Le riviste sostenitrici
Schede umanistiche | 2005 | N. 1
Anno 2005 – Annata: XIX – N. 1
A cura di Daniela Focetola
Titolo articolo: “Eternalismo” e “creazionismo” in un maestro bolognese del XIV secolo: Anselmo da Como
L’Averroismo fu una delle correnti filosofiche più controverse e discusse della prima metà del XIV secolo. Tra i diversi aspetti che caratterizzano questa corrente di pensiero, l’autore del saggio si sofferma ad analizzarne uno in particolare: l’affermazione da parte degli stessi averroisti che il mondo non è stato creato in quanto eterno. Questa teoria prende origine dalla filosofia Aristotelica e si contrappone nettamente alla fede cristiana. Infatti,mentre nella Genesi si afferma che fu Dio a creare il cielo e la terra, Aristotele risolve il problema della creazione dell’universo affermandone l’eternità. Di fronte a queste due tesi opposte numerose furono le critiche e le condanne che vennero rivolte tanto alla tesi creazionalista quanto a quella eternalista. Tali condanne, tuttavia, spinsero una cerchia di filosofi ad organizzare una vera e propria difesa, attraverso la cosiddetta teoria della “doppia verità”. Secondo tale teoria, quando una verità di ragione si trova ad urtare con una verità di fede, pur continuando la prima a mantenere il suo status di verità, si deve però optare per la seconda. All’interno dell’Averroismo occupa un posto particolare la figura di Anselmo da Como, medico e maestro delle arti nell’Università di Bologna dal 1325 al 1335. La sua posizione risulta piuttosto interessante dal momento che le sue argomentazioni sono volte a confutare le teorie antieternaliste; inoltre, nella sua teoria non si trova alcun tipo di ‘compromesso’ attraverso cui l’autore poteva mantenere aperta la possibilità ad una “verità di fede” o ad una consapevole accettazione delle teorie contrarie. In definitiva il carattere distintivo di Anselmo risiede nella volontà di tenere volutamente separati i due ambiti, cristianensimo e razionalismo, al fine di svilupparne uno, quello filosofico-razionale, così da portare alle estreme conseguenze una filosofia razionale in grado di fondare con mezzi propri, e non presi in prestito dalla religione, le prorprie indagini.
Lingua: ItalianoPag. 5 – 24
Etichette: Anselmo da Como, Aristotele, Trattatistica, Trecento, Averrotismo, Filosofia,
Titolo articolo: L’umanesimo civile di Leonardo Bruni: revisionismo ‘made in U.S.A’
Nel saggio si prende in esame l’iter e l’importanza, rivestita nell’ambito del dibattito sull’umanesimo civile, dell’opera e della figura dell’umanista aretino Leonardo Bruni. Fra gli studiosi bruniani spicca la figura di Hans Baron che nei suoi diversi trattati sul Bruni, definì quest’ultimo il principale protagonista dell’umanesimo civile italiano. Il Baron definì l’umanesimo italiano come l’elemento determinante nella formazione di un’identità comune in una Europa non più feudale e confessionale, ma laica e borghese; in altri termini Baron interpretò l’umanesimo in senso civile, cioè come partecipazione diretta dell’intellettuale non solo all’elaborazione del pensiero politico, ma anche al governo della cosa pubblica. Di conseguenza, partendo proprio dalle opere di Leonardo Bruni, il suo pensiero si presentava come fortemente connotato da un’impronta liberal-democratica che non poteva certo piacere all'”intellighentia” dell’Italia Fascista. Da qui le numerose critiche e la conseguente decisione di Baron di trasferirsi definitivamente negli USA, dove le sue tesi furono accolte favorevolmente dagli intellettuali europei, emigrati in America per sfuggire alla tirannide fascista. Così nel 1955 il Baron pubblicò in inglese negli USA la sua opera più famosa: “La crisi del primo Rinascimento italiano. Umanesimo civile e libertà repubblicana in un’età di classicismo e di tirannide”. L’opera, tuttavia, fu accolta con entusiasmo in Europa solo dagli intellettuali italiani e tedeschi di tradizione idealistica ed hegeliana;infatti le critiche furono tantissime e tutte partivano dalla constatazione che le idee di Baron non erano originali, perchè esistevano numerosi precedenti medievali delle idee repubblicane dei primi umanisti fiorentini, il cui presunto impegno civile sarebbe derivato da una semplice imitazione scolastica della retorica ciceroniana. Queste critiche, dunque, mettevano in guardia contro ogni attualizzazione politica ed ideologica delle opere degli umanisti – come invece aveva sostenuto Baron – considerati in realtà poco originali dal punto di vista filosofico e sostanzialmente eredi e continuatori della retorica medievale.
