Paragone | 2004 | N. 54-55-56

“Poesia degli anni Sessanta” consente a Marchi di presentare la figura, precocemente scomparsa, di Giovanni Raboni mancato alla redazione di “Paragone” nel settembre del 2004. Per l’A. parla di un poeta attraverso la sua opera critica che Marchi definisce ‘una conferma ed un bruciante accrescimento d’amore per la poesia stessa’, sintetizzando così il commosso gesto di commemorazione ad un ‘critico-critico’.

L’A. esprime la propria volontà di parlare del “Canzoniere” con quella che lui reputa la lingua per eccellenza della poesia, e cioè con la lingua de “Les fleurs du mal”. Benché Baudelaire e Petrarca siano fra loro poeti molto distanti, sono entrambi poeti religiosi, ed entrambi latini. A partire da limitari corrispondenze, Gardair intende innestare la poesia di Baudelaire su quella del “Canzoniere” senza, necessariamente, vedere in Petrarca fonti o anticipazioni de “Les fleurs du mal”.

Rilettura e riformulazione dell’antico stanno alla base della costruzione, operata da Petrarca, di taluni topoi letterari, quali, per esempio, la rappresentazione del libro come specchio e del testo come volto dell’anima. Il suo riproporre, per esempio, la visione della lettura come dialogo, ricostruisce un mito classico di grande fascino. Accanto a queste riflessioni, Bolzoni, in chiusura, aggiunge alcuni appunti sugli stretti legami fra lettura e tradizione dell’arte della memoria in Petrarca.

Verità o menzogna nel testo poetico? È questo l’interrogativo che Noferi si pone analizzando l’utilizzo delle metafore nella produzione del Petrarca e, in particolare, del ricorso alla figura di Laura come riferimento femminile. L’artificio del poeta quindi, e il lavorio continuo intorno a quel nome di donna, al linguaggio e alle parole sapientemente rimodellate e ricercate, fanno del Petrarca un poeta immortale che seppe tramutare la propria ricerca linguistica (la ‘voluptas dolendi’) nel piacere dello scrivere.

Prosa di Anna Banti incentrata su di una inedita figura di Laura petrarchesca.

Tre componimenti poetici, “Alberi”, “Lotta col nulla”, “Al suo sorriso”, di Luciano Erba.

Senza dimenticare testimoni autografi ed edizioni princeps, Cesare Garboli ha realizzato, per la collana Meridiani, una selezione di testi, accuratissima, delle opere di Pascoli. Servendosi, seppur non con propositi dichiarati, della scienza filologica, Garboli ha saputo ricostruire e ridisegnare un’immagine inedita di Pascoli, a tratti differente da quella ufficiale. “Myricae” e “Canti di Castelvecchio” vengono analizzati ricostruendo cantieri nei quali il divenire del lavorio su generi differenti dà forma all’immagine di un Pascoli impegnato contemporaneamente su più tavoli.

Racconto di Vincenzo Pardini.

Nel volume “Scritti di argomento familiare e autobiografico”, curato da Gennaro Barbarisi, dell’Edizione nazionale delle Opere di Pietro Verri, Maria Castiglioni diviene l’ignara protagonista de “Notizie intorno la vita, i costumi e la morte di vostra madre”. Il Verri manifesta, anche negli altri scritti raccolti nel volume e in parte dedicati alla figlia Teresa, un’attenzione particolarissima nei confronti dell’educazione dei figli e della puericultura, attenzione esposta con una scrittura moderna nel lessico e nella costruzione. Il volume si chiude con le “Memorie sincere” (conosciute come “Diario militare”) nelle quali, rispondendo ad una struttura articolata sul genere epistolare, Verri narra della sua partecipazione alla guerra dei Sette anni.

Componimento in prosa di Fausta Garavini.

La tematizzazione del poeta da morto viene posta da Giovannuzzi al centro di un’ampia di riflessione su come questo tipo di autorappresentazione si sia via via affermata con maggiore incisività nella seconda parte del Novecento. L’A., riproponendo brani di produzione poetica, da “I sepolcri” alle “Odi barbare”, delinea una storia del filone di rappresentazione mortuaria. Ma è con gli anni dell’immediato dopoguerra che questa si precisa in una produzione più cospicua con letterati del calibro di Saba, Ungaretti, Bertolucci, Montale, Sereni. Significativi risultano quindi gli anni Cinquanta, sebbene nelle avanguardie non si possa avvertire con consistenza il ricorso a questa tipologia di figurazione del sé.

18 poesie di Renzo Gherardini scritte da dicembre 2004 a gennaio 2005.

Racconto breve di Ruggero Stefanini.

Un Gadda delle “Meraviglie d’Italia” quello tratteggiato da Cattaneo. Un Gadda che, contornato a Roma, alla redazione del Giornale radio, da abruzzesi, percorre, nella terza parte delle “Meraviglie”, un curioso viaggio in Abruzzo fra la funivia dell’Aquila, il Gran Sasso e Teramo.

Commento all’edizione anastatica, proposta nel 2004 dalla Libreria dell’Orso di Pistoia, del “Petrarcha redivivvus” di Giacomo Filippo Tomasini.