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Rassegna europea di letteratura italiana | 2014 | N. 44
Anno 2014 – N. 44
A cura di Francesco Giuliani
Titolo articolo: ‘Nel ciel che più de la sua luce prende fu’ io’: forme e contenuti esordiali nella “Commedia”
La studiosa ritiene necessario escludere dalla sua trattazione la celebre lettera a Cangrande, la cui autenticità è ancor oggi oggetto di discussioni. La lettera avrebbe offerto un importante paratesto d’autore, prezioso per discutere sul tema dei momenti esordiali della “Commedia”. In mancanza di dati dirimenti, la studiosa nota che Dante ha voluto che il poema fosse introdotto da un prologo, mentre ogni cantica è introdotta da un proemio, ma la terminologia sul tema cambia in altri studiosi e si discute sull’uso dei termini proemio, prologo, esordio e preambolo. L’A., soffermandosi su numerosi esempi tratti dalla “Commedia”, ricorda poi l’esistenza di protasi di secondo e terzo grado (queste ultime informano il lettore-uditore sul contenuto di un canto o di una parte di canto). L’ultima parte del saggio è dedicata al pubblico della “Commedia”, diviso in 3 categorie. La prima comprende dei ‘lettori affezionati’, appartenenti al pubblico comunale cittadino della borghesia magnatizia, dell’aristocrazia e, in parte, del popolo minuto; la seconda è formata dagli uomini di alta cultura; la terza, infine, da tutta la cristianità, ossia da gente che prima o poi sentirà parlare del poema.
Lingua: ItalianoPag. 9-28
Etichette: Alighieri Dante, Divina Commedia, Poema, Trecento, Paratesto, Retorica,
Titolo articolo: Il buono, il brutto, il cattivo: figure di regnanti non-cristiani nel “Mambriano” di Francesco Cieco da Ferrara
Jane E. Everson parte dalla tesi espressa in un suo studio da Jo-Ann Cavallo, la quale afferma che nel passaggio dall'”Orlando innamorato” al “Furioso” è cambiata in peggio la caratterizzazione dei personaggi non-cristiani. La tesi è ritenuta discutibile e per approfondire il contesto storico-letterario la Everson prende in esame il “Mambriano” di Francesco Cieco da Ferrara, composto nel periodo intermedio tra la composizione dei due succitati poemi. Esaminando in più paragrafi i regnanti del Medio Oriente, dell’Africa e della Spagna, la studiosa giunge alla conclusione che la caratterizzazione dei personaggi risente soprattutto degli aspetti psicologici e politici, è dettata, di volta in volta, da accordi politici, ambizioni territoriali, scontri storici, ma non è condizionata da posizioni religiose. Con il “Manbriano”, pertanto, si è lontani da una ripresa del motivo delle crociate. La conclusione della Everton, pertanto, è che l’analisi dei personaggi non-cristiani dei poemi di fine-Quattrocento e inizio Cinquecento è più complessa di quanto lascia intendere Jo-Ann Cavallo nel suo studio.
Lingua: ItalianoPag. 29-43
Etichette: Cieco da Ferrara Francesco, Boiardo Matteo Maria, Ariosto Ludovico, Il Mambriano, Orlando innamorato, Orlando furioso, Poema cavalleresco, Quattrocento, Cinquecento, Cristianesimo, Islamismo,
Titolo articolo: ‘Erger su tempii di vivace fede’. Sulla declinazione sacra del ‘tempio di rime’ fra ‘500 e ‘600
Maiko Favaro si sofferma sui cosiddetti “templi di rime”, che formano un sotto-genere delle antologie liriche. Nel Cinquecento appaiono alcune noti “templi di rime”, che hanno un contenuto profano, ma Favaro sottolinea che esistono anche alcune significative raccolte religiose, che vanno opportunamente considerate in sede critica. Di qui, dunque, l’attenzione riposta sul “Tempio Armonico” del beato Giovanni Giovenale Ancina, un umanista al servizio dei Savoia, che poi entra nella Congregazione fondata da san Filippo Neri. Il libro, pubblicato nel 1599, è concepito per essere cantato a tre voci e contiene numerose poesie, non tutte sue. Ancina, che afferma di aver avuto l’idea di scrivere il “Tempio” mentre si trovava in una chiesa, adatta alla Vergine il codice petrarchista. Dedicato alla Vergine è anche “Il sacro tempio dell’imperatrice de’ cieli Maria Vergine santissima”, del 1613, a cura di Carlo Fiamma, ricco di liriche di autori del tempo anche famosi. A san Francesco d’Assisi è invece dedicato il “Tempio de lodi in onor del serafico patriarca de’ poveri Francesco Santo”, a cura di Ansovino da Sarnano, del 1620.