Lingua: ItalianoPag. 25 – 37
Etichette: Bruni Leonardo, Baron Hans, Quattrocento, Novecento, Trattatistica, Umanesimo, America,
Titolo articolo: La data della Sòfrona e del De amore di Leon Batttista Alberti
Lucia Bertolini nel saggio affronta il problema della datazione di due opere di Leon Battista Alberti: la Sofrona e il De amore, opere che risultano strettamente connesse. Il diaologo Sofrona, datato fino a prova contraria all’anno 1437, si apre con una dichiarazione di affetto ed amicizia rivolto dall’Alberti ad un destinatario non esplicitato chiaramente, ma che la critica ha individuato attendibilmente in Giusto de’ Conti. A spingere l’Alberti alla scrittura di questo dialogo era stato un fatto di cronaca, per cui esso si propone come “sollazzo” e cura per l’animo ad una “comune calamità”. In un primo momento la critica riteneva che questo dialogo era stato dedicato a Giusto Conti per confortarlo per la morte dello zio Lucido Conti. Questi morì il 9 settembre 1437 e tale data è sicuramente un termine post quem per la scrittura albertiana del dialogo: purtroppo però, come avviene spesso, quella data è divenuta prama datazione indiziaria e poi certificata del testo, tanto da attribuire alla Sofrona lo status di consolatoria. In realtà Lucia Bertolini, attraverso la lettura attenta sia del dialogo in questione che di altri testi collaterali, ritiene che “questa nostra comune calamità” alla quale si riferisce l’Alberti nella Sofrona è relativa all’epidemia di peste che a partire dal luglio 1438 colpì Ferrara e si protrasse per tutti i mesi seguenti.Ne consegue che il periodo così delimitato, fra luglio e dicembre 1438, a distanza sufficiente dal lutto per la morte di Lucido Conti, è anche in grado di spiegare sia il tono di generica ‘pietas’ al momento di citare il defunto, sia la natura sollazzevole dell’opuscolo albertiano, con il quale si intende non tanto consolare il destinatario per la morte dello zio, quanto piuttosto confortarlo nella problematica situazione attuale di incertezza. Pertanto la data della Sofrona, a cui è collogata la composizione del De amore, viene posticipato dal 1437 al 1438.In particolare la redazione del De amore (connesso con un viaggio dell’Alberti a Venezia nel gennaio 1438) viene posticipato al gennaio 1438, mentre quello della Sofrona al periodo luglio – dicembre 1438.
Lingua: ItalianoPag. 39 – 49
Etichette: Alberti Leon Battista, Sofrona, De amore, Narrativa, Quattrocento,
Titolo articolo: Giovanni Della Casa, Pietro Vettori e il loro carteggio in volgare
Nel saggio vengono presentate e pubblicate in appendice al medesimo, le epistole in volgare che Giovanni Della Casa si scambiò con Pietro Vettori tra il 1541 e il 1555. Tale carteggio è oggi conservato nel fondo vettoriano della British Library di Londra, anche se col tempo esso ha subito una serie di depauperamenti. Nell’edizione napoletana di questo carteggio risalente al 1733, le epistole presenti erano ben 34, in questo lavoro, invece, vengono presentate 25 lettere, di cui 24 sono tutte site nella biblioteca londinese ed una sola presente nella Pierpoint Margon Library di New York. Eliana Carrara, autrice del saggio, specifica che nella pubblicazione del carteggio sono stati adottati due criteri generali: l’ordinamento cronologico e una trascrizione di tipo conservativo.
Lingua: ItalianoPag. 51 – 101
Etichette: Della Casa Giovanni, Vettori Pietro, Epistolario, Cinquecento,
Titolo articolo: Una cronaca parmense del XVII secolo
Nel saggio viene presentato la peculiarità del libro di memorie di Andrea Pugolotti, nato e vissuto a Parma nella prima metà del XVII secolo. A partire dal 1631 egli iniziò a scrivere un libro di memorie che condusse fino al 1646; poi, successivamente Pugolotti avviò un secondo libro di memorie, dove trascrisse il primo testo con molte varianti e che accrebbe di numerose altre notizie, portandolo avanti fino alla morte. Siamo, dunque, in presenza di uno scrittore che per quasi trent’anni curò in maniera meticolosa la memoria scritta di una congerie di fatti, la cui narrazione tradusse in due versioni. Il primo testo va considerato in un certo senso la bozza, la prima stesura, mentre il secondo volume rappresenta la versione definitiva. Nel suo primo libro di memorie, Pugolotti associò il racconto d eventi strettamente privati alla narrazione delle vicende cittadine; in realtà appare chiaro già nel primo testo come l’interesse per le notizie di guerra oscuri le vicende private e familiari del Pugolotti. Questa tendenza risalta nettamente nel secondo libro, dove i protagonisti indiscussi sono la guerra e la famiglia farnesiana. In pratica nella versione definitiva, Pugolotti mantenne la struttura del libro di famiglia che aveva adottato fin dall’inizio, ma il grupppo familiare nei confronti del quale egli manifestò i suoi sentimenti di simpatia e appartenenza fu la stirpe ducale. Dunque, l’elemento più originale che si evidenzia nel testo è l’auto – adozione dello scrittore e il suo riconoscimento di appartenenza non al proprio gruppo familiare, ma alla famiglia Farnese. Gli autori del presente lavoro sottolineano che il libro del Pugolotti risulta una fonte preziosa per lo storico e va letto come il punto di vista di un suddito leale sugli eventi della famiglia farnesiana nel cuore del seicento.
