Nuova rivista di letteratura italiana | 2014 | N. 2

Anno 2014 – Annata: XVII – N. 2
A cura di Marina Dattola

Autore/i articolo: MARCO SANTAGATA
Titolo articolo: Ricordo di Umberto Carpi

L’autore dell’intervento rende omaggio all’amico e studioso Umberto Carpi ripercorrendo brevemente la sua intensa carriera di critico e storico della letteratura italiana. I primi studi erano incentrati sulla rivista “Voce” di Papini e Prezzolini e sugli intellettuali che vi ruotavano intorno per poi estendersi a tutta una serie di riviste di provincia, con analoghi intenti politico-culturali, per giungere ad un profondo interesse per il futurismo e l’avanguardia. Dal 1989 Carpi iniziò a interessarsi allo studio dei giacobini italiani nel periodo napoleonico, mentre successivamente la sua attenzione si focalizzò su Carducci, pur essendo impegnato a portare avanti il suo ruolo di Sottosegretario di Stato per l’industria con delega all’Energia. Terminata la carriera politica, Carpi decise di approfondire le sue ricerche su Dante arrivando a proporre una rivoluzionaria lettura della “Divina Commedia” e mostrando come nell’opera siano presenti chiari riferimenti ai tanti cambiamenti verificatisi nella vita del poeta fiorentino, di posizione politica, di schieramento, di amicizie e alleanze, di prospettive personali.

Lingua: Italiano
Pag. 11-16
Etichette: Carpi Umberto, Alighieri Dante, Divina Commedia, Novecento,

Autore/i articolo: WALTER SITI
Titolo articolo: Il falso e il vero Paci

Anche Walter Siti intende, in questo intervento, rendere omaggio al maestro Umberto Carpi all’interno del numero della rivista interamente dedicato alla sua memoria. Il loro rapporto, all’inizio conflittuale, nacque durante gli anni di studi presso la Scuola Normale di Pisa, quando Carpi faceva assistenza al tema di italiano durante il concorso d’ingresso. Ciò che colpiva in lui, in senso positivo, erano la franchezza e l’estraneità dall’adulazione, mentre in senso negativo erano la prepotenza e la voglia di umiliare, divenendo con il suo modo di fare e le sue idee un idolo negativo, per Siti, dello storicismo. Il loro rapporto fu altalenante, ma nonostante ciò e i pochi anni di differenza Carpi venne considerato come una sorta di padre intellettuale, una figura paterna da rendere orgogliosa con il proprio lavoro e il proprio impegno.

Lingua: Italiano
Pag. 17-19
Etichette: Carpi Umberto, Letteratura italiana, Novecento,

Autore/i articolo: LAURA PAOLINO
Titolo articolo: Il dileggio dei padri. Note di lettura per “Figlio mio dilettoso, in faccia laude” di Guittone d’Arezzo

Laura Paolino analizza la storia della discussione critico-esegetica nata dal confronto tra il sonetto “[O] caro padre meo, de vostra laude” di Guido Guinizelli e “Figlio mio dilettoso, in faccia laude” di Guittone d’Arezzo”. La fortuna esegetica della tenzone è da attribuire al riferimento che Dante fa nella “Commedia” e al fatto che siano stati considerati documenti di prima mano utili per individuare rapporti, contrapposizioni e similitudini tra i più importanti esponenti della poesia dell’Italia centro-settentrionale tra Duecento e Trecento. Viene qui, però, proposta una nuova lettura del sonetto di Guittone d’Arezzo, il quale sembra voler rispondere all’omaggio ricevuto da Guinizelli ricambiandone le lodi. Nella prima parte il poeta ribadisce il concetto, già espresso altrove, della inadeguatezza delle lodi tessute al saggio, ma poi chiarisce che questi difficilmente si fa abbagliare dai complimenti ed è capace di lodare allo stesso modo uno scrittore di pari livello. Centrale è il concetto di paternità proposto da Guinizelli ed accettato da Guittone a patto che l’interlocutore coltivi il più possibile la vera sapienza.

Lingua: Italiano
Pag. 23-49
Etichette: Guittone d’Arezzo, Guinizelli Guido, Alighieri Dante, Tenzone, [O] caro padre meo, de vostra laude, Figlio mio dilettoso, in faccia laude, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: MIRKO TAVONI
Titolo articolo: La cosiddetta battaglia della Lastra e la biografia politica di Dante

Da molti studiosi la battaglia della Lastra, durante la quale il 20 luglio 1304 i fuoriusciti Bianchi e i loro alleati tentarono di riconquistare Firenze, viene considerata il momento cruciale che segnò la definitiva rottura tra Dante e i suoi compagni d’esilio. Mirko Tavoni intende dimostra la veridicità di tale teoria e soprattutto la convinzione che, dopo la battaglia, Dante abbia scritto una lettera, intitolata “Popule mee, quid feci tibi?”, in cui chiedeva perdono a Firenze e diveniva un traditore della parte guelfa Bianca. Questa ipotesi sembra poco attendibile se si considera il fatto che Dante, proprio dalla metà del 1304 ai primi mesi del 1306, ha soggiornato a Bologna, una città guelfa bianca, dove scrisse parte del “Convivio” e l’intero “De vulgari eloquentia”. Attraverso lo studio delle fonti, antiche e moderne, emerge una visione diversa della biografia politica dantesca, dal 1303 al 1306, poiché la Lastra convinse il poeta di un impossibile rientro a Firenze, per via militare o diplomatica, e della necessità di costruirsi un futuro al di fuori della sua città e una nuova identità intellettuale.

