Rivista di letteratura teatrale | 2019 | N. 12

Anno 2019 – N. 12
A cura di Annalisa Castellitti

Autore/i articolo: Daniela De Liso
Titolo articolo: Isabella e la sua “Pazzia” (1589). La Andreini tra i gelosi

Isabella Andreini (1562-1604) fu la più celebre attrice del suo tempo, poetessa, cantante e probabilmente autrice di canovacci per commedie all’improvvisa. La sua attività professionale s’intreccia con quella del marito, il celebre Capitan Spavento della Commedia dell’arte. Gli Andreini rivoluzioneranno insieme le sorti del teatro del Cinquecento, ma il nome di Isabella, oltre che alla celebre favola pastorale “Mirtilla” (1588), resterà per sempre legato alla “Pazzia d’Isabella”, rappresentata per la prima volta a Firenze, il 13 maggio 1589.
Parole chiave: Commedia, poesia, canto, teatro.

Isabella and her Madness · Isabella Andreini (1562-1604) was the most famous actress of her time, poet, singer and probably the author of canvases for comedies all’improvvisa. His professional activity is intertwined with that of her husband, the famous Captain Spavento of the Comedy of Art. The Andreini’s together revolutionized the fate of the sixteenth century theater, but the name of Isabella, as well as the famous pastoral fable “Mirtilla” (1588), will remain forever linked to the “Pazzia d’Isabella”, represented for the first time in Florence, on May 13, 1589.
Keywords: Comedy, Poetry, Song, Theatre.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 17-25
Etichette: Commedia, Poesia, Teatro, XVI secolo,

Autore/i articolo: PIERMARIO VESCOVO
Titolo articolo: Donne sulla scena veneziana di metà Settecento. Composizione, concertazione, scrittura

Il contributo – in rapporto a Teodora Raffi Medebach, Maddalena Facchinetti Marliani e Caterina Bresciani – pone alcune questioni relative alla “composizione” o “scrittura scenica” delle commedie di Carlo Goldoni, nel rapporto con le attrici. Da qui, più in generale, la questione, oltre l’impostazione dei gender studies, nel terreno dominato dalle attrici e dagli “autori” uomini, tra scrittura e cultura dell’improvviso, nella mediazione della “concertazione”.
Parole chiave: Marliani Maddalena, Raffi Teodora, Bresciani Caterina, Goldoni Carlo, improvvisazione, concertazione.

Women on the Venetian stage in the mid-eighteenth century. Composition, concertation, writing · The contribution – in relation to Teodora Raffi Medebach, Maddalena Facchinetti Marliani and Caterina Bresciani – raises some questions relating to the “composition” or “scenic writing” of the plays of Carlo Goldoni, in the relationship with the actresses. Hence, more generally, the question, in addition to the approach of gender studies, in the terrain dominated by actresses and male “authors”, between writing and culture of the improvviso, in the mediation of “concertation”.
Keywords: Marliani Maddalena, Raffi Teodora, Bresciani Caterina, Goldoni Carlo, Improvisation, Concertation.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 27-35
Etichette: Donne, Teatro, XVIII secolo,

Autore/i articolo: ROBERTA TURCHI
Titolo articolo: Una delle traduzioni teatrali di Elisabetta Caminer

L’articolo prende in considerazione una delle numerose traduzioni teatrali di Elisabetta Caminer. In particolare, si tratta della traduzione de “L’honnête criminel ou l’amour filiale” di Fenouillot de Falbaire, una pièce che portava in scena la questione della tolleranza religiosa.
Parole chiave: Elisabetta Caminer Turra, Teatro, Traduzione.

