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Nuova rivista di letteratura italiana | 2009 | N. 1-2
Anno 2009 – Annata: XII – N. 1-2
A cura di Marina Dattola
Titolo articolo: Boccaccio nella trattatistica amorosa del Cinquecento e del primo Seicento
Tra Cinquecento e Seicento Boccaccio venne considerato da molti autori di trattati sull’amore un’importante fonte per il recupero di spunti e idee, soprattutto partendo dal “Decameron”. Il primo tema preso in esame è quello dell’innamoramento per fama cioè quello che avviene solo per mezzo dell’udito, ascoltando la descrizione fatta della donna da parte di terzi. In realtà dall’analisi fatta dai trattatisti risulta che l’immaginazione riesce a dare vita a una figura ideale basandosi su un’esprienza precedente e quindi, comunque, l’innamoramento prevede un’esperienza visiva. Altre importanti teorie sviscerate riguardano la possibilità di amare senza essere gelosi, i rischi insiti nell’ ‘amore volgare’, la presenza del libero arbitrio, la possibilità di descrivere la donna amata, la superiorità della donna sull’uomo e, infine, anche gli aspetti più pratici del corteggiamento.
Lingua: ItalianoPag. 9-29
Etichette: Boccaccio Giovanni, Trattato, Intertestualità, Trecento, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: Sulle tecniche del dialogo narrativo nel “Cortegiano”
Considerato che la diegesi de “Il Cortigiano” è piuttosto ambigua è necessario, per comprendere i contenuti relativi alla conversazione, analizzare preliminarmente le modalità narrative utilizzate dall’autore. In alcuni punti ben precisi la cornice si rivela addirittura inedita poiché estranea al genere del dialogo diegetico. Tale teoria è dimostrata, per esempio, dalla prevalenza del gerundio rispetto al ‘verbum dicendi’ o dalla tecnica stessa utilizzata dall’autore per la composizione, dato che era infatti solito prima creare una sorta di schema dei temi da affrontare per poi procedere con la stesura del testo. Frequente è il ripetersi di forme come ‘rispose’, ‘imporre il silenzio’, ‘interrompere’, strumenti che consentirono all’autore di esprimere il proprio punto di vista in maniera sempre discreta.
Lingua: ItalianoPag. 31-47
Etichette: Castiglione Baldassarre, Il Cortegiano, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: Processi di composizione e ‘decomposizione’ nell'”Arcadia” di Sannazaro
Nel momento in cui Sannazaro decise di cimentarsi con il genere bucolico dovette inevitabilmente confrontarsi sia con una forma considerata all’epoca sperimentale, ma anche con la tradizione che aveva offerto degli esempi imprescindibili. Per questo motivo è possibile riscontrare delle disuguaglianze tra versi più liricizzanti e parti in una prosa matura o una ‘decomposizione’ di forme tradizionali. Necessario in questo senso è lo studio attento di alcune figure utilizzate in maniera diversa dall’autore in diversi punti del componimento, come i riferimenti alle fonti, alle fontane o ai fiumi, agli abissi e alla terra, agli aberi e alle piante.
Lingua: ItalianoPag. 49-77
Etichette: Sannazaro Jacopo, Arcadia, Quattrocento Cinquecento,
Titolo articolo: Inversioni eroiche ne “L’elisir d’amore”
“L’elisir d’amore” è un melodramma giocoso scritto da Gaetano Donizetti e completato dal librettista Felice Romani che prese spunto da un libretto pubblicato un anno prima da Eugène Scribe e intitolato “Le philtre”. In realtà, ripercorrendo a ritroso la storia degli spunti che avrebbero potuto condurre gli autori alla creazione di tale testo, risulta che fu forse Stendhal per primo nel 1830 a pubblicare una novella che recava lo stesso identico titolo del libretto di Scribe. In particolare, la similitudine tra questa versione e quella italiana non si basa tanto sulla presenza del mito tristaniano, ma soprattutto sulla figura del ciarlatano (Fontanarose in francese e Dulcamara in italiano), già presente in tutta Europa e più volte in ambito musicale.
