Le riviste sostenitrici
Riscontri | 2019 | N. 2
Anno 2019 – Annata: XLI – N. 2 Mese: MAGGIO-AGOSTO
A cura di Ettore Barra
Titolo articolo: Il business dell’istruzione
L’editoriale tratta dei nuovi criteri di reclutamento degli insegnanti, sempre in continuo aggiornamento con una serie di riforme e di controriforme dei famigerati cfu. Quale lettura dare dell’instabilità in cui sono costretti a vivere i futuri docenti? E quali potrebbero essere, alla lunga, le conseguenze di un sistema che sembra avere scarsa considerazione per merito e conoscenze?
Lingua: ItalianoPag. 7-10
Etichette: Cultura, Istruzione, Scuola, XXI secolo, Italia
Titolo articolo: Storia e poesia nella visione tassiana dell’Islam
Il tema della liberazione di Gerusalemme e di un poema eroico su di essa fu, per il Tasso, l’assillo di tutta una vita. Il primo approccio del Tasso con la poesia cavalleresca risale al 1560 circa, quando, all’età di sedici anni, si trovava a Venezia insieme col padre Bernardo e lì compose Il primo libro del Gierusalemme, che in centodieci ottave trattava tutta la materia poi svolta nei primi tre canti della Gerusalemme liberata. L’idea di un poema interamente dedicato alla prima Crociata si ritiene sia nata nella mente del Tasso intorno al 1562. L’opera fu terminata, col titolo Il Goffredo, nel 1575 e, così intitolata, fu nello stesso anno parzialmente pubblicata a Venezia e per intero a Parma nel 1581 con l’attuale titolo di Gerusalemme liberata.
La natura del poema è religiosa perché esso racconta della missione dei Crociati, combattenti per la fede. Il Tasso, poeta cristiano, giudica in modo dichiaratamente cristiano e in questo senso possiamo affermare che la Gerusalemme liberata è un’opera non dialetticamente aperta, ma dogmaticamente chiusa, nella quale mai l’incertezza investe le fondamenta della fede e il giudizio sulle azioni dettate dalla fede.
In questa preordinata gerarchia di verità e di valori sta la ragione della scarsa considerazione culturale del Tasso per il mondo dei nemici di Dio, connotato non tanto per quello che esso era, ma dal fatto di essere contro Dio, contro la vera religione, contro il bene, contro i Crociati. Un’ideologia così scarna, attenta al solo fattore religioso e dialetticamente incentrata sull’antitesi fra cristianità e paganesimo, presenta non poche insidie interpretative per il critico moderno, imbevuto di concetti ecumenici quali dialogo, confronto, convivenza e simili. Per il Tasso l’antinomia fra mondo cristiano e mondo non cristiano o pagano è assolutamente inconciliabile e lo scontro fra i due mondi è non solo inevitabile, ma necessario.
Lingua: ItalianoPag. 13-33
Etichette: Cristianesimo, Critica letteraria, Islamismo, Poema eroico, Religione, XVI secolo, Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, Italia, Palestina
Titolo articolo: Ettore Romagnoli traduttore. L’incontro con Orazio
Il lavoro si occupa delle teorie espresse da Ettore Romagnoli in merito alla traduzione dei classici latini e greci. L’analisi di tali teorie permette di gettare un ponte tra la polemica nata sul tema nella seconda metà dell’800 e lo stato attuale degli studi classici, al fine di apprezzare l’importanza e la delicatezza dell’opera di esegesi e, appunto, traduzione. Il concetto centrale è che la traduzione consiste in un procedimento creativo: chi traduce, infatti, non è un mero esecutore di una trasposizione di idee non sue in un’altra lingua, ma un demiurgo che offre un prodotto in parte originale. L’esperienza di collaborazione alla Collezione Romana e soprattutto la traduzione del testo oraziano, offrono degli esempi concreti (alcuni dei quali sono elencati a titolo conclusivo) del modo di procedere e di pensare di Romagnoli; egli, infatti, sperimentò concretamente la necessità di ragionare sulla traduzione nei termini di un procedimento critico e creativo, nonché l’utilità di rivalutare costantemente nel tempo le opere di traduzione già svolte al fine di adattarle alle evoluzioni linguistiche e culturali del momento.
