Le riviste sostenitrici
Rinascimento | 2011 | N. 51
Anno 2011 – Annata: LI – N. 51
A cura di Annalisa Lorenzetti
Titolo articolo: Lorenzo Valla, Scourge of Scholasticism: Nature, Power and Modality in the Dialectical Disputations
Per tutti coloro che si servono del linguaggio, inclusi i filosofi, ‘potere’ e ‘natura’ sono parole importanti. Un principio generale di consuetudine governa tutto il linguaggio e guida coloro che se ne servono. Questi accordi sono però solitamente troppo ampi per permettere agli specialisti, come i filosofi per esempio, di costruirne il loro proprio uso in modi più ristretti, spesso per uditori più esigui in circostanze speciali. Rifiutando questa inesattezza come negligenza, Lorenzo Valla vuole applicare la regola generale rigorosamente, soprattutto contro i filosofi scolastici: questo è il punto delle sue Disputazioni dialettiche. Il suo unico criterio di lingua e scrittura corretta è la latinità classica. Gli effetti del ristretto standard di Valla sull’uso che egli fa delle due parole chiave ‘potere’ e ‘natura’ sono il tema di questo articolo, che mostra quanto stava cambiando il lessico filosofico durante il Rinascimento.
Lingua: InglesePag. 3-26
Etichette: Valla Lorenzo, Quattrocento,
Titolo articolo: Prometheus among the Florentines: Marsilio Ficino on the Myth of Triadic Power
Questo articolo esplora i diversi tentativi compiuti da Ficino nel corso della sua carriera accademica per coinvolgere l’antico mito del titano Prometeo come appare nelle opere di Platone, e in particolare nel “Protagoras” e nel “Filebus”. Il suo obiettivo collaterale è quello di esplorare la nozione del commentario neoplatonico e del suo ordine trasformativo filosofico e teologico, dato che il mito, la teologia e la filosofia appartengono secondo i Neoplatonici allo stesso sistema intellettuale. Dall’essere un semidio, un Mercurio minore o un demone di Mercurio, Prometeo diventa in fine per il Rinascimento fiorentino il ‘disputatore’ divino. Erano il suo fuoco dialettico e la sua conoscenza che lo rendevano capace di vedere il piano provvidenziale che un benevolo Giove Olimpico aveva sempre avuto in mente per noi e per il mondo, e di servire anzi come messaggero ed intermediario per il beneficio di Giove piuttosto che come un ladro del fuoco divino. Questo titano ficiniano ci ricorda i picchi di contemplazione che possiamo raggiungere se ci avvaliamo della suprema arte o disciplina platonica che può iniziarci alla natura del Bene stesso.
Lingua: InglesePag. 27-44
Etichette: Ficino Marsilio, Quattrocento,
Titolo articolo: ‘Fortis imaginatio generat casum’. Montaigne e la ‘puissance de l’imagination’
Un’attenta ermeneutica degli “Essais” ci permette di comprendere il delicato equilibrio e il sottile spazio tra i confini della ‘potenza’ e dell’ ‘impotenza’ della ‘ragione/immaginazione’. Se, da un lato, la ragione è debole, una ‘guastafeste’, illusoria, ingannevole, e che non può conoscere “rien du tout”, dall’altro lato è la facltà che ci permette di misurare il ‘tour de l’humaine capacité’, di distinguere tra il possibile e il singolare, di aprire attraverso il futuro e l’alterità – mentre si continua ad ignorare fino a che punto la possibilità può andare. Il potere dell’immaginazione è anche il potere di cambiamento; è il figlio di una natura che apre a migliaia di forme diverse di vita, nella sua infinita produzione di molteplicità e vicende che solo la ‘religio dissimilitudinis’ permette. Lungo questo percorso, il piacere e tutte le altre passioni saranno in grado inoltre di emergere nella loro dimensione radicale, come intellettualmente sensibili e sensibilmente intellettuali.
Lingua: ItalianoPag. 45-62
Etichette: de Mointagne Michel, Essais, Cinquecento,
Titolo articolo: ‘Quod nescis quomodo fiat, id non facis’. Occasionalism against Descartes?
