Pirandelliana | 2012 | N. 6

Le ricerche intorno a testi epistolari, narrativi e drammaturgici, il rapporto di Pirandello con la politica e la cultura fascista e altri numerosi e variegati contributi, formano questo sesto numero della Rivista presentato dall’autore.

A confronto, in questo saggio, il “Tristam Shandy” di Sterne e l’opera di Pirandello. Secondo l’autore, Pirandello ‘mistura in ogni modo l’ironia con l’umorismo’: ma mentre l’ironia implica un giudizio, l’umorismo è un modo di pensare.

Nella sua prima prova narrativa “L’Esclusa”, Pirandello ribadisce l’essenza umoristica della vicenda dietro l’amara esperienza della protagonista. Alla base della sua ‘weltanschauung’ c’è un’immagine della vita come ‘enorme pupazzata’ e l’uomo è drammaticamente solo un fantoccio nelle mani della sorte.

Quali le posizioni della critica recente sul rapporto fede e religione in Pirandello? Dal confronto su quanto fede e religiosità incidano sull’opera dello scrittore e sulla sua concezione poetica, emerge ‘un ideale percorso di inconsapevole approfondimento’.

In questo saggio l’autrice analizza il rapporto tra malattia e scrittura nelle novelle di Pirandello. Dal Settecento in poi il corpo è ‘spazio tangibile’, la medicina dei sintomi lascia il posto a quella degli organi. In Pirandello la malattia fisica influenza la scrittura, potenzia la narrazione.

L’autore del saggio esplora il rapporto tra Pirandello e il fascismo, alla luce di ricerche d’archivio, indagine sui testi, gli studi di Sarah Zappulla Muscarà e la pubblicazione delle lettere tra Pirandello e il figlio Stefano.

Alla luce dell’indagine condotta soprattutto su “Quaderni di Serafino Gubbio operatore”, l’Autore arriva alla conclusione che Pirandello non vuole elaborare una teoria sull’alienazione, ma denunciare gli effetti negativi della crescente meccanizzazione che non dà all’uomo né felicità né progresso.

Il rapporto fra Pirandello e Bennett nel confronto di due personaggi: Enrico IV e George III. Il binomio potere/follia e la dicotomia tra essere e apparire, i temi di questo saggio.

A confronto Luigi Pirandello e Alberto Savinio negli anni dell’esperienza del Teatro d’Arte che vide la loro collaborazione, l’uno come creatore e capocomico e l’altro come musicista e scenografo.

Dal mondo giornalistico all’ambiente degli eventi culturali, dal territorio della parodia ai videogiochi, come il titolo del dramma più famoso di Pirandello è stato utilizzato, riutilizzato, modificato, deformato, tradotto.

Dopo una premessa di Rino Caputo, viene presentata sia una intervista a Sarah Muscarà sulla recensione inedita dello studioso Gianvito Resta dedicata al corpus unico “Tutto il teatro in dialetto”, curato dalla Muscarà, sia la recensione stessa. Conclude il trittico un’intervista a Enzo Zappulla, presidente dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano. Il testo è corredato da pagine manoscritte tratte dalla recensione di Resta.

Dalle carte di archivio spunta una lettera inedita di Pirandello a Annetta Agrò. La lettera manoscritta e il ritratto del fotografo Campagna di Girgenti: le piccole figlie di Annetta ritratte sotto l’ombrellino. Il testo è corredato dalla riproduzione dell’originale della lettera e dalla fotografia.

Ripensare e riscrivere l’Italia lasciandoci alle spalle il 150° dell’Unità; ripensare e riscrivere Pirandello anche in vista del 150° della nascita: questi i temi della riflessione di Pietro Milone.