Le riviste sostenitrici
Schifanoia | 2017 | N. 52-53
Anno 2017 – N. 52-53
A cura di Angela Ghinato
Titolo articolo: Premessa
“La disponibilità dell’editore Fabrizio Serra di dedicare un numero di Schifanoia al suo direttore Marco Bertozzi ha colto di sorpresa, di piacevole sorpresa, l’iniziativa di due studiosi, che hanno contribuito anche a questo volume, di preparare una Festschrift per l’amico (il sottotitolo della presente raccolta di studi vuole sottolineare il rapporto primario che unisce alcuni di noi al dedicatario) e collega Marco. Sorpresa piacevole non solo per il prestigio della sede editoriale, ma anche per il coinvolgimento di amici e colleghi ferraresi nell’impresa…”. L’ampiezza dei temi trattati nei saggi pubblicati è una testimonianza eloquente degli interessi di Marco Bertozzi, “dal momento che l’amicizia con gli autori è nata, e in molti casi si è rinsaldata, proprio sul terreno di lavoro”.
Lingua: ItalianoPag. 9
Etichette: Bertozzi Marco, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: “La Certosa di Ferrara accomodata a pubblico Campo-Santo”. Circostanze paradigmatiche tra il 1811 e il 1452
L’autore traccia le circostanze che hanno portato il monastero certosino di Ferrara ‒ fondato secondo Marc’Antonio Guarini nel 1452 ‒ ad essere inserito nel complesso del cimitero inaugurato nel 1813. L’obiettivo è quello di lavorare attorno a un’ipotesi metodologica basata sull’‘anacronismo’, di cui Georges Didi-Huberman è un autorevole portavoce. La storia del monastero certosino è riconsiderata dal presente al passato e, usando metafore non classificanti come “vortice” (Walter Benjamin) e “passaggio” (Jean-Luc Nancy), si possono individuare quelle emergenze che, per la loro stessa natura e per motivi autoreferenziali, nel corso del tempo hanno portato alla separazione, per non dire rottura, dalla linearità del corso della storia.
Lingua: ItalianoPag. 11-20
Etichette: Certosa di Ferrara, Quattrocento, Ottocento,
Titolo articolo: Il “Quod caelum stet, Terra moveatur vel de perenni motu Terrae commentatio” di Celio Calcagnini
Viene offerta un’edizione moderna del “Quod caelum stet, Terra moveatur” dell’umanista ferrarese Celio Calcagnini (1479-1541), amico di Ludovico Ariosto e di Erasmo. Nella prefazione si sottolinea come le ragioni di Calcagnini per confermare le sue ipotesi siano diverse da quelle della tradizione pitagorica antica e da quelle elaborate da Nicola Oresme.
Lingua: ItalianoPag. 21-33
Etichette: Quod caelum stet, Terra moveatur, Calcagnini Celio, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: Considerazioni su “I tre filosofi” di Giorgione
La comprensione dell’opera d’arte impone una distinzione precisa tra immagine e simbolo. Tale distinzione favorisce una lettura non riduttiva del fare artistico; ed è proprio lo scarto tra immagine intesa come significato dato e figura come proposta di nuovo senso che deve essere al centro dell’esegesi, al fine di far emergere la polivocità dei sensi di un’opera d’arte. Nel saggio si propone una lettura dei Tre filosofi di Giorgione, nella quale tre ipotesi di identificazione dei personaggi (Magi, tre filosofi scienziati, Gaspare-Copernico) permettono di mantenere la polivocità dei sensi anche alla luce della cultura poliedrica dell’autore.