L’Occasionalismo postcartesiano dice che il potere d causare un effetto dipende dalla conoscenza dei mezzi che producono l’effetto. L’argomento è usato per negare agli esseri finiti il potere di agire. Arnold Geulincx esprime questa tesi nel principio ‘Quod nescis quomodo fiat id non facis’. Questo articolo si propone di mostrare che la questione filosofica che è all’origine del principio di Geulincx ha origine nel “De foetuum formatione” di Galeno, lavoro tradotto in latino nel 1535; che lavori significativi della filosofia della prima età moderna, come “Del senso delle cose e della magia” di Campanella, discutono il testo di Galeno; infine, che a causa del loro rifiuto della teologia, la fisica e la biologia di Cartesio sono completamente estranee al principio del ‘Quod nescis’. La comparazione della teoria cartesiana delle macchine animali con quella del comportamento animale di Pierre Chanet conferma questa affermazione.
Lingua: InglesePag. 63-86
Etichette: Galeno, Cartesio, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: Alcune glosse grammaticali nel Baldus dell’edizione Paganini
La prima edizione del “Baldus” di Folengo (la cosiddetta Paganini) presenta una copiosa serie di glosse, presumibilmente scritte dall’autore stesso.
Lo scopo di questo lavoro è quello di raccogliere e studiare le glosse in rapporto ad elementi grammaticali (ad es. lessico, figure retoriche, citazioni di testi classici), allo scopo di ricostruire gli elementi più significativi del background grammaticale di Folengo. Le glosse sono divise in quattro gruppi: glosse ‘virgiliane’, citazioni da antiche e moderne ‘auctoritates’, glosse di retorica e glosse di metrica. Una breve analisi di ciascun gruppo cerca di identificare le fonti e di risolvere problemi esegetici, a volte facendo comparazioni con le glosse della successiva edizione del poema (la cosiddetta Toscolanense pubblicata nel 1521).
Pag. 89-108
Etichette: Folengo Teofilo, Baldus, Cinquecento,
Titolo articolo: Chi sono gli amici del principe? L’amicizia in quattro specula principum del XV secolo
Sostenendo che un buon principe non fa affidamento sull’amicizia, Machiavelli segna un punto di rottura con la tradizione umanistica degli ‘specula principum’. Questo articolo prende in considerazione quattro manuali per il principe scritti nel XV secolo: “De institutione regiminis dignitatum” di Giovanni Tinto Vicini da Fabriano, “De principe” di Giovanni Pontano, “De principe” di Bartolomeo Platina e il “De regno” di Francesco Patrizi da Siena. Questi umanisti mostrano perché un buon principe abbia bisogno di amici. Come Petrarca nel “De republica administranda”, essi usarono il linguaggio aristotelico e ciceroniano dell’amicizia per descrivere colui che può aiutare un buon reggente ad ottenere ed esercitare il potere: gli amici del principe sono i suoi consiglieri, segretari, sostenitori e seguaci. Negli umanistici ‘specula principum’ la scelta di governo di élite fu in nome dell’amicizia. Da quando uomini devoti agli ‘studia humanitatis’ furono i migliori amici del miglior principe, la dimensione personale del potere venne alla luce insieme all’idea che il potere è giustificato quando combinato con la conoscenza.
Lingua: ItalianoPag. 111- 137
Etichette: Specula principum, Machiavelli Niccolò, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: The Pregnancy of Matter: Marsilio Ficino on Natural Change ‘From Within’ Matter
Questo articolo esamina la teoria del cambiamento naturale che si trova nella “Teologia platonica” di Marsilio Ficino. Si sostiene che Ficino abbia una teoria distintiva del cambiamento naturale come originante ‘dall’interno’ la materia e il corpo. Egli descrive la materia come un seno o un utero gravido di forma, e in questo modo egli assegna una posizione preminente alla materia nel venire ad essere delle cose materiali. Il punto di vista di Ficino è in contrasto con quello che è chiamato ‘la visione standard della scolastica’ del cambiamento secondo la quale i cambiamenti naturali sono impressi su di un altrimenti passivo substrato materiale. In fine questo articolo considera i modi in cui la teoria di Ficino del cambiamento naturale possa essere coerente con alcuni dei suoi altri lavori che riguardano la metafisica della materia.
