Rivista di studi danteschi | 2006 | N. 1

Si analizza il canto, alla luce del percorso intrapreso da Dante per terminare il suo viaggio infernale e iniziare il cammino nel purgatorio. Il confronto tra la figura di Ulisse e quella di Catone consente di analizzare i meccanismi utilizzati dal poeta, per far cogliere i mutamenti del percorso morale, e la sua natura ‘antipodica’ rispetto al viaggio infernale. Con il I canto del “Purgatorio”, non si ha soltanto un semplice differenziarsi di tempi, luoghi ed eventi, ma avviene un forte cambiamento di linguaggio e di valori, che s’innesca proprio nel momento in cui Dante inizia il suo percorso purgatoriale, nella stessa ora in cui si era avviata la sua discesa nell’abisso infernale.

Il saggio offre un’analisi circa i primordi della critica dantesca e l’attività svolta in quest’ambito da Benvenuto da Imola, che contribuì alla consacrazione della “Commedia” come classico della letteratura. È proposta una lettura del “Comentum super Dantis Comoediam”, lavoro esegetico del commentatore trecentesco sulla “Commedia”. L’opera è il risultato dello sviluppo e ampliamento dei materiali destinati alle esposizioni pubbliche, che Benedetto dedicò al poema.

La produzione critica dello studioso Vittorio Rossi costituisce una delle espressioni dell’interazione tra la disciplina metodica della ‘Scuola storica’, e le nuove istanze di interpretazione estetica, che si affermano in campo culturale all’inizio del Novecento. Muovendo dalle tappe fondamentali, che hanno segnato l’orientamento critico del filologo, si propongono tre delle sue letture critiche sulla “Commedia” dantesca: il canto XXI dell'”Inferno”, il V canto del “Purgatorio e il XII canto del “Paradiso”.

Nel saggio si analizza il canto X dell'”Inferno”, e il passo in cui appare la figura di Cavalcante Cavalcanti in cerca del figlio Guido, mentre Dante sta dialogando con Farinata degli Uberti. La scena e il verso 63 ‘forse Guido vostro ebbe a disdegno’, sono poste in collegamento con il sonetto di Cino da Pistoia (CXXXI) a Guido Cavalcanti, in cui è presente il richiamo al tema del ‘disdegno’. Con tale sonetto ‘di corrispondenza’, Cino intendeva replicare a Guido che gli muoveva un’accusa di plagio. Questo costituisce un episodio della dialettica poetica toscana di fine Duecento, e consente all’autore di introdurre il dibattito interno al processo evolutivo di quella ‘scuola’ che – dice Malato – contestando il ‘vecchio stile’, coltivato dal ‘Notaro, Guittone e i guittoniani’ (p.115) condurrà al ‘dolce stil novo’.

L’opera cinquecentesca “Annotazioni nel Dante fatte con M. Trifon Gabriele in Bassano” è il risultato della trascrizione delle lezioni dantesche tenute dall’umanista Trifone Gabriele, ed eseguita dai suoi allievi. L’analisi di quest’opera, e del commento alla “Commedia” di Bernardino Daniello, lavoro che scaturì dalle “Annotazioni” trifoniane, offrono lo spunto per indagare il dantismo cinquecentesco. Fissati i momenti fondamentali, del Sacco di Roma, coincidente con l’anno delle lezioni bassanesi di Trifone, e della chiusura del Concilio di Trento, periodo in cui cade la morte di Daniello, si analizza il clima intellettuale di quel periodo, e il ruolo che molti intellettuali e letterati ebbero ‘nel tentativo, alla fine represso, di portare avanti una riforma cattolica’ (p. 142).

Nel contributo s’indaga il culto di Giuseppe Giusti per Dante e per le sue opere. L’autore mostra come non solo nei versi del poeta ottocentesco si possano rintracciare echi e risonanze del dettato dantesco, ma anche la corrispondenza con i letterati del tempo conserva le tracce di tale influenza.

Per l’anno 2006-2007 si prevede la pubblicazione dell’edizione critica della “Commedia di Dante Aligieri con la nova esposizione” di Alessandro Vellutello a cura di Donato Pirovano. Massimiliano Corrado curerà l’edizione dell’incompiuto commento al poema dantesco di Vittorio Rossi, che si arresta al canto XXII del “Purgatorio”, e che fu concluso dal suo allievo Salvatore Frascíno. Si prevede inoltre la pubblicazione, a cura di Valerio Marucci, del commento di Francesco Torraca, stampato per la prima volta nel 1905 dalla Società Editrice Dante Alighieri.