A translation by Elisabetta Caminer · The essay examines a play from one of the numerous translations by Elisabetta Caminer for the italian stage. Specifically, we discuss “L’honnête criminel ou l’amour filiale” by Fenouillot de Falbaire. This French Autor’s work tackles religious tolerance. In italian title has been translated to L’amore filiale wich presents a different point of view.
Keywords: Elisabetta Caminer Turra, Theatre, Translation

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 37-48
Etichette: Teatro, Traduzione, XVIII secolo,

Autore/i articolo: ADRIANA MAURIELLO
Titolo articolo: Le tragedie di Diodata Saluzzo Roero

Il lavoro analizza la produzione teatrale della nobildonna torinese Diodata Saluzzo (1774-1840), acclamata, ai suoi esordi, da Foscolo come la “Saffo italiana”. Il corpus è costituito da due tragedie, “Tullia” (1797) ed “Erminia” (1804), pubblicate entrambe nel 1817, e da un frammento, intitolato “Griselda” (princeps 1843). In particolare il saggio analizza la fisionomia delle protagoniste femminili, che incarnano, di volta in volta, una tipologia diversa di eroina, e definisce i rapporti con i modelli (Tasso,
Metastasio, Alfieri) e con gli archetipi letterari (Clitennestra, Clorinda, Griselda). L’attenzione si concentra, inoltre, sulle scelte tematiche e formali per mettere in luce le modalità con cui l’autrice intende dar vita a «un nuovo modello di tragedia patria».
Parole chiave: Diodata Saluzzo Roero, Tragedia patria, protagoniste femminili.

The tragedies of Diodata Saluzzo Roero · The work analyzes the theatrical production of the Turin noblewoman Diodata Saluzzo (1774-1840), acclaimed, in her debut, by Foscolo as the “Italian Saffo”. The corpus consists of two tragedies, “Tullia” (1797) and “Erminia2 (1804), both published in 1817, and a fragment, entitled “Griselda2 (princeps 1843). In particular, the essay analyzes the character of female protagonists, who embody, from time to time, a different typology of heroin, and defines the relationships with models (Tasso, Metastasio, Alfieri) and with literary archetypes (Clitennestra, Clorinda, Griselda ). The attention also focuses on the thematic and formal choices of the three texts to highlight the ways in which the author intends to give life to “a new model of national tragedy”.
Keywords: Diodata Saluzzo Roero, Homeland Tragedy, Female characters.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 49-55
Etichette: Teatro, Tragedia, XIX secolo,

Autore/i articolo: GIUSEPPINA SCOGNAMIGLIO
Titolo articolo: “Sarà stato Giovannino”, da una richiesta sagace di Eduardo De Filippo a Paola Riccora: «voglio ’na commedia, donna Paola»

Risulta estremamente importante recuperare oggi la rilevanza che ha avuto Paola Riccora, alias Emilia Vaglio, nella storia e nella letteratura del teatro. Siamo di fronte ad un’autrice ancora tutta da scoprire e valorizzare, che riusciva a trasformare i casi della vita in cospicua materia teatrale. Con la forza e l’originalità del suo talento, Paola Riccora ha saputo descrivere atmosfere e ambienti diversi, lasciandoci, poi, in eredità un fecondo patrimonio di opere che continuano ad esprimere una vitalità artistica pregna di emozioni e di suggestioni; quella stessa vitalità che aveva consentito ad un giovane Eduardo De Filippo di affermarsi sulle scene teatrali del primo Novecento.
Parole chiave: Riccora, Emilia Vaglio, De Filippo, Peppino, Eduardo, Titina.

