Narrativa | 2003 | N. 25

Si pubblicano gli atti del convegno “Scrittori del Duemila: gli esordienti”, organizzato dal Centre de Recherches Italiennes à l’Université Paris X – Nanterre il 30 e 31 maggio 2003; gli studiosi intervenuti – provenienti da Francia, Belgio, Italia, Ungheria, Regno Unito e Stati Uniti – hanno scelto di analizzare romanzi appartenenti a diversi generi letterari di autori italiani esordienti. In particolare l’attenzione si è focalizzata sul genere del romanzo poliziesco sui cui temi e sulla cui evoluzione ha fatto il punto uno specialista del genere, Massimo Carloni, i cui romanzi sono stati analizzati da Claire Le Mogne. Il numero si chiude con la pubblicazione di “Le rose di gennaio”, testo inedito di Alessandro Carrera uno degli scrittori ‘esordienti’ presenti al convegno.

La comunicazione si propone di presentare un panorama delle nuove tendenze letterarie in Italia con l’obiettivo di creare una antologia dei romanzieri contemporanei.

L’intervento critico prende in considerazione otto romanzi gialli pubblicati in Italia nel 2002 da autori esordienti o in senso assoluto o relativamente al genere in esame. Nel complesso si offre un panorama abbastanza ricco e variegato della narrativa poliziesca italiana contemporanea: se i romanzi scelti presentano ambientazioni geografiche e socio-economiche diversissime fra loro, gli autori – Paolo Condò, Federico Giuliani, Margherita Oggero, Maria Masella, Piergiorgio Di Cara, Flavio Soriga, Divier Nelli e Giorgio Faletti – mostrano retroterra culturali e professinali molto personali.

Riflessione critica sulla figura e la produzione letteraria di Attilio Veraldi (1925-1999), uno dei ‘pionieri’ della narrativa poliziesca italiana, che negli anni Settanta ha contribuito a creare una via originale al ‘mistery’, liberando il genere da quella subalternità che lo legava pedissequamente alla tradizione anglosassone.

Analisi critica del romanzo giallo “Il caso Degortes” di Massimo Carloni e Antonio Perria, che riflette sull’universo femminile messo in scena dall’opera che gravita attorno alla figura del ‘detective’ tenente Marianna; un universo caratterizzato dall’introspezione, regolato da monologhi che frapposti alle investigazioni della protagonista conferiscono al racconto una struttura frammentaria.

Il contributo prende in esame il giallo “Yesterday” di Gian Mauro Costa, che, oltre al suo impianto tradizionale, propone un ritratto inconsueto della città di Palermo nonché un’interrogazione sul suo rifiuto di crescere che forse corrisponde al rifiuto di crescere di tutto un ambiente culturale determinato, la generazione uscita dal ’68, malgrado i cambiamenti verificatisi durante gli ultimi trent’anni.

Si presenta uno studio sull’opera di Flavio Soriga “Diavoli di Nuraiò”, storia degli abitanti di un paese immaginario della Sardegna: attraverso tredici racconti il romanzo propone una serie di affreschi della realtà sarda presente e passata.

Lettura di “Lo spiaggiatore” romanzo d’esordio di Oliviero La Stella, quattordici storie metropolitane che, sulla scia di Moravia e Pasolini, raccontano come uomini e donne, giovani e vecchi, borghesi e piccolo borghesi accomunati da un desiderio di chiarezza e di verità si stringono nello spazio dell’infinita varietà della vita.

Fulvia Airoldi Namer presenta una giovane scrittrice pugliese, Annalucia Lomunno, il cui primo romanzo, “Rosa sospirosa”, non è soltanto un esempio originalissimo della nuova letteratura meridionale, ma anche un esercizio di stile molto elaborato.

Esame dell’opera di esordio di Simonetta Agnello Hornby “La Mennulara”, storia di Maria Rosalia Inzerillo, raccoglitrice di mandorle a Roccacolomba, cittadina immaginaria nei pressi di Catania. Il romanzo si distingue dagli altri ‘siciliani’ perché presenta una storia di vita al femminile ed è, quindi fra l’altro, un racconto centrato sulla difficile condizione della donna isolana.

Intervento che si propone di analizzare lo sguardo della memoria di Carla Forno, autrice del romanzo “Oltre il confine”, che ripercorrendo il primo cinquantennio del Novecento della storia italiana, ripropone una riflessione sulla memoria, sul rapporto dell’uomo con la storia e sull’importanza della scrittura per liberarsi ” […] dalla prigione del presente, dalla paura della dimenticanza.”

Il saggio intende analizzare il tema della falsificazione della memoria in “Casa rossa” di Franceca Marciano. Ci si concentrerà soprattutto sull’analisi dei personaggi del romanzo le cui vicende rivelano come sia la storia individuale che quella collettiva si fondino spesso sul meccanismo della rimozione vista come strategia di sopravvivenza.

Il contributo esplora i nodi costitutivi della narrativa di Ugo Cornia: in primo luogo il tema della morte, o della perdita in generale come la fine di un amore, in secondo luogo la relazione tra spazio e memoria e la loro rappresentazione in un narrare diaristico-autobiografico, che fonde malinconia e autoironia in un racconto basso, oralizzante.

Esame critico del romanzo di Avoledo “L’elenco telefonico di Atlantide” in cui alla vecchia rappresentazione postmoderna di utopia negativa della macchina che acquista autocoscienza, si affianca quella dell’uomo ridotto a codice binario, privato di autocoscienza e condannato a vivere un’immortalità fatta di memoria (artificiale).

Alla luce di alcune recenti investigazioni sulle caratteristiche della ‘giovane narrativa’ di oggi – che sia nera, gialla o rosa -, l’autore del contributo propone una lettura dettagliata di uno degli esordi più clamorosi del 2002, “Adelmo, torna da me” della ventisettenne scrittrice romana Teresa Ciabatti.

Il contributo tratta dell’esordio di Lucio Dalla (1943) con “Bella Lavita”, pubblicato nel gennaio 2002, che comprende undici racconti brevi le cui storie sono nate a partire dall’ultimo suo album “Luna Matana” (2001). Si propone l’analisi sia delle affinità tra il mondo musicale e quello narrativo sia delle specificità di “Bella Lavita” che prenderebbe a modello la narrativa ispano-americana e minimalista.

Racconto inedito.