Rivista di letteratura teatrale | 2020 | N. 13

Anno 2020 – N. 13
A cura di Annalisa Castellitti

Autore/i articolo: Alessio Cotugno
Titolo articolo: «In persona propria»: dinamiche enunciative e situazioni testuali della letteratura filosofica in volgare (Sperone Speroni e Alessandro Piccolomini)

Questo contributo, eleggendo a casi di studio privilegiati Alessandro Piccolomini (1508-1578) e Speroni Speroni (1500-1588), propone un attraversamento dei principali generi espositivi della filosofia in volgare del Cinquecento, soffermandosi su tre snodi principali: le analogie e le differenze fra dialogo comico e dialogo filosofico; il rapporto fra dialogo e trattato monologico; la relazione fra dialogo e traduzione. Nella sua lunga carriera intellettuale Sperone Speroni si fece promotore di un programma di volgarizzamento del pensiero filosofico e scientifico degli antichi, nel quale tuttavia non si impegnò concretamente, mentre affidò la parte più significativa della sua vastissima produzione alla forma dialogica. D’altra parte Alessandro Piccolomini incarnò per molti versi quel volgarizzatore ideale auspicato dal Peretto (alias Pietro Pomponazzi) del “Delle lingue” speroniano: a partire dal 1542 egli si dedicò a un’intensa attività di espositore del corpus aristotelico, misurandosi con un’ampia gamma di approcci esegetici: dalla parafrasi al compendio al commento. Significativamente, questo suo percorso esordisce rifiutando programmaticamente la traduzione e insieme rigettando il modello dialogico speroniano (come testimonia l’ “Institutione”), e culmina riabilitando la via dialogica alla filosofia e soprattutto affermando l’importanza della traduzione, cui dedica un impegno pratico e insieme teorico. È questo nesso che, da ultimo, la presente indagine cerca di illuminare.

PAROLE CHIAVE · Alessandro Piccolomini, Sperone Speroni, trattato, dialogo, commedia, traduzione, commento, poetica e retorica, generi testuali, aristotelismo volgare.

«In persona propria»: Enunciative and Textual Issues of Vernacular Philosophical Literature (Sperone Speroni and Alessandro Piccolomini). This paper compares Alessandro Piccolomini and Speroni Speroni’s attitudes towards three literary genres of philosophical writing such as dialogue, treatise, and translation, and analyses the relationships between these approaches. During his long intellectual career Sperone Speroni (1500-1588) promoted a programme of vulgarisation of the philosophical and scientific thought of the ancients, which, however, he did not carry through practically, as he devoted the most significant part of his vast production to the dialogical form. On the other hand, Alessandro Piccolomini (1508-1578) embodied in many ways the ideal vulgarizer desired by Peretto (alias PietroPomponazzi) in Speroni’s “Dialogue on languages” (“Dialogo delle lingue”). From 1542 Piccolomini devoted himself to an intense activity as a commentator of Aristotele, measuring himself with a wide range of exegetical approaches: from paraphrase to compendium to commentary. Significantly, he started this activity by avoiding programmatically both translations and dialogues, whilst at the end of his career he reconsidered the value of the dialogue form as a method of interpretation that can be adapted to the most diverse situations and functions and he devoted himself to translating Aristotle’s “Rhetoric” and “Poetics”. This paper ultimately focuses on this connection between dialogue and translation in Piccolomini’s approach to the vernacularization of Aristotle.

KEYWORDS · Alessandro Piccolomini, Sperone Speroni, Treatise, Dialogue, Comedy, Translation, Commentary, Poetics and rhetoric, Literary genres, Renaissance vernacular Aristotelianism.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 15-44
Etichette: Filosofia, Letteratura, XVI secolo,

Autore/i articolo: LAURA PAZ RESCALA
Titolo articolo: Ó tiempo y esoacio itinerante: una reflexión a partir de dos tragedias de Juan de la Cueva

En este trabajo presento un análisis de la manera en la cual Juan de la Cueva estructura el espacio y el tiempo dramático en dos de sus tragedias: la “Tragedia de la muerte de Virginia y Apio Claudio” y la “Tragedia de Áyax Telamón sobre las armas de Aquiles”. Me baso en una propuesta de segmentación de ambas obras que incluyo, en forma de tablas, al final de este estudio. Para mi perspectiva de análisis, resultan esenciales tanto el concepto de «espacio itinerante» de Javier Rubiera, como los estudios sobre la significación del tiempo en escena llevados a cabo por Piermario Vescovo.