“Sarà stato Giovannino”: from a wise request of Eduardo De Filippo to Paola Riccora: «Voglio ‘na commedia, donna Paola» · Nowadays, it is extremely important to recover the relevance that Paola Riccora, aka Emilia Vaglio, had in theater’s history and literature. We are facing with an author still to be discovered and valued, who was able to transform the life’s facts into conspicuous theatrical matter. With the strength and originality of her talent, Paola Riccora has been able to describe different atmospheres and environments, leaving us, then, as a legacy a fruitful heritage of works that continue to express an artistic vitality full of emotions and suggestions; the same vitality that had allowed a young Eduardo De Filippo to assert himself on the theatrical scenes of the early twentieth century.
Keywords: Riccora, Emilia Vaglio, De Filippo, Peppino, Eduardo, Titina.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 57-68
Etichette: Letteratura, Teatro, XIX secolo, XX secolo,

Autore/i articolo: MASSIMILIANO MOTTOLA
Titolo articolo: Maria Scarpetta: la «Cenerentola» del teatro

L’attività autoriale di Maria Scarpetta è stata troppo spesso sottovalutata. Figlia del grande Eduardo e sorellastra dei fratelli De Filippo, dopo essere stata costretta a rinunciare alla carriera da attrice per imposizione paterna, produsse e collaborò a un cospicuo numero di testi teatrali soprattutto a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del Novecento la cui ricostruzione risulta, ciò nonostante, piuttosto ardua. Difatti, se in un primo momento il suo nome – nella forma dello pseudonimo di Mascaria – apparve accanto a quello di Eduardo e altri autori con i quali si trovò a cooperare, ben presto scomparve dalle locandine, venendo addirittura sostituito con quello del marito, Mario Mangini, o omesso del tutto. Alcune preziose testimonianze, tuttavia, mettono in luce aspetti meno noti della sua vicenda personale e autoriale, elementi in grado di far rivalutare il contributo di Maria Scarpetta al teatro napoletano del primo Novecento nonché il suo rapporto con le grandi personalità teatrali dell’epoca pur
agendo, tuttavia, da vera «cenerentola» del teatro.
Parole chiave: Maria Scarpetta, Mascaria, Mangini, Nelli, Kokasse, De Filippo, Teatro.

Maria Scarpetta: the theater’s «Cinderella» · Maria Scarpetta’s authorial activity has been underestimated for a long time. Daughter of the great Eduardo and half-sister of the De Filippo brothers, she produced a conspicuous number of theatrical texts, above all at the turn of the Twenties and Thirties of the Twentieth century, whose reconstruction is rather arduous. Indeed, if at first
her name – in the form of the pseudonym “Mascaria” – appeared next to that of Eduardo and other authors, it soon disappeared even being replaced with that of her husband, Mario Mangini, or complitely omitted. Some precious testimonies, however, highlight less known aspects of her personal and authorial life, elements that can make Maria Scarpetta’s contribution to the Neapolitan theater of the early Twentieth century and its relationship with the great theatrical personalities of the time re-evaluate, however, as a true «cinderella» of the theater.
Keywords: Maria Scarpetta, Mascaria, Mangini, Nelli, Kokasse, De Filippo, Theater.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 69-76
Etichette: Teatro, XIX secolo, XX secolo,

Autore/i articolo: GIULIA TELLINI
Titolo articolo: Anna Bonacci e “Il giudizio universale”

“Il giudizio universale” di Anna Bonacci (Roma, 1892 – Ancona, 1981) è una commedia messa in scena nel 1950 e pubblicata poco dopo su rivista. Vestfalia, notte di Natale del 1880: l’irreprensibile famiglia Schmuller, convinta che all’alba avrà luogo l’apocalisse, si scopre ricettacolo di tradimenti, menzogne, rancori, miserie morali, colpe di varia entità. Il giorno dopo non avviene nessun giudizio finale, ma riprendere a vivere dopo le reciproche confessioni sembra impossibile. Unica speranza di salvezza, per
gli Schmuller, è credere di aver bevuto, la sera, un vino drogato. Ognuno ci crede, si affretta a dimenticare e la vita ricomincia, come se niente fosse. Scritto in anni di terrore atomico, il testo è di straordinaria ricchezza e attualità. A settant’anni dalla prima e unica stampa esistente, sta ora per essere ripubblicato.
Parole chiave: famiglia, apocalisse, pazzia, giustizia, dimenticare terapeutico.