Lingua: InglesePag. 139-155
Etichette: Ficino Marsilio, Teologia platonica, Quattrocento,
Titolo articolo: On Evil, God, and Human Freedom. A Scholastic Portrait of Florence, June 1489
Questo articolo si concentra sulle due testimonianze scritte di una discussione pubblica sul Male che ci fu a Firenze nel giugno del 1489. Dopo aver considerato il contesto intellettuale di questa discussione, l’autore presenta un’analisi dettagliata di alcuni degli argomenti di questa discussione, mostrando la sua importanza come combinazione tra una formale ‘quaestio disputata’ accademica in una cerimonia religiosa e un informale ‘convivium’ in una città-stato del Rinascimento. Si vede come, nell’impeto della discussione, i contendenti a volte tendono ad assumere posizioni estreme e si considerano le implicazioni di ciascuna posizione rispetto alla teologia morale, alla psicologia morale e all’etica tra Medioevo e Prima Età Moderna.
Lingua: InglesePag. 157-199
Etichette: Firenze, Male, Quattrocento,
Titolo articolo: Tradizione umanistica e dissidenza religiosa nella prima metà del Cinquecento: il dialogo ciceroniano e lucianeo
Questo studio si propone di esplorare i modi e le forme tramite i quali il Dialogo letterario del XV secolo ha contribuito a diffondere tematiche correlate al dissenso religioso; in particolare, lo studio considera le due tipologie di Dialogo di maggior successo, la ciceroniana e la lucianea. La tipologia ciceroniana lascia in eredità soprattutto la forma diatribica, in riconoscimento della disposizione antidogmatica verso cui è sbilanciata la cultura umanistica e conforme a molti eterodossi, soprattutto italiani. La tipologia lucianea, sebbene fortemente diffusa, presenta situazioni poliedriche, fino a ramificarsi in diverse linee di guida tematiche come i ‘dialogi mortuorum’, il funerale satirico, la visione estatica: tutti temi che saranno affrontati da Erasmo da Rotterdam. In particolare, tutte queste tradizioni saranno ricomprese da Celio Secondo Curione, che riacquisterà le ‘pasquinata’ come strumento di disputa religiosa: in particolare lo studio esplora la straordinaria impresa di pubblicazione del “Pasquillorum libri duo” (1544), che riassume la tradizione anticuriale umanistica e transalpina, in versi e in prosa, e termina con il successo del “Pasquillus estaticus”.
Lingua: ItalianoPag. 201-221
Etichette: Dialogo, Curione Celio Secondo, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: Le texte entre chronique et Histoire: Benedetto Varchi, Storia fiorentina, Livre XV, 1-6
Questo articolo si propone di mostrare come Benedetto Varchi, nel XV libro della sua “Storia di Firenze”, muove dalla Storia alla cronaca. Dopo aver definito entrambi i termini e aver introdotto l’autore e la sua opera, ci si concentra sulle figure storiche e sugli eventi, in particolare sull’omocidio di Lorenzino de Medici, il ‘Lorenzaccio’ di de Musset. Infine, si cerca di collocare l’opera di Varchi tra cronaca e Storia.
Lingua: FrancesePag. 223-236
Etichette: Varchi Benedetto,Cinquecento,
Titolo articolo: Giorgio Vasari: ‘cerca trova’. La storia dietro il dipinto
L’indizio più affascinante sull’esistenza dell’ultima opera di Leonardo, la “Battaglia di Anghiari” nel ‘Salone dei Cinquecento’ a Firenze, è una piccola bandiera verde con l’iscrizione ‘cerca trova’ dipinta da Giorgio Vasari nella sua “Battaglia di Marciano”, nel pannello di destra del muro ad est del ‘Salone’. Secondo alcuni ricercatori, l’iscrizione è l’indizio evidente del fatto che Vasari avrebbe coperto l’opera di Leonardo dietro la parete. Al contrario il presente studio, condotto usando metodi iconologici, dimostra che la bandiera e l’iscrizione sono solo un riferimento alla guerra di Firenze contro Siena. L’evidenza storica raccolta getta nuova luce sul rapporto tra il banchiere e mecenate Bindo Altoviti e Giorgio Vasari e l’antica tradizione iconografica della ‘florentina libertas’. All’articolo segue un’ Appendice di Allessandro Savorelli “Florentina Libertas ultimo atto”.