Lingua: Italiano
Pag. 51-87
Etichette: Alighieri Dante, Biografia, Convivio, De vulgari eloquentia, Battaglia della Lastra, Firenze, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: LUCA D’ONGHIA
Titolo articolo: Michelangelo in prosa: sulla lingua del “Carteggio” e dei “Ricordi”

Analizzando gli scritti in prosa di Michelangelo, lettere e ricordi in particolare, è possibile notare come questi debbano essere considerati dei testi pratici più che letterari e l’attenzione debba essere focalizzata, quindi, più sulla lingua che sullo stile. Michelangelo non ebbe un’istruzione di tipo umanistico e per questo le prime missive appaiono caratterizzate da un’arcaicità linguistica con ripetizioni e durezze dovute al valore funzionale della sua scrittura. Sulla base di un ampio spoglio l’articolo esamina, pertanto, la fonetica e la sintassi delle epistole indirizzate a familiari e collaboratori. Per i “Ricordi” il discorso è analogo trattandosi nella maggior parte dei casi di lunghe liste di oggetti comprati, operai assunti, pigioni riscosse ecc., ma comunque interessanti quando emergono aspetti ed eventi inediti della vita dell’artista. Degne di nota sono le ricette oftalmologiche che consentono di puntare l’attenzione sull’effettiva conoscenza da parte di Michelangelo del latino e della terminologia medico-fisiologica.

Lingua: Italiano
Pag. 89-113
Etichette: Buonarroti Michelangelo, Carteggio, Ricordi, Epistolografia, Quattrocento, Cinquecento,

Autore/i articolo: CHIARA TOGNARELLI
Titolo articolo: “Noi democratici schietti”: la collaborazione di Carducci a “La Voce del Popolo” e la “Voce del Popolo ed Alleanza” di Bologna

Giosuè Carducci collaborò dal 1872 al 1873 con la rivista “La Voce del Popolo” e sempre dal 1873, anno della fusione con “L’Alleanza, al 1874 con la “Voce del Popolo ed Allenza”, due quotidiani che continuavano a dare notizie dettagliate delle attività delle associazioni repubblicane bolognesi e romagnole. Si tratta di una collaborazione non trascurabile per il numero di contributi e per il loro valore, a volte sottoscritti anche come Enotrio Romano. Tra i documenti conservati del poeta è emerso un “Commento all’ode: VIII agosto” inedito, che venne pubblicato su “La Voce del Popolo” l’8 agosto 1873, del quale però non si aveva notizia perché il numero della rivista è introvabile. Il 10 settembre 1873, invece, venne pubblicato l’articolo “I Neo-Cattolici alla riscossa” anonimo, ma sempre grazie ai documenti conservati con cura dal poeta stesso, lo si può oggi attribuire al Carducci. Su la “Voce del Popolo ed Allenza”, il 23 dicembre 1873, compare un altro articolo anonimo, ma scritto dal Carducci e conservato con cura, intitolato “La chiusura del corso clinico e il prof. Concato”.

Lingua: Italiano
Pag. 115-147
Etichette: Carducci Giosuè, La Voce del Popolo, Voce del Popolo ed Alleanza, Rivista, Ottocento, Novecento,

Autore/i articolo: FABRIZIO FRACESCHINI
Titolo articolo: Grande guerra, dialetti e ‘parole di soldati’ in Gadda, Jahier, Mussolini

Durante la Prima Guerra Mondiale si diffusero nuove modalità comunicative all’interno dell’esercito e spesso i soldati, che erano abituati a parlare in dialetto, furono costretti per comunicare tra a loro ricorrendo all’italiano. Dopo la disfatta di Caporetto, poi, l’uso del dialetto venne sfruttato per convincere le truppe alla resistenza estrema. Nei diari e negli scritti degli ufficiali Emilio Lussu, Carlo Emilio Gadda, Piero Jahier e il soldato Benito Mussolini emergono proprio la raffigurazione dei dialetti e le voci tipiche del gergo militare utilizzate per comunicare tra commilitoni. Spicca in questi autori un forte interesse per le dinamiche linguistiche attivate dalla guerra con riferimenti a voci glossate o vere e proprie liste lessicali relative ai dialetti e a ciò che viene detto ‘gergo militare’, ‘gergo di guerra’, ‘parole di soldati’. Anche all’interno dei giornali di trincea largo spazio venne dato ai testi dialettali, alle parole scritte dai soldati e ai loro canti, basti pensare all'”Astico” di Jahier e al “Nuovo contandino”, i cui destinatari erano propri i soldati tornati a casa dalle trincee.