Lingua: ItalianoPag. 35-39
Etichette: Tre filosofi, Giorgione, Pittura, Giorgio da Castelfranco, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: Carteggio d’autunno tedesco. Uno scambio di lettere tra Gershom Scholem e Nicolaus Sombart a proposito di Carlo Schmitt e d’altro
L’articolo presenta il contesto, immediato e remoto, di una corrispondenza, qui edita per la prima volta, tra Gershom Scholem (1897-1982) e Nicolaus Sombart (1923-2008) ‒ figlio del famoso Werner Sombart ‒ che conobbe Scholem probabilmente nell’autunno del 1981, quando era nel Wissenschaftskolleg di Berlino. Lo scambio di lettere riguarda la figura intellettuale e morale di Carl Schmitt, i suoi discorsi antisemiti e il rapporto tra ebrei e tedeschi (o piuttosto tra ebrei e tedeschi non ebrei). L’articolato commento al carteggio offre un’occasione per riflettere sulla relazione di Sombart con la figura di suo padre e sull’impatto delle categorie di Schmitt “amicizia-inimicizia” in un’epoca di turbolenze.
Lingua: ItalianoPag. 41-62
Etichette: Scholem Gershom, Sombart Nicolaus, Schmitt Carl, Carteggio, Ottocento, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Un ‘breve’ di un uomo d’arme della prima metà del secolo XVI
Il documento di cui si pubblica qui la trascrizione è una sorta di ‘scudo’ contro i pericoli della guerra. Venne probabilmente preparato per un soldato (il suo nome è Andrea) da un esperto copista della cancelleria pontificia nella prima metà del XVI secolo. Si tratta di un breve, “ma che riprende, in forma cristianizzata l’antica pratica magica dei filatteri” (p. 63), in una forma devozionale diffusa fin dall’alto Medioevo. Il testo è un collage di passi dalle Sacre Scritture, in particolare dai Salmi, con un riferimento “all’intervento di protezione del credente o alla punizione del nemico del credente” (p. 65). Nelle note che accompagnano la trascrizione sono riportate le principali fonti bibliche.
Lingua: ItalianoPag. 63-71
Etichette: Bibbia, Guerra, Cinquecento,
Titolo articolo: Festina lente. Qualche considerazione sui possibili rapporti tra Aldo Manuzio e Leon Battista Alberti
Il saggio ruota attorno a Leon Battista Alberti (1404-1472) e Aldo Manuzio il Vecchio (1449/52-1515) i quali, pur se appartenenti a diverse generazioni, dimostrano di avere notevoli affinità in comune: il tema della stampa a caratteri mobili (citato da Alberti in De componendis cyfris); il “potere dell’immagine” (l’‘occhio alato’ per Alberti, il delfino attorcigliato all’ancora per Aldo); la forte presenza di Alberti, pur se in maniera solamente erudita, nel capolavoro editoriale di Manuzio, l’Hypnerotomachia Poliphili. Ma è in particolare il “motto” dell’impresa aldina, Festina lente, ampiamente presente e declinato in diversi modi nell’opera di Alberti, che lega due grandi figure che non si sono mai incontrate.
Lingua: ItalianoPag. 73-84
Etichette: Alberti Leon Battista, Manuzio Aldo il Vecchio, Quattrocento, Stampa, Cinquecento,
Titolo articolo: Latino e volgare nel “Saggiatore” di Galileo
Il “Sidereus nuncius” (1610), primo importante lavoro di Galileo, è scritto in latino. La dedica del libro a Cosimo II de’ Medici fu una richiesta del patronato del granduca che, nel giro di pochi mesi lo nominò “Filosofo e Matematico”. Galileo si dimise dalla cattedra di Padova e si trasferì a Firenze: da questo momento le sue opere più importanti sono in volgare, cambiamento non completamente spiegato nelle due lettere scritte nel 1612 per giustificare la decisione. Nel “Saggiatore” (1623) Galileo ingaggiava una disputa con Orazio Grassi, che aveva criticato le sue opinioni sulla natura delle comete: l’interazione diretta tra il volgare di Galileo e il latino di Grassi evidenzia alcune qualità della prosa di Galileo e può offrire una visione dei motivi, non chiariti, che lo spinsero a rinunciare al latino.
