Le riviste sostenitrici
Quaderni del ‘900 | 2002 | N. 2
Anno 2002 – N. 2
A cura di Alessia Bruno
Titolo articolo: Presentazione
Inizia con questo numero la collaborazione di “Quaderni del ‘900” con la California State University di Long Beach; proprio per sancire tale collaborazione questo numero è dedicato agli autori italiani che, nel corso del ‘900, hanno mostrato un vivo interesse nei confronti della letteratura americana e hanno variamente contribuito alla diffusione della stessa in Italia.
Lingua: ItalianoPag. 5
Etichette: Rivista, Novecento, Letteratura americana, Italia,
Titolo articolo: Presentazione
Nella presentazione, Carlo Chiarenza pone l’accento sull’importanza del confronto analitico fra la cultura americana e quella italiana che, seppur così diverse soprattutto metodologicamente, hanno ancora molto da dirsi in un ambito tanto vasto come quello letterario.
Lingua: ItalianoPag. 7-8
Etichette: Rivista, Novecento, Letteratura americana, America, Italia,
Titolo articolo: Pavese di fronte agli americani: le cose, i simboli, gli abissi
Il contributo è dedicato al rapporto tra Cesare Pavese e gli autori americani, soprattutto quelli definiti ‘illetterati’ come Whitman, Anderson, Masters ed altri. Li accomuna una particolare visione della scrittura e della letteratura interpretate non come meri processi di astrazione, ma lette come esperienza del reale, di cui è possibile fare emergere la dimensione invisibile, spirituale grazie ad un nuovo linguaggio simbolico. Anche l’elemento descrittivo non è più inteso come dato oggettivo, ma come immagine allusiva di ‘una realtà segreta’. Quest’ultima è percepibile attraverso uno sguardo indiretto, ‘indirection’ direbbero gli americani, e grazie alla presenza dell’anima, capace di far emergere il nesso nascosto fra la materia ed il suo significato.
Lingua: ItalianoPag. 9-33
Etichette: Pavese Cesare, Narrativa, Novecento, Saggio, Simbolo,
Titolo articolo: Calvino e Walt Disney: iconografia della bestia
Il saggio è incentrato sulla figura della ‘bestia’ nelle opere di Calvino e sul rapporto tra lo scrittore italiano e Walt Disney. Fin dagli scritti giovanili, infatti, Calvino mostra uno spiccato interesse per la letteratura nordica, che emerge, soprattutto, nella rappresentazione di personaggi deformi, grotteschi e ‘fisiognomicamente bestiali’. Proprio la deformazione del personaggio costituisce la chiave di lettura della narrazione e diventa punto di contatto con il mondo fantastico creato da Disney. Nei cartoons, infatti, gli animali sono poco o molto umanizzati, ma non sono mai soggetti ad una gerarchia rigida ed antropocentrica, per cui è possibile passare continuamente da ‘l’umanità dell’animale all’animalità dell’uomo’. Questo è l’aspetto apprezzato da Calvino, per il quale uomo e bestia si equiparano e c’è sempre possibilità di interscambio tra le due specie in modo che ci si trovi come ‘animali in mezzo a altri animali’.
Queste meccaniche compositive emergono chiaramente nel racconto “Furto in una pasticceria”, in cui i tre protagonisti diventano, in base a questa logica, ‘bestie umanizzate’ e si scontrano con la mostruosità degli oggetti che li circondano.
Pag. 35-50
Etichette: Calvino Italo, Narrativa, Novecento, Bestia, Iconografia, Novella,
Titolo articolo: The Americanization of Italian culture under Fascism
Il mito americano, di cui in questo saggio si analizzano la genesi e gli sviluppi, ha origini ottocentesche e riguarda due momenti della storia americana come la corsa all’oro, la mitica Eldorado, e la conquista del West. Essi colpirono l’immaginario degli europei e degli italiani in particolare, facendo sì che l’America apparisse come la ‘Terra Promessa’ verso cui accorsero ingenti masse di emigranti. Il processo di mitologizzazione continuò poi nel corso del novecento e raggiunse il suo apice dopo la prima guerra mondiale, quando il cinema, la musica jazz ed i nuovi balli si diffusero tra la popolazione italiana esaltando lo stile di vita statunitense. Fin qui il regime fascista non si oppose apertamente a tale diffusione, ma divenne apertamente ostile alla cultura d’oltreoceano quando ne conobbe la letteratura, giovane e dinamica, talvolta avventurosa, e proprio per questo tanto distante da quella europea, già allora, fortemente cristallizzata ed ancorata al passato.