PALABRAS CLAVE · Juan de la Cueva, teatro, tiempo dramático, espacio dramático.

“Itinerant space and time: an analysis based on two tragedies of Juan de la Cueva” · In this work I offer an analysis of how Juan de la Cueva structures the dramatic time and space in two of his tragedies: “Tragedia de la muerte de Virginia y Apio Claudio” and “Tragedia de Ayax Telamón sobre las armas de Aquiles. I’m basing my study on the segmentations of both the proposed plays, included in tables at the end of this study. Essential to my analytical perspective are Javier Rubiera’s concept of «itinerant space» as well as the studies about the modes of signification of time on stage proposed by Piermario Vescovo.

KEYWORDS . Juan de la Cueva, Theatre, Dramatic Time, Dramatic Space.

Lingua: Spagnolo/Inglese
Pag. 45-64
Etichette: Teatro, XVI secolo,

Autore/i articolo: ANGELA LEONARDI
Titolo articolo: Masaniello nel teatro inglese del Seicento

Grazie alle tempestive traduzioni in inglese e tedesco dell’instant book di Alessandro Giraffi “Le rivolutioni di Napoli Descritte dal Signor A. G. Con pienissimo ragguaglio d’ogni successo, e trattati segreti, e palesi”, la rivolta di Masaniello contro la predatoria politica fiscale degli spagnoli a Napoli (7-16 luglio 1647) divenne famosa in tutta Europa. Due anni dopo, in Inghilterra un misterioso T. B. scriveva il dramma storico “The Rebellion of Naples, or the Tragedy of Massenello”, che presentava gli eventi napoletani da una prospettiva filo-monarchica, facendo di Masaniello il prototipo del ribelle destinato alla sconfitta. A distanza di cinquant’anni, vale a dire in piena Restaurazione, Thomas D’Urfey proponeva una sorta di ‘opera totale’, “The History of the Rise and Fall of Massaniello”, in cui confluivano versi, musiche e danze. Il messaggio era però invariato: chi si ribella ai re legittimi sovverte un giusto e consolidato ordine sociale e merita la morte. L’articolo fa seguire ad una ricostruzione degli eventi del 1647 un’analisi ravvicinata delle due opere, di cui vengono messi in luce anche i tratti retorico-formali e quanto le connette alla cultura del tempo.

PAROLE CHIAVE · Masaniello, teatro, dramma storico, letteratura inglese, Restaurazione.

“Masaniello in seventeenth-century English drama” . Thanks to the timely English and German translations of Alessandro Giraffi’s “Le rivolutioni di Napoli Descritte dal Signor A.G. Con pienissimo ragguaglio d’ogni successo, e trattati segreti, e palesi”, Masaniello’s revolt against the Spanish predatory tax measures in Naples (7-16 July 1647) became famous all over Europe. Two years later, in England, a certain T. B. wrote “The Rebellion of Naples, or the Tragedy of Massenello”, a historical drama which dealt with the Neapolitan events from a pro-monarchic point of view, characterizing Masaniello as the prototype of the rebel doomed to failure. Fifty years later, during the Restoration, Thomas D’Urfey staged “The History of the Rise and Fall of Massaniello” in a blend of verse, music and dance. The message, however, was the same: those who rebel against the legitimate king and the established order must get their just deserts, capital punishment. Starting from a reconstruction of the historical facts, this essay offers a close analysis of both plays with special attention to their formal and stylistic peculiarities as well as to those features that relate them to the culture of their time.

DEYWORDS. Masaniello, Theatre, History Play, English Literature, Restoration.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 65-74
Etichette: Letteratura, Teatro, XVII secolo,

Autore/i articolo: FRANCESCO S. MINERVINI
Titolo articolo: ‘O tempora, o mores’. Scrittura e rappresentazione di Catilina nel XVIII secolo

La figura di Catilina emerge quale protagonista di molte opere teatrali tra Settecento e Ottocento, e in particolare nei frangenti politici e sociali più delicati. Il “Catilina” di Crébillon e la “Rome” sauvée di Voltaire godettero di un largo successo in Italia, grazie ai rifacimenti di Pietro Chiari e di Saverio Bettinelli: i drammaturghi italiani si impegnarono nell’adattamento delle opere francesi al gusto e alle esigenze del teatro italiano.

