Resine | 2001 | N. 87-88

Ferrari apre questo numero di “Resine”, dedicato all’arte e alla letteratura spezzina del Novecento,con un breve excursus storico-architettonico di La Spezia che nel Novecento ha subito distruzioni e frettolose ricostruzioni. La pur giovane storia letteraria spezzina è segnata dagli eventi che hanno caratterizzato la sua vita.

Viene qui presentato un excursus su arte ed estetica a La Spezia e nella Lunigiana attraverso un secolo, a partire dal 1850 fino al 1950: dai primi sonetti scritti da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi alla fine dell’Ottocento al particolare momento futurista vissuto alla Spezia negli anni ’30 e alla ricostruzione del secondo dopoguerra anche delle attività culturali.

Di Ceccardo Ceccardi Roccatagliata sono qui pubblicati per la prima volta alcuni versi che compose nel suo soggiorno ad Ortonovo(1891-1895).I versi sono per lo più dedicati all’amata Emilia Venturini e alla sorella Valentina.

Un particolare momento futurista si origina da Marinetti a La Spezia. L’A. ricostruisce le vicende di quegli anni ’30 e le opere che lo caratterizzarono come il famoso “Aeropoema del golfo della Spezia”.

L’A. esamina il carteggio Montale con Salvatore Pugliatti, Salvatore Quasimodo e Glauco Natoli. Quello con Natoli è del tutto inedito e viene esaminato da Palumbo presso l’Archivio Contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Viesseux di Firenze dove è depositato.

Il paese di Monterosso, nelle Cinque terre, ha agito sulla psiche del giovane Montale tale da fissarsi nella sua poesia. Il poeta, in una villa con un parco digradante al mare, trascorre, fra i dieci e i trent’anni (dal 1906 al 1926),con la famiglia tutte le estati. In quei luoghi ha avuto la stagione della sua iniziazione poetica.L’A. coglie, scorrendo alcuni versi, la presenza e l’influenza predominante di quei paesaggi.

La villa dei Montale a Monterosso viene qui descritta da Bianca Montale,parente del poeta che,tra il 1910 ed il 1930, passò le estati nella stessa grande residenza estiva. Ricorda lo splendore della casa e del paesaggio circostante gli stessi amati da Eugenio negli anni giovanili. Si rammarica poi per il triste declino del luogo che, specie negli ultimi anni dagli anni ’70, ha subito l’onta delle costruzioni selvagge che hanno snaturato l’antico parco. Anche il poeta soffrì molto per questo tanto che non volle poi più tornare in quei luoghi che caratterizzarono molta parte della poetica degli “Ossi di seppia”.

L’A. ricostruisce il clima letterario di Bocca di Magra fra il 1951 e il 1965 e presenta due lettere inedite, una di Vittorio Sereni e una di Attilio Bertolucci, scritte all’amico Paolo Bertolani e introdotte da una nota di Bertolani stesso.

Analisi del poema di Sereni “Un posto di vacanza” suddiviso in sette parti. Il poema è collocato al centro della raccolta sereniana “Stella variabile” datata 1981 e uscita nel febbraio del 1982.

Vengono pubblicate due lettere inedite di Vittorio Sereni e Attilio Bertolucci,che Paolo Bertolani,legato da profonda amicizia ai due, aveva ricevuto. Sereni e Bertolucci, come si sa, hanno avuto una lunga consuetudine con l’area spezzina, il primo con Bocca di Magra a cominciare dagli anni ’50, e frequenti puntate nel lericino in visita all’amico Paolo, il secondo con Lerici(Tellaro) a cominciare dagli anni ’60.

L’A. ci presenta un Soldati inedito in una intervista registrata a Tellaro nel 1991.

Breve ritratto dello scrittore spezzino Giancarlo Fusco.

Breve profilo bio-bibliografico dello scrittore contemporaneo spezzino Gino Patroni.

Viene pubblicata una poesia inedita di Giovanni Giudici intitolata “Il figlio di Dio”.

L’A. si sofferma sull’attività di scrittore svolta a Sarzana da Manlio Cancogni.

Breve profilo del poeta spezzino Ettore Serra e lettura di sue liriche

Si pubblica una poesia autografa di Ettore Serra datata luglio 1975 dal titolo “Colloquio”.

La Lagorio pubblica una delle ultime lettere ricevute da Serra datata 14 ottobre 1980.

Ricordi d’infanzia nella breve narrazione Marmori che rievocano, insieme alla grande casa della sua infanzia il ricordo del fratello Giancarlo.

A Manzitti è dovuto questo ricordo dell’edizione spezzina (1923) de “Il porto sepolto” di Ungaretti.