimi anni una sempre più folta schiera di esperti, giudichi la poesia come una vittima caduta in un deperimento epocale tendente quasi alla paralisi. La Benedetti, anche se non totalmente d’accordo con simili visioni, distingue due presumibili motivi di tale declino: uno legato alla mancanza di grandi personalità artistiche ed un altro legato alla mancanza dei presupposti necessari affinché la poesia possa rinascere. Una possibile risposta a questo annoso dilemma viene suggerita, consigliando di parlare non più di poesia, narrativa, teatro e letteratura bensì di “arte della parola”, ossia di un concetto più ampio, notevolmente più dinamico e duttile che con la sua stessa energia possa forzare i vincoli che ora la tengono imbrigliata.

Quattro poesie inviate dai lettori: “Soccorri l’autunno”, “Il chiodo”, “Gabriele non mischia”, “Talvolta basta l’asta del gessetto”.