PAROLE CHIAVE · Crébillon, Voltaire, Chiari, Bettinelli, Settecento, illuminismo, utile, storia, teatro.

‘O tempora, o mores’. Writing and representation of Catiline in the Eighteenth century. Between the Eighteenth and Nineteenth century, the figure of Catiline results as the leading hero of many theatrical works, and particularly in the most delicate political and social situations. Crébillon’s “Catilina” and Voltaire’s “Rome sauvée” enjoyed widespread success in Italy, thanks to the renovations by Pietro Chiari and Saverio Bettinelli: Italian dramatists engaged in adapting French operas to the taste and needs of Italian theater.

KEYWORDS · Crébillon, Voltaire, Chiari, Bettinelli, Eighteenth Century, Enlightenment, Useful, History, Theater.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 75-93
Etichette: Storia, Teatro, XVIII secolo,

Autore/i articolo: GIANLORENZO ATTANASIO
Titolo articolo: Il calice amaro. Progetto e pratica intertestuale nella tragedia manzoniana

Attraverso lo studio comparato e intertestuale delle opere risalenti alla travagliata elaborazione delle tragedie, il contributo mette in luce il carattere programmatico e concettuale e la coerenza intellettuale e morale del percorso manzoniano, in specie a cavallo della crisi del ’17. «Lo scrittore milanese europeo» mette a punto un’estetica del tragico indissolubilmente connessa all’alto scopo etico che i valori cristiani propugnano. Le testimonianze teoriche e saggistiche (quelle dei cosiddetti “Materiali estetici”, della “Prefazione” al “Carmagnola”, soprattutto della “Lettre à Monsieur Chauvet”) ei richiami testuali della pratica versificatoria, tra la lirica pura di “Inni sacri” e “Odi” politiche e la prassi drammaturgica, grazie anche al costante confronto con i modelli, rendono da un lato manifesta l’idea di arte come exemplum che si inscena attraverso una diffusa allusività alla figuralità cristologica; e dall’altro fanno dello ‘spettacolo dell’animo umano’ proprio il terreno su cui – e si direbbe il territorio entro cui – deve crescere l’arte, divenendo in grado di veicolare nuove istanze di impegno civile innervate sui principi evangelici e apostolici.

PAROLE CHIAVE · tragedia cristiana, teoria drammaturgica, intertestualità, estetica romantica, dramma storico, Passionspiel.

The Bitter Chalice. Project and Intertextuality in Manzoni’s Tragedy. Through the comparative and intertextual study of works dating to the troubled elaboration of tragedies, this article highlights the programmatic and conceptual feature and the intellectual and moral coherence of Manzoni’s path, especially straddling the crisis of the ’17. The *«European Milanese writer» develops an aesthetic of tragic strictly connected with the high ethical purpose that Christian values advocate. Theoretical and essay testimonies (the so-called “Materiali estetici”, the “Preface” to the “Carmagnola”, especially the letter to “Chauvet”) and the intertextual references of versificatory practice, between the pure lyrics of “Inni” sacri and political “Odi”, and dramaturgical practice, thanks also to the constant comparison with the models, make on one hand manifest the idea of art as exemplum that is staged through a widespread allusion to the Christological figuration, and from the other do of the spectacle of the human soul just the ground on which – and we would say the territory within which – the art must grow, becoming able to convey new instances of civil commitment innervated on evangelical and apostolic principles.

