Nuova rivista di letteratura italiana | 2010 | N. 1-2

Anno 2010 – Annata: XIII – N. 1-2
A cura di Marina Dattola

Autore/i articolo: ALBERTO CASADEI
Titolo articolo: Incipit vita nova

Ancora oggi esistono dei dubbi sul significato dell’incipit del libello dantesco “Vita nova” poiché sembra non soddisfare il valore, più volte attribuito, di ‘adoloscenza-giovinezza’ o di ‘rinnovamento dell’amore’. Un’importanza notevole doveva avere il sintagma scelto dall’autore che probabilmente appariva ben noto al colto lettore medievale e aiutava a ricollegare la forma al contenuto del testo. Si tratta, in realtà, di un’unità sintattica usata anche da altri autori, specialmente cristiani, primo tra tutti Sant’Agostino, che utilizzavano il sintagma per indicare una vita trasformata dalla conversione, ma altresì la nuova vita donata da Cristo attraverso il battesimo. Dante voleva sin dalle prime battute rendere noto il significato religioso del suo innamoramento visto che attraverso l’elogio di Beatrice, donna-miracolo, è Cristo stesso ad essere lodato.

Lingua: Italiano
Pag. 11-18
Etichette: Alighieri Dante, Vita nova, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: CLAUDIO GIUNTA
Titolo articolo: Su Dante lirico

Durante il periodo preromantico era consuetudine che un autore si ispirasse a opere scritte da altri, a volte anche in maniera quasi pedestre, andando così a costituire un vero e proprio codice letterario. Dante, quindi, non esula da questo discorso, ma allo stesso tempo dimostrò più volte come frequente fosse l’abitudine di citare finanche se stessi all’interno di diversi componimenti. Se si prende in considerazione, in particolare, l’attività del Dante lirico non si può fare a meno di confrontarlo con la tradizione da cui prese inevitabilmente spunto, senza per questo trascurare la componente personale. Con uno sguardo rivolto alla tradizione decise di inserire all’interno di una struttura convenzionale degli elementi biografici che risultarono essere assolutamente innovativi per l’epoca, rendendolo diverso da tutti i lirici precedenti.

Lingua: Italiano
Pag. 19-31
Etichette: Alighieri Dante, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: ANGELO EUGENIO MECCA
Titolo articolo: La tradizione a stampa della “Commedia”: gli incunaboli

Le prime edizioni a stampa della “Commedia” furono tre e comparirono quasi contemporaneamente nel 1472 a Foligno, Venezia/Jesi e Mantova, seguite poi da quelle di Napoli e Firenze. Successivamente la produzione si spostò dall’Italia centro-meridionale a quella settentrionale, con le stampe di Milano e Venezia. L’intervento offre un confronto su questi incunaboli prendendo in esame gli errori separativi e congiuntivi presenti, le correzioni, le divergenze e le lezioni. Ne risulta, nel Quattrocento, una grande varietà di forme e l’assenza di un centro e di un modello uniformemente utilizzato come fonte, ma nonostante ciò è possibile individuare due sottofamiglie della tradizione toscana e un’edizione, quella del Landino, che per un ventennio costituì un modello testuale autorevole.

Lingua: Italiano
Pag. 33-77
Etichette: Alighieri Dante, Divina Commedia, Intertestualità, Duecento, Trecento, Quattrocento,

Autore/i articolo: PIETRO G. BELTRAMI
Titolo articolo: Incertezze di metrica dantesca

Pietro G. Beltrami, partendo da due spogli esaustivi degli schemi accentuativi degli endecasillabi presenti nella “Commedia”, individua all’interno dell’opera dantesca la presenza di un numero limitato di versi non canonici. Le analisi prese in considerazioni dall’autore dell’articolo sono quella di Enrico Fenzi e di Edoardo Sanguineti, in contrasto su alcuni punti analizzati che vengono qui sviscerati attraverso lo studio metrico del testo e il confronto con la tradizione letteraria.

Lingua: Italiano
Pag. 79-94
Etichette: Alighieri Dante, Fenzi Enrico, Sanguineti Edoardo, Divina Commedia, Metrica, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: UMBERTO CARPI
Titolo articolo: Un “Inferno” guelfo

Mentre Dante scriveva l'”Inferno” era ben consapevole della situazione politica che lo circondava e risale proprio a quegli anni il suo passaggio dalla fazione dei guelfi bianchi, alleatisi con il partito ghibellino, a quella dei guelfi neri. Questi complessi rapporti politici influenzarono inevitabilmente la rete degli incontri nell'”Inferno” poiché non tutti i ‘neri’ divennero protettori di Dante e, col passare del tempo, fu lo stesso autore a sviluppare gradualmente le relazioni in base alla contestuale situazione politica. È possibile leggere tra le righe la rivendicazione di un uomo che si dichiara guelfo, ma che non può non tener conto della complessità esistenziale, culturale e ideologica della sua stessa vita. Per comprendere l’opera è necessario quindi analizzare le circostanze, gli ambienti, gli obiettivi politici e il loro evolversi che avvenivano contestualmente alla stesura.

