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Nuova rivista di letteratura italiana | 2006 | N. 2
Anno 2006 – Annata: IX – N. 2
A cura di Marina Dattola
Titolo articolo: ULISSE DAL “NOSTOS” AL “FOLLE VOLO”. FONTI CLASSICHE E TRADIZIONE MEDIEVALE IN “IF. XXVI”
Nel XXVI canto dell'”Inferno” Dante fa compiere a Ulisse il ‘folle volo’ non cosentendogli di ritornare in patria. Questa scelta narrativa potrebbe dimostrare una superficiale conoscenza del testo omerico. Quali fonti classiche può aver consultato il poeta per ricostruire questa storia? Sicuramente Cicerone (“De Off.”, I, 113), Seneca (“Ad Luc.” 88, 7-8), la “Lettera di Penelope a Ulisse” nelle “Heroides” di Ovidio, le “Fabulae” 125-127 di Igino e ancora Ausonio, Macrobio, Sidonio Apollinare. Si tratta sempre di testi molto noti in epoca medievale e che Dante deve aver letto o comunque deve aver sentito parlare di queste opere attraverso la circolazione orale. Inoltre il poeta dimostra di conoscere il “Roman de Troie” di Benoît de Sainte Maure, scritto intorno al 1160, e la “Historia destructionis Troiae” di Guido delle Colonne (1235). Secondo alcuni critici proprio perché questa conoscenza doveva essere intrinseca in Dante, egli si discosta dalla tradizione non per ignoranza, ma per licenza poetica, cioè per simboleggiare la sete di conoscenza dell’essere umano. Non c’è modo di stabilire con certezza se abbia raccolto fonti classiche, tardolatine e medievali, se abbia trovato ispirazione in fonti perdute o nella tradizione orale, ma resta il fatto che utilizzò il suo alterego ed eroe per dimostrare l’interesse dell’esule Dante per l’esule Ulisse.
Lingua: ItalianoPag. 9-24
Etichette: Dante, Ulisse, Inferno, Intertestualità, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: TRAME LETTERARIE E ARTISTICHE: UN ARAZZO MEDICEO DA RILEGGERE
L’intervento ripercorre la storia di un arazzo raffigurante Lorenzo il Magnifico nell’Accademia degli scultori e pittori che venne realizzato da Benedetto di Michele Squilli su cartone di Jan van der Straet (noto come Giovanni Stradano). Nel 1555 Cosimo I affidò a Giorgio Vasari il compito di ristrutturare Palazzo della Signoria. L’artista decise quindi di dedicare alcune stanze a dei membri della famiglia e il progetto decorativo prevedeva, oltre agli affreschi, anche diversi arazzi. Il principale cartonista dell’arazzeria medicea fu proprio uno dei più stretti collaboratori del Vasari, il fiammingo Giovanni Stradano. Sette erano gli arazzi dedicati al Magnifico, ma per quello preso in esame ancora incerta è l’identità dei quattro personaggi che circondano il nobile fiorentino. Potrebbe trattarsi di Sandro Botticelli, Angelo Poliziano, Bertoldo di Giovanni e Giuliano da Sangallo. Il luogo in cui si svolge la scena non è probabilmente il Giardino di San Marco, ma la villa di Poggio a Caiano, primo esempio di architettura rinascimentale e fusione tra classico (Vitruvio) e moderno (Alberti). L’intervento è corredato da tavole illustrative.
Lingua: ItalianoPag. 25-51
Etichette: Lorenzo il Magnifico, Iconografia, Quattrocento, Firenze,
Titolo articolo: SU PIETRO VERRI: GENESI, ARCHITETTURA E FORTUNA DELLA “STORIA DI MILANO” (1783)
La “Storia di Milano” di Pietro Verri ha avuto una genesi controversa perché il primo volume venne pubblicato nel 1783, il secondo non venne pubblicato per l’insuccesso del primo, ma successivamente l’intera opera, dopo la morte del Verri, venne completata da Pietro Custodi. In realtà Verri aveva lasciato molto materiale su cui poter continuare a lavorare, cioè una serie di zibaldoni, descritti in maniera dettagliata nell’intervento presentato. La precisione dell’autore nella stesura di questi appunti consente di ripercorrere il processo creativo, avendo la possibilità di capire le scelte narrative compiute dal Verri stesso. Fondamentale è anche il confronto con il carteggio privato e con le principali fonti analizzate.
Lingua: ItalianoPag. 53-90
Etichette: Verri Pietro, Settecento, Ottocento, Milano,
Titolo articolo: L’INFINITO NEL FINITO (SAGGIO DI UN NUOVO COMMENTO AI “CANTI” DI LEOPARDI)
Molte possono essere state le fonti utilizzate da Leopardi per elaborare il concetto del costante confronto dell’uomo con l’infinito, da Cicerone a Rousseau, da Angelo Mazza a Pietro Borsieri. In realtà quella del Leopardi non può essere considerata come una descrizione, ma la ‘narrazione’ di un’esperienza. Anche l’utilizzo della minuscola e della maiuscola dipende da una precisa volontà di attribuire valore di relatività o assolutezza alla parola stessa. L’articolo comprende anche l’analisi della struttura metrica, quella filologica di ogni singolo termine dell’idillio e l’elenco dei riferimenti bibliografici.
Lingua: ItalianoPag. 91-115
Etichette: Leopardi Giacomo, L’infinito, Settecento, Ottocento,
Titolo libro/articolo recensito: Ariosto
Edizioni: Salerno Editrice, Salerno – 2008
Lingua: Italiano
Pag. 117-127
Recensore/i: Maria Cristina Cabani
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