Lingua: ItalianoPag. 103 – 126
Etichette: Pugolotti Andrea, Libro di memorie, Trattatistica, Seicento, Storia, Parma,
Titolo articolo: Un esempio di iconografia anatomica: le tavole degli Adversaria Anatomica Omnia di Giovanni Battista Morgagni (Forlì 1682 – Padova 1771)
Attraverso un lavoro di censimento – effettuato dalla stessa autrice del saggio – delle edizioni rare e di pregio presenti nella Biblioteca dell’Azienda Sanitaria Locale di Forlì, sono venuti alla luce preziosi trattati scientifici che consentono di ricostruire le tappe più significative dell’evoluzione della scienza medica nei secoli XVI-XVIII, grazie ad una serie di opere di alcuni fra gli autori più rappresentativi, che con i loro studi hanno offerto una conoscenza moderna dell’anatomia, della fisiologia e della patologia medica. Fra queste opere spicca, soprattutto per il corredo iconografico presente, l’Adversaria Anatomica Omnia di Giovan Battista Morgagni. Questi gettò le basi della moderna anatomia patologica e in particolare le Tabulae degli Adversaria rappresentano l’esempio più significativo del fervore di studi e di ricerche sull’iconografia anatomica che caratterizzò il clima medico-scientifico dei primi decenni del settecento. Il volume degli Adversaria raccoglie sei tomi, ciascuno con proprio frontespizio (perchè originariamente editi separatamente), ai quali fu premesso in seguito un frontespizio generale. Inoltre esso presenta un’antiporta con cornice architettonica contenente due tondi sovrapposti: il tondo superiore presenta il ritratto di Morgagni di profilo, mentre il tondo inferiore presenta il medico accompagnato da una figura femminile, allegoria della medicina. L’incisore dell’antiporta e di tutte le tavole anatomiche dagli Adversaria fu Francesco Maria Francia. In appendice al saggio è riportato tutto l’apparato iconografico degli Adversaria dall’antiporta, alle tavole fino ai diversi frontespizi.
Lingua: ItalianoPag. 127 – 144
Etichette: Morgagni Giovanni Battista, Adversaria Anatomica Omnia, Trattatistica, Seicento, Settecento, Anatomia, Iconografia,
Titolo articolo: Note sui fondi documentali presenti nelle biblioteche: esperienze dirette su materiale della Biblioteca Estense di Modena
Nelle biblioteche italiane è quasi un fatto istituzionale e non certamente raro imbattersi in raccolte di carattere documentale come carteggi, archivi, nuclei di lettere, atti di varia natura e fogli sciolti. Questo perchè, sebbene è vero che nel corso dei secoli il libro a stampa ha sostituito il manoscritto, è altrettanto vero che per molte necessità l’uso di scrivere a mano non sparì del tutto, specialmente per libri di conti, registri di famiglia, cronache, diari, relazioni di viaggi e soprattutto lettere. La stampa, infatti, non riuscì a soppiantare totalmente i fondi documentali che col tempo si sono incrementati fino a diventare una preziosa miniera di notizie. Si tratta soprattutto di lettere, epistolari e carteggi di uomini di cultura, di politici, di editori, di scienziati che raccolgono e trasmettono di prima mano dati e notizie su fatti, vicende, persone e cose. Alle lettere vanno altresì aggiunti atti e documenti da varia natura, giuridici, storici, religiosi, di famiglie importanti, di aziende, di istituzioni, carte eterogenee e anche singoli pezzi. Considerata la ricchezza e l’importanza di questi ‘manoscritti moderni’ si procede ad analizzare le varie tipologie di materiale documentale presenti nelle nostre biblioteche, soffermandosi anche su problematiche quali l’ordinamento, l’inventariazione, la catalogazione e la valorizzazione di questi fondi manoscritti, che sebbene non configurabili alla stregua degli antichi codici, sono tuttavia ugualmente preziosi.
