Poetiche | 2011 | N. 1

Oggetto dell’articolo è la riformulazione dialogica dell'”Histoire de ma fuite” all’interno dell’autobiografia casanoviana. Una riscrittura che evidenzia, come argomenta l’autrice, l’apporto di generi diversi come il romanzo e il teatro e, soprattutto, l’influsso dell’arte della conversazione. Attraverso di essa, infatti, lo scrittore veneziano istituisce un dialogo con il lettore con effetti di verosimiglianza e mimesi.

Al centro dell’analisi è la funzione metanarrativa assunta dalle descrizioni paesaggistiche – in particolare quelle legate al simbolismo dell’acqua – nell’opera di Ippolito Nievo. L’idrografia nieviana è pertanto scandagliata attraverso una lettura semiologica, tesa a valorizzare la dimensione civica del paesaggio, mai inteso dall’autore come cornice accessoria.

Rivalutato soltanto di recente da autorevoli studiosi, il poeta toscano Giuseppe Giusti ha subito dopo la morte – come qui si dimostra – un eccessivo ridimensionamento critico. Viceversa fino al 1860 era preminente la lettura politica della sua opera, sia in senso moderato che democratico. Attraverso le pagine di illustri scrittori e critici, l’autore dell’articolo ricostruisce il mito di Giusti negli anni cruciali del Risorgimento.

L’autrice dell’articolo focalizza l’attenzione sull’autonominazione e sul relativo problema dell’identità nell’opera di Giovanni Boine. Spia di un’impasse ontologica e di una crisi ideologica che colpisce l’intellettuale di inizio secolo, la perdita d’identità rivela per contrasto – come qui si dimostra – l’importanza del nome, unico ancoraggio del soggetto alla realtà.

Al centro di questo studio è l’opera di Gianna Manzini, scrittrice raramente frequentata dalla critica. In particolare, il saggio prende in esame la predilezione dell’autrice per il genere del ritratto, sia umano che animale, di cui evidenzia la funzione narrativa e non meramente descrittiva. Il ritratto, infatti, si carica nella Manzini di una valenza gnoseologica e, come sottolinea la studiosa, diventa una modalità d’approccio all’alterità.

In questo ampio e articolato saggio si propone, sulla scorta dei recenti studi di semiotica dell’infanzia, una riflessione sulla letteratura infantile a partire da una prospettiva culturale e testuale. Mediante esemplificazioni critiche, s’indagano i concetti semiotici di ‘analisi’, ‘discorso’, ‘enunciazione’, ‘punto di vista’ e ‘valore’, applicati ad alcuni libri chiave della letteratura italiana.

Il critico rievoca con intensità la figura di Giorgio Celli, professore di Entomologia a Bologna, nonché poeta e drammaturgo ironico e raffinato.

Ricordo di Grigorius Kapsomenos, intellettuale di origine greca trasferitosi a Bologna nel 1967, dove apre una storica libreria, meta di studiosi e cultori di letteratura.