KEYWORDS . Christian Tragedy, Dramatic Theory, Intertextuality, Romantic Aesthetics, Historical Drama, Passionspiel.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 95-107
Etichette: Dramma, Intertestualità, Tragedia, XIX secolo,

Autore/i articolo: MARCELLO SABBATINO
Titolo articolo: “Enrico IV” o l’apologo della follia

Nell’“Enrico IV” Pirandello affronta con una chiarezza dimostrativa superiore a qualsiasi altro testo il tema della follia. Per lo scrittore girgentino, la follia non è una condizione di minorità ma di superiorità intellettuale. Egli si colloca nel solco di una precisa tradizione letteraria. La vicenda del fasullo re che recita la propria pazzia consente di interrogarsi sulla liceità dei principi stabiliti dalla logica comune. Il finale della tragedia, con il tentato omicidio del rivale Belcredi da parte del finto sovrano, racchiude la visione umoristica di Pirandello: non sono i pazzi ad occupare il terreno della follia, ma i presunti ‘sani’.

PAROLE CHIAVE • Pirandello, Enrico IV, tragedia, follia.

Henry IV or the apologue of the madness. In “Henry IV” Pirandello addresses the issue of madness with such an explanatory lucidity to make it one of the greatest work of art of all times. Madness for Pirandello is not a condition of intellectual disability, but of a deeper intellectual superiority. Hence, Pirandello’s thoughts and convictions about mental insanity belong to a specific furrow of literary tradition. The sequence of events regarding the false king acting his own madness represents a valuable insight on whether those principles accepted by society are really licit. During the final part of the tragedy, when the false king attempts to kill his rival Belcredi, the Pirandello’s humorous view of life comes to light with all its power: the madness is not inhabited by madmen, but by ordinary people.

KEYWORDS • Pirandello, Henry IV, Tragedy, Madness.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 109-118
Etichette: Letteratura, Teatro, Tragedia, XX secolo,

Autore/i articolo: MARIA CHIARA PROVENZANO
Titolo articolo: “Pulzelle incantate”. Personaggi femminili nel teatro di Massimo Bontempelli

Dopo una prima fase classicista e crepuscolare e dopo aver saggiato l’avanguardia futurista ed aver vissuto da interventista la prima guerra mondiale, Massimo Bontempelli vive una palingenesi scrittoria che lo induce a ricusare la propria precedente produzione. Il 1919 segna una demarcazione netta tra passato e presente, tra vecchio e nuovo secolo, oltre la quale si colloca la produzione più significativa dell’autore. Tre sono le effigi femminili protagoniste della seconda fase teatrale di Bontempelli, quella ufficialmente riconosciuta dall’autore: Maria (“La guardia alla luna”), Dea (“Nostra Dea”) e Minnie (“Minnie la candida”). A queste deve aggiungersi la Eva protagonista del romanzo “Eva ultima”, ideato e originariamente composto come drammaturgia, della quale reca molteplici indizi. Le seriche dame colate dalla penna dello scrittore/mago Bontempelli sono ‘pulzelle incantate’ dalla bellezza bidimensionale, analoga al riflesso sulle superfici specchiate.

PAROLE CHIAVE – Bontempelli, teatro, personaggi femminili, drammaturgia, Novecento, realismo magico, marionetta, androide.

Enchanted Maidens. Female Characters in Massimo Bontempelli’s Dramas. After a classicist and crepuscular phase and after having experienced the futurist avant-garde, Massimo Bontempelli enters a period of creative renaissance that leads him to reject the previous literary production. In 1919 there was a clear demarcation between past and present, old and new. From this moment onwards we find the fundamental works officially recognised by the author. There are three female theatre effigies that belong to this second phase: Maria (“La guardia alla luna”), Dea (“Nostra Dea”) and Minnie (“Minnie la canaida”). Eva, must be added to these, the protagonist of the novel “Eva ultima”; originally conceived and composed as a dramaturgy. The silk ladies that come from Bontempelli’s pen are enchanted maidens of two-dimensional beauty – like a reflection in a mirror.

EYWORDS • Bontempelli, Theatre, Female Characters, Dramaturgy, 20th Century, Magic Realism, Puppet, Android.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 119-133
Etichette: Donne, Letteratura, Teatro, XX secolo,

Autore/i articolo: NATASHA LEAL RIVAS
Titolo articolo: El texto dramático como acto discursivo social, estratégico e intencional: análisis semiótico discursivo del proceso dialógico

Desde una dimensión semiótica discursiva se estudia el proceso dialógico del texto dramático como un acto discursivo social, estratégico e intencionalmente elaborado con formas y estrategias de producción y decodificación que el enunciador /autor de forma consciente actualiza para orientar el proceso de inferencia. El análisis dará cuenta de la constitución formal, organizativa y pragmática de los signos (análisis interno), así como de la interconexión del texto dramático/enunciado con el contexto cultural, social, político o psicológico del enunciador /autor (análisis externo). Se atenderá especificamente a las marcas lingüísticas denotadoras de una competencia semiótica discursiva que revela el conoscimiento ideológico del enunciador, su intención comunicativa y las estrategias de la construcción interpersonal de quienes participian de la situación de enunciación.