Anna Bonacci and “The Universal Judgment” · “The Universal Judgment” by Anna Bonacci (Rome, 1892 – Ancona, 1981) is a comedy staged in 1950 and published shortly after in a magazine. Westphalia, Christmas Eve 1880: the irreproachable Schmuller family, convinced that the Apocalypse will take place at sunrise, reveals itself as a receptacle of betrayals, lies, grudges, moral miseries, faults of various kinds. The day after, no final judgment takes place, but starting again to live after mutual confessions seems impossible. The only hope of salvation for the Schmullers is believing that they drank a drugged wine in the evening. Everyone believes it and hurries to forget. Life begins again, as if nothing had happened. Written during years of atomic terror, the text is extraordinarily rich and modern. Seventy years from the first and only existing print, it will now be republished.
Keywords: Family, Apocalypse, Insanity, Justice, Therapeutic Forgetting.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 77-82
Etichette: Famiglia, Follia, Teatro, XIX secolo, XX secolo,

Autore/i articolo: EDOARDO SANT’ELIA
Titolo articolo: Calarsi in un ruolo: l’educazione sentimentale secondo Titina De Filippo

Il saggio si propone come una riflessione sui ruoli entro cui negli scorsi due secoli le donne sono state costrette, riflessione in bilico tra ‘finzione’ sociale e più autentica ‘finzione’ teatrale. Al centro la disanima di un copione scritto e portato in scena da Titina De Filippo assieme al fratello Peppino, “Quaranta… ma non li dimostra”, copione analizzato anche attraverso la funzione svolta dai
manuali di comportamento nell’Italia a cavallo tra la raggiunta Unità e la seconda guerra mondiale. La protagonista dell’allestimento è una zitella appassita ma non inacidita che ama in silenzio un uomo più giovane di lei e che, spinta a coronare il proprio sogno, tenta di cambiare pelle adeguandosi ai canoni imposti, tentativo patetico destinato ad inevitabile sconfitta. Calarsi in un ruolo estraneo si rivela così una trappola ulteriore, un’educazione sentimentale all’incontrario, smascherata dal testo
di Titina con gli strumenti di una schietta comicità. Quegli strumenti di cui la stessa Titina, assieme ai suoi fratelli, si era impadronita attraverso una dura gavetta, vera educazione alla vita maturata sulle assi del palcoscenico ed implicito controcanto dell’esibito perbenismo piccolo-borghese.
Parole chiave: Titina De Filippo, “Quaranta… ma non li dimostra”, perbenismo, finzione sociale, finzione teatrale.

Playing a role: Sentimental Education according to Titina De Filippo · The essay is a reflection on the roles into which women have been forced in the past two centuries: a reflection poised between a social “fiction” and a more authentic “theatrical fiction”. At the center of the essay is a play written and brought to the stage by Titina De Filippo together with her brother Peppino, “Quaranta … but she looks younger”. This play is also analyzed through the function carried out by the behavior manuals in Italy between the achieved unification and the Second World War. The protagonist of the staging is a spinster, withered but not bitter: she silently loves a man younger than herself. To fulfill her dream, she tries to reinvent herself by adapting to the canons imposed upon women: a pathetic attempt destined to inevitable defeat. Entering into an extraneous role reveals itself to be a further trap, a sentimental upside down education, unmasked by the text of Titina using the tools of a frank comedy. Together with her brothers, Titina had taken possession of those tools through a hard apprenticeship: a real life education matured on the stage, and implicit countermelody of the outward petty-bourgeois respectability.
Keywords: Titina De Filippo, “Quaranta … but she looks younger”, Respectability, Social fiction, Theatrical fiction.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 83-90
Etichette: Finzione, Teatro, XIX secolo, XX secolo,

Autore/i articolo: ASSUNTA DE CRESCENZO
Titolo articolo: L’ossimorica realtà dell’agone: “La serata a Colono” di Elsa Morante

