Medioevo letterario d’Italia | 2019 | N. 16

Anno 2019 – Annata: XVI – N. 16
A cura di Paolo Perilli

Autore/i articolo: Roberto Rea
Titolo articolo: «Lapo ed io». Sul rapporto tra Dante e Lapo Gianni

Il saggio riconsidera la relazione tra Dante e Lapo Gianni, mettendo in luce una giovanile condivisione di temi e linguaggio aperta a influssi tradizionali.

Pag. 9-20
Etichette: Amore, Memoria, Psicologia, XIV secolo,

Autore/i articolo: Laura Banella
Titolo articolo: Autorità volgare e creazione del canone tra Aï faus ris e il De vulgari eloquentia

Partendo dai legami che Aï faus ris intrattiene con la restante produzione lirica di Dante, il saggio esplora il significato della scelta di scrivere versi in francese, mettendo la scrittura plurilingue in relazione con quanto della langue d’oïl e dei francesi Dante dice nelle sue opere e in particolare nel De vulgari eloquentia. Tale analisi mette in rilievo una connessione significativa tra l’uso del più comune volgare di cultura del tempo con le strategie di promozione autoriale dell’Alighieri.

Lingua: Italiano
Pag. 21-44
Etichette: XIV secolo, Dante Alighieri, Ai faus ris, De vulgari eloquentia, Francia

Autore/i articolo: Beatrice Arduini
Titolo articolo: La politica linguistica del Convivio di Dante

Le problematiche condizioni testuali e l’incompiutezza del Convivio di Dante rappresentano un serio ostacolo all’annessione dell’opera nel canone dantesco, come quello proposto da Boccaccio nel suo Trattatello in laude di Dante. Nelle ridotte testimonianze di Boccaccio e di Villani si perde pertanto la connessione del Convivio con gli anni dell’esilio, fondamentale per comprendere la complessità dei motivi tematici e delle funzioni assegnate all’opera, e la scelta meditata della prosa volgare come strumento espressivo, pur privo di una consolidata tradizione. Mentre la prosa di Dante è stata studiata per la capacità di trattare temi dottrinali e di svolgere argomentazioni logiche, questo contributo si propone di affrontare aspetti meno indagati, come la varietà di toni, registri espressivi e soluzioni stilistiche, funzionali a una fruizione più vasta, atta a proporre motivi non unicamente filosofici e dottrinali. Gli elementi enfatici ed eloquenti innestano sulle prevalenti motivazioni espositive istanze persuasive e polemiche, connesse al carattere critico e ideologico attribuito da Dante al proprio enciclopedismo, e conferiscono al Convivio una letterarietà quasi del tutto assente nei pochi testi in volgare di argomento filosofico e scientifico precedenti e contemporanei.

Lingua: Italiano
Pag. 45-58
Etichette: XIV secolo, Boccaccio, Dante Alighieri, Convivio, Trattatello in laude di Dante,

Autore/i articolo: Sabrina Ferrara
Titolo articolo: «Nichil ex te vate legemus?»: intersezioni tra affermazione autoriale e rilettura del Dante delle Egloghe

La corrispondenza bucolica tra Giovanni del Virgilio e Dante costituisce uno tra i testi più controversi del poeta fiorentino ; non esclusivamente per i dubbi sulla sua autenticità, ma anche per i numerosi punti dibattuti che restano sia per quanto riguarda le interpretazioni letterali e figurate sia per il senso da dare al rifiuto dantesco di comporre un poema epico in latino. La diatriba è tanto più interessante in quanto si inserisce in quel movimento avanguardistico umanistico di ambiente veneto-emiliano che vede il suo apice nell’incoronazione di Albertino Mussato nel 1315. Questo contributo vuole soffermarsi sulla querelle tra Antichi e Moderni e sull’asserzione insistita del proprio profilo autoriale da parte di Dante nelle Egloghe. Partendo dall’epiteto che Giovanni del Virgilio vorrebbe attribuire a Dante in Ecl. i, 7 («et nos pallentes nichil ex te vate legemus ?») e richiamandosi alla mussatiana definizione di vate-profeta, si indagano le articolazioni che si tessono tra il senso della parola ‘poeta’ già tratteggiato in Dve ii 4, 2, la nozione di ‘poesia’ filtrata attraverso le categorie di ‘nuovo’, ‘moderno’ e ‘antico’, e la recente proposta umanistica. Le Egloghe sono state quindi rilette secondo quest’ottica con la figura del Mussato sullo sfondo.