Lingua: ItalianoPag. 85-91
Etichette: Saggiatore, Galilei Galileo, Astronomia,
Titolo articolo: Leonardo e la grazia. Un «materialismo dell’incorporeo»
Tradizionalmente, la grazia ha sempre beneficiato di uno stato ontologico incerto, a metà tra il soggettivo e l’obiettivo, o tra l’essere e il nulla. Partendo da alcune posizioni “oggettiviste” che caratterizzavano il “realismo estetico” in Francia tra gli anni trenta e sessanta, l’autore vuole dimostrare che la grazia e la sua definizione possono essere fondate non solo soggettivamente, ma anche nell’oggetto stesso. Prendendo spunto dal teorico della grazia Raymond Bayer (1898-1959) si cerca di definire la modalità della grazia in uno dei suoi interpreti principali: Leonardo da Vinci, che “ha regalato al Quattrocento al tramonto una ‘grazia nuova’” (p. 100).
Lingua: ItalianoPag. 93-102
Etichette: da Vinci Leonardo, Bayer Raymond, Realismo, Quattrocento, Cinquecento, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Riflessioni sul rapporto tra poesia e teologia nell’Umanesimo italiano
L’articolo esplora alcune caratteristiche del revival umanistico della nozione di “teologia poetica” attraverso l’analisi di opere dedicate a questo tema nel corso del XIV e del XV secolo, dalle Epistole di Albertino Mussato al progetto di vasta portata di Pico della Mirandola. Viene offerta una panoramica delle diverse strategie adottate da poeti e intellettuali di quel periodo per ripristinare il valore cognitivo e teologico della poesia (sia biblica, sia pagana). L’obiettivo è sottolineare la rilevanza di questo argomento non solo per la storia dell’estetica occidentale, ma anche per la comprensione di alcuni aspetti cruciali del pensiero umanistico italiano.
Lingua: ItalianoPag. 103-110
Etichette: Teologia, Poesia, Trecento, Quattrocento,
Titolo articolo: Sopravvivenze cortesi: il regista, un vassallo per i feudi dell’immaginario teatrale
Nella storia teatrale, si ritiene che la figura del regista si sia affermata nel corso del ventesimo secolo; alcuni studiosi, considerando il teatro parlato, hanno retrodatato il fenomeno di almeno un secolo rispetto alla vulgata universalmente condivisa (p. 111). Se non si limita il campo al teatro parlato, ci si può spingere ancora più indietro nel tempo, almeno fino al primo Seicento, periodo in cui si colloca il trattato anonimo “Il corago o vero Alcune osservazioni per mettere bene in scena le composizioni drammatiche”. Riflettendo sul teatro musicale, oltre che le feste e gli spettacoli nelle corti rinascimentali e barocche, possiamo trovare costantemente figure di persone responsabili di tutti gli aspetti degli spettacoli allo stesso modo del regista moderno, del quale possono essere ritenuti i precursori.
Lingua: ItalianoPag. 111-115
Etichette: Teatro, Storia, Seicento,
Titolo articolo: Giovanni Pico della Mirandola e l’insegnamento di Elia del Medigo: note su alcune fonti delle “Conclusiones Nongentae”
Elia Del Medigo, nato intorno al 1455 a Candia, allora sotto il governo veneziano, si trasferì in Italia nel 1480. Nello Studium di Padova è stato presto riconosciuto come un pensatore affidabile, profondamente esperto della filosofia aristotelica e specialmente del pensiero di Averroè, anche grazie alla sua conoscenza delle opere del Commentatore esistenti soltanto nelle versioni ebraiche. Durante i dieci anni di permanenza, Elia è stato ricercato da molti studiosi cristiani e in particolare da Giovanni Pico della Mirandola, con il quale ha mantenuto un rapporto proficuo dal 1480 fino all’estate del 1486. Lo scopo di questo studio è di riconoscere il contributo di Elia alle “Conclusiones Nongentae” di Giovanni Pico, con riguardo particolare alle tesi riferite ad autori come Averroè, Avicenna, Alpharabi e Avempace.