Lingua: ItalianoPag. 35-61
Etichette: Esegesi, Letteratura classica, Traduzione, XIX secolo, Ettore Romagnoli, Italia
Titolo articolo: Filone e Paolo. Giudei, cristiani e pagani: due momenti difficili dell’incontro
Si propone un confronto tra due esperienze per certi versi simili: due ambascerie fallimentari compiute da due autorevoli personalità. Nel primo secolo dell’era cristiana il difficile rapporto tra Cristianesimo nascente e paganesimo ormai giunto alle battute finali, seppur ancora vivo, produce episodi dal fascino fulgido e singolare. Qui si propone la lettura di due episodi che raccontano il dialogo tra le due culture, uno dei quali celebre per la sua eco (Paolo ad Atene) l’altro decisamente meno conosciuto ma di grande interesse e di una certa rilevanza letteraria. Un uomo di dottrina, un filologo, un ebreo: Filone di Alessandria ha il duro compito di essere delegato della comunità ebraica di Alessandria di Egitto presso Caligola, eccentrico e pericoloso imperatore. Un uomo d’azione ma anche un capacissimo teologo, colui il quale dotò la Chiesa nascente di una dottrina composita ed organizzata, Paolo di Tarso, è qui invece osservato nel suo tentativo, fallimentare, di fondare una comunità di fedeli nella città della filosofia: Atene.
Pag. 63-88Etichette: Critica letteraria, Letteratura classica, I secolo, Filone di Alessandria, Paolo di Tarso, Alessandria, Atene, Roma
Titolo articolo: Confessare gli italiani in età moderna: studi, bilanci e nuove prospettive di ricerca
La confessione dei peccati è un sacramento difficile da indagare dal punto di vista storico, sia per i problemi posti dal cosiddetto sigillo sacramentale, sia perché ordinariamente la sua amministrazione effettiva non lascia tracce scritte. Un punto appare però indubbio: solo con il Concilio di Trento fu definitivamente abbandonata la disciplina antica, quella che contemplava la confessione pubblica dei peccati, e la penitenza privata, i cui antecedenti vanno ricercati tra l’XI e gli inizi del XIII secolo, diventò il solo modo di amministrare il sacramento.
I Padri Tridentini imposero una stretta normativa sulla confessione sacramentale trasformandola in uno strumento di controllo e disciplinamento. Ne sono testimonianza la riconferma tardo-cinquecentesca dell’Omnis utriusque sexus, cioè dell’obbligo di confessione annuale al parroco e il decreto Quamvis presbyteri, con cui si decise che per poter confessare da quel momento bisognava essere parroci o, in alternativa, essere approvati dal vescovo territorialmente competente con modalità a sua discrezione. Tuttavia, nel corso del Seicento la confessione si avviò a diventare da pratica sgradita a momento di incontro e di scavo interiore fortemente ricercato, così come molti confessori si trasformarono da sacerdoti visti con sospetto, da cui rifuggire, in padri spirituali apprezzati e amati. In che modo avvenne questa trasformazione apparentemente opposta alle intenzioni del Concilio di Trento, quale fu l’atteggiamento delle autorità romane nei confronti di questa svolta imprevista, quale fu il rapporto dei confessori con il contesto politico e sociale delle realtà dove operavano, quali furono le fasi di costruzione del loro prestigio e le possibilità di carriera che gli si offrivano d’innanzi. Quali furono le difficoltà affrontate dagli stessi nell’esercizio delle proprie funzioni e in particolar modo quali furono i rapporti dei confessori con le penitenti e quali gli spazi d’azione nella vita private delle stesse. Sono queste le domande sorte e lasciate aperte da questo bilancio in attesa di nuovi studi.