BRAS CLAVES – Semiótica discursiva, identidad, enunciación, lingüística aplicada.

The dramatic text as a social, strategic and intentional discursive act: a semiotic discursive analysis of the dialogical dramatic process • From a discursive semiotic dimension the dialogical process of the dramatic text is studied as a social discursive act, strategically and intentionally elaborated with forms and strategies of production and decoding that the enunciator /author consciously updates to guide the inference process. The analysis will take into account the formal, organizational and pragmatic constitution of the signs (internal analysis) as well as the interconnection of the dramatic/enunciated text with the cultural, social, political or psychological context of the enunciator/author (external analysis). Specific attention will be paid to the linguistic marks denoting a semiotic discursive competition that reveals the ideological knowledge of the enunciator, its communicative intention and strategies of interpersonal construction of those involved in the enunciation situation.

KEYWORDS • Discursive Semiotics, Identity, Enunciation, Applied Linguistics.

Lingua: Spagnolo/Inglese
Etichette: Linguistica, Teatro, XX secolo,

Autore/i articolo: SILVIA DE MIN
Titolo articolo: La drammaturgia pittorica di Samuel Beckett

La passione che Samuel Beckett nutre per l’arte pittorica condiziona la sua scrittura che, nei romanzi, nelle prose brevi e nei drammi, è intrisa di una componente visiva molto forte. A partire dalla rilettura di un saggio giovanile dedicato all’arte dei fratelli Van Velde, saggio che anticipa teoricamente alcune realizzazioni teatrali più tarde, viene esplorata l’estetica teatrale beckettiana. In un momento sono considerati i rimandi espliciti tra la pratica teatrale e l’esperienza personale di Beckett con il mondo dell’arte visiva. In un secondo momento, la messa in scena di dettagli visivi, di residui corporei e la polarizzazione della scena attorno a immagine/ gesto e voce verranno indagati nel tentativo di definire il testo teatrale come una pittura in movimento. Dando spazio soprattutto all’analisi dei “dramaticules” e, in particolar modo di “Not I” (1972), queste pagine tentano di dare una definizione di quello che verrà chiamato “texte-tableau”.

PAROLE CHIAVE • Samuel Beckett, arte visiva, teatro, texte-tableau, Not I.

The pictorial dramaturgy of Samuel Beckett • Samuel Beckett’s fascination for the visual art impacts on his writing which, in novels, short prose and dramas, is it is characterized by a strong visual component. We explore the theatrical aesthetics of Beckett, starting from a youthful essay dedicated to the art of the Van Velde brothers, which theoretically anticipates some later theatrical realizations. At first we analyse the explicit references between Beckett’s theatrical practice and his personal experience with the world of visual art. Later, we investigate the staging of visual details, body residues and the polarization of the scene around image/gesture and voice, in attempt to define the theatrical text as a painting in motion. The “dramaticules” are the main object of study, and especially “Not I” (1972), in order to give a definition of what will be called “texte-tableau”.

KEYWORDS • Samuel Beckett, Visual Art, Theatre, Texte-tableau, Not I.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 145-160
Etichette: Pittura, Teatro, XX secolo,

Autore/i articolo: MARTINA SOTTANA
Titolo articolo: Vittorini in scena. Tra immaginazione e rappresentazione

Il presente contributo intende riflettere su alcune delle caratteristiche della scrittura di Elio Vittorini, in particolare quelle connesse al continuo migrare di motivi da un’opera ad un’altra, e all’utilizzo di forme concepite al di fuori di una rigida inquadratura di tradizione. L’articolo prende preliminarmente in considerazione la trasposizione teatrale di “Uomini e no” realizzata da Raffaele Crovi e Enrico Vaime con il fine di riflettere sulla persistenza di alcune immagini nella produzione vittoriniana e sulla continuità del legame che queste intrattengono con le modalità di rappresentazione.
Oltre che da un luogo dell’adattamento che suggerisce una più autentica consonanza tra il testo drammatico e il romanzo, un esempio ulteriore sarà fornito da “Atto primo”, in cui la scrittura delle didascalie che sottende un’immaginazione cinematografica rappresenta uno degli elementi di simmetria riscontrabili tra questo abbozzo teatrale e il romanzo scenico “Le città del mondo”.