“La serata a Colono” (1968) è l’unico lavoro teatrale di Elsa Morante ed è stato rappresentato soltanto nel 2013. La pièce si ispira all’ “Edipo a Colono” di Sofocle: irretito dalle lusinghe di Febo, tradito nelle sue ambizioni, condannato a un destino irrefutabile, Edipo, caduto in disgrazia, si acceca per sottrarsi alla luce solare che, così crede, continua a perseguitarlo. Va peregrinando con la devota figlia Antigone, sino a che, col volto coperto di sangue, giunge a Colono, ovvero, nella versione della Morante, presso il reparto Neuro-deliri di un ospedale dell’Italia centro-meridionale durante la nostra epoca (1960). Che significato ha la cecità di Edipo? Che tipo di mondo si dischiude alla sua visione? Che posto ricopre il dolore del Re e che ne sarà del suo senso di colpa? Che significato – etico, estetico – si rivela infine al lettore/spettatore? A questa e ad altre domande cerca di rispondere il presente saggio, seguendo un filo rosso che, non trascurando la complessità del testo, ne mette in evidenza la coerenza e l’unità.
Parole chiave: Morante, Edipo, Colono, cecità, follia.

The Living Oxymoron of Oedipus’ Struggle: “The Evening in Colono” by Elsa Morante · “La serata a Colono” (“The evening in Colono”, 1968) is Elsa Morante’s only theatrical work and it was staged just in 2013. The pièce is inspired by Sophocles’ “Oedipus in Colono”. Oedipus fell in miserable conditions, after being enticed by Phoebus’ flattery, betrayed in his ambitions, and condemned to an irrefutable destiny. The king stabs out his eyes in order to escape the Sun’s light which – he thinks – keeps on chasing him. Thus, with his face full of blood, he wanders aimlessly with his devoted daughter, Antigone, and arrives in Colono, that is, in Morante’s version of the myth, a lunatic asylum somewhere in Southern Italy during our epoch (1960). What does Oedipus’ blindness mean? What kind of world can he see through his blindness? What function do Oedipus’ pains and sorrow perform and will his sense of guilt fade away? What meaning – ethic, aesthetic – does the drama convey to the readers/audience?
The present essay tries to answer these and other questions, following a thread running through Morante’s work which, notwithstanding the complex structure of the text, highlights its coherence and unity.
Keywords: Morante, Oedipus, Colono, Blindness, Madness.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 91-101
Etichette: Follia, Teatro, V secolo a.C., XX secolo, XXI secolo,

Autore/i articolo: MICHELLE FARDIN
Titolo articolo: Elsa Morante a Colono. «Parodia» del secondo Edipo

Nel 1968 Einaudi pubblica “Il mondo salvato dai ragazzini”, in cui si nasconde l’unico testo per il teatro scritto da Elsa Morante: “La serata a Colono”. Uno studio attento delle carte della pièce – conservate presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma – rivela come il sottotitolo “Parodia” compaia soltanto all’altezza compositiva del dattiloscritto per le bozze di stampa, insieme ad una nuova fisionomia del personaggio corale, che finalmente acquista un flusso verbale autonomo: Morante affianca al canto di Edipo-Antonio Sandoro il Coro dei ricoverati, ristabilendo, allo stesso tempo, il nesso etimologico del termine parodia. La scrittrice consegna all’opera, insieme al nuovo sottotitolo, una trama di significati ulteriori, intrecciati soltanto nella versione definitiva della “Serata a Colono”.
Parole chiave: Elsa Morante, “La serata a Colono”, Parodia, Coro, Filologia teatrale.

