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Medioevo letterario d’Italia | 2016 | N. 13
Anno 2016 – Annata: XIII – N. 13
A cura di Alessandra Tramontana
Titolo articolo: Sulla datazione del “Serventese dei Lambertazzi e Geremei”
L’obiettivo del saggio è quello di avanzare l’ipotesi di una datazione trecentesca del “Serventese dei Lambertazzi e dei Geremei”, finora ricondotto agli anni Ottanta del Duecento. A questo scopo ci si sofferma in particolare sulla figura di Tebaldello Zambrasi e sulla leggenda secondo la quale a costui fu rubato dai Lambertazzi bolognesi in esilio a Faenza un porcello. Soprattutto lo studio della stratificazione di tale episodio all’interno della cronachistica tardo-medievale e dei commenti all’ ‘Inferno’ di Dante (che pone Tebaldo nell’Antenora) di area bolognese, posti in relazione al sirventese, consente di spostare in avanti l’interruzione e la composizione del testo. Proprio nella seconda metà del ‘300, infatti, si assiste a un rilancio della storia comunale e dei fatti politici del secolo precedente.
Lingua: ItalianoPag. 9-29
Etichette: Serventese dei Lambertazzi e dei Geremei, Poesia, Duecento, Trecento, Leggenda, Cronaca, Medioevo, Bologna, Faenza,
Titolo articolo: Un ipotesto tristaniano in Dante. Nota sulla canzone “La dispietata mente”
Brugnolo fa sua una tesi già avanzata in anni precedenti da altri studiosi, secondo cui alle spalle della canzone giovanile di Dante “La dispietata mente che pur mira” possa esserci, in maniera certo non consapevole, la suggestione della parte conclusiva del “Roman de Tristan” di Thomas d’Angleterre. Sembra infatti che più che il contenuto, nella sua canzone Dante abbia voluto riprendere la struttura formale del “Tristan” di Thomas, ricreandone in ogni caso in modo del tutto originale gli elementi costitutivi.Il fatto poi che il testo di Thomas viene oggi considerato un archetipo del genere ‘salut d’amor’ rende ancora più significativo il riuso dantesco di esso, poiché, così facendo, lo scrittore fiorentino ha evidentemente anticipato gli esiti della critica moderna, ripercorrendone il cammino a ritroso.
Lingua: ItalianoPag. 31-41
Etichette: Alighieri Dante, La dispietata mente che pur mira, Canzone, Duecento, Medioevo,
Titolo articolo: I canti X-XII del “Paradiso” e la predicazione del Duecento
Pare innegabile che l’immagine armoniosa che caratterizza il cielo dei sapienti del “Paradiso” di Dante nasca dall’intento di condannare le dure polemiche che caratterizzarono la Chiesa durante il Duecento e il primo Trecento. È in questa prospettiva che l’autore ha compiuto un’analisi degli antichi sermoni in onore di Francesco d’Assisi e Domenico di Guzmán: l’obiettivo -centrato- era quello di rintracciare dei contatti tra questi testi e i ritratti che Dante dedica ai due santi. In particolare vengono presi in considearzione i sermoni di Eudes de Châteauroux, Guillaume Peyraut e Servasanto da Faenza, di cui si dà conto in Appendice. I risultati di tale ricerca mettono in evidenza come Dante potesse dunque avvalersi per la composizione di alcuni luoghi di “Par.” X-XII dei sermonari medievali in lingua latina.
Lingua: ItalianoPag. 43-86
Etichette: Alighieri Dante, Paradiso, Poesia, Duecento, Trecento, Predica, Medioevo, Toscana,
Titolo articolo: Un altro ‘estratto’ dei “Fiori e vita di filosofi…”
Il saggio dello studioso dà conto di un nuovo testimone dei “Fiore e vita di filosofi”, finora sfuggito nei censimenti. Nel codice miscellaneo Pluteo 42.10 della Biblioteca Medicea Laurenziana, noto perché contiene opere, tra gli altri, anche di Petrarca e Boccaccio, si depositano infatti i capitoli XXVII e XXVIII completi, relativi ad Adriano e Secondo. Messo in rapporto al testo critico di Alfonso D’Agostino, viene in questa sede trascritto quello tramandato dal manoscritto fiorentino, di cui si segnalano varianti ed errori.Resta la difficoltà di inserire il codice nell’ambito della tradizione manoscritta già nota, considerata la particolare fisionomia del Pluteo 42.10 che presenta contaminazioni e a volte pare un rifacimento.
Lingua: ItalianoPag. 87-96
Etichette: Fiori e vita di filosofi, Racconto, Duecento, Manoscritto, Edizione critica, Medioevo, Italia,
Titolo articolo: Ingiurie e minacce in un registro giudiziario salentino del tardo Quattrocento
Lo studio ha per oggetto l’analisi lessicale di un inventario notarile di ambiente giudiziario contenente ingiurie e minacce:si tratta del “Registro della corte del capitano” di Nardò (Lecce), risalente al 1491, conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, di cui Santa Sidoti Olivo nel 1992 ha dato il testo critico. Il materiale del documento viene classificato secondo categorie già individuate da alcuni studiosi in altri testi similari; a queste vanno aggiunte poche altre, tutte esemplificate nel saggio. L’ultima sezione è dedicata alla classificazione del lessico del documento secondo le principali aree semantiche ivi presenti.
Lingua: ItalianoPag. 97-113
Etichette: De Nestore Giampaolo, Registro della corte del capitano, Prosa, Quattrocento, Lessico, Umanesimo, Salento,