Lingua: Italiano
Pag. 59-73
Etichette: Modernità, Umanesimo, XIV secolo, Dante Alighieri, Egloghe,

Autore/i articolo: Laura Banella
Titolo articolo: Leggere Dante lirico nel primo Cinquecento: Jacopo Antonio Benalio da Treviso

Il medico Jacopo Antonio Benalio (Treviso, 1489/90-1547) fu anche poeta e copista di poesia lirica volgare. Fu incluso nelle antologie di Giolito e i suoi canzonieri (conservati in due manoscritti autografi distrutti nel 1944 e leggibili in una rara edizione del 1906) lo presentano principalmente come autore petrarchista, ma – come afferma lo stesso Benalio – i suoi modelli, tratti dal passato, erano plurali: l’antologia di poesia toscana del Trecento, completata da Benalio a Roma nel 1513 (Ithaca, Cornell University Library, D. 51) e aperta dalla Vita nuova e dalle canzoni di Dante, sembra davvero il libro perfetto per un giovane poeta che cerchi di imparare dal passato, quando il canone di Bembo non era prevalente. Il presente saggio esplora l’impegno da dantista di Benalio insieme alla sua prima raccolta di testi (1511-1517), dove si possono trovare molti indizi espliciti e impliciti sull’attualità di scrivere poesie in volgare. Vi si analizza Benalio sia come poeta che come antologista, al fine di esplorare la sua figura di intellettuale a cavallo tra il rapporto del Quattrocento con la tradizione lirica toscana e la comprensione della poesia volgare tipica del Cinquecento.

Lingua: Italiano
Pag. 75-97
Etichette: Poesia lirica, XIV secolo, XVI secolo, Dante Alighieri, Jacopo Antonio Benalio, Vita Nuova,

Autore/i articolo: Gaia Gubbini
Titolo articolo: La ferita della passione: un’indagine nelle letterature romanze delle origini

Il presente contributo esamina il tema della ferita d’amore (vulnus amoris), in particolare nella sua intima connessione con il complesso, stratificato concetto di passio per come si sviluppò fra la tarda Antichità e il Medioevo. Tale esame viene condotto su alcuni testi chiave e rappresentativi delle letterature romanze medievali – di ambito sacro e profano. L’articolo parte da un’analisi della presenza del topos nel Tristan et Yseut di Béroul, per poi passare all’esame del tema nel Lancelot di Chrétien de Troyes: il contributo sottolinea come nel testo di Chrétien il motivo presenti un carattere ‘mistico’ assente in Béroul. Si passa poi ad un esame del tema nella lirica trobadorica e alla sua relazione con la produzione patristica, si analizza lo sviluppo del motivo nella letteratura italiana delle origini, e la sua stretta connessione con la Passio Christi. Una connessione evidente in ambito religioso, ad esempio nel corpus laudistico di Iacopone da Todi, ma fortemente influente anche in un autore profano come Francesco Petrarca, che, nell’impiego del tema del vulnus amoris, esplora la contraddizione fra l’occasione religiosa della Passio Christi e la passione amorosa, foriera di peccato.

Lingua: Italiano
Pag. 99-112
Etichette: Poesia trobadorica, Passio Christi,

Autore/i articolo: Michael Papio
Titolo articolo: Who wrote «rupibus ex dextris»? Stylometric experiments between Petrarca and Boccaccio

Questo saggio, basato in parte sul lavoro fatto dall’autore in vista della preparazione di un’edizione critica del De montibus del Boccaccio, è dedicato a una breve poesia esametrica, «Rupibus ex dextris tenuis profunditur Arnus», contenuta pressappoco in un quarto dei testimoni dell’opera. Dopo aver dimostrato che questi versi originariamente non appartenevano al dizionario geografico del Certaldese, Papio utilizza alcuni metodi correnti della stilometria per indagare sulla possibilità che l’autore di tale componimento potesse essere Giovanni Boccaccio o addirittura Petrarca.

Lingua: Inglese
Pag. 113-130
Etichette: XIV secolo, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, De montibus,

Autore/i articolo: Matteo Massari
Titolo articolo: Il volgarizzamento quattrocentesco della Practica sive usus dictaminis di Lorenzo di Aquileia del ms. Venezia, Marciano It. X 124

Il saggio offre l’edizione del testo del volgarizzamento di area veneta della Practica sive usus dictaminis di Lorenzo di Aquileia, famoso dictator medievale attivo fra xiii e xiv secolo, tramandata dal codice Venezia, Marciano It. X 124. Nell’introduzione, dopo aver fornito un breve inquadramento su Lorenzo e la sua produzione, si offre la descrizione del manoscritto, ad oggi unico testimone di un volgarizzamento della Practica in una lingua romanza, e latore di altre opere di retorica, tra cui il Fiore di Rettorica di Bono Giamboni, nonché del testo latino della Practica stessa. Del volgarizzamento si propone quindi una datazione approssimativa, sulla base di elementi interni al testo, e si dà un breve saggio delle tecniche adottate nella traduzione. All’edizione del testo segue la nota linguistica.

Lingua: Italiano
Pag. 131-159
Etichette: Volgarizzamento, XIII secolo, XIV secolo, Lorenzo da Aquileia, Ars dictaminis,