Lingua: ItalianoPag. 117-144
Etichette: Pico della Mirandola Giovanni, Conclusiones Nongentae, Quattrocento, Del Medigo Elia,
Titolo articolo: Due piccoli medici tra biopolitica e teologia politica. Congetture su un particolare del frontespizio del “Leviatano” di Hobbes
Il saggio propone un’interpretazione iconografica congetturale del frontespizio dl 1651 del “Leviatano” di Thomas Hobbes, incentrata sul minuscolo dettaglio di due medici in piedi davanti a una chiesa in una città deserta. Discutendo l’interpretazione biopolitica di Giorgio Agamben, si afferma che la malattia da curare è la dottrina della separazione tra Stato e Chiesa. L’autore ipotizza che le ‘due enigmatiche figure siano, più che un’anticipazione della svolta biopolitica (ancora solo implicita) del Moderno, una evidente metafora di una lotta attuale e reale contro i veleni che appestano il tempo di Hobbes’ (p. 150).
Lingua: ItalianoPag. 145-151
Etichette: Leviatano, Hobbes Thomas, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: La traduzione come arte
L’articolo è incentrato sulla teoria della traduzione identificando come principio guida non la semplice e fedele mimesi del testo originale, ma piuttosto la sua interpretatio e translatio attraverso l’immaginazione e la libera creatività. Per comprenderne dinamiche e logiche potrebbe essere utile considerare la pratica della traduzione da un punto di vista estetico, considerando se può essere assimilata a una delle belle arti o alla pratica artistica e verificando l’eventuale rapporto con i generi iconici, di cui rappresenta la controparte linguistico-letteraria. In questione è il rapporto fra verità e bellezza: “Il caso della traduzione filosofica è esemplare a mostrare il rapporto fra quei due ideali chiamati a trovare un compromesso affinché una traduzione oltre che buona, cioè fedele e corretta, possa essere anche bella” (p. 154).
Lingua: ItalianoPag. 153-159
Etichette: Traduzione,
Titolo articolo: Un monumento italiano alla «syn-kràsis». Elémire Zolla e il Tempio Malatestiano
I riferimenti diretti o indiretti al Tempio Malatestiano, alla sua iconografia e al suo simbolismo filosofico-religioso, si spandono in tutta l’opera di Elémire Zolla (Torino 1926 – Montepulciano 2002), in modo rapsodico e asistematico, ma significativo e spesso originale. Lo studioso italiano di letterature e religioni comparate sottolinea sempre sia l’importanza del monumento in sé, sia l’eccezionalità dell’ambiente culturale che ne ha ispirato i linguaggi formali e concettuali nella definizione del Rinascimento italiano e delle sue idee religiose. In particolar modo Zolla vi riconosce la conferma di una philosophia perennis et universalis, che si rivela esplicitamente in monumenti letterari e artistici, abbracciando in una syn-kràsis profonda il messaggio sapienziale del mondo antico e orientale.
Lingua: ItalianoPag. 161-174
Etichette: Zolla Elémire, Tempio Malatestiano, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Irlandesi «gente bella»? L’Irlanda tra primo e terzo Furioso
Nell’edizione del 1516 dell’Orlando furioso due conti irlandesi partecipano alla rassegna delle truppe “britanniche” che aiutano Carlomagno, mentre Ruggiero, antenato degli Este, visita il Purgatorio di St Patrick, in Irlanda, prima di salvare Angelica dal mostro marino dell’isola di Ebuda. Nell’edizione del 1532 l’Irlanda è indipendente e ha il proprio re, Oberto, buon amico di Orlando. L’autore ripercorre le ottave ariostesche con riferimento alle gesta dell’altruista “re d’Ibernia”, sottolineando che, nonostante tutto, Oberto e l’Irlanda sono stati per lo più trascurati dai critici. Questo articolo cerca di ristabilire l’equilibrio e di spiegare il significato in evoluzione dell’Irlanda nel poema come risposta di Ariosto al cambiamento dello scenario politico dell’Europa nel primo Cinquecento.
Lingua: ItalianoPag. 175-186
Etichette: Orlando Furioso, Irlanda, Cinquecento,
Titolo articolo: Le parole non sono per dichiaratione delle figure»: il motto tra impresa e pittura
Le immagini simboliche hanno esercitato una forte influenza sulla mentalità e sulla produzione artistica del Cinquecento. A differenza dell’emblema, l'”impresa” è caratterizzata da una relativa oscurità, che porta alla relazione di funzionalità reciproca tra testo e immagine. L’immagine e il motto formano un “nodo di parole e cose” molto stretto, tanto che l’una non ha alcun significato senza l’altro. I trattatisti fissano delle regole riguardanti la giusta “proporzione” tra i due elementi; questa regola di non-ridondanza tra testo e immagine può avere una sorgente nella pittura del Cinquecento: a sostegno di questa ipotesi, le regole dell'”impresa” vengono qui paragonate ad alcuni esempi di pittura.