WE CHIAVE • Vittorini, teatro, romanzo, Uomini e no, testo, spettacolo.

Vittorini on stage. From imagination to representation. This work focuses on Elio Vittorini’s mechanism of composition, which is marked by the reoccuring of items and motifs associated with a large contamination of modes of literary representation.
In the first part of this article, the theatrical transposition of Elio Vittorini’s “Uomini e no”, made by Raffaele Crovi and Enrico Vaime, is examined with the aim to point out the features of narrative writing which can be easily used to elaborate a dramatic text. Afterwards, the analysis will give the opportunity to reflect on the relation, often found throughout his works, between the subject and the ways it is represented. In order to achieve this purpose it will be taken as an example a theme appeared in the “Atto primo”, a dramatic work in which the influence of cinematographic codes can be noticed. The same theme conceived in this context, will be transposed and built with the principle of montage in the work “Le città del mondo”.

KEYWORDS • Vittorini, Theater, Novel, “Uomini e no”, Text, Performance.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 161-172
Etichette: Cinema, Teatro, XX secolo,

Autore/i articolo: VINCENZO CAPUTO
Titolo articolo: Sugli esordi teatrali di Annibale Ruccello: il caso de “Le cinque rose di Jennifer” (1980)

Il saggio analizza la produzione teatrale di Annibale Ruccello (1956-1986), puntando in particolar modo l’attenzione su “Le cinque rose di Jennifer” del 1980. Si tratta di un’opera fondamentale nel percorso artistico dell’autore-antropologo: è l’inizio – dopo le prime prove insieme a Lello Guida – di una drammaturgia autonoma, fortemente marcata per tematiche e linguaggio. Riflettendo sulla categoria – tanto fortunata in sede critica – del teatro ‘post eduardiano’, il saggio intende precisare tempi e caratteristiche dell’opera attraverso l’ausilio di recensioni e articoli di giornale, apparsi all’altezza degli anni Ottanta, i quali consentono di misurare ‘in tempo reale’ l’indice di gradimento delle “Cinque rose”. La storia del travestito si consuma in un’asfittica abitazione, mentre nel quartiere impazza un pericoloso serial killer. In questo quartiere i telefoni sembrano non funzionare: i personaggi vorrebbero interloquire, ma la comunicazione è negata o del tutto sballata. Quella descritta è un’umanità ai margini, che vive una realtà trasognata, all’esterno della quale c’è solo pericolo e morte. Da tale punto di vista Jennifer, che decide alla fine di togliersi la vita, finisce per diventare emblema della più generale condizione umana nell’alienante società contemporanea.

PAROLE CHIAVE • Annibale Ruccello, Le cinque rose di Jennifer, drammaturgia napoletana.

On Annibale Ruccello’s early plays: the case of “Le Cinque Rose di Jennifer” (1980). This paper analyses Annibale Ruccello’s plays (1956-1986) with a special focus on “Le cinque rose di Jennifer” from 1980. This is a crucial piece of work for the artistic pathway of the anthropologist-playwright since it marks the beginning – after some trials with Lello Guida – of an independent playwrighting stronglv marked in terms of themes and language. While making some considerations on the category of post-Eduardian theatre – so widely acclaimed by the critics – this essay aims to clarify times and features of the play through the lens of reviews and newspaper articles published around the 1980s which allow to gauge the popularity rating of “Le cinque rose” in ‘real time’. The story of the drag queen occurs in an asphyxial home while the neighbourhood is shaken by the ravages of a serial killer. In this urban area telephones seem to be out of order: the characters would like to talk to each other, but communication is impeded or completely unclear. The humanity depicted is one of marginal spaces, living a dreamy reality encompassed only by danger and death. From this point of view Jennifer, who finally decides to take her life, ends up being the symbol of the most generalized human condition in alienating contemporary society.