Elsa Morante at Colonus. «Parodia» of the second Oedipus · In 1968, Einaudi publishes “La serata a Colono”, the only text for the theater written by Elsa Morante. A careful study of the work’s manuscript, preserved at the National Central Library of Rome, reveals how the subtitle “Parodia” appears for the first time in the printing drafts, together with a new physiognomy of the choral character, who finally acquires an autonomous verbal flux: Morante joins the singing of Oedipus-Antonio Sandoro
with the Choir of the patients, re-establishing, at the same time, the etymological connection of the term parody. The new subtitle carries to the work a series of further meanings, all of which can be attributed only to the definitive version of “La serata a Colono”.
Keywords: Elsa Morante, “La serata a Colono”, Parody, Chorus, Theatrical philology

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 103-110
Etichette: Letteratura, Teatro, XX secolo,

Autore/i articolo: BEATRICE ALFONZETTI
Titolo articolo: L’autobiografia teatrale di Franca Valeri

Il contributo si sofferma sulla scrittura in prima persona di Franca Valeri che negli ultimi anni ha affidato alla pagina scritta il ritratto in punta di penna del suo profilo intellettuale e la rievocazione della sua straordinaria carriera artistica legata soprattutto al teatro. Dall’autobiografia “Bugiarda no, reticente” del 2010 alle annotazioni e riflessioni che si susseguono nei più recenti “La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia)” del 2016 e “Il secolo della noia” appena apparso, Franca Valeri sulla soglia dei cento anni sembra volersi congedare dal suo amato pubblico senza dismettere l’abito dell’intelligente ironia.
Parole chiave: Franca Valeri: teatro del Novecento, scrittura in prima persona, autobiografia.

The theatrical autobiography of Franca Valeri · The contribution focuses on the first-person writing of Franca Valeri, who in recent years has entrusted to the written page the refined portrait of her intellectual profile and the reenactment of her extraordinary artistic career, linked above all to the theatre. From the autobiography “Bugiarda no, reticente” in 2010 to the notes and reflections that follows one another, in the more recent “La vacanza dei supertiti (e la chiamano vecchiaia)” in 2016 and “Il secolo della noia”, just published, Franca Valeri, almost one hundred years old, seems to want to take leave of her beloved audience without divesting of her dress of intelligent irony.
Keywords: Franca Valeri: twentieth century theatre, First-person writing, Autobiography.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 111-120
Etichette: Autobiografia, Teatro, XX secolo,

Autore/i articolo: CLARA ALLASIA
Titolo articolo: Un «cervello […] a domicilio»: Franca Rame

Prendendo spunto da una celebre e ironica affermazione di Dario Fo, il saggio si propone di disegnare un ritratto di Franca Rame servendosi di alcune interviste e dei due volumi autobiografici “Una vita all’improvvisa” e “In fuga dal Senato”. Diventa così possibile individuare, a ritroso, gli elementi che questi testi hanno in comune con la produzione drammaturgica, soprattutto con i ben noti monologhi femminili. Ne emerge l’immagine di un’intellettuale che cerca di ritagliare la propria autonomia artistica in un contesto non facile e nel perimetro di una condizione affettiva femminilmente vissuta con passione.
Parole chiave: Franca Rame, Dario Fo, Fuga dal Senato, monologo.

A «cervello a domicilio»: Franca Rame · Starting from a famous and ironic statement by Dario Fo, the essay aims to outline a portrait of Franca Rame using some interviews and the autobiographical volumes “Una vita all’improvvisa” and “In fuga dal Senato”. Thus it becomes possible to identify, backwards, the elements that these texts have in common with the dramaturgical works, especially with the well-known Rame’s monologues. An image emerges of an intellectual trying to carve out an artistic autonomy, in a difficult context and in the perimeter of a sentimental condition lived with passion.
Keywords: Franca Rame, Dario Fo, Fuga dal Senato, Monologue.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 121-129
Etichette: Teatro, XX secolo, XXI secolo,

Autore/i articolo: FABRIZIO COSCIA
Titolo articolo: “Terremoto con madre e figlia”. La scrittura anti-teatrale di Fabrizia Ramondino

