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Rivista di letteratura italiana | 2003 | N. 3
Anno 2003 – Annata: XXI – N. 3
A cura di Barbara Manfellotto
Titolo articolo: Autoreferenzialità e riflessione metapoetica nel “Canzoniere” petrarchesco
Scopo precipuo di questo lavoro, come avverte tempestivamente il suo autore, è quello di “esaminare più da vicino” un gruppo di quarantaquattro componimenti del “Canzoniere” petrarchesco incentrati sul tema del poetare e di rilevarne l’importanza ai fini dell’interpretazione complessiva dell’opera. In virtù delle riflessioni metapoetiche e delle importanti affermazioni autoreferenziali sulla poesia contenute in tali liriche, il “Canzoniere” diverrebbe non soltanto “poesia dell’amore per Laura, ma anche poesia sulla poesia, sui fenomeni della produzione e ricezione delle liriche a Laura, sulle loro forme e funzioni, sulle loro interpretazioni e valutazioni”.
Lingua: ItalianoPag. 9-32
Etichette: Petrarca Francesco, Poesia, Canzoniere, Trecento,
Titolo articolo: L’eclisse della storia. Lettura di “Odi e Inni” di Giovanni Pascoli
Marino Boaglio propone una suggestiva lettura della raccolta poetica “Odi e Inni” di Giovanni Pascoli (1906), caratterizzata, rispetto alle precedenti, dalla presenza del tema storico e dall’attenzione alla contemporaneità. Come osserva lo studioso, l’intento celebrativo delle glorie e degli eroi della patria che sostanzia l’opera, perseguito anche attraverso l’uso nobilitante di metri classici, confligge con “l’amara consapevolezza che la storia, soprattutto quella presente, accumula dolore e morte, non esperienza vitale, ed è ‘immobilità’, non luogo di consacrazione umana”. Una visione “regressiva” ed “emozionale” qualifica, pertanto, anche questa raccolta poetica pascoliana, nella quale la storia, in conclusione, risulta paradossalmente assente, in quanto, osserva Boaglio, “è assente l’uomo, cioè colui che la storia la fa e la soffre, sostituito ora da fulgidi miti (Chavez, Andrée, Antonio Fratti), ora da ombre e fantasmi (i morti delle campagne d’Africa, Giulio Cesare Abba e i suoi garibaldini […]), ora da proiezioni più o meno inconsce della commozione e delle paure del poeta”.
Lingua: ItalianoPag. 33-64
Etichette: Pascoli Giovanni, Odi e Inni, Poesia, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Un mazzo di rose gialle nel pozzo delle memorie. Lettura della prima parte della “Farfalla di Dinard”
Paolo Senna offre un contributo notevole all’analisi di una “porzione circoscritta ma significativa” della “Farfalla di Dinard” di Eugenio Montale, relativa alla sua prima parte. Lo studioso rileva la compattezza e l’omogeneità di questa sezione della raccolta, sulla base dell’individuazione di convergenze linguistiche, stilistiche e tematiche tra le prose che la compongono, “facendo risaltare -ove possibile – le tangenze con alcuni esiti della poesia montaliana” coeva.
Lingua: ItalianoPag. 65-88
Etichette: Montale Eugenio, Farfalla di Dinard, Narrativa, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Come una Pléiade. Appunti per una storia dei “Meridiani”
Patrizia Landi ripercorre la storia della collana editoriale mondadoriana dei “Meridiani”, dalla fondazione nel 1969, dovuta alla solerzia di Vittorio Sereni, fino ai nostri giorni. Gli eleganti “Meridiani”, pensati sul modello della collana francese “Bibliothèque de la Pléiade” dell’editore Gallimard, si qualificano attualmente come la maggiore collezione italiana di “classici moderni” e di “classici sempre contemporanei”. Arricchiscono utilmente il saggio di Landi una “Tavola cronologica” con l’elenco dei “Meridiani” pubblicati dal 1969 al 2002 ed una “Tavola comparativa”, in cui i volumetti mondadoriani sono distinti in sezioni corrispondenti alle letterature d’appartenenza degli autori cui si intitolano.
Lingua: ItalianoPag. 89-124
Etichette: Sereni Vittorio, Meridiani, Novecento, Duemila, Editoria,
Titolo articolo: Armando Mazza: Epistolario inedito (1915-1955). Lettere e cartoline a Francesco Cangiullo, Paolo Buzzi, Emilio Guicciardi e Carlo Accetti, Luigi Motta, Francesco Balilla Pratella e Filippo Montanari. Cartolina con disegno di Giacomo Balla ad Armando Mazza
Barbara Stagnitti pubblica e commenta un epistolario inedito del futurista palermitano Armando Mazza (1884-1964). In 35 tra lettere e cartoline sono indirizzate da Mazza ai seguenti letterati ed artisti italiani tra il 1915 ed il 1955: Francesco Cangiullo, Paolo Buzzi, Luigi Motta, Francesco Balilla Pratella, Emilio Guicciardi, Carlo Accetti e Filippo Montanari. Ad esse si aggiunge una cartolina con disegno spedita dal pittore Giacomo Balla al letterato futurista, che reca la data del 20 novembre 1920.