Lingua: ItalianoPag. 187-202
Etichette: Pittura, Emblema, Arte, Cinquecento,
Titolo articolo: La stella dei Magi e la sua iconografia nell’arte medioevale e del primo Rinascimento
Questo lavoro è parte di un progetto di ricerca che ha avuto inizio nel 2010, con l’obiettivo di verificare se fenomeni astronomici transienti particolarmente vistosi siano da considerare tra le fonti di ispirazione per opere d’arte medievali e rinascimentali dove siano state rappresentate stelle o altri oggetti o fenomeni celesti. A tal fine, è stato costruito un database per la catalogazione di opere d’arte legate ai Magi e alla Natività. I primi risultati mostrano una forte correlazione statistica tra le opere d’arte e questi eventi astronomici luminosi e impressionanti almeno per i secoli XII-XIII e, in parte, per il XIV secolo. L’articolo presenta la messa a punto del database al primo Rinascimento e propone un’analisi iconografica delle stelle rappresentate.
Lingua: ItalianoPag. 203-226
Etichette: Astronomia, Arte, Medioevo, Rinascimento, Duecento, Trecento, Quattrocento,
Titolo articolo: The early reception of the Farnese Atlas: an addendum to Bober & Rubinstein’s Renaissance Artists and Antique Sculpture
L’autorevole Renaissance Artists and Antique Sculpture: A Handbook of Sources, compilato da Phyllis P. Bober e Ruth O. Rubinstein, è stato pubblicato nel 1986. Né il volume originale, né le ristampe successive alla seconda edizione, contengono informazioni circa la riscoperta o l’influenza del cosiddetto “Atlante Farnese”, che era certamente visibile a Roma e descritto fin dal 1500. La breve nota proposta dall’autrice è volta a rimediare all’omissione.
Lingua: InglesePag. 227-238
Etichette: Atlante Farnese, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: Unité, multiplicité, variété. Une question florentine
La riflessione sul rapporto fra unità e molteplicità è condotta tanto dalla tradizione aristotelica quanto dalla scuola neoplatonica; in ogni caso la molteplicità riceve una connotazione negativa, come espressione di una perdita di coerenza. Nel circolo fiorentino, per contro, si fa progressivamente luce un significato positivo della molteplicità. La nozione, all’origine retorica, di varietà è ripresa in contesti diversi per pensare l’unità del molteplice, e non solo al di là del molteplice. Due problemi emergono: come distinguere la varietà innovativa dalla semplice variazione sul tema? Fino a che punto la varietà implica una forma specifica di unità? Queste tematiche si ritrovano nella concezione di varietà di due figure rilevanti del XV secolo: il poeta e filologo Angelo Poliziano e il poeta e filosofo lucreziano Michele Marullo.
Lingua: FrancesePag. 239-247
Etichette: Retorica, Filosofia, Quattrocento,
Titolo articolo: Isaac ben Salomon Israeli in the Renaissance
L’autore propone una studio sulla presenza di alcune idee filosofiche di Issac Israeli Latinus tra i pensatori del Rinascimento, con il collegamento alle fonti scolastiche. Isaac Ben Solomon Israeli (Isacco Iudaeus) è stato considerato uno dei più importanti esponenti del pensiero ebraico a cavallo del IX secolo. La sua influenza sul pensiero filosofico non è stata così importante come quella di altri filosofi ebrei, tuttavia alcuni dei suoi pensieri compaiono in trattati filosofici. In particolare viene trattata la teoria della emanazione e di verità, sostenendo che le principali idee filosofiche di Isacco fecero da mediatore alla tarda Scolastica.