Lingua: Italiano
Pag. 95-134
Etichette: Alighieri Dante, Inferno, Divina Commedia, Politica, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: VALERIA BERTOLUCCI PIZZORUSSO
Titolo articolo: Strategie dantesche: Francesca e il “Roman de Lancelot”

Francesca era una contemporanea di Dante, ma nonostante ciò non è dato sapere se realmente era dedita alle letture che l’autore le attribuisce e se realmente queste abbiano influenzato la sua storia. Il fatto che sia il primo personaggio a prendere la parola e l’unica donna a parlare in tutto l'”Inferno” sta a indicare l’importanza rivestita dalla vicenda nella struttura dell’intera opera. Sicuramente, Dante aveva letto da poco il “Lancelot en prose” e utilizzò tutte le fonti e le allusioni a sua disposizione per dimostrare, ancora una volta, come la donna fosse l’unica con cui poter ragionar d’amore. Francesca è una peccatrice e allo stesso tempo un cuore gentile e a lei l’autore affida il compito di rivelare il suo passato e di dimostrare quanto sia un intellettuale al passo con i tempi.

Lingua: Italiano
Pag. 135-150
Etichette: Alighieri Dante, Francesca da Rimini, Inferno, Divina Commedia, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: LUCIA BATTAGLIA RICCI
Titolo articolo: I ‘dubbiosi disiri’ di Francesca

L’unico commento esistente sulla definizione presente nel V canto dell'”Inferno” di ‘dubbiosi disiri’, riportata da Dante, è quella del Boccaccio e comunemente si ritiene che questa espressione faccia riferimento ai tormenti, tipici degli innamorati, che precedono la rivelazione di un amore segreto. In realtà, i desideri di Paolo e Francesca si possono considerare ‘dubbiosi’ perché i due amanti erano consapevoli di essere travolti da un amore impuro e perverso. L’episodio serve all’autore per riflettere su cosa sia e come nasca l’amore, frutto di una lotta interiore che può condurre a desideri paurosi e che, nonostante l’impeto iniziale, si è consapevoli possa provocare dei tragici effetti sul piano familiare e morale.

Lingua: Italiano
Pag. 151-164
Etichette: Alighieri Dante, Francesca da Rimini, Paolo da Polenta, Divina Commedia, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: MIRKO TAVONI
Titolo articolo: Guido da Montefeltro dal “Convivio” all’”Inferno”

Sia nel “Convivio” che nel canto XXVII dell'”Inferno” Dante dà un quadro della sua visione storico-politica esprimendo un giudizio sul più grande condottiero ghibellino, Guido da Montefeltro. Nella prima opera, però, il giudizio espresso dal poeta è assolutamente positivo poiché ne esalta apertamente il valore e l’importanza storica mentre, col passare degli anni, la sua opinione, espressa nell'”Inferno, cambia radicalmente. Forse, durante gli anni intercorsi tra la prima e la seconda opera, attraverso una fonte, identificabile con Riccobaldo da Ferrara, Dante venne a sapere del cosiddetto ‘consiglio fraudolento’ e questo evento modificò irrimediabilmente la sua valutazione su Guido. Da simbolo di nobiltà e coraggio per aver abbandonato la vita mondana a favore di una conversione religiosa, egli diviene un uomo sottomesso al potere papale incapace di sostenere la battaglia intrapresa.

Lingua: Italiano
Pag. 165-196
Etichette: Alighieri Dante, Guido da Montefeltro, Convivio, Inferno, Divina Commedia, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: MARCO SANTAGATA
Titolo articolo: Geri del Bello, un’offesa vendicata

Nel XXIX canto dell'”Inferno, quasi al confine con la nona bolgia, Dante incontra tra i dannati il cugino di suo padre, Guido del Bello, morto assassinato intorno 1300. L’aspetto sottolineato dal poeta in questa circostanza, però, è che la famiglia allora non aveva ancora vendicato la tragica scomparsa come prevedeva l’usanza comune all’epoca. Attraverso lo studio di alcune fonti è stato possibile stabilire che ad uccidere Geri, a Firenze nel 1287, fu Brodario Sacchetti e che la sua morte venne vendicata dai nipoti che uccisero un membro non identificato di casa Sacchetti, fomentando una faida che si protrasse per diversi anni. Sulle motivazioni, invece, esistono ancora delle incertezze, ma il fatto che Dante collochi il congiunto tra i fomentatori di discordie deve avere qualche nesso con la storia e motivare la sua morte violenta.