Lingua: ItalianoPag. 79-103
Etichette: Donizelli Gaetano, Scribe Eugène, Stendhal, L’elisir d’amore, Le philtre, Ottocento,
Titolo articolo: “I Primi Poemetti” di Giovanni Pascoli nell’elaborazione autografa
Giovanni Pascoli arrivò all’elaborazione de “I Primi Poemetti” attraverso un lavoro lento e graduale durato all’incirca venti anni, dal 1897 al 1907, creando così una sorta di stratificazione che ebbe come conseguenza più evidente una sempre diversa scelta dei testi da inserire nella raccolta. Attraverso lo studio degli autografi conservati presso l’archivio di Castelvecchio è stato possibile ricostruire il percorso creativo della silloge nel corso degli anni, la trasformazione sostanziale di alcuni componimenti dalla fase giovanile a quella più matura e, infine, la presenza di piccoli spunti appuntati dall’autore prima come semplici idee e successivamente sviluppati all’interno di opere complete. Punto di partenza fu sin dal principio quello di porre al centro della raccolta la figura di Reginella, volendo imprimere così già una ben precisa forma narrativo-discorsiva.
Lingua: ItalianoPag. 105-151
Etichette: Pascoli Giovanni, I Primi Poemetti, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Perimetrazione del futurismo govoniano
L’intervento ha come obiettivo il dimostrare che anche la poesia più propriamente futurista di Corrado Govoni può essere considerata, in realtà, vicina per alcuni aspetti a quella relativa alla fase precedente e come sia possibile, attraverso l’analisi di tutta la sua produzione, individuare dei tratti stilistici costanti. Il punto di partenza è il confronto tra il futurista “Rarefazioni” e “L’inaugurazione della primavera” simili per la presenza della tecnica della metafora architettonica, cioè basata sulla presenza di una metafora che funge da chiave di volta e di altre secondarie. Aggettivazione, paragoni e temi che ritornano con valenze lievemnete differenti permettono di individuare un filo conduttore che accomuna l’intera produzione govoniana e che aiuta nell’analisi di tematiche apparentemente distanti.
Lingua: ItalianoPag. 153-176
Etichette: Govoni Corrado, Futurismo, Intertestualità, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Le determinazioni materiali dell’esistenza nella “Coscienza di Zeno”
All’interno de “La Coscienza di Zeno” una componente non trascurabile è quella economica poiché sin dal principio nella storia di Ettore Schmitz è possibile individuare una formazione di tipo economico-commerciale che segnerà profondamente la sua esistenza. Zeno può essere quindi definito ‘homo oeconomicus’ e all’interno del romanzo sono rintracciabili determinazioni materiali sulla presenza di questa componente, partendo dalla considerazione che Zeno è un inetto e che riesce a raggiungere il successo spesso più per fortuna che grazie a un impegno consapevole. La sua vita appare così imprigionata all’interno di uno schema che condiziona la condotta umana e che lo condurrà al successo spinto da una sete per la conquista del denaro e dei beni che è inappagabile.
Lingua: ItalianoPag. 177-188
Etichette: Svevo Italo, La Coscienza di Zeno, Economia, Novecento,
Titolo articolo: “Theodora a bordo”. Su una poesia non scritta di Montale
Nel 1933, in una lettera a Irma Brandeis, Eugenio Montale espresse la volontà di scrivere una lirica intitolata “Theodora a bordo”, ma il progetto non venne portato a termine e in nessun componimento vi sono riferimenti a questo titolo. A cosa si riferisce questo titolo e chi è Theodora? L’autore dell’intervento formula due ipotesi con le relative dimostrazioni: potrebbe trattarsi o della stessa Irma Brandeis, che Montale vide partire per gli Stati Uniti su un transatlantico, volendo così ricostruire la vita della donna a bordo per mantenerne viva la memoria, o Giovanna Calastri Lawford, la più cara amica di Irma, che l’accompagnò nel viaggio, considerata una donna di grande fascino e archetipo della ‘proto-donna’. Montale era solito divolgersi alle sue muse utilizzando degli pseudonimi e in questo caso probabilmente il riferimento era l’imperatrice Theodora, moglie di Giustiniano.
Lingua: ItalianoPag. 189-225
Etichette: Montale Eugenio, Brandeis Irma, Calastri Lawford Giovanna, Theodora a bordo, Novecento,
Titolo articolo: I marmi della metastoria. Presenza di Carducci in Pasolini
Attraverso uno studio accurato degli indici dell’opera omnia oggi è possibile effettuare un’analisi della ricorrenza di Giosuè Carducci nella produzione di Pier Paolo Pasolini rintracciando così degli importanti riferimenti testuali. Il punto di partenza non può che essere la presenza del Carducci nella formazione giovanile dell’autore che condurrà all’esistenza di punti di contatto come il rilievo dato ai nomi e l’importanza della poesia sepolcrale. Non trascurabile è anche lo sguardo carducciano sul paesaggio che influenzò le larghe sequenze descrittive dei poemetti pasoliniani.