Lingua: ItalianoPag. 237-268
Etichette: Vasari Giorgio, Battaglia di Marciano, Leonardo da Vinci, Cinquecento,
Titolo articolo: La rappresentazione del potere a Torino e a Firenze nella seconda metà del Cinquecento
Le famiglie Medici e Savoia pianificarono una politica di prestigio segnata dalla ricostruzione dell’origine della famiglia, con particolare attenzione all’antichità e all’invenzione della tradizione. Emanuele Filiberto elevò le origini della sua famiglia attraverso il legame con Beroldo di Sassonia, nipote dell’imperatore Ottone II, mentre Cosimo I si mostra come un nuovo Augusto, capace di costruire il Gran Ducato di Toscana. I Savoia si presentano come principi dell’Impero al servizio della religione cattolica, soprattutto nelle opere letterarie di Filiberto Pingone e Giovanni Botero. I Medici utilizzano l’abilità di Vincenzo Borghini e Giorgio Vasari per celebrare il loro passato e le qualità di Cosimo I, visibili nel ciclo figurativo a Palazzo Vecchio. I Medici e i Savoia furono protagonisti nella lotta per il primato nelle relazioni con l’impero che nel corso degli anni ebbero interessanti soluzioni con profondi effetti sul cerimoniale e la rappresentazione storica delle rispettive famiglie, fornendo una nuova possibilità di investigare il potere della pittura vista come propaganda nelle mani di dinastie italiane ed europee.
Lingua: ItalianoPag. 269-289
Etichette: Medici, Savoia, Propaganda, Cinquecento,
Titolo articolo: Verità ed evidenza. Forme e funzioni del dialogo nelle opere italiane di Giordano Bruno
I sei dialoghi italiani di Bruno risaltano come eccentrici nella tradizione del dialogo rinascimentale. Essi segnano uno dei punti conclusivi in quanto sembrano realizzare e allo stesso tempo trascendere tutte le possibilità del genere. In questo articolo si descrivono e definiscono le forme e i modi della complessità strutturale che caratterizza i testi di Bruno. Nella seconda parte si sostiene che gli esperimenti di Bruno con il genere servono ad uno scopo argomentativo. Si mostra come Bruno, mischiando i generi e i discorsi, ‘performatizzi’ la sua argomentazione: egli sviluppa strategie che conferiscono evidenza scenica alle sue affermazioni per rendere la verità di una posizione filosofica immediatamente chiara. Nella terza parte si mette in relazione questa maniera di argomentare con la rivoluzione epistemologica che inizia intorno al 1600 e in fine conduce al concetto moderno di scienza. Si dimostra come Bruno trasformi il genere del dialogo allo scopo di adattarlo alle sue affermazioni di verità assoluta. Così la fine del dialogo rinascimentale, come si manifesta nei testi di Bruno, sembra anche indicare la fine di una configurazione epistemologica.
Lingua: ItalianoPag. 291-311
Etichette: Bruno Giordano, Dialogo, Cinquecento,
Titolo articolo: Nota su Bouwsma e Garin
Da una collezione di carte e libri una volta di proprietà di Eugenio Garin, adesso in possesso della Biblioteca dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, emergono due note scritte nell’autunno del 1959 dal trentacinquenne William James Bouwsma per lo studioso italiano e due brevi lavori dello storico americano: un pamphlet, anch’esso datato 1959, in cui egli presenta all’uditorio americano Hans Baron e l’ ‘Umanesimo civile’ di Garin come una posizione avanzata negli studi sul Rinascimento; ed un estratto del discorso di Bouwsma come presidente dell’Associazione americana di Storia per l’incontro annuale del 1978. Queste carte riguardano un incontro che forse non ci fu mai – tra Bouwsma e Garin – quando un’idea del Rinascimento e dell’epoca moderna iniziò a circolare tra gli storici americani, un’idea che raggiungerà il suo punto critico vent’anni più tardi.
Lingua: ItalianoPag. 313-328
Etichette: Bouwsma James, Garin Eugenio, Rinascimento, Novecento,