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Per leggere | 2014 | N. 27
Anno 2014 – Annata: XIV – N. 27
A cura di Francesca Latini
Titolo articolo: Una canzone in doppia redazione di Lorenzo Moschi
L’articolo esplora l’intera tradizione poetica di Lorenzo Moschi, rimatore fiorentino del secondo Trecento, conosciuto fino ad oggi semplicemente come imitatore di Dante e Petrarca: il corpus di rime rinvenuto risulta essere molto più
cospicuo e vario di quello che conoscevamo sinora e il pressoché sconosciuto rimatore viene identificato per la prima volta come copista del codice Laurenziano Redi 111 attraverso il colophon autografo. In seguito il contributo si focalizza su una canzone del Moschi che sembra aver subìto un rimaneggiamento nel corso della sua tradizione, il quale (conseguentemente) porta a ipotizzare l’esistenza di una doppia redazione (una d’autore in tradizione unica e l’altra tradita da quattro manoscritti). L’articolo si chiude con i testi delle due canzoni preceduti da un breve cappello introduttivo e dotati del relativo apparato critico: “Ora m’accorgo, Amor, che fino a ora” (cosiddetta redazione A) e “Amico, or m’accorg’io che fino a ora” (cosiddetta redazione B).
Pag. 7-32
Etichette: Copista, Edizione critica, Filologia, Italianistica, Letteratura, Poesia, Poesia lirica, Trecento, Moschi Lorenzo, Ora m’accorgo Amor che fino a ora, Amico or m’accorg’io che fino a ora,
Titolo articolo: Lettura del sonetto “Una botta, volendo predicare”. Un pissi-pissi in corte pontificia?
Il saggio è una lettura interpretativa del sonetto “Una botta, volendo predicare”, scritto alla maniera di Burchiello e attribuito a uno sconosciuto contraffattore del tipico stile del barbiere fiorentino. Lo studio consta di due distinte parti. La prima è un’interpretazione letterale del testo, per mezzo della quale si rilevano le connessioni nascoste tra le diverse immagini della lirica: il nesso che sussiste tra il rospo-predicatore e i fantastici basilischi della prima quartina, e il passaggio logico dal raccontino delle favole di Esopo (terzine) all’episodio biblico di David e Golia (coda). Attraverso l’analisi linguistica s’individua un’espressione tipica dell’idioma aretino, una prova, forse, delle origini del poeta. Nella seconda parte del saggio si tenta di mostrare come, sotto il senso letterale, l’anonimo autore alluda ad alcuni eventi dell’attualità storica. È probabile che il sonetto riferisca di alcune importanti vicende del Concilio di Basilea (1431-1445). Il poeta sembra essere persona ben informata riguardo alle dinamiche politiche della fazione dei Conciliaristi e alle disavventure di papa Eugenio IV.
Lingua: ItalianoPag. 33-86
Etichette: Bestiario, Comico, Letteratura, Lettura, Poesia, Quattrocento, Sonetto, di Giovanni Domenico, Burchiello, Una botta volendo predicare,
Titolo articolo: “Atomi ardenti”. L’ode alle api di Girolamo Fontanella
Il saggio prende in considerazione le “Ode” di Girolamo Fontanella, raccolta d’esordio del poeta napoletano, pubblicata per la prima volta nel 1633 e successivamente, in redazione ampliata, nel 1638. In particolare, dopo un’introduzione dedicata ai principali caratteri stilistico-tematici della silloge, viene proposto il commento dell’ode “All’api”, scelta in questa sede sia in quanto testo esemplare della poetica fontanelliana, sia per il suo valore espressamente metatestuale.
Lingua: ItalianoPag. 87-106
Etichette: Commento, Critica stilistica, Italianistica, Letteratura, Letteratura barocca, Poesia, Seicento, Fontanella Girolamo, All’api, Catelli Nicola,
Titolo articolo: ‘una bestia di meno’: riflessioni sul “Maiale” di Umberto Saba
Il saggio è dedicato a una lirica tra le meno note di Umberto Saba: “Il maiale”, che, pubblicata più volte tra il 1911 e il 1920 e inclusa nel “Canzoniere” del 1921 all’interno della sezione “Casa e campagna”, non figura invece nell’edizione definitiva del ‘romanzo in versi’. A una lettura volta a illustrare i salienti aspetti contenutistici e formali di un testo davvero singolare, strettamente implicato con le origini giudaiche del poeta triestino, segue una disamina delle possibili ragioni della sua sofferta estromissione (di cui testimoniano le tarde pagine di “Storia e cronistoria” del “Canzoniere”) dalla compagine ultima del magnum opus sabiano.