Lingua: InglesePag. 249-257
Etichette: Issac Israeli Latinus, Cinquecento, Filosofia,
Titolo articolo: Warburg e D’Annunzio in Defence of Truth: on Modern Literature and Alleged Jewishness
Aby Warburg, che si definiva «Ebreo di sangue, Amburghese di cuore, d’anima Fiorentino», non aveva gradito il ruolo decisivo svolto da Gabriele D’Annunzio nell’orientare l’opinione pubblica del Bel Paese a favore dell’entrata in guerra contro gli Imperi centrali. Questo saggio analizza due aspetti dell’attitudine warburghiana verso il poeta-vate che emergono dai materiali inediti conservati presso l’Archivio dell’Istituto Warburg di Londra: la considerazione della sua opera letteraria e le speculazioni sulla sua presunta origine ebraica.
Lingua: InglesePag. 259-279
Etichette: Warburg Aby, D’Annunzio Gabriele, Ebrei, Novecento,
Titolo articolo: Per l’iconografia del ritratto di Stato. Il “Carlo V a cavallo” di Tiziano
Il saggio analizza dal punto di vista iconografico il dipinto di Tiziano (Madrid, Prado) del 1548, nel quale l’imperatore Carlo V a cavallo si dirige al campo della battaglia di Mühlberg contro i ribelli della Lega di Smalcalda, in un momento cruciale per l’equilibrio religioso e politico di tutta l’Europa. L’opera viene messa in relazione con l’incisione di Tiziano raffigurante l’episodio biblico della Sommersione del Faraone nel Mar Rosso, stampato intorno al 1515 e ripreso dall’editore Domenico Dalle Greche nel 1549. Secondo l’autrice le due opere suggeriscono che i Veneziani (identificati come Ebrei salvati dal Mar Rosso e quindi salvati dalla capacità militare di Carlo V) sentono di essere liberi dall’isolamento cui li avevano costretti gli alleati della Lega di Cambrai, e come il loro sovrano abbia riconquistato la pace.
Lingua: ItalianoPag. 281-288
Etichette: Tiziano, Pittura, Quattrocento, Cinquecento, Carlo V,
Titolo articolo: I “concetti fondamentali” come strumenti di orientamento: una questione kantiana
L’autore indaga alcune implicazioni della nozione kantiana di orientamento, mettendola in rapporto con la funzione orientativa dei cosiddetti Grundbegriffe (“concetti fondamentali”), “soprattutto per quanto riguarda la storia delle immagini: quel campo di indagine che troppo spesso una storiografia ingenua ha creduto di poter studiare senza fare ricorso alla teoria” (p. 289). L’autore argomenta che, nonostante le critiche sollevate contro le aspirazioni sistematiche implicate dal ricorso metodologico ai Grundbegriffe e nonostante il loro declino nella seconda metà del XX secolo, l’elaborazione di concetti fondamentali resta un necessario strumento euristico per il nostro orientamento nel mondo storico (e storico-artistico).
Lingua: ItalianoPag. 289-298
Etichette: Kant Immanuel, Filosofia, Settecento, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Carlo V, Tiziano e il ritratto “tutto armato” dell’imperatore
Il saggio inquadra uno dei ritratti più importanti dell’arte del XVI secolo: il perduto ritratto di Carlo V in armatura dipinto dal Tiziano, secondo l’autore, in occasione del secondo viaggio italiano dell’imperatore nel 1532-33. Considerando studi recenti, l’opera, conosciuta solo attraverso le copie, è interpretata come un testo figurativo fondamentale sviluppato all’interno dei nuovi requisiti rappresentativi presso la corte imperiale del 1532, a seguito del fallito secondo assedio di Vienna da parte delle truppe di Solimano il Magnifico e nell’imminenza della prevista, ma mai compiuta, crociata antiturca.