Lingua: ItalianoPag. 227-243
Etichette: Carducci Giosuè, Pasolini Pier Paolo, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Tre anonime lezioni petrarchesche all’Accademia Fiorentina
Presso l’Archivio di Stato di Firenze sono conservate tre lezioni, tra le carte autografe di Benedetto Varchi, che hanno come soggetto alcune opere di Francesco Petrarca. La prima ha come oggetto il madrigale “Non al suo amante più Diana piacque”, la seconda il sonetto “I dì miei più leggier’ che nessun cervo” e la terza è su un sonetto indeterminato, ma non è completa visto che comprende solo il proemio. L’autore fu probabilmente una persona vicina al Varchi, forse un suo allievo, poiché lo stile richiama, per tipologia e contenuto, quello varchiano. I tre scritti sono riprodotti per intero alla fine dell’intervento.
Lingua: ItalianoPag. 245-262
Etichette: Petrarca Francesco, Non al suo amante più Diana piacque, I dì miei più leggier’ che nessun cervo, Trecento,
Titolo articolo: Alessandro Manzoni ispanista? Un’ipotesi
Alessandro Martinengo attraverso l’analisi di alcuni termini, già studiati anche da Giuseppe Borri, vuole dimostrare l’esistenza di un legame tra l’opera manzoniana e il “Don Quijote”. Si tratta di dieci lessemi utilizzati sia nel “Fermo e Lucia” che nei “Promessi Sposi” che vennero studiati dal Manzoni per dimostrare la presenza di un linguaggio derivato dalla burocrazia, durante il dominio spagnolo, e di possibili affinità tra lo spagnolo e il dialetto milanese. Manzoni consultò il “Quijote” intorno ai primi anni Quaranta, ma sicuramente per redigere il suo elenco utilizzò anche altri lessici, muovendosi con esperienza tra varie fonti.
Lingua: ItalianoPag. 263-268
Etichette: Manzoni Alessandro, I Promessi Sposi, Cervantes, Don Quijote, Settecento, Ottocento,
Titolo articolo: Perché cotinuiamo a leggere la “Commedia”?
L’intervento vuole dimostrare quanto la “Divina Commedia” possa essere considerata ancora un’opera rivoluzionaria e moderna e cosa può spingere oggi alla lettura di un grande classico. L’analisi inizia partendo da quelle che potrebbero essere le motivazioni che spingerebbero ad un allontanamento dall’opera, cioé il fatto di essere in versi e non in prosa, la lontananza temporale tra il mondo di Dante e quello contemporaneo, la complessità delle tematiche affrontate. In realtà, vale la pena di procedere con la lettura e l’analisi della “Commedia” perché proprio i versi hanno la capacità di stimolare l’immaginazione, la lontananza può essere messa da parte per lasciare spazio alle similitudini, senza dimenticare la possibilità di apprendere, pensando alla “Commedia” come una grande ‘enciclopedia’ del sapere.
Lingua: ItalianoPag. 269-281
Etichette: Dante Alighieri, Divina Commedia, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: Riflessioni su alcuni studi barocchi fra Italia e Spagna
All’interno del libro “Gli occhi del pavone” viene analizzata nella sua totalità la poesia di Luis de Góngora e, in particolare, Maria Cristina Cabani, partendo da questo testo, si sofferma ad analizzare i legami esistenti tra l’autore spagnolo e la letteratura italiana, ad esempio con Petrarca, Tasso, Tassoni, Marino. L’intertestualità appare così indispensabile per comprendere i punti di riferimenti dello scrittore e notare quanto fosse ispirato da autori ‘minori’ che gli assicuravano maggiore libertà e minore antagonismo.
Lingua: ItalianoPag. 283-288
Etichette: De Góngora Luis, Gli occhi di pavone, Intertestualità, Cinquecento, Seicento,
Titolo articolo: Rassegna bibliografica montaliana (2005-2010)
La bibliografia montaliana, soprattutto a partire dal 1996, ha subito un forte incremento, ma proprio il grande numero di testi pubblicati rischia di creare una confusione difficile da gestire. Vinicio Pacca, nel suo intervento, punta proprio ad una riorganizzazione dei testi di recente pubblicazione creando delle sezioni specifiche relative all’epistolario, alla figura di Irma Brandeis, alle monografie complessive, alle raccolte in volumi unici di saggi e ai contributi su riviste o in volumi collettivi.
Lingua: ItalianoPag. 289-299
Etichette: Montale Eugenio, Bibliografia, Novecento,