Nuova rivista di letteratura italiana | 2013 | N. 1-2

Anno 2013 – Annata: XVI – N. 1-2
A cura di Marina Dattola

Autore/i articolo: ANGELO EUGENIO MECCA
Titolo articolo: La tradizione a stampa della “Commedia”: dall’Aldina del Bembo (1502) all’edizione della Crusca (1595)

Tra le varie edizione della “Commedia” di Dante Alighieri particolare rilievo rivestì quella pubblica da Aldo Manuzio nel 1502 a Venezia e che venne curata da Pietro Bembo. L’importanza di tale pubblicazione fu tale che su di essa vennero fondate tutte le successive, anche quella che venne stampata a Firenze sul finire del XVI secolo, nel 1595, a cura della Crusca. Le nuove edizioni, infatti, come la Giunta del 1506 o l’Aldina del 1515, si limitarono a correggere quella del Bembo senza avere l’intenzione di applicare alcun metodo critico. Tra le tante presenti alcune, però, ebbero il merito di distinguersi grazie all’utilizzo di fonti a stampa precedenti, come di quella del Landino che vide la luce nel 1481 a Firenze, o di fonti manoscritte, con particolare riferimento alle opere del Buti o del Boccaccio. In quest’ultimo caso è possibile citare l’edizione del Vellutello del 1544, stampa a Venezia, quella del Giolito che nel 1555 a Venezia fu il primo a introdurre l’aggettivo ‘Divina’, quella del Daniello del 1568 sempre a Venezia e, infine, l’edizione stampata a Firenze nel 1572 e curata dal Sermartelli.

Lingua: Italiano
Pag. 9-59
Etichette: Alighieri Dante, Bembo Pietro, Divina Commedia, Duecento, Trecento, Cinquecento, Intertestualità,

Autore/i articolo: ANDREA LAZZARINI
Titolo articolo: Il ‘potta di Modena’. Precisazioni storico-linguistiche attorno a un personaggio della “Secchia rapita” di Alessandro Tassoni

All’interno della “Secchia rapita” di Alessandro Tassoni è presente un modo di dire tipico dell’italiano quattro-seicentesco e che ancora oggi è presente in alcuni dialetti dell’Italia settentrionale, cioè ‘sembrare il/la potta di/da Modena’ che assume il significato di ‘darsi delle arie’. Il Tassoni inserisce nell’opera un personaggio, il ‘Potta’, che dovrebbe avere un’origine eufemistica poiché derivante da una bestemmia, e lo identifica con un personaggio reale: il podestà Lorenzo Scotti, figura piuttosto nota a Modena, morto nel 1613. La figura del Potta è, inoltre, citata nell’opera di Gabriele D’Annunzio “Compagno dagli occhi senza cigli”, scritta tra il 1912 e il 1913, ma pubblicata nel 1928. L’autore, in particolare, cita un’opera la “Vera istoria del pota da Modona” di Jacopino Lancillotti (proposta tra l’altro per intero in Appendice) che conobbe attraverso il riassunto presente all’interno della “Miscellanea” di Mario Martinozzi.

Lingua: Italiano
Pag. 61-93
Etichette: Tassoni Alessandro, D’Annunzio Gabriele, Secchia rapita, Potta di Modena, Cinquecento, Seicento, Novecento,

Autore/i articolo: VINCENZO TALARICO
Titolo articolo: Considerazioni sulla lingua greca di Giovanni Pascoli

In questo intervento Vincenzo Talarico, in primo luogo, offre ai lettori un riepilogo e la traduzione di tutti i componimenti in lingua greca scritti da Giovanni Pascoli, soffermandosi ad analizzare alcune problematiche emerse sia nella traduzione stessa che nella datazione. Tale lavoro viene poi utilizzato dall’autore per studiare in maniera più approfondita la lingua greca di Pascoli, dal punto di vista morfologico, sintattico, stilistico e metrico. L’ultimo intento è, poi, quello di mettere a confronto la lingua greca utilizzata dal Pascoli con i componimenti in lingua latina per individuare possibili punti di contatto, come il frequente ricorso alle figure di suono.

