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Rivista di letteratura italiana | 2020 | N. 2
Anno 2020 – Annata: XXXVIII – N. 2
A cura di Barbara Manfellotto
Titolo articolo: IDROGRAFIA DANTESCA. DALLA LIVIDA PALUDE AL FIUME DI LUCE
L’articolo si sofferma sui fiumi dell’aldilà. Essi
sono elemento notabile del paesaggio infernale
e, infatti, nella prima cantica Dante disciplina una
materia fluida e caotica, ereditata dai suoi prediletti autori classici, incanalando le acque tartaree
in un preciso sistema idrografico, che è al contempo elemento geografico e strumento di pena. La
montagna del purgatorio è povera d’acque tranne che sulla cima, dove Dante si confronta, e si
distanzia, dalla geografia del Genesi biblico. Sorprendente, però, è la presenza del fiume – nella
forma del fiume di luce – nell’empireo, che Dante
immagina fuori dallo spazio e dal tempo. Con un
po’ di fantasia – e con gli occhi potenziati dalle
conquiste della scienza – potremmo immaginare che l’incresparsi di quel fiume sia la curvatura
dello spaziotempo che si propaga come un’onda
gravitazionale.
Pag. 9-26
Etichette: Poesia, XIII secolo, XIV secolo, Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno,
Titolo articolo: DAL MITO ALLA STORIA. ANCORA SU CUNIZZA NEL CIELO DI VENERE (PARADISO VIII E IX)
Il contributo riesamina la questione del perché Dante abbia innalzato al Cielo di Venere il personaggio
di Cunizza da Romano. Ripercorsa la secolare discussione nell’aspetto bibliografico e individuato il
ruolo paradigmatico svolto dalla lettura foscoliana
nella critica successiva, si è ripreso in esame un atto
di liberazione degli schiavi che Cunizza promosse
nel 1265. Si è visto, quindi, come alle motivazioni
tradizionali alla base della scelta se ne aggiungano
altre, legate ai testimoni, alla azione giuridica e alla
situazione storica e politica della Firenze e dell’Italia
del tempo, che innervano così di prepotente e necessaria coerenza il IX canto del Paradiso.
Pag. 27-38
Etichette: Poesia, XIII secolo, XIV secolo, XVIII secolo, Dante Alighieri, Ugo Foscolo, Cunizza da Romano, Divina Commedia, Paradiso,
Titolo articolo: COSTRUZIONE DI CARATTERI (FEMMINILI) E DIVERSIONI TRAGICHE NELLA GERUSALEMME LIBERATA
Lo studio indaga la figura di Clorinda in seno
alla Gerusalemme liberata, seguendo due itinerari
distinti, ma convergenti. Si approfondisce da un
canto, anche grazie agli spunti suggeriti dal Discorso sulle virtù femminili e donnesche, la specificità
del femminile nel poema, osservando la presenza
di archetipi muliebri (da Diana a Maria), la natura chiaroscurale del personaggio, e la sua funzione sintetica, quale cifra del conflitto tra identità
e apparenza e del percorso di conoscenza di sé.
Dall’altro, si ripercorre il canto xii con il conforto
dei Discorsi del poema eroico e della Poetica aristotelica, sulla traccia di elementi decisivi del sistema tragedia, quali la struttura del racconto e i concetti di hamartía, éleos e phóbos.
Pag. 39-64
Etichette: Donne, Poema eroico, Poetica, Tragedia, Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata,
Titolo articolo: LEOPARDI E L’ASINO DI MACHIAVELLI
Il saggio analizza i possibili esiti della lettura
leopardiana dell’Asino di Machiavelli, sul solco
dell’interesse del poeta per il linguaggio satirico
cinquecentesco e per la produzione del segretario
fiorentino. L’analisi muove dalla valutazione di appunti di Leopardi, nonché di brani della sua produzione in cui si riscontrano coincidenze tematiche o stilistiche con il poemetto machiavelliano.
Pur non essendo valutabile come ‘fonte’ in senso
stretto, l’Asino era presente nella biblioteca e nella
memoria del poeta, esercitando non trascurabili
suggestioni.
Pag. 65-78
Etichette: Ironia, Satira, XIX secolo, XV secolo, XVI secolo, XVIII secolo, Giacomo Leopardi, Nicolò Machiavelli, Asino,
Titolo articolo: IL CAVALIERE NELLA BALENA.DA ARIOSTO A PANFILO DE’ RENALDINI
Nell’ “Innamoramento di Ruggeretto” di Panfilo de’ Renaldini, dedicato nel 1544 al giovane Francesco de’
Medici con intenti didascalici, l’eroe eponimo viene inghiottito da una balena che contiene un altro
mondo, secondo un topos cavalleresco in voga nella prima metà del ’500. L’avventura di Ruggeretto
ricalca quella del padre Ruggiero nei “Cinque canti”
ariosteschi, con consistenti prelievi dall’ “Orlando
furioso”, su cui il romanzo del Renaldini è modellato. Sulla scorta del libro di Giona, l’inghiottimento ha un valore espressamente penitenziale,
ravvisabile tuttavia piuttosto nel naufragio, ed è
studiatamente entrelacé con altri episodi che confermano l’esaltazione dell’amore coniugale, contro gli estremi della passione sfrenata e dell’austera castità contro natura.