Lingua: InglesePag. 51-69
Etichette: Ottocento, Novecento, Cultura, Fascismo, Mito americano, Italia,
Titolo articolo: Montale ed Eliot attraverso “La bufera” e i “Four Quartets”: tempo, trascendenza e storia
Oggetto del contributo è il rapporto intertestuale fra i testi poetici di Eliot, in particolare i “Four Quartets”, e la raccolta “La bufera” di Montale, analizzati come chiave di lettura per comprendere il senso della storia, il valore del tempo e la funzione del testo letterario nei due autori.
Lingua: ItalianoPag. 71-88
Etichette: Montale Eugenio, Eliot Thomas, Poesia, Novecento, Interstualità,
Titolo articolo: “La vita agra”: rimorso e rinuncia di un traduttore dis-onesto
Il contributo è dedicato all’analisi de “La vita agra” di Bianciardi, romanzo scritto nel 1962, che le recensioni del tempo ridussero ad una mera critica del boom economico. Si tratta, in realtà, di un’opera complessa che pare priva di un centro e che si riavvolge continuamente su se stessa moltiplicando i punti di riferimento. In essa è evidente il richiamo a generi diversi espressi con una notevole varietà lessicale. Molti sono gli echi letterari che emergono nella lettura, tra cui spicca l’influenza di Miller, autore che Bianciardi aveva tradotto e da cui era rimasto affascinato. Il rapporto tra i “Tropici” e “La vita agra”, però, è in qualche modo ribaltato, i due protagonisti reagiscono diversamente allo sfacelo della realtà e, mentre il primo acquisisce il distacco necessario alla propria sopravvivenza, il secondo, pur lottando, viene assorbito dal mondo malsano che ha contestato.
Lingua: ItalianoPag. 89-109
Etichette: Bianciardi Luciano, La vita agra, Narrativa, Novecento, Romanzo, Alienazione,
Titolo articolo: I miti del Nuovo Continente: l’ “Americana” di Vittorini
Il contributo è incentrato sull’ antologia di autori americani, curata da Vittorini per l’editore Bompiani ed intitolata “Americana”. La genesi di questa raccolta fu alquanto travagliata, infatti la prima edizione del 1941 con le note di Vittorini stesso fu censurata dal regime fascista e dall’allora responsabile della Cultura Popolare, Alessandro Pavolini, per frenare ‘la ventata di eccessivo entusiasmo’ nei confronti della letteratura d’oltreoceano. Solo l’anno seguente, nel 1942, priva dei raccordi critici vittoriniani e con l’introduzione di Emilio Cecchi, l’antologia potè essere pubblicata.
L’edizione originaria censurata, infatti, consolidava il mito americano che si stava diffondendo in Italia anche in ambiti non propriamente letterari, in quanto proprio l’America costituiva nell’immaginario di alcuni intellettuali italiani, come Vittorini e Pavese, il luogo di valori ancestrali, primigeni, come la libertà, tanto mortificati nella situazione politica italiana.
Pag. 111-127
Etichette: Vittorini Elio, Americana, Narrativa, Novecento, Antologia, Letteratura americana, Americanismo, Mito,
Titolo articolo: ‘Qualcosa di molto serio e prezioso’: la letteratura americana nell’opera di Cesare Pavese
L’interesse di Cesare Pavese per la letteratura americana non fu un fatto occasionale ma, come si intende dimostrare in questo saggio, una scelta consapevole che ebbe delle profonde motivazioni psicologiche e stilistiche. L’autore, infatti, cercò di recuperare il proprio mondo interiore, irrazionale sulla scorta del ‘furore’ della giovane letteratura americana, rinunciando, almeno in parte, al controllo serrato che egli stesso aveva imposto alla propria arte.
La ricerca linguistica, soprattutto riguardo alle forme dialettali, affiancata all’attività di traduttore, lo spinsero così ad un rinnovamento linguistico dell’italiano accademico, grazie alla riscoperta della vivacità della lingua parlata che, nelle sue intenzioni, doveva essere universalmente compresa.
Questo bisogno di irrazionale, di ancestrale accompagnò la maturità di Pavese e fu conseguente alla sua attività di traduttore dall’inglese, in cui proprio lo ‘slang’ realizzava così bene l’ideale di una lingua passionale e verace che fosse ‘uno strumento democraticamente dinamico’.
Pag. 127-156
Etichette: Pavese Cesare, Narrativa, Novecento, Lingua, Mito, Traduzione,