Lingua: Italiano
Pag. 95-108
Etichette: Pascoli Giovanni, Poesia latina, Poesia greca, Ottocento, Novecento,

Autore/i articolo: ANTONIO ZOLLINO
Titolo articolo: D’Annunzio fra Nietzsche e Leopardi. Evocazioni testuali e pause del tempo in “Meriggio” e “L’infinito”

Gabriele D’Annunzio e Giacomo Leopardi sono due autori sostanzialmente diversi per animo e concezioni poetiche, ma nonostante ciò secondo l’autore dell’intervento è possibile individuare delle convergenze dal punto di vista stilistico e tematico. In tutta la produzione dannunziana emerge la memoria di versi leopardiani, ma in particolare tali affinità sono maggiormente visibili mettendo a confronto “L’infinito” e “Meriggio”, dove appare evidente l’incontro con l’infinito, la fusione con l’infinita varietà del tutto, che genera come nel Leopardi la sconfitta della ragione e della conoscenza. Errata è la convinzione che identifica nel “Meriggio” il manifesto della beatitudine panica dannunziana, poiché a prevalere è un’atmosfera funebre che trova le sue radici negli scritti di Nietzsche e Schopenhauer.

Lingua: Italiano
Pag. 109-128
Etichette: Leopardi Giacomo, D’Annunzio Gabriele, Schopenhauer Arthur, Nietzsche Friedrich, L’infinito, Meriggio, Settecento, Ottocento, Novecento,

Autore/i articolo: GIORGIO BARBERI SQUAROTTI
Titolo articolo: Dalla Versilia e Porto Venere: Il Tritone di D’Annunzio e Montale

Uno dei testi più enigmatici presenti in “Ossi di seppia” di Eugenio Montale è sicuramente “Portovenere” dove è possibile leggere il verso ‘Là fuoresce il Tritone’. La citazione di questo personaggio mitologico è di evidente richiamo dannunziano anche perché la Versilia di “Alcyone” è vicina a Porto Venere. Sono presenti, inevitabilmente, sia riferimenti pagani che cristiani, partendo dalle “Metamorphoses” di Ovidio e passando attraverso “Ambra” di Lorenzo de’ Medici. Il Tritone di Montale emerge dallo stesso mare di “Alcyone” ed esprime perfettamente il viaggio di Montale a Porto Venere.

Lingua: Italiano
Pag. 129-134
Etichette: Montale Eugenio, D’Annunzio Gabriele, Ossi di seppia, Alcyone, Portovenere, Novecento,

Autore/i articolo: GIULIANA PETRUCCI
Titolo articolo: Il ‘romanzetto autobiografico’: sulla genesi dei “Mottetti”

La seconda edizione delle “Occasioni” di Eugenio Montale è costituita dai “Mottetti” che ebbero origine e organizzazione diversa. Attraverso la corrispondenza con Irma Brandeis, infatti, è stato possibile individuare delle condizioni emotive e ideative diverse tra i mottetti scritti nel 1937 e quelli datati 1938, in passato considerati con una genesi unica. In particolare, col passare del tempo, è la figura femminile a subire un’evoluzione che, dopo il ritorno di Irma, assume caratteristiche magico-numinose. L’intento dell’autore, però, è quello di disporre i mottetti costituendo un ‘romanzetto autobiografico’ che vuole proprio nascondere questa trasformazione, rispettando il progetto stabilito nel 1937 e caratterizzato dalla morte della donna amata. La strategia delineata dall’autore è maggiormente visibile analizzando le ultime grandi poesie per Clizia, presenti nella IV sezione del libro.

Lingua: Italiano
Pag. 135-144
Etichette: Montale Eugenio, Le occasioni, Mottetti, Novecento,

Autore/i articolo: VINICIO PACCA
Titolo articolo: La morte di Palomar

L’autore dell’intervento analizza il capoverso conclusivo di quello che comunemente viene considerato come l’ultimo romanzo di Italo Calvino, ovvero “Palomar”. Il protagonista della storia muore proprio negli attimi finali, dopo aver deciso di descrivere ogni singolo istante della sua esistenza, perché descrivere il tempo vuol dire riuscire a dilatarlo senza porvi mai fine. La sua morte appare come una vera e propria punizione divina provocata dalla presunzione di poter essere artefici, in tutto e per tutto, della propria vita. In questa storia emerge una similitudine con le vicende narrate da Jorge Luis Borges, in “Funes el memorioso”, in cui il protagonista intende catalogare tutti i suoi ricordi, essendo dotato di una memoria straordinaria.

Lingua: Italiano
Pag. 145-154
Etichette: Calvino Italo, Borges Jorge Luis, Palomar, Funes el memorioso, Novecento,