KEYWORDS •Annibale Ruccello, “Le cinque rose di Jennifer”, Neapolitan theatre.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 173-185
Etichette: Letteratura, Teatro, XX secolo,

Autore/i articolo: GIUSEPPINA SCOGNAMIGLIO
Titolo articolo: Maschere e mascheramenti nel “Ferdinando” di Annibale Ruccello

Risulta estremamente importante recuperare oggi la drammaturgia di Annibale Ruccello, un autore ancora tutto da valorizzare; un artista completo che riusciva a trasformare il linguaggio in materia teatrale. Con la forza e l’originalità del suo talento, Ruccello ha saputo, partendo da Castellammare di Stabia, descrivere, con rara capacità espressiva, atmosfere e ambienti diversi, lasciandoci in eredità un prezioso patrimonio di opere che continuano ad esprimere una vitalità pregna di emozioni e suggestioni. Nella fattispecie, in “Ferdinando”, Ruccello affronta una complessa riflessione sull’identità, incardinata in un realismo brutale mai volgare, sostenuto, nel contempo, da una lingua capace di assecondare ogni sfumatura dei pensieri e dei gesti dei personaggi che abitano la variegata partitura del testo.

PAROLE CHIAVE • Ruccello, teatro, maschere, mascheramenti, Ferdinando.

Masks and camouflages in “Ferdinando” by Annibale Ruccello. It is extremely important to recover today the dramaturgy of Annibale Ruccello, a complete artist who was able to transform language into theatrical material. With the strength and originality of his talent, Ruccello was able, starting from Castellammare di Stabia, to describe, with rare expressive ability, different atmospheres and environments, leaving us a precious heritage of works that continue to express a vitality full of emotions and suggestions. In this case, in “Ferdinando”, Ruccello faces a complex reflection on identity, hinged in a brutal realism never vulgar, supported, at the same time, by a language capable of satisfying every nuance of the thoughts and gestures of the characters who inhabit the varied score of the text.

KEYWORDS • Ruccello, Theater, Masks, Mascheramenti, Ferdinando.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 187-195
Etichette: Letteratura, Maschera, Teatro, XX secolo,

Autore/i articolo: ROSANNA MORACE
Titolo articolo: La verità di Emone. Un’ “Antigone” tragicomica in absentia

«Perché una manciata di miti greci antichi continua a dare la sua forma vitale alla nostra percezione di noi stessi e del mondo? Perché le Antigoni sono davvero éternelles e direttamente rilevanti al momento presente?». Interrogandosi sulle domande poste da Steiner, il contributo traccia, in prima istanza, una breve panoramica della tendenziale ricezione dell’“Antigone” e delle sue riscritture nelle varie epoche letterarie, con particolare attenzione al contesto teatrale italiano, misurando l’evoluzione del paradigma letterario ed ermeneutico attraverso la risemantizzazione della tragedia sofoclea. Si sofferma, poi, sull’ “Ermone” di Antonio Piccolo, una riscrittura tragicomica focalizzata su Emone che ribalta la questione giuridica insita nell’“Antigone”: non se la giustizia dello Stato possa essere messa in discussione da un individuo, ma se la comunità intera possa farsi opposizione civile e promotrice di una diversa idea di legge e di Stato.

CHIAVE • Antigone, Sofocle, tragedia, tragicommedia, risemantizzazione.

The truth of Haemon. A tragicomic “Antigone” in absentia • The study traces, in the first instance, a brief overview of the tendential reception of the “Antigone” and its rewrites in the different literary eras, with particular attention to the Italian theatrical context, measuring the evolution of the literary and hermeneutic paradigm through the resemantization of the Sophocle’s tragedy. Then, it dwells an Antonio Piccolo’s “Emone”, a tragicomic rewrite focused on Hemon, which overturns the juridical question of the “Antigone”: not if the justice can be questioned by an individual, but if the whole community can make itself civil opposition and promoter of a different idea of law and state.

KEYWORDS • Antigone Sophocles, Tragedy, Tragicomedy, Resemantization.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 197-210
Etichette: Tragedia, Tragicommedia, XVIII secolo,