Scaffale Aperto | 2016 | N. 7

L’autore traccia alcuni parallelismi tra le figure di Guido da Montefeltro e Ulisse per poi proporre diverse ipotesi interpretative sulla figura del conte e sul diverso trattamento che Dante ne compie nella Commedia rispetto ada altre opere, in particolare nl Convivio, dove Guido è presentato come massimo esempio di Nobiltà.

L’articolo in primo luogo individua la presenza nella Commedia dantesca del topos del naufragio con spettatore, studiato da Hans Blumenberg. Viene analizzata la triplice linea simbolica di matrice patristica cui l’immagine del naufragio dantesco sembra rimandare: in ‘naufragium fidei’ di origine paolina; il motivo della riva quale riparo dai rischi della navigatio mondana; lo scampato naufragio come simbolo del ricorso alla penitenza.

Il saggio prende in esame quattro luoghi dell’Esposizione sopra la Comedia di Boccaccio nei quali si parla di Roma e delle sue caratteristiche, focalizzandosi sulle possibili fonti e su alcuni riscontri intertestuali. I luoghi si riferiscono a: la superbia di Roma, i cuochi della Roma antica, la feccia di Roma e l’obelisco di piazza San Pietro.

Il contributo affronta i principali problemi metodologici relativi alle carte d’autore. L’autrice, dopo aver esposto le peculiarità del materiale presente nell’archivio di Ungaretti e dopo aver discusso le varie possibili scelte metodologiche, traccia un’ipotesi di metodologia flessibile, che si prefigga cioè di considerare la specificità del metodo di scrittura dell’autore e costruire in relazione a questo i propri strumenti critici. Propone, infine, alcuni esempi di rappresentazione variantistica.

Nell’articolo viene esamniata la seconda versione de sonetto “Tutto quest’anno ch’è mi son frustato”. Analizza inoltri alcuni motivi goliardi presenti nel testo poetico.

Il contributo analizza l’episodio della vigna di Renzo nel capitolo XXXIII dei Promessi sposi. Il brano è analizzato nella sua tessitura intertestuale e valutato all’interno delle dinamiche narrative che lo hanno prodotto, in particolare quelle relative al concetto di realismo manzoniano. La lettura proposta si interessa in particolar modo di simbolo e intertestualità. Ponendo poi attenzione al tema visuale e alla tecnica retorica dell’enumerazione caotica, scandita sul ricorso a vocaboli-chiave, tipicamente usati da Manzoni per connotare il caos, il disordine, il groviglio dell’esistenza.

L’articolo sonda il campo dell’intertestualità rispetto al romanzo “Il fuoco” di Gabriele D’Annunzio e le opere di alcuni autori francesi. In particolar modo si concentra sul rapporto tra il romanzo suddetto e “Les courses de lévriers” di Alfred de Sauvenière. Il confronto tra i due brani ha portato alla luce tanto i punti di contatto tra i testi quanto le differenze, soprattutto stilistiche, tra il modello e il rifacimento.

Il contributo prende in esame il caso dell'”Abusivo” di Antonio Franchini considerato uno degli episodi più emblematici di non-fiction novel italiano. Ripercorrendo brevemente le tappe del dibattito sul tema, esemplate dagli orientamenti del panorama letterario contemporaneo, viene considerata la problematicità posta dall’identificare una tassonomia riconoscibile entro la quale ascrivere la produzione letteraria situata tra reale e immaginario; analizzando quindi le specificità del caso.

Nel contributo vengono presi in esame i vari eventi accorsi in occasione del quinto centenario della morte di Aldo Manuzio (esposizioni bibliografiche, convegni, mostre, ecc.). La nota documenta in questo modo il multiforme interesse degli studiosi nei confronti delle innovazioni apportate da Manunzio e del suo lascio alla storia della stampa.

Un significativo contributo alla ricerca relativa a Emilio Villa è offerto dal volume di Ugo Fracassa “Per Emilio Villa. 5 referti tardivi”. Il presente articolo è un resoconto della presentazione del volume tenutasi il 10 dicembre 2015 presso la Biblioteca Vallicelliana con gli interventi di Aldo Tagliaferri e Francesco Muzzioli.