Le riviste sostenitrici
Rivista di letteratura italiana | 2002 | N. 2
Anno 2002 – Annata: XX – N. 2
A cura di Barbara Manfellotto
Titolo articolo: La fede in Cristo. Dante e il problema della salvezza (“Paradiso” XIX)
Bortolo Martinelli propone una lettura del canto XIX del “Paradiso” dantesco, evidenziandone il tema principale nella questione della Giustizia Divina ed in quella, strettamente correlata, della salvezza. Problematica già emersa nei versi di “Inferno” IV e “Purgatorio” VII, essa viene qui chiarita da Dante in via definitiva e con nuovi strumenti, attraverso il ricorso ad una scena di grande efficacia rappresentativa e narrativa, costruita sulla base di una serie complessa di significati di natura filosofico-teologica. La tesi del poeta in merito alla salvezza delle anime dei giusti senza fede e dei non battezzati viene affidata ad un’aquila, simbolo cristologico oltre che dell’autorità imperiale. L’intervento dell’animale, al quale, come rileva Martinelli, la manifestazione della verità viene affidata come ad un oracolo sacro, si conclude “con un’affermazione autoritativa: per la salvezza è necessario il battesimo e la fede riguardo alla missione salvifica di Cristo”. Lo studioso si sofferma poi sul significato dell’aspra requisitoria contro la presunzione umana pronunciata dall’aquila divina: l’uomo non può penetrare il mistero della giustizia di Dio o arrogarsi la pretesa di giudicarne l’opera, né il cristiano ritenersi deputato alla salvezza per il solo fatto di essere cristiano. In conclusione, osserva Martinelli, “Dante rimette tutta la questione alla volontà divina, convinto, come si legge in Alessandro di Hales, che ‘tota causa salutis est apud Deum'”.
Lingua: ItalianoPag. 11-39
Etichette: Alighieri Dante, Divina Commedia, Paradiso XIX, Poesia, Duecento, Trecento, Giustizia,
Titolo articolo: La commedia dell’amore e della seduzione nei libretti viennesi di Da Ponte
Guido Nicastro si sofferma sull’analisi dei libretti per musica meno noti scritti da Lorenzo Da Ponte nel periodo del suo lungo soggiorno viennese. Durante la permanenza alla corte di Giuseppe II (1784-90), infatti, oltre ad aver collaborato con Mozart, creando alcune delle piú celebri opere di tutti i tempi (“Nozze di Figaro”, “Don Giovanni”, “Così fan tutte”), Da Ponte lavorò con altri rinomati musicisti, fra i quali Salieri e Martín y Soler. L’autore del saggio offre una significativa disamina dei numerosi libretti viennesi nati dal sodalizio artistico con questi ed altri noti compositori (le cui trame risultano tutte imbastite sui temi dell’amore e della seduzione), allo scopo di mostrare in che modo Da Ponte sia riuscito a superare i limiti della librettistica contemporanea per giungere nei capolavori mozartiani ad una “nuova accezione della comicità che include in sé anche il serio e il tragico”.
Lingua: ItalianoPag. 41-66
Etichette: Da Ponte Lorenzo, Teatro, Settecento, Ottocento, Amore, Teatro musicale,
Titolo articolo: Lemmi e ‘dilemmi’ dell’umorismo. Per una morfologia (e storia) della letteratura umoristica in Italia
Il saggio muove dall’esigenza di “tentare perlustrazioni meno aprioristiche” nella ricostruzione della genesi e della fenomenologia della letteratura umoristica in Italia tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. A tale scopo viene proposta un’attenta perlustrazione della cultura linguistica e letteraria dell’Italia ottocentesca, che ha come finalità la ricerca della “morfologia d’uso” del lemma “umorismo”. Un’indagine relativa all’origine e alla diffusione del termine umorismo, quindi, effettuata prima attraverso l’analisi della produzione lessicografica ottocentesca (dizionari generali ma anche sinonimi e puristici), poi attraverso il censimento delle sue innumerevoli occorrenze nei titoli delle testate giornalistiche.
Lingua: ItalianoPag. 67-105
Etichette: Ottocento, Novecento, Umorismo,
Titolo articolo: ‘L’anima si fa pelago’. Simbologia equorea nell’ “Alcyone”
Seguendo lo svolgimento della raccolta Cristina Benussi rintraccia le occorrenze del mare nell'”Alcyone” di d’Annunzio, con lo scopo di “verificare se l’uso di quest’immagine nella laude sia governato da una precisa intenzione espressiva”. La simbologia equorea affiorante dalle liriche alcyoniche, in cui la celebrazione della natura si intreccia alla riattualizzazione del mito classico, sarebbe fortemente connotata dall’idea della morte come annullamento del fluire incessante del tempo e della storia.
Lingua: ItalianoPag. 107-123
Etichette: D’Annunzio Gabriele, Alcyone, Poesia, Ottocento, Novecento, Mare,
Titolo articolo: Alfonso Nitti e la ‘Question du Costume’. Note su ‘Una vita’ e la tradizione del ‘Bildungsroman’
Il contributo di Stefano Lazzarin riconduce il primo romanzo sveviano “Una vita” (1892) nell’alveo culturale e letterario in cui fu prodotto, proponendo una via di indagine alternativa a quella sino ad ora intrapresa, mirante quasi esclusivamente a dimostrarne la modernità e la parentela con il piú tardo capolavoro della “Coscienza di Zeno”. Nel tentativo di avvalorare tale ipotesi interpretativa, la critica ha rischiato, secondo Lazzarin, di farne quasi un “masso erratico, piovuto nell’ultimo decennio dell’Ottocento da un’epoca di trent’anni posteriore”, dimenticando come si tratti pur sempre di un romanzo ottocentesco, “presagio dell’avvenire” si, ma anche, necessariamente, “consuntivo di un lungo, glorioso, straordinario passato”. Alla luce di tale considerazione lo studioso illustra la prossimità del primo romanzo sveviano con i generi del Bildungsroman ed il Künstlerroman, con l’intenzione di risalire “oltre il codice naturalista, verso quello ‘realista’ o ancor piú genericamente ottocentesco: oltre Zola, per arrivare fino a Balzac, Stendhal, Maupassant, Flaubert”.