Lingua: ItalianoPag. 89-109
Etichette: Cattolicesimo, Controriforma, XVI secolo, XVII secolo, Italia, Trento
Titolo articolo: Cattività e delirio sull’isola. Una lettura de “Il signore delle mosche” di William Golding
Il saggio “Cattività e delirio sull’isola. Il signore delle mosche di William Golding: una lettura” è nato dalla lettura e fascinazione verso l’opera considerata capolavoro indiscusso dell’autore britannico Golding nella quale pone manifestamente, con l’impiego di uno stile chiaro, semplice ed efficace, come il problema del Male possa riguardare anche un’innocente schiera di ragazzini. Dopo un naufragio i ragazzini si trovano da soli – senza nessun adulto – su di un’isola del Pacifico e lì dovranno arrangiarsi per vivere e sperare in un futuro, non senza drammi e problemi che nasceranno dopo una lunga e dolorosa lotta di potere intestina. Il saggio prende in esame con attenzione il romanzo nei suoi punti cruciali, nelle vicende topiche che porteranno al rifiuto della democrazia, al tentativo di sedizione fino alla rottura e all’instaurazione di un dominio autoritario.
Lingua: ItalianoPag. 113-144
Etichette: Infanzia, Letteratura, XX secolo, William Golding, Il signore delle mosche, Gran Bretagna
Titolo articolo: Spartacus: le curiosità di un’epica. Un film reso immortale dalla storia e dalla sua storia
Spartacus è un film con, alle spalle, tantissimi aneddoti e curiosità. Gli uomini che ne hanno scritto, costruito e garantito il successo hanno vissuto sulla loro pelle esperienze drammatiche, comiche, surreali. In scena e dietro le quinte sono nate storie che ci regalano un racconto parallelo al film.
Ho cercato, in questo saggio, di riportare le più interessanti ed efficaci.
In un’epoca Hollywoodiana in cui sono le persone e non i computer a creare i film, conosciamo ciò che ha reso possibile, malgrado tanti impedimenti, la creazione di una pellicola perfetta ancora oggi. “La disfatta di Spartaco è diventata la vittoria dell’uomo… e del cinema”.
Pag. 145-158
Etichette: Censura, Cinema, Storia, I secolo a.C., XIX secolo, Stanley Kubrick, Spartacus, Roma, Stati Uniti
Titolo articolo: Wallace tra Freud, Hoffmann e Wittgenstein. La coesistenza di discorsi della certezza e qualità del perturbante in “All That”
Con approccio comparatistico e multidisciplinare, si propone di All That, una delle ultime short stories di Wallace, una lettura che afferisce, condensandoli, a tre campi di studio differenti: quello della filosofia del linguaggio, quello estetico, quello letterario. Nell’esposizione retrospettiva da parte del narratore di alcuni episodi della propria giovinezza e negli atteggiamenti tenuti dai suoi genitori sono state individuate dinamiche sociali e modalità espressive che si accorderebbero con quanto analizzato da Wittgenstein in Della certezza. Muovendo dagli assunti wittgensteiniani, secondo i quali la relazione umana col mondo non sarebbe posta in termini di conoscenza totale e il crollo delle sicurezze originerebbe un riflesso perturbante della realtà, è stata indagata in relazione ad alcuni casi presenti in All That la categoria estetico-psicologica al centro del saggio di Freud Il perturbante. Applicando ad All That le condizioni di realizzazione che Freud riconosce come presupposti essenziali del perturbante è stata individuata nello scritto wallaciano l’insistenza della suddetta categoria, che però presenta, per un depotenziamento che interessa il collegamento all’originaria oscurità freudiana, qualità ed effetti diversi. Infine, per meglio chiarire il rapporto che intercorre in All That tra i discorsi wittgensteiniani della certezza e la declinazione wallaciana del perturbante si propone, per somiglianze d’ordine tematico e narrativo, un breve confronto comparatistico tra passi tratti dalla short story oggetto d’analisi e il racconto Der Sandmann di Hoffmann (usato anche da Freud nel suo saggio).
Lingua: ItalianoPag. 159-171
Etichette: Letteratura americana, Psicoanalisi, XX secolo, David Foster Wallace, Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Ludwig Wittgenstein, Sigmund Freud, All That, Stati Uniti
Titolo articolo: COLONIZZATORI O EROI? La positiva sfida umana nascosta nella volontà di potenza dei profili salgariani
Lungi dal mostrarsi affascinato e rispettoso dei mondi lontani di volta in volta da lui descritti, Emilio Salgari ci appare invece spesso ridurre ogni prospettiva di impatto con nuove terre e popoli sconosciuti a meri fini utilitaristici di sfruttamento agricolo o alimentare o boschivo o minerario, trattando interi universi di flora e fauna esotiche alla stregua di niente più niente meno che una sorta di riserva illimitata alla quale poter liberamente e fortunosamente attingere. Logica e presupposti che poi puntualmente si traducono in scoperto, entusiastico appoggio alla ennesima espropriazione di terra e risorse dei nativi di turno, frettolosamente liquidati come nulla più che “selvaggi”, bruti sventurati da rieducare.
