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Nuova rivista di letteratura italiana | 2012 | N. 1-2
Anno 2012 – Annata: XV – N. 1-2
A cura di Marina Dattola
Titolo articolo: Politica e storia nel canto XX del “Purgatorio”
Il XX canto del “Purgatorio” è sicuramente considerato quello con una maggiore valenza politica, ma allo stesso tempo con una componente storica visto che Dante si confronta con il passato e con gli eventi contemporanei. Dopo una breve sintesi del canto, l’autore dell’intervento evidenzia tre diverse modalità della visione storica dantesca ovvero politica, pseudo-oggettiva e narrativa. Uno degli aspetti più interessanti è il rapporto con le fonti antiche e moderne e come Dante riesca a utilizzare, riscrivere e interpretare le fonti nelle notizie fornite su Ugo Capeto, apparentemente errate. Tornando alle varie modalità interpretative, dal punto di vista politico Dante a volte tendeva a subordinare l’utile al vero e in questo caso utilizzò le informazioni raccolte sulle origini di Ugo per riflettere sull’avvento al trono dei Capetingi. Nella modalità pseudo-oggettiva emerge come il poeta si sia fatto portavoce dell’interpretazione degli eventi accettata dalla storiografia moderna, mentre in quella narrativa le idee di Dante trapelano attraverso le storie e le parole dei protagonisti, riuscendo a colpire grazie alla loro autorevolezza.
Lingua: ItalianoPag. 9-25
Etichette: Alighieri Dante, Capeto Ugo, Divina Commedia, Purgatorio, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: Una profezia del 1313 su Siena di fronte a Enrico VII e la questione della ‘frottola’
Nel manoscritto Laurenziano Conventi, codice miscellaneo di rime e prose, un copista del XV secolo trascrisse una profezia riguardante la città di Siena e, in particolare, le lotte tra l’imperatore Enrico VII e la lega guelfa, della quale il comune faceva parte. Attraverso l’analisi del testo appare chiaro il riferimento ai fatti che coinvolsero la città nel 1313 e l’attacco dell’autore all’imperatore e contro coloro che sostenevano la sua fazione. Il racconto degli eventi già accaduti si confonde con la profezia vera e propria secondo la quale Pisa sarebbe stata ben presto punita per le sue colpe. Il testo fu scritto in volgare e contiene al suo interno delle rime, ma solo attraverso lo studio del sistema di generi dell’epoca è possibile stabilire se inserirlo tra le opere in prosa o in versi. In particolare, il genere a cui l’opera può essere ricondotto è la frottola che poteva essere scritta, appunto, sia utilizzando la metrica in versi, sia una prosa rimata, dando però a quest’ultima ipotesi una credibilità maggiore.
Lingua: ItalianoPag. 27-56
Etichette: Enrico VII, Frottola, Profezia, Trecento,
Titolo articolo: L’ ’amico del Boccaccio’ e l’allestimento testuale dell’ ”Officina Vaticana”
Secondo il curatore Giorgio Petrocchi l’edizione della “Divina Commedia” di Giovanni Boccaccio derivava dall’analisi del manoscritto Vat. Lat. 3199 e costituiva un punto di svolta fondamentale nel confronto dei testi strutturati secondo l’‘antica vulgata’ e i manoscritti successivi. Nonostante ciò, attraverso l’analisi di nuove scoperte è possibile affermare che la versione del Boccaccio non deriva, appunto, dal Vat. Lat. 3199, ma da altri manoscritti dello stesso gruppo come Barb. 3644, Fior. Pal. 314, Laur. 40.13, Marc. Zan. 55 e Ricc. 1012, che il Petrocchi non ebbe la possibilità di conoscere e studiare. Proprio attraverso l’analisi di questi manoscritti è possibile notare come fossero notevolmente collegati tra loro e che quindi il ruolo svolto della versione boccaccesca possa essere considerato minore non costituendo, come riteneva il Petrocchi, un vero e proprio sbarramento letterario e stilistico. La versione elaborata dal Boccaccio va, quindi, considerata come un’edizione parziale di quella che era la tradizione manoscritta della prima metà del Trecento.
Lingua: ItalianoPag. 57-76
Etichette: Boccaccio Giovanni, Petrocchi Giorgio, Divina Commedia, Intertestualità, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: L’elaborazione delle similitudini nell’ ”Orlando furioso”: i canti XXXVII e XLVI
Nell’ultima edizione dell’ “Orlando furioso” Ludovico Ariosto inserì quattro nuovi episodi e in tre casi (Olimpia, Marganorre e Ruggiero e Leone) sono giunti fino a noi gli autografi dove nel canto XXXVII si possono contare diciotto similitudini, sette in stile formulare, quattro brevi e sette lunghe. Qualcosa di simile avvenne anche in riferimento al canto XLVI dove l’Ariosto attuò la stessa strategia che ritroviamo nelle ultime similitudini del poema. Gli autografi aiutano a capire come mai l’autore decise di introdurre così tante similitudini all’interno di poche ottave, utili per consentire di controllare il flusso della narrazione e ad espandere e contrarre il tempo all’interno del quale si svolgevano le vicende.
Lingua: ItalianoPag. 77-96
Etichette: Ariosto Ludovico, Orlando Furioso, Similitudine, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: Le “Nuove poesie” di Carducci
Nel 1873 Giosuè Carducci diede alle stampe la sua quarta raccolta di rime, intitolata “Nuove poesie”, costituita da quarantaquattro testi scritti tra gli anni Settanta e il maggio del 1873. La raccolta include al suo interno epodi, liriche autobiografiche, poesie storiche e traduzioni di testi tedeschi moderni e dei primi anni del XIX secolo. L’intervento intende ricostruire la storia editoriale, attraverso il rapporto instaurato con il tipografo Paolo Galeati, e la formazione della collezione esaminando dettagliatamente alcuni materiali come autografi, stampe e bozze conservate presso l’archivio di Casa Carducci. L’opera così composta costituisce, pertanto, una fase fondamentale della poetica dell’autore utile a dimostrare il percorso compiuto negli anni dal Carducci stesso e una tappa di indiscutibile importanza nella storia della letteratura italiana, dato l’impatto che l’innovativa raccolta ebbe sull’Italia degli Sessanta dell’Ottocento.
Lingua: ItalianoPag. 97-134
Etichette: Carducci Giosuè, Nuove poesie, Ottocento,
Titolo articolo: Gallian e le riviste romane d’avanguardia negli anni Venti
Tra il 1902 e il 1968 numerosi furono gli scritti di Marcello Gallian pubblicati in varie riviste di avanguardia romane come “Spirito Nuovo”, “I lupi”, “2000”, “Avanscoperta” e “L’interplanetario”. Il fascismo era ormai concepito non più come una rivoluzione, ma come un ordine in cui i giovani intellettuali cercavano di individuare un regime che riuscisse ad assicurare spazi, ruoli e identità. Gli articoli scritti dal Gallian dimostrarono quale fosse il suo ruolo durante il periodo del secondo futurismo e come il suo anarco-fascismo e la protesta radicale costituissero una voce originale, capace di denunciare i disagi sociali vissuti dalla sua generazione.
Lingua: ItalianoPag. 135-149
Etichette: Gallian Marcello, Futurismo, Fascismo, Novecento,