Lingua: ItalianoPag. 127-167
Etichette: Mazza Armando, Epistolario, Ottocento, Novecento, Futurismo,
Titolo articolo: Misticismo ebraico e gnosi nella “Commedia”. Una interpretazione primonovecentesca di Raffaele Ottolenghi
Nel saggio viene illustrata la teoria di una probabile derivazione giudaico-islamica di alcuni caratteri della cosmogonia dantesca, sostenuta dal critico ebreo Raffaele Ottolenghi nel libro pubblicato a Lugano nel 1910: “Un lontano precursore di Dante”. L’interesse dell’interpretazione di Ottolenghi starebbe nell’aver anticipato di circa undici anni le più note tesi sull’escatologia dantesca dell’arabista spagnolo Miguel Asìn Palacios (1871-1944). Anche per lo studioso ebreo, infatti, sul sistema cosmologico dantesco avrebbero svolto un’influenza determinante le credenze mistico-gnoseologiche ebraiche, filtrate soprattutto attraverso l’opera del poeta ebraico-spagnolo Salomò ben Iehudah Gabirol.
Lingua: ItalianoPag. 171-186
Etichette: Alighieri Dante, Ottolenghi Raffaele, Divina Commedia, Poesia, Saggistica, Duecento, Trecento, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Il Marino e gli sport moderni
Giorgio Bàrberi Squarotti presenta un’analisi dell’episodio della gara di pallacorda tra Apollo e Giacinto narrato nel canto XIX dell'”Adone” di Giovan Battista Marino. La vicenda della morte accidentale del giovane Giacinto durante una gara di lancio del disco, descritta nelle “Metamorfosi” ovidiane, viene qui rielaborata dal Marino sulla scorta di Giovanni Andrea dell’Anguillara. Alla trovata poco verosimile dell’Anguillara, secondo la quale Giacinto sarebbe morto per un colpo di racchetta durante una gara di pallacorda, Marino sostituisce quella per cui il giovane, dopo aver rivaleggiato con il Dio in questa stessa gara sportiva, sarebbe rimasto ucciso nella successiva competizione di lancio del disco. La novità fondamentale dell’episodio di amore e destrezza raccontato da Apollo per confortare Venere della morte di Adone, “viene a configurarsi come proposta poetica delle forme e dei generi degli sport moderni, in aggiunta esemplare a quelli della poesia classica”. Esso rivela, inoltre, prosegue lo studioso, la “suprema capacità di rappresentare al tempo stesso tecnicità rigorosa dello sport e varietà, gioco, impegno degli atleti, non tanto nelle azioni quanto nella perfetta e consumata esperienza del genere sportivo.” In conclusione, osserva acutamente Squarotti, se “della tecnica degli sport moderni e, in particolare, di quelli della palla, si hanno trattati e documenti”, il Marino è tuttavia il primo ad innalzare lo sport “alla sublimità della poesia narrativa e lirica al tempo stesso.”
Lingua: ItalianoPag. 187-194
Etichette: Marino Giambattista, Adone, Poesia, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: Il dramma a tristo fine. Per una teoria del tragico in Leopardi
Ernesto Miranda interroga la “dimensione radicalmente tragica” dell’opera di Leopardi, evidenziando tra l’altro la modernità delle sue teorie sul tragico rispetto alle coeve trattazioni idealistico-romantiche. Il brano dello “Zibaldone” (3448-60) in cui il poeta di Recanati si sofferma sulle caratteristiche del dramma cosiddetto ‘a tristo fine’, diventa così il punto di partenza per un’analisi più ampia in merito alle implicazioni estetico-poetologiche e filosofiche del suo pensiero. La sua poetica [di Leopardi] – assevera lo studioso – “presuppone un’ontologia del tragico che fa da sfondo (e da fondamento) al fare poetico”, ed è questa “mimetica corrispondenza del dire poetico alla sostanza” (tragica) delle cose a “fondare la tragicità estetica del tragico”. In conclusione, è nella difesa leopardiana del “dramma a tristo fine” e – più in generale – della poesia rivelante lo “sfondo tragico dell’essere”, che consiste secondo l’autore del saggio il valore della proposta etica della poesia leopardiana, la quale “evita gli effetti di mistificazione e di apologia” della “poesia a lieto fine” e consegna all’inquietudine e allo squilibrio degli affetti il compito di far insorgere un’eticità attiva ed antagonista”.
Lingua: ItalianoPag. 195-215
Etichette: Leopardi Giacomo, Poesia, Settecento, Ottocento, Dramma,