Pag. 79-100
Etichette: Amore, Letteratura cavalleresca, XV secolo, XVI secolo, Ludovico Ariosto, Panfilo de’ Renaldini, Cinque canti, Innamoramento di Ruggeretto, Orlando furioso,
Titolo articolo: Paola Ponti
“Birichino di strada” dà avvio ad alcune liriche di argomento sociale, che Ada Negri inserì in “Fatalità”
(1892). La poesia introduce il tema dell’infanzia,
declinandolo secondo alcune caratteristiche formali tipiche della silloge, quali l’andamento allocutorio e la costante presenza dell’io-lirico, che si
va progressivamente accentuando fino a fare del
birichino una proiezione della voce poetica. Il saggio propone un’analisi del testo e ne evidenzia i
legami con altre poesie della raccolta. Si delinea
così una sorta di climax ascendente che, dagli interrogativi di Birichino, giunge fino alla predizione
rivolta al piccolo orfano di Vaticinio, testo in cui
l’io lirico affida la possibilità di contrastare gli effetti del fato-sventura all’azione congiunta della
poesia e di una figura infantile.
Pag. 101-110
Etichette: Infanzia, Poesia, XIX secolo, XX secolo, Ada Negri, Birichino di strada, Fatalità,
Titolo articolo: Pietro Gibellini
L’ultima importante opera di Gabriele d’Annunzio è il “Libro segreto” (1935), un’opera in prosa, costruita con il montaggio di frammenti, tra i quali vengono inseriti gruppi di versi, in gran parte
inediti fino ad allora. Il saggio esamina le forme
di queste composizioni, distinguendo testi frammentari e incompiuti da versi brevi ma compiuti.
Troviamo endecasillabi sciolti, quartine, saffiche,
sestine, ottave, sonetti. Particolarmente interessante l’uso di quartine isolate e autonome, metro
raro nella nostra tradizione, che l’autore attinse
probabilmente da Michelangelo. Notevole interesse hanno due poemetti – il frammentario Noctivagum melos e l’erotico Carmen votivum – e due
quartine, quella ironica verso Pascoli e Verlaine, e
quella sulla disperazione di d’Annunzio, scritta nel
1902 e posta a chiusura del libro quale testamento
intellettuale.
Pag. 111-120
Etichette: Metrica, Poesia, XIX secolo, XX secolo, Gabriele d'Annunzio, Libro segreto,
Titolo articolo: IL FRIULANO NELLA POESIA DI PASOLINI: DA STRATAGEMMA ERMETICO A STRUMENTO MIMETICO-NARRATIVO
Partendo dalle distinzioni teoriche tra voice e voicing e tra elementi narrativi e elementi ritualistici
in poesia proposte da Jonathan Culler in “Theory
of the Lyric”, questo saggio esamina l’evoluzione
del significato dell’uso del friulano nelle prime
due raccolte poetiche di Pier Paolo Pasolini, “Poesie
a Casarsa” (1942) e “Dov’è la mia patria” (1949). Tale
evoluzione può essere riassunta come uno sviluppo dal friulano come stratagemma ermetico ritualistico al friulano come strumento mimetico narrativo.
Pag. 121-132
Etichette: Poesia dialettale, XX secolo, Jonathan Culler, Pier Paolo Pasolini, Dov’è la mia patria, Poesie a Casarsa,
Titolo articolo: LA ‘CONVERSIONE’ DEL ’63. GESUALDO BUFALINO FRA POESIA E PROSA
Attraverso l’analisi di una lettera inedita, inviata
da Gesualdo Bufalino al noto critico e fondatore
della rivista «Il Verri» Luciano Anceschi nel 1963,
si ricostruiscono le tappe che, dalla scrittura in
versi, porteranno l’autore alla scrittura in prosa.
Il momento del confronto con Anceschi, infatti,
costituisce uno snodo fondamentale nella carriera
letteraria del giovane Bufalino che, scrittore segreto, abbandonerà la poesia e si cimenterà con
l’allestimento di una crestomazia (poi rimasta incompiuta e sino a oggi inedita) intitolata il “Libro
dei Libri”, prima di aprire definitivamente la strada
alla grande stagione del romanzo.
Pag. 133-148
Etichette: Antologia, Narrativa, Poesia, XX secolo, Gesualdo Bufalino, Luciano Anceschi,
Titolo articolo: « L’ITALIA VECCHIA S’ERA FATTA ACERBA». ALFONSO GATTO E LA BALLATA DEL 25 APRILE.
Il saggio pubblica i versi di Alfonso Gatto intitolati
“La ballata del 25 aprile”, letti il 24 aprile 1963 durante
la trasmissione televisiva «Almanacco di scienza,
storia e varia umanità». Il dattiloscritto è conservato in più redazioni presso il Centro per gli Studi
sulla Tradizione Manoscritta di Autori Moderni e
Contemporanei dell’Università di Pavia. La ballata suscitò interesse, commozione ed entusiasmo
negli ascoltatori, come confermano due lettere
scritte a Gatto dal partigiano bolognese Paolo Betti e dallo scrittore e giornalista Guido Lopez. Il testo in endecasillabi rimati bene rende la speranza
di un intero popolo per la libertà riconquistata e
la parola del poeta diventa la parola di tutti, come
avviene a un inno sacro, a un canto.
Pag. 149-159
Etichette: Libertà, Resistenza, Televisione, Alfonso Gatto, Guido Lopez, Paolo Betti, La ballata del 25 aprile, Italia