Lingua: ItalianoPag. 45-58
Etichette: Ancina Giovanni Giovenale, Fiamma Carlo, Tempio Armonico, Poesia religiosa, Cinquecento, Seicento, Cristianesimo,
Titolo articolo: Italian Tragedy, 1820-1827
In un diario di Charles-Augustin de Sainte-Beuve si leggono le parole relative ad una conversazione che ha avuto con Victor Cousin. Questi gli parla dell’entusiasmo suscitato in Goethe dalla lettura del “Conte di Carmagnola” di Manzoni, aggiungendo che Goethe ha favorito la fama europea dello scrittore e lo ha anche difeso dalle dure critiche contenute su di una non meglio precisata rivista inglese. Partendo di qui, Paolo Borsa e Christian Del Vento, con dovizia di riferimenti e di particolari, vanno alla ricerca della rivista in questione, che è poi la prestigiosa “Quarterly Review”. L’articolo, apparso sul numero di ottobre del 1820, è pubblicato effettivamente il 19 dicembre successivo; esso non riporta il nome dell’autore e reca come intestazione “Italian Tragedy”. L’autore, in ogni caso, viene identificato in Henry Hart Milman, il quale, a quanto pare, si avvale anche della consulenza di Foscolo, che vive in Gran Bretagna. Nell’articolo “Italian tragedy” si parla molto bene della “Francesca da Rimini” di Pellico e della “Riccarda” di Foscolo, mentre si stronca il “Carmagnola”. Goethe però ribadirà la sua stima per Manzoni.
Lingua: ItalianoPag. 59-86
Etichette: Manzoni Alessandro, Foscolo Ugo, Wolfgang Goethe, Conte di Carmagnola, Tragedia, Ottocento, Critica teatrale, Lingua inglese, Romanticismo, Rivista,
Titolo articolo: Su alcune similitudini dell'”Entrée d’Espagne”
Il ponderoso poema epico “Entrée d’Espagne”, scritto da un anonimo autore di Padova del Trecento, è senza dubbio alcuno il capolavoro della cosiddetta letteratura franco-italiana o franco-veneta. Marco Veneziale nel suo studio parte dalla capacità che ha il poema di offrire sempre felici sorprese ad ogni lettura. Lo studioso ricorda che nel poema si fa un largo uso di similitudini, che si addensano soprattutto in occasione di momenti particolari dell’opera. Lo studio si sofferma in particolare sulle ultime pagine del poema, con l’incontro tra Orlando e lo zio Carlomagno. I baci di Carlomagno ad Orlando, si legge, sono così intensi da non poter essere confrontati con quelli che una donna dona al proprio marito di ritorno da un paese straniero. L’opera dell’Anonimo Padovano si conclude bruscamente con il ritorno di Orlando, creando molti dubbi se essa sia o meno completa. Esiste, comunque, una continuazione, ad opera di Niccolò da Verona, che conosce molto bene l’opera dell’Anonimo Padovano, pur non raggiungendo il suo stesso livello artistico.
Lingua: ItalianoPag. 89-95
Etichette: Niccolò da Verona, Entrée d’Espagne, Poema cavalleresco, Trecento, Veneto,
Titolo articolo: La ricezione primo-novecentesca dello “Zibaldone”. Francesco Colagrosso e la teoria leopardiana della lingua
Marialucia Belleli parte della pubblicazione dello “Zibaldone”, che nei primi anni del Novecento anima un importante dibattito sul carattere filosofico e poetico del genio leopardiano. Leopardi, dunque, appare un poeta-filosofo in alcuni studi significativi, come quello di Bonaventura Zumbini, che individua nello “Zibaldone” l’origine e lo svolgimento delle idee poste alla base delle opere di Leopardi. Tra gli autori di questo periodo, l’autrice del saggio sottolinea il ruolo del critico molisano Francesco Colagrosso, che amò in modo particolare proprio Leopardi, quasi immedesimandosi in lui. Nei suoi lavori, come gli “Studi sul Tasso e sul Leopardi”, del 1883, apparsi prima della pubblicazione dello “Zibaldone”, e ne “La teoria leopardiana della lingua”, del 1905, Colagrosso offre molti spunti preziosi per interpretare lo scrittore recanatese. Benedetto Croce, intervenendo sulla “Critica”, nel 1909, usò parole dure contro Colagrosso, negandogli dignità di studioso di stilistica. Oggi, però, nota la Belleli, si può e si deve dare il giusto merito agli scritti di Colagrosso.
Lingua: ItalianoPag. 97-114
Etichette: Leopardi Giacomo, Zibaldone, Prosa, Ottocento, Novecento, Colagrosso Francesco, Zumbini Bonaventura, Critica letteraria, Filosofia del linguaggio,
A cura di: Dario Mantovani
Edizioni: Ledizioni, Milano – 2013
Lingua: Italiano
Pag. 117-120
Recensore/i: Maurizio Mazzoni
Etichette: La Guerra di Troia in ottava rima, Poema cavalleresco, Trecento, Edizione critica,
Edizioni: Edizioni di Storia e Letteratura, Roma – 2015
Lingua: Italiano
Pag. 120-122
Recensore/i: Vincenzo Cassì
Etichette: Canterino da Siena Pietro, Cantare di Camilla, Trecento, Poema cavalleresco, Edizione critica,
Edizioni: Antenore, Roma-Padova – 2014
Lingua: Italiano
Pag. 122-130
Recensore/i: Maria Cristina Cabani
Etichette: Sostegno di Zanobi, La Spagna, Poema cavalleresco, Cantare, Trecento,