Lingua: Italiano
Pag. 197-207
Etichette: Alighieri Dante, Geri del Bello, Inferno, Divina Commedia, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: LUCA D’ONGHIA
Titolo articolo: Francesco, madonna Povertà e ‘la porta del piacer’: nota per “Paradiso XI” 58-60

Nell’XI canto dell'”Inferno”, ai versi 58-60, Dante, parlando di Francesco d’Assisi, fa riferimento alla ‘porta del piacere’ nel definire il rapporto che il Santo creò con madonna Povertà e spesso queste parole sono state interpretate in maniera ambigua. Tre sono sostanzialmente le ipotesi che possono condurre ad una corretta interpretazione: o Francesco schiude la porta al piacere spirituale, o Povertà raggiunge il piacere attraverso la porta schiusa da Francesco, o Povertà è posseduta carnalmente da Francesco che ne schiude la porta del piacere sessuale. Se considerati come veri e propri amanti, il senso del verso acquista, quindi, un significato amoroso, ma una corretta lettura porterebbe a credere che vi sia una fusione tra le due valutazioni per giungere a un’interpretazione mistica che condurrà Francesco all’esperienza che lo unirà a Dio, come nuovo Cristo.

Lingua: Italiano
Pag. 209-230
Etichette: Alighieri Dante, Francesco d’Assisi, Paradiso, Divina Commedia, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: VINICIO PACCA
Titolo articolo: ‘L’Agnel di Dio che le peccata tolle’ (“Paradiso XVII” 33)

Nella perifrasi al verso 33 del XVII canto del “Paradiso”, Dante definisce Dio come ‘L’Agnel di Dio che le peccata tolle’, ma per comprenderne a pieno il significato profondo è necessario analizzare con maggiore attenzione il senso linguistico del verbo ‘tolle’. Secondo il Pacca, infatti, tale verbo non va inteso con l’accezione di ‘togliere via’ bensì, derivando dal latino ‘tollere’, deve essere interpretato come ‘prendere’. Questa spiegazione trova corrispondenza in una profonda verità teologica secondo la quale Cristo non elimina il peccato dal mondo, ma lo trasferisce su se stesso liberando così l’umanità dall’oppressione. Questo era, tra l’altro, anche il concetto condiviso da San Girolamo che trova conferma nel Vangelo di Matteo e nella “Patrologia Latina”.

Lingua: Italiano
Pag. 231-235
Etichette: Alighieri Dante, Paradiso, Divina Commedia, Duecento, Trecento,

Autore/i articolo: GABRIELLA ALBANESE
Titolo articolo: Tradizione e ricezione del Dante bucolico nell’Umanesimo: nuove acquisizioni sui manoscritti della Corrispondenza poetica con Giovanni del Virgilio

La Corrispondenza poetica con Giovanni del Virgilio è l’ultima opera scritta da Dante e quella maggiormente trascurata poiché, ancora oggi, non ne esiste uno studio storico-filologico. L’intervento proposto, quindi, ha l’obiettivo di ricostruire la storia dell”editio princeps’ prendendo in considerazione gli inediti manoscritti umanistici, solo recentemente scoperti. La prima edizione completa, infatti, venne pubblicata alla fine del XVIII secolo, a cura di Giovan Jacopo Dionisi, visto che in precedenza, per volontà dello stesso Giovanni Boccaccio, più volte le egloghe erano state smembrate e analizzate separatamente. Lo studio confronta la tradizione manoscritta della Corrispondenza con l’ausilio di tavole allegate relative ai testimoni più rilevanti, tra i quali spicca quello ritrovato nella Biblioteca Capitolare di Verona e risalente al Settecento.

Lingua: Italiano
Pag. 237-326
Etichette: Alighieri Dante, Corrispondenza poetica con Giovanni del Virgilio, Duecento, Trecento, Settecento,

Autore/i articolo: PIERO FLORIANI
Titolo articolo: Ercole Bentivoglio e la lingua toscana (per un breve spoglio cinquecentesco della lingua di Dante)

Ettore Bentivoglio, scrittore colto ed elegante, è l’autore della lettera “A la Signora Agnola della lingua tosca”, una riflessione sulle diverse scelte linguistiche cinquecentesche e un panorama generale sui quelle formulate nei decenni precedenti. Tale studio venne, in realtà, approntato dal Bentivoglio per giungere a una personale ipotesi, cioè l’adozione della lingua veneziana come riferimento assoluto nella letteratura contemporanea, considerata superiore a quella toscana. In questo discorso si inserisce anche un saggio su un campionario di parole dantesche, tratte dall'”Inferno”, che servono all’autore per dimostrare l’originalità linguistica di Dante, ma anche assoluta inadeguatezza di tale lingua in ambito letterario.

