Revue des études italiennes | 2003 | N. 3-4

Il tomo che comprende i numeri 3-4 della rivista esordiscono con una nota in memoria di Jean Nicolas, uno studioso di letteratura italiana che ha esercitato la propria attività in varie università francesi ed che ha esteso la propria ricerca dalla letteratura, alla dialettologia, alla storia della lingua.

Il contributo analizza le fonti della novella IX 6 del Decamerone ed evidenzia la consuetudine del Boccaccio a citazioni esplicite delle suddette fonti. L’interesse verte sulle trasformazioni subite dal materiale iniziale e sul loro significato.

Durante il soggiorno parigino, l’artista e scrittore toscano mostrò particolare sensibilità nei confronti del Naturismo. E’ proprio secondo questa prospettiva estetica che conduceva al ritorno alla terra e alle tradizioni popolari, che Soffici affrontò alcune traduzioni nel libro da lui dedicato a Rimbaud, eppure da esse emergono elementi che possono essere rivelatori anche dell’incipiente Cubismo.

L’intervista a La Capria, avvenuta poco tempo dopo l’inserimento dell’opera del narratore in un corposo volume dei “Meridiani”, si articola su alcuni quesiti relativi alla produzione saggistica dello scrittore, che appare orientato verso giudizi e valutazioni che sembrano proporre una diversa ipotesi di storia della letteratura italiana del Novecento.
La Capria insiste sull’importanza dell’immaginazione quale strumento di comprensione della realtà; a suo parere, per capire la storia di un popolo, occorre un’immaginazione creativa e poetica perchè gli strumenti tradizionali dell’indagine storiografica non sono di per sè sufficienti.

Domenico da Prato,autore de l'”Acquattino”, non ha mai goduto dei favori della critica come del resto è capitato a numerosi “minori”.
Il contributo ribadisce l’importanza di una riscoperta di questo poema incompiuto della prima metà del Quattrocento per la sua importanza storico-letteraria e ne fornisce un’inedita analisi intertestuale.

Alcuni passaggi della “Lettre à M. Chauvet” riprendono alcuni punti delle “Osservazioni sulla morale cattolica” ed il loro tema centrale è rappresentato dalla critica della morale fondata sulla simpatica, teorizzata da Adam Smith e ripresa negli scritti di Cabanis. Pur avvalendosi di tali prospettive, Manzoni propone una poetica ed una morale del superamento della sfera ristretta della simpatia.

I grandi modelli letterari come Verga, D’Annunzio, Pascoli ed i Futuristi, che hanno segnato la formazione giovanile di Vitaliano Brancati, si configurano come punti di partenza per l’elaborazione di un registro stilistico personale che oppone all’impenetrabile estetismo e alla retorica la ricerca della precisione semantica, presupposto del vero realismo.

Il contributo ripercorre le tappe più significative che hanno condotto all’elaborazione di una filologia gaddiana che ha consentito l’acquisizione di inediti di rilevante importanza ed ha fornito avantesti ed apparati di varianti al lavoro di commento.