L’esperimento drammaturgico di “Terremoto con madre e figlia” rappresenta l’esempio perfetto di una attitudine particolare della scrittura di Ramondino: rappresentare cioè qualcosa attraverso la sua negazione. In questo caso, il teatro attraverso l’anti-teatro. I temi affrontati dal testo sono principalmente due: il conflitto generazionale tra madre e figlia e il terremoto che ha ferito la città di
Napoli. E riguardano entrambi il vissuto di Ramondino stessa, che quindi mette in scena la sua biografia. Tuttavia, in questa pièce, in piena continuità con quella crisi analizzata da Peter Szondi nel saggio “Teoria del dramma moderno” (1880-1950), non può più esserci una comunicazione teatrale intersoggettiva: così la scrittura drammaturgica deve contaminarsi con la poesia, con l’elemento narrativo, con i ricordi del passato, con l’azzeramento della drammaturgia stessa. E tuttavia il teatro, benché negato, resta l’unica forma di rito che permette, ancora, la rappresentazione del conflitto e del disagio, e dunque la rappresentazione della vita.
Parole chiave: nomadismo, crisi, autobiografia, Sessantotto, madre, figlia, anti-teatro, monologo, Napoli, disagio, incomunicabilità.

“Terremoto con madre e figlia”. Antitheatrical Writing in Fabrizia Ramondino · Terremoto con madre e figlia’s dramaturgical experiment is the perfect example of a particular aptitude for Ramondino’s writing: to represent something through his denial. In this case, theater through anti-theater. The themes addressed by the text are mainly two: the generational conflict between mother and daughter and the earthquake that wounded the city of Naples. And they both concern Ramondino’s own experience, which then stages his biography. However, in this piece, in full continuity with the crisis analyzed by Peter Szondi in the essay Theory of modern drama (1880-1950), there can no longer be an intersubjective theatrical communication: thus the dramaturgical writing must be contaminated with poetry, with the narrative element, with memories of the past, with the elimination of the
dramaturgy itself. And yet theater, although denied, remains the only form of ritual that allows, again, the representation of conflict and discomfort, and therefore the representation of life.
Keywords: Nomadism, Crisis, Autobiography, Sixty-eight, Mother, Daughter, Anti-theater, Monologue, Naples, Uneasiness, Incommunicability.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 131-136
Etichette: Autobiografia, XX secolo,

Autore/i articolo: LUCA MARANGOLO
Titolo articolo: Narrare oltre Beckett. Ágota Kristóf dal teatro al romanzo (attraverso lo stile)

Il saggio analizza aspetti della relazione genetica che sussiste fra il teatro di Ágota Kristóf e la sua più tarda produzione narrativa. In drammi come “John et Joe, La clé de l’ascenseur” e “Un rat qui passe”, l’autrice impiega uno stile di scrittura che sembra chiaramente influenzato da Samuel Beckett. Allo stesso tempo la connessione profonda fra l’argomento delle pièces e il contesto storico vissuto da Ágota Kristóf conduce a una forma originale di scrittura che trasforma e rifunzionalizza aspetti stilistici del dettato beckettiano dall’interno. È l’intima relazione con la scrittura che porta l’autrice da un certo tipo di espressione letteraria teatrale ad una forma d’arte più diegetica come il romanzo. Tuttavia, in questo passaggio al romanzo, alcune caratteristiche peculiari del genere precedente rimangono ben visibili.
Parole chiave: Ágota Kristóf, Teatro contemporaneo, stile, Samuel Beckett, romanzo.