Lingua: Italiano
Pag. 149-200
Etichette: Lussu Emilio, Gadda Carlo Emilio, Jahier Piero, Mussolini Benito, Prima Guerra Mondiale, Dialetto, Ottocento, Novecento,

Autore/i articolo: ANTONIO ZOLLINO
Titolo articolo: Montale in Lunigiana. Ancora su Ceccardo e paesaggio ‘ligure’

La biografia e l’opera di Montale possono essere, secondo i critici, suddivise in tre segmenti cronotipici, il genovese o ligure, il fiorentino e il milanese, anche se tra questi il primo è quello meno definito. Di grande rilievo, in particolare, fu la suggestione che suscitò sul poeta il territorio lunigianese e spezzino che testimonia l’influenza esercitata su Montale da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi. Attraverso nuovi riscontri emersi tra “Sonetti” e “Poemi” di Ceccardo e l’opera montaliana si può evincere che l’importanza di questo rapporto non ebbe delle conseguenze solo nel primo periodo della vita di Montale perché alcune dettagli e suggestioni sono ricorrenti anche in età matura e hanno le loro radici proprio nell’opera di Ceccardo. Questi viene, evidentemente, considerato da Montale come un maestro nel descrivere quelle terre e per questo velati riferimenti sono presenti non solo in “Ossi di seppia”, ma in tutta la produzione montaliana almeno sino a “Bufera e altro”.

Lingua: Italiano
Pag. 201-220
Etichette: Montale Eugenio, Roccatagliata Ceccardi Ceccardo, Paesaggio, Intertestualità, Lunigiana, La Spezia, Ottocento, Novecento,

Autore/i articolo: ALDO PECORARO
Titolo articolo: Primo Levi e i confini della scrittura

Aldo Pecoraro evidenzia delle nuove chiave di lettura delle opere di Primo Levi che consentono di comprendere, in maniera più approfondita, la sua importanza di scrittore complesso e non di semplice testimone. In “Se non ora, quando?”, ad esempio, l’incontro viene concepito come un ponte tra l’elemento tematico e l’intreccio e ogni incontro fatto durante la guerra partigiana nell’Europa orientale può essere considerato come un appuntamento potenziale con la morte. Di notevole importanza è l’opera pubblicata nel 2013 di Sergio Luzzatto, “Partigia”, dove vengono attentamente analizzati “Se questo è un uomo”, “La tregua”, ma anche poesie come la stessa “Partigia”. L’opera di Luzzatto ha suscitato numerose polemiche e l’autore è stato accusato di lesa memoria e di rivisionismo storico, mentre nella realtà delle cose la figura di Levi non esce in alcun modo intaccata e ancora una volta appare centrale il tema della colpa. Quest’ultima assume un valore metafisico nei reduci di guerra e nei sopravvissuti ai campi di sterminio come è possibile notare, ad esempio, in “Il sistema periodico”.

Lingua: Italiano
Pag. 221-238
Etichette: Levi Primo, Luzzatto Sergio, Se questo è un uomo, La tregua, Il sistema periodico, Se non ora, quando?, Ad ora incerta, Partigia, Novecento,

Autore/i articolo: ANNALISA ANDREONI
Titolo articolo: Il classicismo di Umbero Carpi

Nei anni Ottanta Umberto Carpi si dedicò allo studio di Schiller, Holderlin, Goethe, Hegel, Rosenkranz, fino a tradurre gli “Scritti sull’antichità” di Wilhelm von Humboldt. Attraverso questo attento lavoro di analisi riuscì a sviluppare una teoria che consentisse di dare una nuova interpretazione alla letteratura italiana classica tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Emergono secondo Carpi, infatti, negli scritti di quel periodo delle riflessioni sugli effetti del capitalismo e in particolare sulle conseguenze mercificanti della divisione del lavoro. Effetto negativo di questa evoluzione sociale è l’incapacità da parte dell’uomo di raggiungere la dimensione artistica del bello che viene evidenziata da Annalisa Andreoni proprio ripercorrendo gli studi svolti da Carpi sull’estetica classica tedesca e il classicismo letterario italiano, fino alla lettura della canzone di Leopardi “Alla Primavera o delle favole antiche”, la cui genesi risale proprio al periodo in cui Carpi studiava Schiller.

Lingua: Italiano
Pag. 239-252
Etichette: Carpi Umberto, Leopardi Giacomo, Classicismo, Estetica, Ottocento, Novecento,