Lingua: ItalianoPag. 107-139
Etichette: Animale, Ebraismo, Italianistica, Letteratura, Lettura, Novecento, Poesia, Saba Umberto, Minutelli Marzia,
Titolo articolo: ‘Questo sfogo confuso e disarmato’. Per l’edizione delle lettere di Stefano D’Arrigo a Cesare Zipelli
Il primo dato che balza agli occhi del lettore sia pur cursorio delle 190 missive indirizzate da Stefano D’Arrigo all’amico d’infanzia Cesare Zipelli (l’epistolario maggiore del Messinese per consistenza, continuità e interesse storico-critico) è senza dubbio di carattere stilistico: una scrittura sfrenata e torrentizia, sorgiva e uguale a sé stessa dal principio alla fine, ossia nell’arco di quasi mezzo secolo (la prima unità risale al 1946, quando i perfetti coetanei non hanno ancora compiuto ventisette anni; l’ultima, datata 2 aprile 1992, precede d’un mese esatto la morte del mittente), spesso crudamente servile e utilitaria, a tratti approssimativa e rudimentale come e più che nel parlato spontaneo: frutto, quindi, d’un’assoluta e affatto involontaria negligenza estetica, nonché di una rapidità esecutiva e un malgoverno linguistico poco meno che traumatizzanti se riferiti all’autore passato in leggenda come l’incarnazione stessa dell’amletismo e dell’incontentabilità.
Lingua: ItalianoPag. 143-166
Etichette: Archivio letterario, Epistolario, Epistolografia, Italianistica, Letteratura, Novecento, Linguaggio, Linguistica, D’Arrigo Stefano, Zipelli Cesare, Alvino Gualberto,
Titolo articolo: Nencioni ‘fuori sacco’
Tra le carte di Albino Pierro, conservate nel Laboratorio archivistico del Dipartimento di Filologia dell’Università della Calabria (ARCHILET), sono state recentemente rinvenute due lettere inedite di Giovanni Nencioni al prosatore palermitano Antonio Pizzuto, sfuggite alla corrispondenza pubblicata nel 1999. Le missive, di cui si offre qui un commento, testimoniano la nascita del sodalizio umano e culturale tra Pierro e il linguista fiorentino, protrattosi fino alla morte del poeta tursitano.
Lingua: ItalianoPag. 167-160
Etichette: Archivio letterario, Epistolario, Epistolografia, Filologia, Inedito, Italianistica, Letteratura, Lettura, Linguistica, Novecento, Nencioni Giovanni, Pierro Albino, Pizzuto Antonio, Alvino Gualberto,
Titolo articolo: Lo scrittoio volgare del Sannazaro: intorno all’ultima edizione dell’”Arcadia”
L’edizione dell'”Arcadia” a cura di Carlo Vecce restituisce la complessità del laboratorio sannazariano e grazie ad un esaustivo recupero dei tasselli comuni ad “Arcadia” e rime si offre quale valido strumento per l’esplorazione dello scrittoio volgare del poeta. I rimandi ai “Sonetti et canzoni” portati alla luce esibiscono le notevoli affinità lessicali, sintagmatiche, metriche e retoriche esistenti fra le due opere e attestano, ancora, una visibile comunanza di approdi tematici. Il commento che correda l’edizione Vecce permette cioè di rilevare come dalle scritture lirica e bucolica emerga una medesima prospettiva di natura metapoetica – desiderio di superamento dell’esperienza minor del tema/stile d’amore in vista di un approdo al sublimis – che si riverbera in affini diegesi scandite e strutturate dall’anelito all’innalzamento poetico.
Lingua: ItalianoPag. 173-197
Etichette: Arcadia, Edizione critica, Favola pastorale, Filologia, Intertestualità, Italianistica, Poesia, Poesia pastorale, Prosa, Quattrocento, Umanesimo, Sannazaro Iacopo, Fanara Rosangela,
Titolo articolo: ‘Quasi’: una scheda per il finale del “Pasticciaccio”
Partendo dal significato dell’ultima parola (l’avverbio ‘quasi’) il saggio propone una lettura delle pagine, e soprattutto delle enigmatiche righe finali del romanzo gaddiano. Vengono presi in considerazione diversi dati esterni (interviste, lettere, riscontri di altre opere, dettagli di cronaca a cui il romanzo si è ispirato), ma è soprattutto la lettera del testo ad essere analizzata in un’ottica esplicativa, collegando tra loro vari indizi rivelatori delle intenzioni narrative gaddiane, e cercando di sciogliere le molte ambiguità di un finale aperto, in cui convergono tanti fili strutturali, ideologici e narrativi, e che di conseguenza riveste un’importanza centrale per l’interpretazione complessiva del romanzo.
Lingua: ItalianoPag. 199-206
Etichette: Cronaca, Delitto, Epistolario, Giallo, Giornalismo, Italianistica, Letteratura poliziesca, Lettura, Novecento, Romanzo giallo, Romanzo poliziesco, Semantica, Gadda Carlo Emilio, Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana, Roggia Carlo Enrico,