Rivista di letteratura italiana | 2023 | N. 2

Anno 2023 – Annata: XLI – N. 2
A cura di Paolo Perilli

Titolo articolo: Prime pagine e sommario
Lingua: Italiano
Pag. 3-7
Etichette:

Autore/i articolo: Ilaria Ottria
Titolo articolo: «Niobè, madre dolente». Boccaccio e la fortuna di un mito classico tra allegoria, poesia e verità

Il recupero della mitologia classica rappresenta un capitolo fondamentale nella storia della letteratura italiana tra Medioevo e Rinascimento, specialmente nella produzione di Giovanni Boccaccio. Questo articolo si propone di esaminare alcune occorrenze del mito di Niobe in varie opere boccacciane, focalizzando l’attenzione sulle funzioni che esso di volta in volta riveste. Diventa così possibile individuare una sorta di compresenza fra un riuso del mito come racconto, elemento di inventio letteraria, e un’indagine
a scopo didascalico ed esegetico, o più semplicemente erudito.

Lingua: Italiano
Pag. 9-28
Etichette: Allegoria, Mitologia, Poesia, Giovanni Boccaccio, Ovidio, Niobe, hybris,

Autore/i articolo: Federica Alziati
Titolo articolo: Maschere tassiane: tra Aminta e Gianluca

Il contributo prende in esame le riflessioni sul teatro e sui generi della tradizione drammaturgica, antica e moderna, sviluppate nel dialogo tassiano Il Gianluca overo de le maschere (1585), provando, inoltre, a valutare il rapporto della prosa dialogica con l’esperienza teatrale pregressa dell’autore e, in particolar modo, con il precedente illustre dell’Aminta (1573). La disamina fornirà, altresì, l’occasione di aggiungere un tassello alla dibattuta questione dell’identità storica della maschera pastorale di Mopso.

Lingua: Italiano
Pag. 29-50
Etichette: Dialogo, Letteratura critica, Prosa, Rinascimento, Teatro, Torquato Tasso, Aminta, Il Gianluca overo de le maschere, dialogistica del Rinascimento, pastorale tassiana, prose dialogiche tassiane, tradizione teatrale nel Cinquecento italiano,

Autore/i articolo: Loretta Marcon
Titolo articolo: La Lettera «bella e giudiziosa» di Luigi Uberto Giordani: una nuova conferma del 1816 quale prima datazione del Frammento del libro di Giobbe di Giacomo Leopardi?

Il contributo si propone di offrire alcuni dati volti a confermare il 1816 quale data di composizione del leopardiano Frammento del libro di Giobbe. La data, già assegnata al momento della pubblicazione e successivamente smentita, fu accettata solo dall’ebraista Israel nel 1973. La validità della prima ipotesi sembra essere confermata dopo l’analisi della Lettera sul libro di Giobbe (1802), letta probabilmente da Leopardi in una edizione del 1803 e citata in un’epistola al Giordani. L’autore di tale Lettera osservava la plausibilità di una traduzione di Giobbe in terzine dantesche. Pensando a Leopardi, in quegli anni studioso della Commedia, appare verosimile l’idea che proprio quella Lettera possa aver rappresentato uno stimolo e/o una conferma per la sua traduzione.

Lingua: Italiano
Pag. 51-68
Etichette: Evasio Leone, Felice Israel, Giacomo Leopardi, Joseph Anton Vogel, Luigi Uberto Giordani, Appressamento della morte, Divina Commedia, Frammento del libro di Giobbe, Lettera sopra il libro di Giobbe, critica leopardiana, datazione,

Autore/i articolo: Paola Ponti
Titolo articolo: «La perfetta virtù mi sarebbe parsa scipita». Figure maschili e fenomenologie d’amore in Senso di Camillo Boito

L’articolo prende in esame la caratterizzazione delle principali figure maschili di Senso: il marito, l’amante e l’eterno pretendente. L’intento è di mettere in evidenza sia il loro legame con diverse tipologie di rapporto sentimentale sia i rimandi vicendevoli ad altre analoghe figure delle Nuove storielle vane (1883) sia, infine, il complesso gioco di echi letterari, pittorici e architettonici a cui Boito ricorre per delineare gli interlocutori della protagonista, la contessa Livia, suggerendo al lettore un approccio a un tempo empatico e critico alla vicenda narrata.

Lingua: Italiano
Pag. 69-91
Etichette: Adulterio, Matrimonio, Specchio, Camillo Boito, Francesco Petrarca, Senso,

Autore/i articolo: Nicola Di Nino
Titolo articolo: La mano dell’Artifex nel viaggio ellenico di Maia

L’articolo rilegge il poema Maia, ispirato dal primo viaggio in Grecia di Gabriele d’Annunzio nel 1895, attraverso il tema della mano e del gesto. Ogni incontro reale o immaginario è sottolineato dall’autore con una descrizione della mano del protagonista. Così, ad esempio, ai gesti eroici di Ulisse e a quelli creatori degli scultori greci si contrappongono gli artigli di Elena di Sparta e i gesti abietti degli abitanti di Patre. Una contrapposizione che rispecchia il tema dell’intero poema: il ritorno al passato classico per trovare in esso quegli esempi positivi che possano contribuire ad una rinascita del mondo moderno.

