Schifanoia | 2022 | N. 62-63

Per la prima volta, dopo tanti anni, la rivista «Schianoia» è stata pubblicata senza alcun legame a un convegno, iniziativa che non è stato possibile svolgere a causa dell’emergenza sanitaria.
Questo nuovo numero vuole pertanto celebrare il “ritorno a Schifanoia”, l’antica dimora estense, riaperta a dieci anni dal sisma. Il Palazzo di Schifanoia comprende l’ala trecentesca, primo nucleo dell’edificio, e l’ala quattrocentesca: tutte le stanze sono state interamente recuperate e riallestite. Fulcro del Palazzo e del Museo rimangono i celebri affreschi del Salone dei Mesi.
Il “ritorno a Schifanoia” viene qui ricordato con una serie di articoli che raccontano il “vecchio” e il “nuovo” della residenza estense, in un percorso museale che rivela tanta parte di Ferrara e della sua storia, da visitare per “schivare la noia” tra arte, urbanistica e cultura.

La modalità di accedere al patrimonio culturale nelle visite e nelle esplorazioni dei luoghi d’arte sta cambiando per effetto dell’innovazione tecnologica, di una nuova multimedialità in grado di arricchire l’esperienza conoscitiva e di nuove forme di allestimento e di progettazione museografica. La luce è uno degli ingredienti di questa trasformazione: l’illuminazione progettata per il Salone dei Mesi permette di accedere a livelli di coinvolgimento emozionale che pongono l’esperienza della fruizione culturale in un’altra dimensione rispetto a quanto conosciuto fino a oggi.

La ricerca sulle prospettive dipinte da Francesco del Cossa nel Salone dei Mesi del Palazzo di Schifanoia (1469-1470) ha consentito di riscoprire forme e misure delle due architetture celebrative collocate nella fascia dedicata a Borso d’Este. A partire da questi esiti sono stati prodotti alcuni videoclip con lo scopo di illustrare il complesso processo geometrico utilizzato dal pittore ferrarese. Alla luce di questa esperienza, il presente contributo propone alcune riflessioni sul rapporto tra disegno analogico (prospettive dipinte) e quello digitale (rilievi, modelli e prodotti multimediali) nella comunicazione museale.

La cosiddetta “ala trecentesca” di Palazzo Schifanoia è composta dalla parte più antica dell’edificio. Questa porzione ha subìto nel tempo numerosi danni e alterazioni, ciononostante i restauri del secolo scorso hanno portato alla luce varie tracce della decorazione pittorica che tra fine Trecento e primo Quattrocento interessava gli ambienti. Questo saggio si propone di rivedere la storia dell’edificio, dalla sua erezione alle sopraelevazioni di metà Quattrocento, e di analizzare i vari lacerti pittorici tuttora visibili.

Questo articolo ripercorre, anche attraverso gli studi, recenti e non, sugli affreschi superstiti del Salone del Mesi, le tappe che hanno portato al “ritorno a Schifanoia”, senza dimenticare il ruolo giocato dal marchese poi duca Borso d’Este nella riorganizzazione economica e produttiva di Ferrara e del Ferrarese. Tra immaginario e vita reale, lo sguardo dell’artista e quello benevolo del principe spaziano talvolta nello sfondo, fino a raggiungere anche corti coloniche e misere case di canna palustre o di paglia,in paesaggi popolati di castaldi e contadini, simboli e buongovero, palazzi e fabbricati rurali.

Il contributo si propone di esaminare l’abbigliamento e la moda italiana dagli affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia realizzati tra gli anni ’60 e ’70 del XV secolo a Ferrara. Oltre a costituire una straordinaria fonte per conoscere alcuni aspetti della vita alla corte di Borso d’Este, gli affreschi di Schifanoia illustrano la cultura cortese mostrando vesti femminili e maschili, tessuti, colori e la maniera in cui questi erano indossati. Le fonti iconografiche sono messe in relazione con quelle documentarie e materiali.

Nel Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia, i mesi e le costellazioni zodiacali vanno da destra a sinistra, mentre i decani (tre per ogni segno) procedono in senso opposto. Questo problema non era stato chiarito da Aby Warburg nel suo celebre saggio Arte italiana e astrologia internazionale nel Palazzo di Schifanoia (1912).
Scopo di questo contributo è indagare con attenzione le ragioni del doppio ordinamento.

L’articolo riguarda un particolare del Salone dei Mesi: sulla parete est, nel Mese di Aprile, dipinto da Francesco del Cossa, un gruppo di cinque personaggi corre una specie di palio grottesco. Questa scena consente di affrontare tre domande. Innanzitutto, quella della loro identificazione: con argomenti documentari e iconografici, si può sostenere, senza certezza, che si tratti di ebrei. Poi la domanda, storica, di quello che realmente stanno facendo questi personnaggi e, più in generale, di cosa fosse questo palio. Infine la domanda, storico-artistica, del significato della scena nell’economia pittorica, in termini di rappresentazione dello spazio urbano e della società di quel tempo.

Il contributo intende offrire una lettura delle fonti mitografiche e letterarie greche e latine per quanto raffigurato nella fascia superiore dello scomparto del Mese di Settembre nel Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia. La lettura, in parallelo, di Omero, Virgilio, Plutarco e Boccaccio, sostenuta da un’indagine filologica, induce a sminuire l’importanza delle fonti mitografiche e aiuta a comprendere dettagli figurativi, tra i quali, primo fra tutti, il curioso nesso tra Vulcano e le scimmie.

La ricerca di taglio bibliografico si presenta come un’appendice agli studi contenuti in questo volume; un’appendice per tappe, formata da esempi tratti da alcune cronache e da documenti, pubblicati, del Quattro e Cinquecento, quando la dimora era il centro del mondo estense e assolveva all’iniziale finalità di ‘schivare la noia’. Tra cronologia estense e cronologia architettonica, si incontrano qui abitanti e ospiti fino alla destinazione dell’antica dimora a museo (1898).

L’articolo approfondisce una vicenda settecentesche del Palazzo Schifanoia. Si tratta di un periodo molto difficile della storia di Schifanoia, perché le strutture vengono adibite a manifattura di tabacco. Secondo vicissitudini indagate dai più sistematici e attenti studi di settore, dal 1703 in quelli che erano i locali della dimora rinascimentale, si installano le pertinenze dello stabilimento industriale. Gli affreschi e le decorazioni antiche giacciono sotto lo scialbo e se ne perde in parte memoria. L’approfondimento è stato possibile grazie al reperimento della copia (risalente al 1790) di un inventario del 1760 dei beni mobili e immobili dello stabilimento, atto che completa e si raccorda con la documentazione rintracciata e già pubblicata da diversi studiosi.

Indice dei nomi presenti nel volume.