Lingua: ItalianoPag. 125-152
Etichette: Schmitz Ettore, Svevo Italo, Una vita, Narrativa, Ottocento, Novecento, Romanzo di formazione,
Titolo articolo: Dalla bestemmia al bestiario: una lettura de “La pietra lunare” di Tommaso Landolfi
Viene proposta una lettura del romanzo “La pietra lunare” (1939) di Tommaso Landolfi, evidenziandone il ricorso massiccio al “bestiario”, il quale, piú che “tema dominante”, emerge subito come vero e proprio “principio di organizzazione stilistico-formale”. L’ossessione landolfiana per l’animalità si codificherebbe soprattutto nell’uso del segno linguistico dello zoonimo, spia della raffinata ricerca letteraria che presiede all’elaborazione del testo. Viene rilevata, altresì, la contiguità tra le sfere semantiche di “bestialità” e “bestemmia”, esplicitata nel romanzo dall'”uso comune, degradato, degli zoonimi in funzione espressivo-conativa di biasimo”.
Lingua: ItalianoPag. 153-179
Etichette: Landolfi Tommaso, La pietra lunare, Narrativa, Novecento, Animale, Bestiario,
Titolo articolo: Checo Smara a Venturina. Il veneziano nelle lettere di Gabriele d’ Annunzio a Olga Levi
Donatella Fedele pubblica e commenta alcune lettere appartenenti al ricchissimo carteggio tra Gabriele d’Annunzio e la colta signora di origini ebreo-triestine Olga Levi Brunner, con cui il poeta ebbe una relazione segreta a Venezia tra il 1915 ed il 1918. Ancora in gran parte inedito, l’epistolario costituisce una miniera di informazioni preziose sulla partecipazione di d’Annunzio alla guerra e si rivela una “ricca e originale attestazione dell’ambivalenza di un vitalismo culturale e carnale a un tempo”. La scelta delle missive proposte nel saggio, che ha seguito “il filo degli affioramenti veneziani”, consente altresì di documentare la piena e completa padronanza del dialetto veneziano da parte un d’Annunzio piú che cinquantenne.
Lingua: ItalianoPag. 183-198
Etichette: D’Annunzio Gabriele, Levi Brunner Olga, Epistolario, Ottocento, Novecento, Dialetto,
Titolo articolo: ‘Incontro’ sul limite: Kant e Leopardi
Loretta Marcon opera un raffronto tra il pensiero kantiano e quello pseudo-filosofico di Leopardi, basandolo sulla comunanza di idee espresse dai due pensatori in merito ai concetti di ‘ragione’ e di ‘limite’. Ridimensionate le remore manifestate dal poeta recanatese nei confronti del pensiero tedesco e di quello kantiano, riconducibili piú ad una consuetudine tipica del clima culturale italiano dell’epoca che ad una radicata convinzione, la studiosa dimostra come l’accostamento fra i due autori possa essere istituito innanzitutto sulla base della comune nozione di insufficienza della ragione. Se per Leopardi la “raison” illuministica non sarebbe in grado di “penetrare addentro i grandi misteri della vita”, dovendo subentrare ad essa l’immaginazione ed il cuore, per Kant ugualmente la “ragione pura” non avrebbe la capacità di attingere alla sfera noumenica, dovendo essere sostituita dalla coscienza morale. Anche il concetto di “limite”, cui l’insufficienza della ragione immediatamente rimanda, consentirebbe di avvicinare i due autori, sebbene con opportuni distinguo, nell’identica consapevolezza dell’impossibilità da parte della mente umana di conoscere o concepire qualcosa che non appartenga all’ambito dell’esperienza sensibile.
Lingua: ItalianoPag. 201-215
Etichette: Leopardi Giacomo, Kant Immanuel, Ottocento, Novecento, Filosofia, Intertestualità,
Titolo articolo: La passionale genesi di “Come tu mi vuoi”
Nel contributo di Stefano Giannini l’epistolario pirandelliano a Marta Abba diviene strumento di indagine utilissimo nella ricostruzione delle tappe della redazione della commedia “Come tu mi vuoi” del 1930. Dalle lettere di Pirandello alla nota attrice, infatti, emergono preziose informazioni in merito alla genesi del lavoro teatrale, ispirato, scritto e voluto dal commediografo siciliano per coronare il successo della donna. Particolarmente significativi, inoltre, i riferimenti intertestuali ed intratestuali presenti nelle missive, che getterebbero ulteriore luce sui rapporti tra “Come tu mi vuoi” ed i “Giganti della montagna” e sulle convergenze tra la drammaturgia pirandelliana e la drammaturgia e la cinematografia espressionistica tedesca (Frank Wedekind, Georg Wilhelm Pabst).
Lingua: ItalianoPag. 217-234
Etichette: Abba Marta, Pabst Georg Wilhelm, Pirandello Luigi, Wedekind Frank, Come tu mi vuoi, Epistolario, Teatro, Novecento, Intertestualità,