Lingua: ItalianoPag. 145 – 160
Etichette: Archivio, Biblioteca, Carteggio, Documento, Manoscritto,
Titolo libro/articolo recensito: Corpus chartarum Italiae ad rem typographicam pertinentium ab arte inventa ad ann. MDL
A cura di: Maria Gioia Tavoni
Rivista: Indici e Cataloghi, fascicolo n. XVI
Edizioni: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma – 2004
Lingua: Italiano
Pag. 161 – 168
Recensore/i: Andrea Battistini
Etichette: Sorbelli Albano, Corpus chartarum Italiae ad rem typographicam pertinentium ab arte inventa ad ann. MDL, Bibliografia, Biblioteca dell’Archiginnasio, Libro, Stampa, Bologna,
Titolo libro/articolo recensito: Versi a un destinatario. Saggio sulla poesia italiana del Medioevo
Rivista: Saggi, fascicolo n.
Edizioni: il Mulino, Bologna – 2002
Lingua: Italiano
Pag. 168 – 174
Recensore/i: Claudio Pelucani
Etichette: Giunta Claudio, Versi a un destinatario. Saggio sulla poesia italiana del Medioevo, Poesia, Trecento, Medioevo,
Titolo libro/articolo recensito: Marsilio Santasofia tra corti e università: la carriera di un “monarca medicinae” del Trecento
Rivista: Contributi alla Storia dell’Università di Padova, fascicolo n. 35
Edizioni: Antilia, Treviso – 2003
Lingua: Italiano
Pag. 174 – 178
Recensore/i: Claudio Pelucani
Etichette:
Titolo libro/articolo recensito: Edizioni di Autografi
Lingua: Italiano
Pag. 179 – 190
Recensore/i: Angelo Piacentini
Etichette: Autografo, Manoscritto, Trecento, Quattrocento, Cinquecento, Medioevo, Umanesimo, Rinascimento,
Titolo libro/articolo recensito: Studio, università e città nel medioevo bolognese
Rivista: Centro interuniversitario per la storia delle università italiane, Studi, fascicolo n. 5
Edizioni: CLUEB, Bologna – 2005
Lingua: Italiano
Pag. 190 – 198
Recensore/i: Simone Bordini
Etichette:
Rivista: RRinedita, fascicolo n.
Edizioni: Roma nel Rinascimento, Roma – 2004
Lingua: Italiano
Pag. 198 – 205
Recensore/i: Elisabetta Guerrieri
Etichette: Paolo II, Pomponio Leto, Classicismo, Cultura, Quattrocento, Roma,
Titolo libro/articolo recensito: Azabache. Il dibattito sulla malinconia nella Spagna dei secoli d’oro
Rivista: Biblioteca di Studi Ispanici, fascicolo n. 9
Edizioni: ETS, Pisa – 2005
Lingua: Italiano
Pag. 205 – 207
Recensore/i: Maria Teresa Ricci
Etichette: Gambin Felice, Azabache, Trattatistica, Cinquecento, Seicento, Spagna,
Titolo libro/articolo recensito: Itale glorie
Rivista: L’identità italiana, fascicolo n. 34
Edizioni: il Mulino, Bologna – 2003
Lingua: Italiano
Pag. 207 – 216
Recensore/i: Ilaria Calisti
Etichette: Storia, Italia,
A cura di: Orsetta Innocenti
Edizioni: Le Monnier, Firenze – 2004
Lingua: Italiano
Pag. 216 – 223
Recensore/i: Andrea Gazzoni
Etichette: Trattatistica, Antropologia, Cinema, Critica letteraria, Letteratura,,
Titolo articolo: Introduzione all’articolo di Jerome McGann
Jerome McGann è dal 1993 professore di letteratura inglese alla University of Virginia, ma è stato anche docente all’Università di Londra. Egli è stato curatore della più importante edizione dell’opera poetica di Byron ed è intervenuto spesso con autorevoli lavori nell’ambito della filologia testuale. La sua posizione è molto vicina a quella di Donald McKenzie, dal momento che sostiene l’importanza della sociologia del testo per la critica testuale; inoltre, attraverso il progetto informatico del Rossetti Archive (http://www.rossettiarchive.org) McGann ha dimostrato che tutti gli aspetti sociali e documentali di un libro possono essere sottoposti a codifica digitale.
Lingua: ItalianoPag. 225 – 226
Etichette: McGann Jerome, Trattatistica, Novecento, Critica letteraria, Filologia, Informatica,
Titolo articolo: Testi a n-dimensioni ed interpretazione in una nuova chiave [discorso e interpretazione a n-dimensioni]
Il saggio presenta il progetto Ivanhoe che ha come scopo quello di mettere in pratica una serie di nuovi concetti riguardanti la testualità ed i campi semiotici.Nella fattispecie Ivanhoe è definito “come un ambiente digitale interattivo per lo studio dei materiali culturali, come strumento di annotazione on-line, ed infine come dispositivo che consente di porre la tecnologia informatica al servizio della riflessione critica” (p. 228).
Lingua: ItalianoPag. 227 – 249
Etichette: Ivanhoe, Critica, Informatica, Semiotica,,