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Rivista di letteratura italiana | 2020 | N. 3
Anno 2020 – Annata: XXXVIII – N. 3
A cura di Barbara Manfellotto
Titolo articolo: DAL “TESEIDA DELLE NOZZE D’EMILIA” ALLA “TESEIDE DI MESSER GIOVANNI BOCCACCIO”: UNA RISCRITTURA IN PROSA DEL POEMA BOCCACCIANO NEL XVI SECOLO
All’interno della tradizione a stampa del “Teseida
delle nozze d’Emilia” di Giovanni Boccaccio si può
rinvenire una riscrittura in prosa realizzata da Niccolò Granucci e pubblicata nel 1579 con il titolo “La
Teseide di messer Giovanni Boccaccio, innamoramento
piacevole e onesto di due giovani tebani, Arcita e Palemone”. In questo articolo vengono analizzate le
modifiche che l’autore cinquecentesco ha apportato al testo del Certaldese: si dimostra come tali
interventi, che si configurano ora come cassature
e riscritture, ora come inserzioni di materia non
boccacciana, rispondano a un progetto di revisione dell’opera di partenza. In questo modo, il poema epico d’origine, fondato sulla combinazione di
armi e amore, viene trasformato in un romanzo
votato esclusivamente all’amore travagliato.
Pag. 9-24
Etichette: Amore, Poesia epica, XIV secolo, XV secolo, XVI secolo, Giovanni Boccaccio, Niccolò Granucci, La Teseide di messer Giovanni Boccaccio, Teseida delle nozze d'Emilia,
Titolo articolo: LE RIME DI ISABELLA MORRA NELLE ANTOLOGIE CINQUECENTESCHE
Le antologie a stampa a cui si dovette la diffusione
cinquecentesca delle rime della poetessa lucana
Isabella Morra furono il Terzo libro e poi quinto delle Rime di diversi illustri signori napoletani e d’altri
[…] (1552 e 1555), le Rime di diversi signori napolitani
e d’altri nuovamente raccolte et impresse. Libro settimo
(1556), l’antologia “De le rime di diversi eccellentissimi autori nuovamente raccolte. Libro primo” (1556) e
le “Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime
donne” (1559). Collocati tra quelli degli altri autori
e delle altre autrici che comparvero nelle raccolte,
i testi della Morra si caratterizzarono per interessanti elementi di eccentricità rispetto alle più collaudate consuetudini del petrarchismo dell’epoca.
Pag. 25-40
Etichette: Amore, Antologia, Donne, Poesia lirica, XV secolo, XVI secolo, Isabella Morra, Rime,
Titolo articolo: GALILEO, PROSA DI «NUOVA SCIENZA» E MODELLI DI COMUNICAZIONE LINGUISTICA
Giuseppe Ungaretti attribuì alla prosa di Galileo il
valore di un modello linguistico, in cui nella prosa
moderna avrebbero agito tanto il rigore terminologico quanto le risorse della fantasia. A partire dal
Seicento, il progressivo radicamento delle istanze
della «nuova scienza» contribuì infatti considerevolmente alla fondazione di un nuovo assetto di
regole del discorso: esattezza, efficacia, rapidità,
immaginazione, stile dialogico. Una pratica di comunicazione rimasta pressoché immutata fino ai
tempi attuali.
Etichette: Prosa, Retorica, Scienza, XVI secolo, XVII secolo, Galileo Galilei,
Titolo articolo: EVOLUZIONE MUSICALE E STRUTTURA LETTERARIA DEL MELODRAMMA METASTASIANO NEL CONTESTO SETTECENTESCO: PEZZI CHIUSI E PROTAGONISMO PLURIMO
Nel presente saggio, dopo un’analisi dell’insieme
dei libretti metastasiani in cui si fa ricorso anche
ad alcuni strumenti analitici della metodologia
statistico-quantitativa, si arriva alla conclusione
che la riduzione dei pezzi chiusi nei secondi e, specie, nei terzi atti dei libretti vergati dal Metastasio
dagli anni ’50 in poi produce un appiattimento
dell’importanza dei personaggi principali dando
luogo così a una sorta di protagonismo plurimo
che verrebbe a controbilanciare l’effetto contrario
osservabile nei primi atti a causa dell’incremento,
da parte dei compositori, della durata musicale
dei pezzi chiusi.
Pag. 63-90
Etichette: Libretto d’opera, Melodramma, Musica, XVII secolo, XVIII secolo, Pietro Metastasio,
Titolo articolo: PIRANDELLO E IL NASO STORTO DI DANTE. “UNO, NESSUNO E CENTOMILA”: RISCRITTURA ALLEGORICA DELLA COMMEDIA
Un’analisi allegorica e stilistica di nomi, toponimi,
personaggi e scenari indovina nell’ “Uno, nessuno e
centomila” una riscrittura dell’universo dantesco:
della biografia e dell’opera di Dante Alighieri, incarnato da Vitangelo Moscarda. Sul filo di doppi
sensi, omografie, sinonimie, polisemie in dispositio e analogie di natura etimologica, Pirandello annida la vicenda trecentesca di Dante nelle
mentite spoglie di una vicenda novecentesca, i cui
personaggi danno voce a figure archetipiche della Commedia. Il più vistoso, nella miriade di indizi
danteschi, è senz’altro il «naso che pende verso destra»: dato anatomico appurato dalla ricognizione
dei resti mortali di Dante condotta dall’antropologo Fabio Frassetto nell’ottobre del 1921 e pubblicata nel 1923.
