Poetiche | 2002 | N. 3

Metrica e poesia si separano quando i confini tra i generi si rompono: è uno dei risultati del Novecento, secolo nel quale gli obblighi ritmico-metrici non sono più tali.
Il contributo di Guglielmi mira a chiarire quando e come comincia questo rinnovamento della poesia e dei canoni ed individua in Baudelaire uno dei primi nuovi poeti.
L’avanguardia è l’espressione massima di questo esperimento profondo della letteratura, che investe da Rebora a Ungaretti, da Montale a Cardarelli per arrivare alla poesia di Leonetti, Pasolini, Roversi, Sanguineti e i “Novissimi”.

Niva Lorenzini cerca di ristabilire la verità del rapporto Ungaretti-Petrarca, rileggendo ancora una volta le ‘Riflessioni sulla letteratura’ di Ungaretti, scritte nel 1935, che troppo spesso sono state lette in modo superficiale. Lo fa attingendo ad altri saggi scritti da Ungaretti, ma non solo su Petrarca, anche su D’Annunzio, Dante, Gongora.

Dopo un lungo silenzio, durato per tutto il fascismo, il poeta Jahier torna a scrivere. Si cimenta in una completa revisione dei propri testi che trova pubblicazione solo nel 1981. Il contributo cerca di analizzare questo silenzio poetico e di saldare il prima e il poi, con un’analisi attenta di tutte le modifiche cui Jahier sottopone la sua produzione, che da puramente poetica si fa ideologica e discorsiva.

Andrea Zanzotto e Hölderlin : le modalità di ricezione del poeta svevo da parte di Zanzotto sono al centro di questo saggio, che prende spunto dalla pubblicazione di un lungo discorso su Hölderlin curato da Zanzotto e Giuseppe Bevilacqua. Si indaga qui sul sentimento politico di Holderlin, sul valore dei poeti e del contesto che li ospita, sull’influenza della lingua sulla poesia.
Si scopre una profonda condivisione poetica tra i due, composta di suoni, rimandi testuali e immagini.

L’opera di Silvio D’Arzo non ha mai goduto di troppa attenzione da parte della critica letteraria. Un’analisi nuova di ‘Essi pensano ad altro’, romanzo giovanile dello scrittore emiliano, riesuma quel concetto quasi pittorico della descrizione della marginalità, che si sviluppa pienamente nei lavori successivi.