Abstract · Narrating, beyond Beckett. Ágota Kristóf from theater to the novel (through the style) · This essay analyses aspects of the genetical relationship between Ágota Kristóf ’s theater and her later production as a novelist. In plays such as “John et Joe, La clé de l’ascenseur” and “Un rat qui passe”, the author employs a writing style clearly influenced by Samuel Beckett’s plays. At the same time, the deep connection between the subject of the plays and historical context lived by Ágota Kristóf leads the way to an original form of writing which transforms and refunctionalises formal features of becketian theater from the inside. In particular, this work adresses the threefold relation that occurs between novel, becketian theater and Ágota Kristóf ’s writing style: it is the intimate relation with writing that brings the author from a kind of theatrical literary expression to a mainly diegetic kind of art as the novel. Nevertheless, in this passage to the novel, some peculiar characteristics of the previous genre remain still visible.
Keywords: Ágota Kristóf, Contemporary theater, Style, Samuel Beckett, Novel.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 137-150
Etichette: Romanzo, Teatro, XIX secolo, XX secolo,

Autore/i articolo: MATTEO PALUMBO
Titolo articolo: Il teatro di Emma Dante: “Bestie di scena”

“Bestie di scena”, rappresentato per la prima volta nel febbraio del 2017, contiene molti aspetti fondamentali del teatro di Emma Dante. Lo spettacolo ha molti caratteri eversivi e sorprendenti. Gli attori si muovono su uno scenario vuoto, privo di qualunque scenografia. Si spogliano delle loro vesti e provano a nascondere allo sguardo degli spettatori la loro nudità. Il loro destino sembra non lasciare nessuna uscita. Ciascuno di loro raccoglie gli oggetti che sono scagliati sul palco e se ne serve come in un gioco. Quando alla fine essi ritrovano i loro abiti, rinunciano a indossarli. Solo allora mostrano con dignità il loro corpo e accettano il loro destino di deboli creature. Il teatro di Emma Dante si congiunge, lungo questa strada, ai grandi maestri della scena novecentesca: da Artaud a Kantor e Beckett.
Parole chiave: Emma Dante, “Bestie di scena”, Teatro.

Emma Dante’s theatre: “Bestie di scena” · “Scene beasts”, represented for the first time in February 2017, contains many fundamental aspects of Emma Dante’s theater. The show has many subversive and surprising characters. The actors move on an empty set, without scenography. They take off their clothes and try to hide their nakedness from the eyes of the spectators. Their fate seems to leave no way out. Each of them collects the objects that are thrown onto the stage and uses them as a game. When the actors finally find their clothes, they give up wearing them. Only then, they show their bodies with dignity and accept their fate as weak creatures. The theater of Emma Dante joins, along this path, the great masters of the twentieth-century scene: from Artaud to Kantor and Beckett.
Keywords: Emma Dante, “Scene beasts”, Theater.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 151-156
Etichette: Teatro, XXI secolo,

Autore/i articolo: CRISTINA COMENCINI
Titolo articolo: Cinema, letteratura, teatro: drammaturgie a confronto

Dell’intervento tenuto da Cristina Comencini al Convegno “Scrittrici di teatro” (Napoli, 13-14 maggio 2019) la presente trascrizione conserva il carattere dell’oralità. Hanno dialogato con l’autrice la mattina del 13 maggio 2019 (Sala dei Convegni, Palazzo degli Uffici, Università degli Studi di Napoli Federico II) Anna Masecchia e Matteo Palumbo.

Lingua: Italiano/Inglese
Pag. 159-164
Etichette: Cinema, Letteratura, Teatro,

Autore/i articolo: MAURIZIO DE GIOVANNI
Titolo articolo: Dal romanzo al palcoscenico

Dell’intervento tenuto da Maurizio de Giovanni al Convegno “Scrittrici di teatro” (Napoli, 13-14 maggio 2019) la
presente trascrizione conserva il carattere dell’oralità. Hanno dialogato con l’autore la mattina del 14 maggio 2019
(Aula Pessina, Edificio Centrale, Università degli Studi di Napoli Federico II) Matteo Palumbo e Pasquale Sabbatino.

Lingua: Italiano
Pag. 165-169
Etichette: Letteratura, Romanzo, Teatro,