Chiediamoci allora come definisce Salgari il senso del progresso e della pacifica convivenza tra popoli e culture, o, perlomeno, di quali valori essi debbano farsi interpreti, per poterne egli ravvisare una positività di fondo: visto che le rivendicazioni di identità e le autodeterminazioni etniche non sono affatto, nella sua pragmatica visione del mondo, dei diritti indiscutibili da riconoscere in via automatica, ma diventano piuttosto auspicabili e praticabili solo e soltanto a seguito della compiuta dimostrazione, sul palcoscenico della cronaca e della storia, del possesso di un indispensabile patrimonio etico di base. universalmente riconosciuto e ben riconoscibile, che solo legittima ed autorizza all’opposizione al potere e al giogo coloniale. In caso contrario, schiavitù ed oppressione restano gli unici inevitabili strumenti di governo, l’unica chance di sopravvivenza e l’unico tramite verso la sola crescita civile possibile.
Imperialismo? Non sempre. Perché quello di Salgari è anche il mondo della Malesia sotto il tallone di Sarawak, del Kinabalu oppresso dai principi collaborazionisti, del grido rabbioso della Tigre ferita e del sorriso beffardo del Portoghese, rinnegato per scelta di vita libera e autentica. E allora? Come trovare la chiave di tutti questi riferimenti e modelli spesso conviventi e confusi tra loro, che rendono Salgari difficilmente – o troppo facilmente! – inquadrabile in una o in un’altra casella di appartenenza ideologica?
Pag. 173-176
Etichette: Colonialismo, Letteratura italiana, XX secolo, Emilio Salgari, Italia
Titolo articolo: Resistere per esistere
La vita sembra diventata un campo di battaglia, dove bisogna difendersi e resistere. Difendersi da chi? Forse da se stessi. Resistere a cosa? Forse al caos del nostro tempo.
Lingua: ItalianoPag. 179
Etichette: Filosofia, XXI secolo,
Titolo libro/articolo recensito: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
Edizioni: Stern, Amburgo – 1978
Lingua: Italiano
Pag. 183-185
Recensore/i: Sabrina Carpentieri
Etichette: Critica letteraria, Narrativa, XXI secolo, Christiane Vera Felscherinow, Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, Berlino, Germania
Titolo libro/articolo recensito: L’arca di Saba: “i sereni animali che avvicinano a Dio”
Edizioni: Leo S. Olschki editore, Firenze – 2018
Lingua: Italiano
Pag. 186-188
Recensore/i: Dario Rivarossa
Etichette: Critica letteraria, Letteratura italiana, XX secolo, Umberto Saba, Italia
Titolo libro/articolo recensito: Blade Runner 1971, Il Prequel
Traduttore: Dario Rivarossa
Edizioni: Il Terebinto Edizioni, Avellino – 2018
Lingua: Italiano
Pag. 189-191
Recensore/i: Valentina Domenici
Etichette: Fantascienza, Letteratura americana, Narrativa, XX secolo, Philip K. Dick, Tessa Dick, Blade Runner, Stati Uniti
Titolo libro/articolo recensito: Carteggio 1959-1993
A cura di: R. Corcione
Edizioni: Leo S. Olschki Editore, Firenze – 2018
Lingua: Italiano
Pag. 191-193
Recensore/i: Francesco D’Episcopo
Etichette: Critica letteraria, XX secolo,
Titolo libro/articolo recensito: Mater florum. Flora e il suo culto a Roma
Edizioni: Leo S. Olschki editore, Firenze – 2019
Lingua: Italiano
Pag. 194-196
Recensore/i: Dario Rivarossa
Etichette: Letteratura latina, Storia, I secolo a.C., Ovidio, Fasti, Roma