Pag. 91-108
Etichette: Narrativa, XIII secolo, XIV secolo, XIX secolo, XX secolo, Dante Alighieri, Luigi Pirandello, Virgilio, Divina Commedia, Uno, nessuno e centomila,
Titolo articolo: «I FULGIDI CARMI»: CARDUCCI E ORAZIO
Fin dagli anni di apprendistato, Carducci guardò a
Orazio come a un punto di riferimento imprescindibile; una devozione che si consolidò nel corso
di più di mezzo secolo di studi, letture, traduzioni, oltre che nel lungo magistero all’Università di
Bologna. Rispondendo nel 1891 a una «inchiesta
biblio-psicologica» su quali fossero gli autori a suo
avviso più importanti di ogni epoca, Carducci indicò appunto Orazio insieme a Dante, Petrarca,
Tacito e Machiavelli. Nel quadro della contrastata
fortuna del poeta latino nell’Ottocento italiano, il
contributo indaga le forme e i caratteri dell’ininterrotto orazianesimo di Carducci, dalla poesia
alle prose saggistiche, registrandone le occorrenze anche negli abbozzi, nelle lettere e negli appunti di lavoro.
Pag. 109-128
Etichette: Intertestualità, Poesia, Ricezione, XIX secolo, XX secolo, Giosuè Carducci, Orazio,
Titolo articolo: SU GABRIELE D’ANNUNZIO POETA ORFICO (LE SOGLIE DELL’ “ALCYONE”)
Nel suo poema dell’estate, “Alcyone”, d’Annunzio
evoca spesso il poeta Orfeo, in qualche caso con riferimenti espliciti, in altri in modo più velato. Una
dimensione orfica intima e quasi segreta caratterizza La sera fiesolana e La pioggia nel pineto, le due
liriche della silloge in cui la parola ‘soglia’ – cruciale nel mito del cantore di Tracia – viene declinata
al plurale. I concetti dell’antico Orfismo traspaiono in controluce dalla natura alcionia, enigmatica
e incantatoria, le cui soglie molteplici d’Annunzio
schiude e oltrepassa grazie alla malia dei suoi versi. Il contributo si propone pertanto di illustrare,
attraverso l’analisi comparata delle due liriche e
a partire dall’esemplarità di significato del plurale
‘soglie’, questo – profondo e allusivo – d’Annunzio orfico.
Pag. 129-138
Etichette: Morte, Natura, XIX secolo, XX secolo, Gabriele d'Annunzio, Alcyone,
Titolo articolo: « SANZA SPEME»?
Il saggio indaga la concezione dantesca del limbo, in relazione con le ipotesi teologiche a partire
dai Padri della Chiesa, fino a oggi. Gli ‘spiragli’ di
apertura alla speranza creati da Dante, anche contro l’autorevole parere di alcuni teologi del suo
tempo, precorrono esiti che saranno accettati solo
nel xx-xxi secolo, pur in assenza di un pronunciamento ufficiale del Magistero. Nel canto quarto
dell’Inferno, agli illustres viri, il poeta riserva un
ampio spazio. La nominazione delle clarae matres
e delle innuptae puellae (le «femmine» del limbo)
allude a uno scenario molto vasto, che permette
al lettore di scegliere se passare oltre o fermarsi.
I pueri, le «turbe», la «selva» di «spiriti spessi» rimangono senza volto e senza nome.
Pag. 139-158
Etichette: Poesia, XIII secolo, XIV secolo, Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno,
Titolo articolo: DONNA DI PALAZZO E CORTIGIANA ONESTA: MODELLI E CONTRO-MODELLI
Viene trattato il problema del modello femminile
nel “Libro del cortegiano” di Castiglione. La «donna
di palazzo» è il tema del terzo libro dove l’autore
propone un vivo dibattito tra misogini e sostenitori delle donne. Molti exempla di donne virtuose,
prudenti, sagge, sono citati per contraddire i misogini che vedono nella donna l’‘uomo mutilato’.
Tra gli esempi riportati colpisce quello di Aspasia,
famosa etera dell’antica Grecia, amante e maestra
di Pericle, molto più vicina alle ‘cortigiane oneste’
che alla donna di palazzo per la sua libertà culturale e sessuale. Curiosa dunque l’ammirazione
di Aspasia da parte di Castiglione che ci propone
infine una donna casta e virtuosa, la cui funzione
non è quella di istruire ma di civilizzare gli uomini
nelle loro ‘maniere’.
Pag. 159-168
Etichette: Cortesia, Cortigiano, Educazione femminile, Trattato, XV secolo, XVI secolo, Baldassarre Castiglione, Libro del cortegiano,
Titolo articolo: «IL LIBRO CHE PIÙ HO AMATO NON È SCRITTO DA ME. SI CHIAMA I PROMESSI SPOSI». “IL CORSO DELLE COSE” DI ANDREA CAMILLERI E IL MODELLO MANZONIANO
Si prende in esame il primo romanzo di Andrea
Camilleri, Il corso delle cose (1978). In particolare,
si indagano i rapporti intertestuali che legano il
romanzo dello scrittore siciliano con “I promessi sposi”, facendo emergere come il capolavoro
manzoniano sia stato preso a modello nella delineazione di Vito, il protagonista del “Corso delle
cose”, costruito sulla sinopia di don Abbondio. Ma
accanto a questo sono rintracciabili numerose
altre analogie (la coppia di ‘bravi’, l’incipit paesaggistico serale, la peste, una processione, una
vigna come luogo del male), che dimostrano il
valore fondativo e la fecondità dei “Promessi sposi”
anche per il più noto scrittore italiano a cavallo
tra i due secoli.
Pag. 169-179
Etichette: Intertestualità, Narrativa, Romanzo, Romanzo storico, XX secolo, XXI secolo, Andrea Camilleri, Manzoni Alessandro, I promessi sposi, Il corso delle cose,