Lingua: Italiano
Pag. 93-104
Etichette: Critica letteraria, Gabriele d'Annunzio, Laudi, Maia, critica tematica, gesto, mano,

Autore/i articolo: Martina Di Nardo
Titolo articolo: Fallacara e l’ermetismo

Il saggio intende approfondire alcuni aspetti in merito alla questione dell’ermetismo fallacariano, anche alla luce del recente studio di Luca Trissino, uscito nel 2020, dedicato proprio a Fallacara e gli ermetismi. L’analisi squisitamente semantica e lessicale portata avanti, se riesce nell’intento preposto allo studio, mi sembra tuttavia che abbia bisogno di una controparte propriamente storico-ermeneutica perché le tangenze semantiche e stilistiche siano interpretate in relazione non solo all’uso lirico della parola ma anche alle istanze individuali di poetica che, negli anni Trenta e Quaranta, portarono Fallacara a confrontarsi con poesia pura ed ermetismo in maniera personalissima, al di qua da definitive affiliazioni.

Lingua: Italiano
Pag. 105-125
Etichette: Ermetismo, Poesia, Luigi Fallacara, letteratura del «Frontespizio», ontologismo, poesia pura, spiritualismo,

Autore/i articolo: Patrizia Paradisi
Titolo articolo: Una falsa attribuzione (e un onore restituito): Giovanni Pascoli tra Alfredo Lenzoni e Giuseppe Lesca

Il contributo ripercorre i rapporti intercorsi tra Pascoli e Alfredo Lenzoni, compagno di ginnasio del cuginetto Placido David ospitato a casa Pascoli a Livorno dal 1891 al 1893, poi divenuto allievo e ammiratore del professore Pascoli al liceo. L’analisi delle testimonianze su Pascoli pubblicate da Lenzoni dopo la morte del poeta porta a escludere che egli possa essere stato l’autore di una poesia pubblicata nel 1897 e falsamente attribuita al poeta da un sedicente Arrigo D’Angelo (secondo l’identificazione compiuta da Dino Provenzal e comunemente accettata). Sembra verosimile invece che l’autore della ‘bravata’ sia stato Giuseppe Lesca, come sospettato da Giovanni che aveva anche altri motivi per diffidare delle sue (false) attestazioni di amicizia.

Lingua: Italiano
Pag. 129-134
Etichette: Filologia, Alfredo Lenzoni, Arrigo D’Angelo, Giovanni Pascoli, Giuseppe Lesca, falso pascoliano,

Autore/i articolo: Fabio Moliterni
Titolo articolo: Padri, fantasmi, simulacri vocali: una riscrittura novecentesca dell’incontro oltremondano

Partendo dalla categoria di neo-modernismo, il saggio si occupa di rintracciare nella poesia ‘tarda’ di Giorgio Caproni, e in particolare in un testo tratto dalla raccolta del 1975, Il muro della terra, persistenze e trasformazioni del paradigma dantesco nella messa in scena di un incontro tra il soggetto lirico e un revenant, insieme familiare e perturbante. Attraverso un’analisi stilistica del Vetrone, emerge il portato antropologico, etico o etnografico della poesia neo-modernista e della scrittura di Caproni.

Lingua: Italiano
Pag. 135-146
Etichette: Poesia, XX secolo, Dante Alighieri, Giorgio Caproni, Neo-modernismo, Poesia del Novecento,

Autore/i articolo: Francesca Favaro
Titolo articolo: Dentro un ‘ghiaccio dantesco’: la Venezia infernale di Alberto Ongaro nel romanzo La partita

Il saggio si sofferma sulla rappresentazione di Venezia offerta nel romanzo La partita di Alberto Ongaro. Ritratta nell’inverno fra 1788 e 1789, la Serenissima, prigioniera del ghiaccio, risulta alterata – addirittura stravolta – nella sua usuale fisionomia; allo stesso modo, la vita del giovane protagonista, rientrato in patria dopo un periodo d’esilio, si avvia a una drammatica, fatale stortura. Il gelo che attanaglia Venezia è infatti emanazione e sostanza di un male misterioso: Ongaro ne evoca l’origine descrivendo l’atmosfera gravante sulla laguna attraverso la memoria e l’eco stilistica dei canti che nell’Inferno Dante riserva al ghiaccio di Cocito, spazzato dal battito d’ali di Lucifero, nei cui strati sono confitti i traditori. In virtù di tale sfondo dantesco, la Venezia della Partita risulta dunque una città autenticamente infernale.

Lingua: Italiano
Pag. 147-157
Etichette: Dantismo, Alberto Ongaro, Dante Alighieri, Cocito, Inferno, La partita, Venezia