Lingua: Italiano
Pag. 327-341
Etichette: Alighieri Dante, Bentiviglio Ettore, Divina Commedia, Inferno, Linguistica, Duecento, Trecento, Cinquecento,

Autore/i articolo: PIER MATTIA TOMMASINO
Titolo articolo: Giovanni Battista Castrodardo bellunese dantista e divulgatore del Corano (1545-1547)

Giovanni Battista Castrodardo fu l’autore di un commento dantesco, scritto forse tra la fine del 1544 e gli inizi del 1547, oggi ancora disperso. Attraverso l’analisi di altre fonti e di varie opere dello stesso Castrodardo, come l'”Alcorano di Macometto” o la ‘cronicheta’ degli “Episcopali Bellunesi”, risulta comunque l’esistenza di un commento della “Commedia”, e proprio attraverso le altre opere è possibile chiarire quali erano le idee dell’autore espresse nel testo perduto. Dal canto di Paola e Francesca, ad esempio, prende una definizione dell’amore che rivolge alla storia di Melanippo e Cometo, o nell'”Alcorano di Macometto” vi sono chiari richiami al canto XXVIII dell'”Inferno”. Qui emergono riferimenti a diverse fonti anche in volgare e Dante viene utilizzato, dal punto di vista lessicale e stilistico, per ricostruire la storia del viaggio e dell’ascensione del Profeta.

Lingua: Italiano
Pag. 343-370
Etichette: Alighieri Dante, Castrodardo Giovanni Battista, Divina Commedia, Islamismo, Duecento, Trecento, Cinquecento,

Autore/i articolo: LUCA CURTI
Titolo articolo: Ritorno alle “Virgiliane”. Per la fortuna di Dante da Bettinelli a Foscolo

Nel corso del Settecento più volte l’opera di Dante era stata oggetto di valutazioni relative al canone letterario e, tra le varie riflessioni, grande rilievo ottennero le “Virgiliane”, lettere che si fingono scritte da Virgilio mentre fa delle considerazioni sulla letteratura italiana. Scritte dal gesuita Saverio Bettinelli, divennero il simbolo dell’anti-dantismo, ma in realtà facevano parte di un più ampio e astuto piano editoriale. Le lettere non erano, infatti, nate come un progetto autonomo bensì dovevano essere la premessa-introduzione di una raccolta di endecasillabi sciolti di tre autori rappresentativi del tempo: Carlo Innocenzo Frugoni, Francesco Algarotti e lo stesso Bettinelli. Il testo introduttivo doveva stimolare il lettore ad accettare la nuova proposta letteraria che limitava al poema dantesco la funzione di guida assoluta, offrendo come alternativa una nuova visione.

Lingua: Italiano
Pag. 371-385
Etichette: Alighieri Dante, Bettinelli Saverio, Divina Commedia, Virgiliane, Duecento, Trecento, Settecento,

Autore/i articolo: ANDREA BOCCHI
Titolo articolo: L’amor patrio di Dante tra Mazzini e Tommaseo

L’articolo “Dell’amor patrio di Dante” può essere considerato uno dei manifesti del dantismo ottocentesco e venne scritto da Giuseppe Mazzini come frutto di alcune riflessioni giovanili. Ad insaputa dello stesso autore, il testo venne pubblicato sulla rivista torinese “Il Subalpino”, per volontà di Niccolò Tommaseo, grande appassionato del poeta e amico di Mazzini, che approfittò dello scritto per testimoniare il precoce culto di Dante. Sicuramente il Mazzini da subito rivendicò l’attribuzione dell’articolo che presentava un titolo diverso, forse scelto dallo stesso Tommaseo, e delle piccole variazioni, apportate in redazione durante la revisione. Indubbiamente qualcosa di quello scritto colpì il Tommaseo che lo utilizzò per aprire una breve parentesi su una polemica ormai sopita e che trovò concorde il Mazzini, il quale senza impegno vide sottolineato il suo precoce interessa per Dante.

Lingua: Italiano
Pag. 387-400
Etichette: Alighieri Dante, Mazzini Giuseppe, Tommaseo Niccolò, Duecento, Trecento, Ottocento,