Lingua: ItalianoPag. 299-312
Etichette: Tiziano, Carlo V, Pittura, Cinquecento,
Titolo articolo: La filosofia spagnola come problema. María Zambrano: la svolta da Unamuno a San Juan de la Cruz
Durante gli anni della guerra civile María Zambrano (1904-1991) riscopre il tragicismo di Miguel de Unamuno (1864-1936) per trascendere il ludico e mondano raziovitalismo di José Ortega y Gasset (1883-1955) (p. 314). Il punto di svolta unamuniano determina il modo in cui la filosofa recupera la cultura del Siglo de Oro e, in particolare, riesamina la mistica di Juan de la Cruz. Per descrivere questo momento cruciale nella costruzione della razón poética, l’autore mette qui a confronto due brevi saggi di María Zambrano ‒ La reforma del entendimiento español (1937) e San Juan de la Cruz de la “Noche obscura” a la más clara mística (1939) ‒ evidenziandone la complementarietà.
Lingua: ItalianoPag. 313-319
Etichette: Zambrano María, de Unamuno Miguel, Ortega y Gasset José, Filosofia, Poesia, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Qu’est-ce que la culture? Deux essais sur Michel Ange
Verso il 1900 Michelangelo è stato oggetto di discussione importante per stabilire la periodizzazione della storia dell’arte rinascimentale, ma anche per interrogarsi sulla costituzione della cultura. Nel giro di pochi anni, Georg Simmel (1911) e Sigmund Freud (1914) scrissero sull’opera dello scultore. Ciascuno adottò un metodo specifico ‒ Simmel si interessò all’opera totale, seguendo Herman Grimm e Heinrich Wöllflin, mentre Freud si soffermò sul Mosè, l’attenzione ai dettagli di Giovanni Morelli ‒ ma entrambi propongono una lettura molto simile dell’artista. In Michelangelo vedono la genesi della cultura: due metodi assai diversi convergono in una conclusione condivisa.
Lingua: FrancesePag. 321-331
Etichette: Buonarroti Michelangelo, Novecento, Critica d’arte, Arte, Psicologia,
Titolo articolo: La ‘riscoperta’ di Schifanoia
Il saggio tratta della riscoperta degli affreschi di Palazzo Schifanoia nel XIX secolo e del dibattito che ne è seguito a proposito di chi li dipinse e quando, in un puntuale excursus tra fonti storiche, pareri discordanti e pubblicazioni dalla scomparsa al riapparire della grande opera. Alcuni frammenti comparvero casualmente nel 1821 a seguito della caduta di intonaci e il restauratore incaricato dal governo locale di riportare gli affreschi in vita terminò il lavoro nel 1840. Mentre si svolgeva il dibattito, gli affreschi acquisirono il riconoscimento nazionale ed internazionale come principale esempio dell’arte rinascimentale italiana al di fuori di Firenze, vennero riprodotti e discussi in numerose pubblicazioni. Il ritrovamento di una lettera del 1470 di Francesco del Cossa concluse la questione su chi e quando nel 1885.
Lingua: ItalianoPag. 333-348
Etichette: Palazzo Schifanoia, Arte, Pittura, Ottocento,
Titolo articolo: Spiritualità certosina, cultura umanistica e prestigio dinastico: alle origini della Certosa di Ferrara
La fondazione del monastero certosino di San Cristoforo di Ferrara (1452) testimonia la religiosità del duca Borso e il suo affetto verso il modo di vivere certosino, basato su una forte componente eremita e contemplativa, ma anche segnato dall’accrescimento dell’attività intellettuale. L’articolo ricostruisce i primi anni della vita di Certosa, concentrandosi in particolare sulla creazione della biblioteca. Ma la Certosa di Ferrara appare anche un importante crocevia della cultura umanistica: diversi intellettuali di Ferrara apprezzano e salutano con entusiasmo la fondazione, contribuendo all’arricchimento della biblioteca, senza dimenticare che è stata il luogo di formazione di uno dei rappresentanti più significativi della spiritualità certosina del tardo Quattrocento: l’umanista ungherese Andrea Pannonio.
Lingua: ItalianoPag. 349-356
Etichette: Certosa di Ferrara, Monastero certosino di San Cristoforo di Ferrara, Quattrocento, Religione, Biblioteca,
Titolo articolo: Indice dei nomi
Indice dei nomi.
Lingua: ItalianoPag. 357-376
Etichette: Indice,